venerdì 3 Maggio 2024
Murzillo Chic
Home Blog Pagina 62

Piazza Bellini fa da sfondo a Filumena Marturano

1
matrimonio all'italiana Sophia Loren interpreta Filumena Marturano
matrimonio all'italiana Sophia Loren interpreta Filumena Marturano

Una scena del film Matrimonio all’Italiana è girata sullo sfondo di Piazza Bellini e di via Costantinopoli.

Una scena del film Matrimonio all’Italiana è girata sullo sfondo di Piazza Bellini e di via Costantinopoli. La sconsolata Filumena Marturano (Sofia Loren) esce dallo studio dell’avvocato, che ha appena sancito l’annullamento del suo matrimonio con don Domenico. Filumena vede la sua immagine riflessa in una vetrina, sorride nel vedersi con il cappello da signora indossato per l’occasione e se lo toglie, per poi gettarlo in un cestino dei rifiuti. Il regista del film Vittorio De Sica, racconta che durante le riprese di questa scena, passava per caso un fattorino con una grande corona di fiori bianchi e rossi.

Colpito dall’impressione che provocava il passaggio di una corona da morto mentre Filumena era intenta a guardarsi nella vetrina, il regista chiese ai suoi segretari di fermare quell’uomo e di fargli ripetere lo stesso movimento con i fiori, in modo da poterlo filmare.

Nonostante avesse fretta di consegnare la corona per una veglia funebre, il fattorino acconsentì, ripetendo più volte il suo passaggio alle spalle di Filumena. Terminate le riprese, De Sica fu avvicinato da un avvocato, il quale dichiarò che quella corona funebre, su cui c’era il suo nome, era destinata a una famiglia di suoi conoscenti. L’avvocato non avrebbe gradito che sullo schermo si fosse letto il suo nome, per paura che un gesto disinteressato e spontaneo fosse interpretato come una ostentazione. “Non dubiti, il suo nome non si leggerà. – lo rassicurò De Sica – E’ soltanto il colore dei fiori che c’interessa”.

Le mani sulla città di Francesco Rosi

2
Le mani sulla città è un film diretto dal regista Francesco Rosi
Le mani sulla città è un film diretto dal regista Francesco Rosi

Le mani sulla città, girato nel 1963, è un film del regista Francesco Rosi. Il consigliere ed imprenditore edile Eduardo Nottola ambisce a diventare assessore, per gestire i propri interessi, relativi alla costruzione di un nuovo quartiere. A un mese dalle elezioni crolla uno stabile adiacente al palazzo che la sua impresa, diretta dal figlio, sta costruendo in un vecchio vicolo di Napoli, provocando morti e feriti. L’opposizione di sinistra chiede un’inchiesta sulla speculazione edilizia, che con adeguate manovre viene ridimensionata, risultando così inefficace. Intanto la maggioranza di destra, indebolita dallo scandalo, chiede a Nottola di ritirarsi dalle elezioni. L’imprenditore passa al centro, che vince le elezioni, e viene eletto assessore col sostegno del nuovo sindaco, che avalla il suo piano edilizio, destando l’inutile protesta dell’opposizione e dell’ala progressista del centro.
Set del film Le mani sulla città è l’Hotel Ambassador, il grattacielo di Napoli, in cui è ambientato l’ufficio del costruttore Nottola (Rod Steiger), che in questo film di denuncia diretto da Francesco Rosi diventa il simbolo della speculazione edilizia locale. Il grattacielo, costruito negli anni Cinquanta e la cui mole è visibile da diversi angoli di Napoli, è ricordato anche nel romanzo Ferito a morte dello scrittore Raffaele La Capria, che con Rosi è anche autore della sceneggiatura de Le mani sulla città.

Castel Nuovo detto Maschio Angioino

6
Foto del Castel Nuovo comunemente conosciuto come Maschio Angioino a Napoli
Foto del Castel Nuovo comunemente conosciuto come Maschio Angioino a Napoli

maschioCastel Nuovo comunemente conosciuto come Maschio Angioino, è uno dei quattro Castelli napoletani.

