venerdì 3 Maggio 2024
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Piazza Bellini e la statua di Balzico

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L'immagine mostra gli scavi in Piazza Bellini
L'immagine mostra gli scavi in Piazza Bellini

Piazza Bellini, di impianto rettangolare, grazie alla sua posizione vicino all’Accademia di Belle Arti e al Conservatorio di San Pietro a Majella è stata il luogo di ritrovo di molti intellettuali. La piazza conserva resti delle mura greche, facenti parte del rafforzamento della cerchia urbana del IV secolo a.C. Al centro, si trova il monumento dedicato a Vincenzo Bellini, uno dei più importanti compositori italiani dell’Ottocento. La statua è opera di Alfonso Balzico (1886), che nelle nicchie del piedistallo aveva collocato statue raffiguranti le eroine delle sue opere principali. Piazza Bellini è circondata da palazzi storici del XVI e XVII secolo. E’ possibile vedere il Complesso di S. Antonio delle Monache, che colpisce per il grande scalone a doppia rampa. Su via Costantinopoli, ubicato al numero 98, si trova il Palazzo Firrao che sul portale ha lo stemma di famiglia e le statue della Magnanimità e della Liberalità, virtù che il committente attribuiva a se stesso. L’edificio colpisce per la commistione di elementi rinascimentali, come la ripartizione ordinata della facciata, e quelli barocchi come la vistosa decorazione.

Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti

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Lina Wertmuller è la regista del film Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti
Lina Wertmuller è la regista del film Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti

Lina Wertmüller è la regista del film Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti, girato nel 1986. In una squallida pensione Bartolomeo Rocco detto “babà” viene ucciso mentre sta tentando di violentare l’ex amante Nunziata, alla quale ha ceduto la gestione dell’albergo. Nell’arco di pochi giorni si susseguono altri strani omicidi, in cui la presenza ricorrente di una siringa fa pensare a rese dei conti legate al traffico di droga. Nunziata, unica testimone, è tenuta d’occhio dalla polizia, mentre “Tango”, boss che tutti credono in America e che invece si rifugia in una lussuosa villa, cerca il responsabile della morte del fratello Bartolomeo. Il padre dei due, invece, contrario alle strategie del figlio, sospetta di Carmela, amica di Nunziata, che durante l’omicidio di Bartolomeo cantava una strana canzone. Scoperto dalla polizia nella sua camera segreta, dove si trova anche Nunziata, “Tango” viene a sua volta misteriosamente ucciso. I sospetti si stringono intorno a Frankie, altro ex amante di Nunziata, rifiutato dalla donna perché coinvolto nel traffico di droga. Nunziata viene a sapere che anche suo figlio, ancora bambino, è stato coinvolto nello spaccio: sorpresolo mentre due adulti lo incitano a iniettarsi una dose, interviene con Antonio, brillante ballerino amico d’infanzia, che viene ferito a morte. La verità sugli omicidi viene a galla nel teatro dove si esibisce Carmela, che dichiara di essere in un gruppo di madri che avendo perso i figli per la droga, hanno deciso di farsi giustizia. Carmela uccide anche suo marito quando scopre che è complice di Frankie. Questi, riuscito a scappare, muore cadendo dal tetto della Galleria Umberto. L’anziano padre di “Tango” e “Babà” disperde nell’aria il bottino “sporco” dell’uomo.

Una delle location del film Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti è il Palazzo Donn’Anna, che ha fatto da ambientazione anche ad altre pellicole come I guappi e Totò, Peppino e la malafemmina.

