venerdì 17 Maggio 2024
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Pio Monte della Misericordia

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La fotografia mostra Le sette opere di MIsericordia, opera di Caravaggio che si trova nella Chiesa del Pio Monte della Misericordia
La fotografia mostra Le sette opere di MIsericordia, opera di Caravaggio che si trova nella Chiesa del Pio Monte della Misericordia

Il Pio Monte della Misericordia, una delle più antiche istituzioni benefiche della città, ha origine nel 1602 quando sette nobili napoletani decidono di istituire un ente dedicato alle sette opere di misericordia corporale, da qui il nome di Monte della Misericordia. L’istituzione ha sede nell’edificio progettato da Francesco Antonio Picchiatti. La facciata a due piani presenta, nella parte inferiore, un portico a cinque ampie arcate su pilastri che immettono sugli ingressi al cortile e alla chiesa, non visibile all’esterno. Il portico serviva per accogliere i bisognosi e per sottolineare la funzione benefica dell’ente. Il Pio Monte della Misericordia comprende il Palazzo, la Chiesa e la Quadreria. La chiesa, a pianta ottagonale, è sormontata da una cupola. Ha sette cappelle per accogliere un quadro tratto dal tema di una delle opere di misericordia. Sull’altare maggiore è presente uno dei capolavori di Caravaggio: Le sette opere di Misericordia, opera commissionatagli nel 1606. Le cappelle laterali accolgono dipinti di Battistero Caracciolo, Fabrizio Santafede, Giovanni Vincenzo D’Onofrio detto il Forlì, Giovan Bernardo Azzolino e Luca Giordano. Al primo piano, a sinistra del porticato, si accede alla Quadreria che custodisce dipinti di artisti italiani e stranieri, databili dal Cinquecento all’Ottocento, donati al Pio Monte della Misericordia. I nuclei principali della collezione sono costituiti dalle donazioni del pittore Francesco De Mura e della nobildonna Sofia Capace Galeota. Il lascito di De Mura è formato da dipinti e bozzetti che documentano le varie fasi della sua attività. Nei diversi ambienti sono conservati mobili neoclassici e paramenti sacri. Il Pio Monte della Misericordia custodisce anche un ricco patrimonio documentario: l’Archivio Storico.

Piazza Riario Sforza e The Wholly Family

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Terry Gilliam e Cristiana Capotondi sul set di The Wholly Family. Una location del cortometraggio di Gilliam è Piazza Riario Sforza
Terry Gilliam e Cristiana Capotondi sul set di The Wholly Family. Una location del cortometraggio di Gilliam è Piazza Riario Sforza

Piazza Riario Sforza è il set di The Wholly Family. Nel cortometraggio di Gilliam, i genitori di Jake ricordano il loro primo incontro in Piazza Riario Sforza, location del documentario sulla canzone napoletana di Turturro Passione, in cui si svolge una parte della performance di Enzo Avitabile. The Wholly Family, scritto e diretto da Terry Gilliam, è un omaggio alla città partenopea. Il regista è rimasto affascinato da Napoli, dal centro storico e dai presepi, che sono un elemento centrale del cortometraggio.

Piazza Sisto Riario Sforza presenta uno spazio urbano ridotto. La piazza ha origine antica e sin dal xv secolo è un luogo urbano di interesse architettonico e artistico. E’ in Piazza Riario Sforza che si svolgevano i festeggiamenti in onore di San Gennaro ed è qui che la Deputazione del Tesoro di San Gennaro, per tener fede al voto fatto dai napoletani in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo durante l’eruzione del Vesuvio del 1631, decide di collocare la guglia di San Gennaro. Il progetto è affidato a Cosimo Fanzago. La guglia diventa l’elemento dominante e centrale della piazza, come accade per piazza del Gesù Nuovo e Piazza San Domenico Maggiore.

Piazza Sisto Riario Sforza

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In fotografia si vede l'Obelisco di San Gennaro in Piazza Sisto Riario Sforza
In fotografia si vede l'Obelisco di San Gennaro in Piazza Sisto Riario Sforza

Piazza Sisto Riario Sforza presenta uno spazio urbano ridotto. La piazza ha origine antica e sin dal xv secolo è un luogo urbano di interesse architettonico e artistico. Lo slargo, fino all’allargamento ottocentesco di via Duomo, è stato l’ingresso della Cattedrale. E’ in Piazza Sisto Riario Sforza che si svolgevano i festeggiamenti in onore di San Gennaro ed è qui che la Deputazione del Tesoro di San Gennaro, per tener fede al voto fatto dai napoletani in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo durante l’eruzione del Vesuvio del 1631, decide di collocare la guglia di San Gennaro, la più antica della città. Il progetto è affidato a Cosimo Fanzago, che progetta un basamento con volute che terminano con un capitello ionico e in cima è collocata la statua bronzea di San Gennaro, opera di Tommaso Montani e dei fratelli Monterosso. La guglia diventa l’elemento dominante e centrale della piazza come accade per Piazza del Gesù Nuovo e Piazza San Domenico Maggiore.