Per realizzare Castel Nuovo il re Carlo d’Angiò fece spianare l’area e quanto vi si trovava, compreso un convento francescano, che fu trasferito e che oggi si chiama Santa Maria La Nova. L’imponente Arco di Trionfo fu fatto aggiungere da Alfonso d’Aragona per celebrare il suo ingresso a Napoli. Il castello, col Museo Civico e la Cappella Palatina con affreschi medievali dai quali traspare la scuola di Giotto, è stato il luogo dove si è formata gran parte della storia di Napoli. Al termine del grande scalone nel cortile si trova la Sala dei Baroni, l’immenso salone così chiamato perché furono ospitati, con la scusa di un pranzo, i baroni che avevano cospirato e vi furono uccisi dagli arcieri appostati in alto. Castel Nuovo è un monumento da visitare e “vivere”, prescindendo dalla sua materialità per cogliere i risvolti intimi di un popolo che ha pochi uguali al mondo.

Per la sua posizione strategica, Castel Nuovo, rivestì non solo le caratteristiche di una residenza reale, ma anche quelle di una fortezza chiamato “Castrum Novum”per distinguerlo da quelli più antichi dell’Ovo e Capuano. Durante il regno di Roberto d’Angiò il Castello divenne un centro di cultura dove soggiornarono artisti, medici e letterati fra cui Giotto, Petrarca e Boccaccio. Agli Angioini successero gli Aragonesi con Alfonso I, che seguendo la scelta dei predecessori, fissò la sua dimora reale in Castel Nuovo iniziandone i lavori di ricostruzione e facendo innalzare all’esterno, fra la Torre di Mezzo e quella di Guardia, il grandioso Arco di Trionfo per celebrare il suo vittorioso ingresso nella città di Napoli.

Con gli Aragonesi si assiste al passaggio dal medioevale castello-palazzo alla fortezza di età moderna, adeguata alle nuove esigenze belliche e la zona intorno al Castello perde il carattere residenziale che aveva con gli Angioini. La struttura della costruzione aragonese risulta senz’altro più massiccia rispetto a quella angioina e rispecchia abbastanza fedelmente quella attuale, scaturita dai lavori di risanamento dei primi anni di questo secolo.

Il monumento presenta una pianta trapezoidale formata da una cortina di tufo in cui si inseriscono cinque torri cilindriche (di cui quattro di piperno ed una di tufo) poggianti su un basamento in cui si aprono dei cammini di ronda. L’area del cortile, che ricalca quella angioina, è formata da elementi catalani come il porticato ad arcate ribassate e la scala esterna in piperno, opera dell’architetto maiorchino Guglielmo Sagrera, che conduce alla Sala dei Baroni e conferisce a questo angolo della corte il caratteristico aspetto dei patii spagnoli.

Alla fine del XV secolo i Francesi subentrarono agli Aragonesi; tale presenza non durò per molto tempo, in quanto i Francesi furono sostituiti a loro volta dai viceré spagnoli ed austriaci. Durante il periodo vicereale (1503-1734), le strutture difensive del castello, adibito ad un uso prettamente militare, vennero ulteriormente modificate. Con l’avvento di Carlo III di Borbone che sconfisse l’imperatore Carlo VI nel 1734, il castello venne circondato in varie riprese da fabbriche di ogni genere, depositi ed abitazioni.

Chiesa di Sant’Angelo a Nilo

1
La Chiesa di Sant'Angelo a Nilo si trova in Piazzetta Nilo, nel cuore del centro storico e della Napoli greco-romana. La chiesa è fondata nel 1384 per volere , ubicata nel cuore del centro storico della città, è nota per il sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio, opera di Donatello e Michelozzo
La Chiesa di Sant'Angelo a Nilo si trova in Piazzetta Nilo, nel cuore del centro storico e della Napoli greco-romana. La chiesa è fondata nel 1384 per volere , ubicata nel cuore del centro storico della città, è nota per il sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio, opera di Donatello e Michelozzo