L’amore molesto

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Locandina del film L'amore molesto del regista Mario Martone
Locandina del film L'amore molesto del regista Mario Martone

Il film L’amore molesto del regista Mario Martone, girato nel 1995, racconta di Delia, che vive a Bologna e lavora come disegnatrice di fumetti. Delia torna a casa, a Napoli, per la morte della madre Amalia, avvenuta in circostanze misteriose mentre si trovava su una spiaggia con un uomo, la cui presenza le era stata segnalata dalla madre stessa nelle strane telefonate fatte poco prima di morire. Il tentativo di Delia di ricostruire gli eventi e di identificare l’uomo misterioso diventa di fatto una ricostruzione della sua infanzia, durante la quale si delinea il carattere esuberante di Amalia, condizionata da un marito, pittore insoddisfatto, possessivo e geloso di un corteggiatore della donna, detto “Caserta”, che lo aiutava a piazzare i suoi quadri e che Delia bambina aveva designato come amante della madre, raccontando al padre di averli sorpresi insieme. L’uomo è proprio quello con cui Amalia si trovava sulla spiaggia e nelle sue ricerche Delia si imbatte anche nel figlio di lui, Antonio, compagno di giochi. I tasselli del ricordo si aggiungono ai racconti dello zio e alle sensazioni suscitate dall’incontro col padre. La verità si fa strada: la storia del tradimento era una bugia con la quale Delia aveva rimosso la violenza da lei stessa subita e nella quale aveva proiettato la sua indole severa e riservata, opposta a quella della madre. Di ritorno a Bologna dopo il funerale, Delia ripensa ancora alla sua morte ed è proprio col nome “Amalia” che si presenta ad alcuni ragazzi, compagni di viaggio.

Il film L’amore molesto ha avuto come location la Galleria Umberto I, location utilizzata anche da altri film quali Pacco, doppiopacco e contropaccotto e Stanno tutti bene.

Museo della Ceramica Duca di Martina

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Villa Floridiana, collocata sulle colline del Vomero, ospita il Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina, sede di una delle più prestigiose raccolte di arte decorativa
Villa Floridiana, collocata sulle colline del Vomero, ospita il Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina, sede di una delle più prestigiose raccolte di arte decorativa

Il Museo della Ceramica Duca di Martina, sito all’interno della Villa Floridiana, è sede di una delle più prestigiose raccolte di arte decorativa. Il nucleo principale è costituito dalle collezioni donate da Placido di Sangro, duca di Martina, alla città partenopea nel 1911. La raccolta comprende oltre seimila opere di manifatture italiane, europee e orientali, databili tra il XII e il XIX secolo. Essa è costituita dalle cosiddette “arti minori”: vetri, avori, smalti, bronzi, coralli e, soprattutto, maioliche e porcellane. Il Museo Duca di Martina si articola su tre piani: il tour inizia dal vestibolo del museo, dove sono esposti i ritratti di Ferdinando IV e della duchessa di Floridia. Lungo il percorso è possibile ammirare maioliche cinquecentesche rinascimentali, scrigni, cornici, oggetti in tartaruga, vetri, cristalli, mobili, cofanetti, oggetti d’arredo, avori e smalti. Sono presenti libri e arredi sacri in metallo prezioso, medaglioni miniati, scrittoi da viaggio, una collezione di serrature per forzieri e battenti di portone in ferro, risalenti ai secoli XVII e XVIII e cornice siciliana, datata inizio Settecento, lavorata in diversi materiali preziosi con la riproduzione miniata della Deposizione di Federico Barocci. Una parte della collezione è dedicata all’arte orientale come le porcellane giapponesi e cinesi. E’ possibile vedere collezioni di miniature italiane, francesi e inglesi. Alle pareti di molte sale sono presenti bozzetti di molti pittori napoletani del XVIII secolo come Francesco Solimena, Domenico Antonio Vaccaro, Francesco De Mura, Corrado Giaquinto solo per citarne alcuni. La parte più consistente della collezione è dedicata alle porcellane di diversa provenienza ed è da sottolineare la raccolta di porcellane di Capodimonte, che riveste particolare importanza.