Piazza Sisto Riario Sforza fa da set al cortometraggio The Wholly Family.

Location del film Viaggio in Italia di Rossellini

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Location del film Viaggio in Italia di Rossellini è il Museo Archeologico Nazionale a Napoli
Location del film Viaggio in Italia di Rossellini è il Museo Archeologico Nazionale a Napoli

Location del film Viaggio in Italia di Rossellini è il Museo Archeologico Nazionale. C’è un’indimenticabile sequenza di Viaggio in Italia, in cui la straniera Katherine (Ingrid Bergman) è rapita dallo splendore delle sculture e dal fascino di una cultura millenaria, tuttora palpabile nelle sale museali e in opere come l’Ercole Farnese e il cosiddetto Toro Farnese. Nella sua biografia, Ingrid Bergman racconta le difficoltà incontrate dal protagonista maschile, l’attore George Sanders, nell’adattarsi ai metodi di lavoro del regista Roberto Rossellini, che non usava scrivere un copione ben definito e spesso lasciava per intere giornate gli attori in attesa di istruzioni. Abituato alle sceneggiature dettagliate di Hollywood, Sanders entrò profondamente in crisi, trascorrendo molte ore al telefono col suo psicanalista. Appena si liberava dalle riprese, Sanders raggiungeva il suo amico Humphrey Bogart a Ravello, impegnato sul set del film Il tesoro dell’Africa.

Il Museo Archeologico Nazionale Napoli vanta un ricco repertorio di opere d’arte che rivestono notevole interesse archeologico. Nel 1777, il re Ferdinando IV decide di utilizzare il Palazzo degli Studi come sede del Museo Borbonico e della Real Biblioteca. Il progetto dei Borbone era quello di riunire in un unico complesso la ricca collezione Farnese e i numerosi reperti venuti alla luce a Pompei ed Ercolano.

Museo Archeologico Nazionale Napoli

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Museo Archeologico Nazionale Napoli L'immagine mostra la statua del Toro Farnese, collocata all'interno
L'immagine mostra la statua del Toro Farnese, collocata all'interno del Museo Archeologico Nazionale Napoli

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli vanta un ricco repertorio di opere d’arte che rivestono notevole interesse archeologico. Nel 1777, il re Ferdinando IV decide di utilizzare il Palazzo degli Studi come sede del Museo Borbonico e della Real Biblioteca. Il progetto dei Borbone era quello di riunire in un unico complesso la ricca collezione Farnese e i numerosi reperti venuti alla luce a Pompei ed Ercolano. I lavori di ampliamento per convertire il Palazzo degli Studi in un museo sono affidati a Ferdinando Fuga e, alla sua morte, a Pompeo Schiantarelli, il quale aggiunge un piano e un emiciclo sul retro. I lavori di ristrutturazione proseguono anche nell’Ottocento ed è Pietro Bianchi a completare l’edificio con l’ampliamento della parte nord orientale e la sistemazione della statua di Ferdinando I in una nicchia al centro dello scalone. Nel 1801, la Real Biblioteca di Napoli è aperta al pubblico mentre durante il decennio francese si inaugurano le prime collezioni del Museo Reale. Nel 1816 il museo è inaugurato con il nome di Real Museo Borbonico e nel 1860, con l’unità d’Italia, diventa proprietà dello Stato e muta la sua denominazione in Museo Nazionale. Nel XIX secolo, il museo si arricchisce di collezioni private e di reperti rinvenuti duranti gli scavi. I trasferimenti della Biblioteca nel Palazzo Reale di Napoli e della Pinacoteca nel Museo di Capodimonte conferiscono al museo l’attuale fisionomia di Museo Archeologico, che diventa sede delle collezioni di antichità. Il Museo Archeologico Nazionale è suddiviso in varie sezioni tematiche e conserva opere databili dall’età preistorica alla tarda antichità. Il percorso porta il visitatore a scoprire la galleria dei marmi arcaici, dei grandi maestri, la collezione epigrafica, egizia, numismatica, i mosaici e tanto altro. Una sosta merita la collezione Farnese che comprende la collezione di gemme e statue come l’Ercole Farnese e il gruppo scultoreo del Toro Farnese.

Location del film Viaggio in Italia di Rossellini è il Museo Archeologico Nazionale.

Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco

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La Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco è conosciuta per il culto delle anime pezzentelle
La Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco è conosciuta per il culto delle anime pezzentelle