La Chiesa di Sant’Angelo a Nilo si trova in Piazzetta Nilo, nel cuore del centro storico e della Napoli greco-romana. La chiesa è fondata nel 1384 per volere del cardinale Rinaldo Brancaccio, per cui è nota anche con il nome di Cappella Brancaccio. La chiesa è ampliata nel 1535, ma assume l’aspetto attuale con i lavori eseguiti nel 1709, ad opera dell’architetto Arcangelo Guglielmelli. L’interno della chiesa presenta un arredo marmoreo sei-settecentesco, l’organo tardo-barocco e tele di Giovanni Battista Lama inseriti in stucchi disegnati dal Guglielmelli. La Chiesa di Sant’Angelo a Nilo conserva il sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio, opera di Donatello e Michelozzo. Molto bello è il rilievo, inserito nel sepolcro del cardinale, raffigurante l’Assunzione della Vergine, opera di Donatello. Il pannello è apprezzato per la tecnica dello stiacciato. Un’altra bella opera è il San Michele Arcangelo di Marco Pino, collocato sull’altare maggiore. Vi hanno lavorato artisti come Jacopo della Pila, Michele Guerrisi, Carlo Sellitto e Bartolomeo e Pietro Ghetti solo per citarne alcuni. Dalla chiesa è possibile accedere al cortile di Palazzo Brancaccio, dove nel 1690 è inaugurata la prima biblioteca napoletana aperta al pubblico.

La Chiesa della Pietà dei Turchini

0
In fotografia si vede la navata centrale della chiesa della Pietà dei Turchini
In fotografia si vede la navata centrale della chiesa della Pietà dei Turchini

La Chiesa della Pietà dei Turchini, ubicata in via Medina, è costruita tra il 1592 e il 1595. Nel 1633-1639 è ampliata con l’aggiunta del transetto e della cupola, oggetto di molti lavori nel corso degli anni.  La congregazione dell’Oratorio dei Bianchi decide di fondare un orfanotrofio per ragazzi abbandonati e così la chiesa della Pietà prende il nome “dei Turchini” dal colore dell’abito indossato dai ragazzi, che venivano accolti nell’annesso conservatorio. La Chiesa della Pietà dei Turchini si presenta con una sola navata e dieci cappelle laterali più due cappelline del transetto. La chiesa conserva sia tele sia preziosi marmi, opere di artisti come Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Filippo Vitale, Andrea Vaccaro, Dionisio Lazzaro e la pittrice napoletana Annella De Rosa. L’altare maggiore, realizzato tra il 1770 e il 1773, è opera di Giovanni Atticciati mentre la balaustra è realizzata da Carlo Dellifranci. L’abside custodisce la Pietà di Giacinto Diano e dietro all’altare è collocato L’adorazione di pastori, opera di Juan Dò. Il Conservatorio della Pietà dei Turchini ha avuto un ruolo importante per l’affermazione della scuola musicale napoletana.

Il mistero di Bellavista di Luciano De Crescenzo

2
Il mistero di Bellavista è un film scritto, diretto e interpretato da Luciano De Crescenzo
Il mistero di Bellavista è un film scritto, diretto e interpretato da Luciano De Crescenzo

Il mistero di Bellavista è un film scritto, diretto e interpretato da Luciano De Crescenzo nel 1984. Saverio raggiunge Salvatore e il professor Bellavista sul tetto del palazzo mentre stanno scrutando il cielo per vedere la cometa di Halley. Salvatore gioca col telescopio e vede commettere un omicidio nel palazzo di fronte. Scattano le indagini. I tre amici tenteranno di risolvere l’enigma, scoprendo l’assassino e ritrovando il corpo. Le loro ricerche li porteranno a contatto con situazioni all’apparenza misteriose, ma che in realtà hanno una spiegazione quasi sempre surreale. Alla fine, ogni pezzo troverà il giusto posto e il mistero sarà risolto. Non è avvenuto nessun omicidio, ma nessuno è mai davvero innocente.
Via Foria è la location di due film di Luciano De Crescenzo. Al n. 106 si trova il palazzo del protagonista di Così parlò Bellavista e Il mistero di Bellavista.