PAN Palazzo delle Arti di Napoli

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Il Palazzo Roccella ospita il PAN Palazzo delle Arti di Napoli
Il Palazzo Roccella ospita il PAN Palazzo delle Arti di Napoli

Il PAN Palazzo delle Arti di Napoli, ha sede nel Palazzo Roccella. Nel 1667 Francesco di Sangro, principe di San Severo, regala al genero Giuseppe Carafa il palazzo, che all’epoca era la sua residenza di campagna. Nel 1717 il palazzo è venduto per diecimila ducati a Ippolita Cantelmo Stuart, moglie di Vincenzo Maria Carafa, la quale affida il progetto di ristrutturazione dell’edificio a Luca Vecchioni, collaboratore di Luigi Vanvitelli. I lavori di ampliamento e di riammodernamento, durati un decennio, trasformano l’edificio in un palazzo residenziale. Altri interventi avvengono tra il 1765 e il 1829 con il completamento del secondo piano e l’inizio del terzo. Il settecentesco Palazzo Roccella, nel corso del tempo, ha subito delle perdite rispetto alla sua struttura originaria. Nel 1984, in seguito a diverse vicissitudini, il Comune di Napoli acquista la proprietà, dà inizio ai lavori di restauro e nel 1998 decide di destinare Palazzo Roccella a Centro di Documentazione per le Arti Contemporanee. Il PAN, con una superficie di oltre 6000 mq, ospita esposizioni temporanee, centro di documentazione, laboratori, eventi, attività culturali e una sezione dedicata ai più piccoli: “Pan kids”. Il centro di documentazione è basato soprattutto sulla biblioteca e la mediateca. La mediateca permette l’accesso a materiali multimediali. La biblioteca del PAN ha circa 4000 volumi, divisi in quattro sezioni: Sezione Napoletana, Generale, Fondo Coen – Cagli, Periodici. La mission del PAN è quello di promuovere l’interdisciplinarietà, la collaborazione tra i diversi settori culturali e di creare sinergie sia a livello nazionale sia internazionale.

Chiesa di Santa Chiara

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Chiesa di Santa Chiara a Napoli
Chiesa di Santa Chiara a Napoli

 La Chiesa di Santa Chiara è stata immortalata da Pier Paolo Pasolini nel suo Decameron, adattamento cinematografico delle novelle di Giovanni Boccaccio. Entrando nel cortile della Chiesa di Santa Chiara si raggiunge un altro gioiello monumentale, il chiostro maiolicato di Santa Chiara, che appare in film come Nel regno di Napoli, Maccheroni e La pelle. Nel film di Scola, Robert (Jack Lemmon) ricorda gli incontri con la sua vecchia fiamma. In Nel regno di Napoli, Vittoria (Maria A. Riegel) entra nel chiostro per farsi monaca e trovare pace e ne La pelle il chiostro è occupato dai militari. Difronte all’uscita del cortile della Chiesa di Santa Chiara si può vedere il vico Pallonetto Santa Chiara, sede di una delle sommosse raccontate ne Le quattro giornate di Napoli.

La Chiesa di Santa Chiara, che fa parte del complesso monumentale di Santa Chiara si presenta oggi nelle sue originarie forme gotiche, con una facciata a larga cuspide, nella quale è incastonato l’antico rosone traforato, con il pronao dagli archi a sesto acuto e l’interno  con un’ unica navata, su cui si aprono dieci cappelle per lato. La copertura è a capriate. Alle spalle dell’altare è situato il Coro delle clarisse, composto da tre navate. Su una parete sono visibili i frammenti di un affresco raffigurante la Crocifissione, in cui si riconosce la mano di Giotto, chiamato a decorare le pareti della chiesa nel 1326. I monumenti funebri, situati nel presbiterio, furono realizzati da scultori trecenteschi come Tino di Camaino, che lavorò alle tombe di Carlo di Calabria e di Maria di Valois, e i fratelli Bertini, cui si deve il sepolcro di Roberto d’Angiò. Nel 1742 la Chiesa di Santa Chiara subì delle modifiche ad opera dell’architetto D. A. Vaccaro. Fastosi rivestimenti donarono al complesso un aspetto barocco: l’interno fu ricoperto da marmi policromi, stucchi e cornici dorate; il tetto a capriate fu nascosto da una volta affrescata da grandi pittori dell’epoca, quali F. de Mura, S. Conca, G. Bonito e P. de Maio; G. B. Massotti si occupò dell’altare maggiore, mentre il pavimento in marmo fu eseguito da F. Fuga. Il 4 agosto del 1943 la chiesa fu quasi del tutto distrutta da un bombardamento aereo. Essa fu ricostruita e restaurata sotto la direzione di Mario Zampino, secondo l’originario stile gotico. Dieci anni dopo, il 4 agosto del 1953, la Chiesa di Santa Chiara fu riaperta al culto.

Complesso Monumentale Santa Chiara

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In fotografia si vede il Chiostro Maiolicato di Santa Chiara che fa parte del Complesso Monumentale di Santa Chiara
In fotografia si vede il Chiostro Maiolicato di Santa Chiara che fa parte del Complesso Monumentale di Santa Chiara

Il complesso monumentale Santa Chiara, uno dei più importanti monumenti della città, sorge per volere di Roberto d’Angiò e di sua moglie Sancia di Maiorca. I sovrani, entrambi devoti all’Ordine Francescano, fondano il complesso monastico destinato ad accogliere nel monastero le Clarisse e nel convento adiacente i Frati Minori. Il complesso monumentale di Santa Chiara, costruito dal 1310 al 1328, comprende: Chiesa, Monastero e Convento. Il Monastero dei Minori, iniziato nel 1317, oggi è occupato dalle Clarisse. Il Coro è decorato da un affresco di Lello da Orvieto. La Chiesa, nucleo centrale dell’intero complesso, muta la sua denominazione da Ostia Santa o Sacro Corpo di Cristo in Santa Chiara in omaggio, probabilmente, alle Clarisse presenti nel monastero. La Chiesa di Santa Chiara, consacrata nel 1340, è dichiarata, sin dalle origini, chiesa “reale”. Il 4 agosto del 1943 la chiesa è quasi del tutto distrutta da un bombardamento aereo, ma sotto la direzione di Mario Zampino, è ricostruita e restaurata seguendo le sue originarie forme gotiche. L’interno custodisce i monumenti funebri della famiglia angioina, opere dello scultore senese Tino di Camaino e dei fratelli fiorentini Bertini. E’ rimasto poco della trecentesca decorazione pittorica della chiesa attribuita a Giotto. Tra il 1742 e il 1769, l’architetto Domenico Antonio Vaccaro, Gaetano Buonocore e Giovanni Del Gaizo ricoprono l’interno di marmi policromi, stucchi e cornici dorate. Il tetto a capriate viene nascosto da una volta affrescata da artisti quali Francesco de Mura, Sebastiano Conca, Giuseppe Bonito e Paolo de Maio. La pavimentazione in marmo è rifatta su disegno di Ferdinando Fuga. Il complesso monumentale di Santa Chiara è noto anche per il Chiostro maiolicato. Domenico Antonio Vaccaro, lasciando inalterata la struttura originaria del portico, crea un giardino decorato di mattonelle maiolicate, opera di Giuseppe e Donato Massa. I sedili sono rivestiti di riggiole (termine locale per indicare le mattonelle) con scene prive di riferimento al sacro, invece i pilastri ottagonali sono decorati con festoni di frutta e fiori e nelle aiuole sono presenti due fontane con riggiole raffiguranti pesci. Il percorso di visita del complesso monumentale comprende anche il Museo dell’Opera, diviso in quattro sale e l’area archeologica che conserva i resti di uno stabilimento termale, risalente alla fine del I secolo d.C.