Palazzo Donn’Anna a Posillipo

1
Veduta del Palazzo Donn'Anna, la cui splendida facciata dà direttamente sul mare
Veduta del Palazzo Donn'Anna, la cui splendida facciata dà direttamente sul mare

Palazzo Donn’Anna si trova all’inizio della collina di Posillipo ed è un elemento preminente del profilo costiero. La sua costruzione risale alla metà del XVII secolo, per volere del viceré spagnolo don Filippo Gùzman de las Torres. Il palazzo era destinato a sua moglie Anna Carafa. Il viceré affidò l’incarico a Cosimo Fanzago. La costruzione avveniva sul luogo di una preesistente dimora dei principi Carafa. Il progetto di Cosimo Fanzago, realizzato dal 1640 al 1644, fu definito dal Celano “una delle più belle, più vaghe e bizzarre abitazioni non dico di Napoli, ma d’Europa tutta”. Lo schema principale del palazzo era a U e si accedeva dal mare da due gallerie, scavate nel tufo, che insieme alle scale conduceva ai tre piani superiori, contenenti sei appartamenti. Inizialmente, si accedeva al palazzo solo dal mare. L’edificio racchiudeva un giardino luminoso che apriva sul mare e su ogni facciata si alternavano arconi tra paraste. Il palazzo rimase incompiuto poiché i lavori furono sospesi al rientro del viceré in Spagna. Inoltre, dopo la morte di Donn’Anna, il palazzo fu saccheggiato e devastato durante i moti di Masaniello, dal terremoto del 1688 e dall’allargamento della strada, quando si demolì parte delle ali settentrionali.
Il Palazzo Donn’Anna viene citato anche nelle “Leggende napoletane” di Matilde Serao, che scrive: “Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le maglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle alghe”.
Palazzo Donn’Anna, espressione dello stile barocco, riveste un fascino particolare sia per la suggestiva collocazione sul mare sia, forse, per l’incompiutezza dell’edificio che assume un fascino particolare.

Ieri Oggi Domani di Vittorio De Sica

4
Ieri, oggi, domani è un film diretto da Vittorio De Sica nel 1963
Ieri, oggi, domani è un film diretto da Vittorio De Sica nel 1963

Ieri, oggi, domani, film girato nel 1963, è diretto da Vittorio De Sica. La pellicola è articolata in tre episodi ambientati in tre grandi città italiane: Napoli, Roma e Milano. Tutti gli episodi sono interpretati da Sofia Loren e Marcello Mastroianni. L’episodio intitolato “Adelina” racconta che Adelina mantiene il marito disoccupato e il figlio con la vendita di sigarette di contrabbando. Una multa non pagata le costerebbe il carcere, che riesce, però, a rimandare di volta in volta grazie alle numerose gravidanze; quando non arrivano più figli, decide di scontare la pena, ma la solidarietà della gente e l’impegno di un avvocato le fanno ottenere la grazia. All’uscita dal carcere viene calorosamente festeggiata dalla famiglia e dal quartiere.
Il film Ieri, oggi, domani ottiene diversi riconoscimenti: nel 1964 riceve il Golden Globe e nel 1965 il Premio Oscar come Miglior film straniero. Molto apprezzata è anche la performance di Sofia Loren e Marcello Mastroianni tanto da meritare nel 1964 il David di Donatello come Miglior attore e attrice protagonista. Inoltre, nel 1965 Mastroianni riceve anche il Premio BAFTA come Miglior attore straniero.
Vittorio De Sica ama la città e i suoi abitanti e lo dimostra con il suo libro Napoli e i suoi personaggi. Egli è affascinato dai napoletani, dalla loro filosofia, dalla loro cordialità, dai loro gesti e comportamenti e le lettere scritte alla figlia Emi ne sono una testimonianza. Il regista ama la città partenopea tanto da sceglierla come set di alcuni suoi film quali L’oro di Napoli, Il giudizio universale, Matrimonio all’italiana e l’episodio “Adelina” di Ieri, oggi, domani.
Salita dei cinesi è una location cara a Vittorio De Sica tanto da girarvi due film: Ieri, oggi, domani e L’oro di Napoli. Se nel primo vi ambienta il basso di Sofia Loren e Marcello Mastroianni, nel secondo vi colloca la casa dove vive il pazzariello interpretato da Totò.