Operazione San Gennaro

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Operazione San Gennaro
Operazione San Gennaro

Tre americani, una donna e due uomini, arrivano a Napoli con l’intenzione di compiere il colpo della vita, svaligiare il tesoro di San Gennaro, valutato trenta miliardi di lire. Consigliati da Don Vincenzo, assai potente anche dietro le sbarre della prigione, i lestofanti americani si rivolgono ad Armando Girasole, venerato in tutti i quartieri bassi e chiamato affettuosamente Dudù. Ignaro dell’obiettivo, il napoletano raccoglie in fretta un manipolo di “specialisti” ma quando gli viene svelato l’obiettivo del furto, Dudù, da buon napoletano, tentenna. Quando però si rende conto che con quei trenta miliardi potrebbe fare del bene ai napoletani, costruendo delle case per i più poveri al Vomero, inizia a ripensarci. Chiede consiglio a Don Vincenzo, che a sua volta è in dubbio e preferisce demandare allo stesso San Gennaro la soluzione del caso morale. Dudù ed i suoi, sotto una pioggia torrenziale, entrano nella Chiesa che s’illumina di luce solare dopo che hanno esposto le loro intenzioni. E il colpo viene effettuato nella notte in cui la trasmissione televisiva del festival canoro partenopeo polarizza popolo e forze dell’ordine davanti ai teleschermi. Le intenzioni degli americani e di Dudù sono però ben diverse e il ragazzo napoletano si prodiga affinché il malloppo non prenda la via dell’America. Quello che non immagina Dudù è che il tesoro tornerà sì al popolo napoletano ma che questo, con universale tripudio, lo offrirà nuovamente al Santo.

Uno dei set del film Operazione San Gennaro è la piazza e la Chiesa Monumentale dei Gerolomini

Chiesa dei Girolamini e Operazione San Gennaro

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La Piazza insieme alla Chiesa dei Girolamini fanno da set al film Operazione San Gennaro, in cui Nino Manfredi e la sua banda proveranno a rubare il tesoro
La Piazza insieme alla Chiesa dei Girolamini fanno da set al film Operazione San Gennaro, in cui Nino Manfredi e la sua banda proveranno a rubare il tesoro

La Chiesa Dei Girolamini fa da set per il film Operazione San Gennaro

La  Chiesa dei Girolamini insieme alla piazza dei Girolamini fa da set per Operazione San Gennaro, in cui Dudù (Nino Manfredi) e la sua banda proveranno a rubare il tesoro del santo patrono della città. Nel film di Risi, la Chiesa dei Girolamini è utilizzata in luogo della Cattedrale di Napoli, vera sede delle reliquie del santo, poichè la produzione non ebbe il permesso di girare nel Duomo.

Un aneddoto circa il film racconta che la partecipazione di Totò al film è ridotta a cinque piccole scene, cinque piccoli camei per un attore vecchio, stanco e praticamente cieco. Per gli esterni girati a Napoli rifiutò dalla produzione la diaria, compenso in denaro che si dava agli attori quando erano costretti a girare fuori sede , per lui napoletano verace che girava un film nella sua città era inconcepibile percepire quei soldi .

“Come vi permettete di dare la diaria a un napoletano come me?…..Io sono napoletano verace e nella mia città non posso avere la diaria”.

La Chiesa dei Girolamini (o Gerolomini) è una chiesa monumentale di Napoli

La Chiesa dei Girolamini (o Gerolomini) è una chiesa monumentale di Napoli con impianto architettonico di tipo basilicale intitolata alla Natività di Maria Santissima e a tutti i santi e fa parte del Complesso Monumentale dei Girolamini dichiarato monumento nazionale nel 1866.

La sua decorazione in oro, marmi e madreperla le valsero il titolo di Domus aurea; il suo interno presenta una concentrazione di opere di grande qualità di artisti sia napoletani che di estrazione toscana, emiliana e romana.

La facciata principale della Chiesa Dei Girolamini è su largo dei Girolamini, lungo via dei Tribunali. L’ingresso alla chiesa avviene però dalla laterale via Duomo tramite il chiostro della porteria al civico 142 dove sorgeva il rinascimentale palazzo Seripando, in sostituzione del quale, fu edificato il complesso religioso.

Il prospetto su largo Girolamini è impaginato su due ordini delimitati da una trabeazione: nel registro inferiore, articolato per mezzo di lesene scanalate, si aprono tre portali, di cui quello centrale è il maggiore; il gruppo scultoreo sovrastante il portale centrale, opera di Giuseppe Sanmartino, raffigura Mosè ed Aronne con le tavole dei comandamenti in ebraico sorrette da angeli. La parte superiore della facciata è alleggerita mediante un finestrone rettangolare sormontato da un timpano triangolare, oltre il quale svetta un coronamento costituito da un timpano arcuato e spezzato, al centro del quale si innalza un setto decorato con l’immagine della Madonna col Bambino, sormontato da un ulteriore timpano arcuato. Sulla trabeazione, in corrispondenza dei campanili, sono poste le statue di Pietro e Paolo iniziate da Cosimo Fanzago e ultimate ancora dal Sanmartino.

La cupola fu eretta a metà del XVII secolo da Dionisio Lazzari, poi demolita e ricostruita nel corso dell’Ottocento. Il Lazzari realizzò anche la facciata, che fu rifatta in marmi bianchi e bardiglio nel 1780 su disegni di Ferdinando Fuga e ai lati è delimitata da due campanili gemelli dotati di orologi (uno solare e uno di sei ore).

Il Complesso Monumentale dei Girolamini

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Complesso Monumentale dei Girolamini - Chiesa dei Girolamini
Fotografia della Chiesa dei Girolamini sita in Piazza dei Girolamini

Il Complesso Monumentale dei Girolamini si estende su una vasta superficie del centro antico, occupando due insulae. La sua fondazione, avvenuta tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, deve il suo nome ai seguaci di San Filippo Neri. Nel corso del Settecento, il complesso si arricchisce di opere d’arte e nel 1866, con le leggi eversive del patrimonio ecclesiastico, diventa Monumento Nazionale. Il complesso monumentale dei Girolamini rappresenta uno dei più importanti monumenti della città sia dal punto di vista artistico che storico-culturale. Il Complesso Monumentale dei Girolamini comprende: la monumentale Chiesa dei Girolamini, la quadreria, la biblioteca, due chiostri e l’oratorio dell’Assunta. Gli architetti che si occupano della costruzione del complesso sono: Giovanni Antonio Dosio, Dionisio Nencioni di Bartolomeo e Dioniso Lazzari. La sistemazione della piazza dei Girolamini, dopo l’abbattimento degli edifici e delle piccole chiese presenti sull’area, è eseguita da Nencioni su disegno dell’architetto Domenico Fontana. L’interno della Chiesa dei Girolamini è affidata ad artisti di formazione tosco-romana ed emiliana, accanto ai quali si affiancano opere di napoletani come Luca Giordano e Francesco Solimena. All’interno del complesso si trova l’oratorio dell’Assunta e due chiostri: uno più piccolo, detto Maiolicato, opera di Giovanni Antonio Dosio e l’altro più grande, detto degli Aranci, opera di Dionisio di Bartolomeo. La Quadreria è formata da opere risalenti ai secoli XVI-XVIII, donate da benefattori e dagli stessi padri. La biblioteca riveste importanza per i volumi che custodisce, per L’Archivio Musicale, per l’Archivio Oratoriano e per la Sala Grande, intitolata a Giambattista Vico. Il complesso monumentale dei Girolamini, considerato uno scrigno di tesori artistici, contiene capolavori del tardo manierismo romano e napoletano accanto a opere di Guido Reni e Pietro da Cortona, il naturalismo di Battistello Caracciolo e Jusepe de Ribera e il barocco di Luca Giordano.

La piazza dei Girolamini e la Chiesa fanno da set per Operazione San Gennaro