Giudizio universale

5
Il giudizio universale è un film diretto da Vittorio De Sica nel 1961
Il giudizio universale è un film diretto da Vittorio De Sica nel 1961

Il giudizio universale, film del 1961, è diretto da Vittorio De Sica. La vita nella città di Napoli è sconvolta dall’annuncio da parte di una voce misteriosa dell’imminenza del giudizio universale. Le reazioni sono molteplici e fanno emergere gli aspetti più vari della città. E’ comune a diversi contesti sociali  l’ipocrisia: un uomo scopre la relazione tra sua moglie e un suo carissimo amico; una donna rinfaccia al marito la sua disonestà; in un’aula di tribunale si processa un uomo che ha fornito titoli onorifici falsi; un uomo pieno si sé va a caccia di chi ha lanciato sul suo nuovo cappello un pomodoro; in un grande albergo un cameriere viene licenziato per il capriccio di un diplomatico; un politico promette la fine della disoccupazione; un uomo compra bambini di famiglie povere per rivenderli a ricchi americani. Difronte alla disperazione ognuno a suo modo sembra pentirsi, ma ci sono anche due ragazzi innamorati, che sembrano non avere nessun timore. Il giudizio sembra cominciare con una pioggia da diluvio, eppure torna il sole; la città festeggia e la sera si svolge il previsto gran ballo di beneficenza che coinvolge l’intera comunità.

Il Teatro San Carlo fa da scenografia a Il giudizio universale e a Giallo napoletano. In questo teatro lirico è girato anche l’inizio de Le avventure acquatiche di Steve Zissou.

Matrimonio all’italiana

6
matrimonio all'italiana film diretto da Vittorio De Sica, ha come protagonisti Sofia Loren e Marcello Mastroianni
matrimonio all'italiana, film diretto da Vittorio De Sica, ha come protagonisti Sofia Loren e Marcello Mastroianni

Il film Matrimonio all’italiana, girato nel 1964, è diretto da Vittorio De Sica. Matrimonio all’italiana racconta che Domenico, ricco titolare di pasticcerie e Filomena, giovane prostituta, si incontrano poco prima della fine della guerra e intraprendono una relazione non ufficializzata, ma progressivamente “impegnata”: Filomena è sostenuta economicamente dall’amante, al quale arriva a fare da governante, vivendo in casa sua, occupandosi dei suoi affari durante le sue frequenti e lunghe assenze e tollerando i suoi tradimenti. Per acquisire dei diritti per un rapporto ventennale minacciato dall’ennesima relazione amorosa di Domenico, Filomena finge di essere moribonda per farsi sposare; rivela inoltre di avere tre figli, avuti da altri uomini, ai quali è necessario provvedere e dare un cognome. Ma quando, riconosciuta la nullità del matrimonio, Filomena sta lasciando la casa con i ragazzi, dichiara a Domenico che uno di loro è suo figlio, senza precisare però chi, per non creare discriminazioni. L’uomo, spinto dalla confusione sull’identità del figlio, finisce col riavvicinarsi a Filomena. I due si sposano e una vera e propria famiglia.

Una scena del film Matrimonio all’italiana è girata sullo sfondo di Piazza Bellini e di Via Costantinopoli. La sconsolata Filumena Marturano (Sofia Loren) esce dallo studio dell’avvocato, che ha appena sancito l’annullamento del suo matrimonio con don Domenico. Filumena vede la sua immagine riflessa in una vetrina, sorride nel vedersi con il cappello da signora indossato per l’occasione e se lo toglie, per poi gettarlo in un cestino dei rifiuti.