Il complesso museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco si trova lungo il Decumano Maggiore, nel cuore del centro antico della città. La barocca chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, chiamata la chiesa de “e’ cape e morte”, è dedicata al culto delle anime del Purgatorio. Infatti ogni parte del complesso monumentale (la chiesa, l’Ipogeo, il museo dell’Opera e l’archivio) è un rimando al culto dei defunti. Il culto delle “anime pezzentelle” è la cura dei resti dei defunti di identità sconosciuta, le anime “pezzentelle”, che vagano in Purgatorio in cerca dell’alleviamento delle pene: il “refrisco”. La chiesa, dedicata alle anime del Purgatorio, è detta “ad Arco” per la presenza di un arco all’incrocio tra via dei Tribunali, via Nilo e via Atri su cui si ergeva una torre medievale, oggi scomparsa, che accoglieva il Sedile Montagna, cioè il seggio delle istituzioni amministrative del quartiere. Nel 1604 è fondata una confraternita di nobili per raccogliere fondi da destinare alla celebrazione di messe in suffragio dei defunti, ma il successo dell’iniziativa è tale da avere i soldi per commissionare una chiesa, consacrata nel novembre del 1638. La chiesa si articola su due livelli: il primo rimanda alla dimensione terrena, mentre il secondo al Purgatorio. L’interno accoglie opere di Massimo Stanzione, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Dionisio Lazzari, Giacomo Farelli e Girolamo De Magistro. Il Museo dell’Opera, collocato negli ambienti della sagrestia e dell’Oratorio dell’Immacolata, accoglie oggetti legati alle pratiche devozionali, una serie di manoscritti provenienti dall’Archivio Storico dell’Opera Pia Purgatorio ad Arco, dipinti e manufatti, realizzati tra il XVII e il XIX secolo. Poi c’è l’Ipogeo, dove si svolge il culto delle anime del Purgatorio. Lungo le pareti laterali si trovano nicchie, scarabattoli e piccoli altarini. L’Archivio Storico dell’Opera Pia si trova al terzo piano dell’edificio posto alle spalle della chiesa. L’ archivio custodisce circa duemila pezzi tra documenti, fascicoli, registri contabili, miscellanee, cinquecentine e secentine.

La basilica di San Lorenzo Maggiore

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L'area archeologica del complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore conserva i resti della città greco-romana e altomedievale
L'area archeologica del complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore conserva i resti della città greco-romana e altomedievale

La basilica di San Lorenzo Maggiore fa da set a due pellicole che hanno come protagonista Marcello Mastroianni. In una sequenza di Maccheroni, Antonio Jasiello va a prendere il nipote al catechismo, nei pressi della basilica di San Lorenzo Maggiore. In Stanno tutti bene, Matteo Scuro assiste divertito alle invettive di un pazzo (Leo Gullotta), che minaccia la folla dalla sommità di un palazzo.

Il Complesso monumentale San Lorenzo Maggiore si trova nel cuore del centro antico della città partenopea. La chiesa, costruita su un’area della città greco-romana e paleocristiana, è stata innalzata a partire dal 1270 seguendo uno stile gotico. La basilica di San Lorenzo Maggiore colpisce per il deambulatorio a cappelle radiali, l’abside poligonale, il presbiterio a pilastri polistili, costoloni e volte a crociere.  Vi hanno lavorato artisti come Massimo Stanzione, Tino da Camaino, Cosimo da Fanzago, Francesco De Mura, Colantonio e Simone Martini. Il complesso monumentale di San Lorenzo comprende anche il convento.  Accanto si trova il campanile con i suoi quattro piani e la statua di San Lorenzo. A sinistra dell’androne si accede al settecentesco Chiostro, che emerge tra i resti dell’antico “macellum” e ha al centro un pozzo realizzato da Cosimo Fanzago. Dal chiostro si accede ad altre sale del convento e agli scavi archeologici, che sono i resti della città greco-romana e altomedievale. Importante è anche il Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore poiché racconta la storia di Napoli dall’età classica sino all’Ottocento. Il complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore riveste importanza religiosa, artistica e culturale ma anche storica.

Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore

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Complesso Monumentale San Lorenzo Maggiore

Il Complesso monumentale San Lorenzo Maggiore si trova nel cuore del centro antico della città partenopea.

La chiesa, costruita su un’area della città greco-romana e paleocristiana, è stata innalzata a partire dal 1270 seguendo uno stile gotico. La basilica di San Lorenzo Maggiore colpisce per il deambulatorio a cappelle radiali, l’abside poligonale, il presbiterio a pilastri polistili, costoloni e volte a crociere. Il passaggio dalla zona absidale, più antica, a quella della navata mostra un passaggio da maestranze francesi a quelle locali. Vi hanno lavorato artisti come Massimo Stanzione, Tino da Camaino, Cosimo da Fanzago, Francesco De Mura, Colantonio e Simone Martini. Le pale di questi ultimi due artisti ora sono al Museo di Capodimonte. La facciata è stata ricostruita da Ferdinando Sanfelice.

Il Complesso monumentale San Lorenzo Maggiore comprende anche il convento.

La facciata presenta un portale della seconda metà del Quattrocento, sormontato da un balconcino, disegnato da Lorenzo Vaccaro, e al di sopra sono collocati lo stemma della città e quelli dei sedili, istituzioni amministrative della città.  Accanto si trova il campanile con i suoi quattro piani e la statua di San Lorenzo. A sinistra dell’androne si accede al settecentesco Chiostro, che emerge tra i resti dell’antico “macellum” e ha al centro un pozzo realizzato da Cosimo Fanzago. Dal chiostro si accede ad altre sale del convento e agli scavi archeologici, che sono i resti della città greco-romana e altomedievale.

Importante è anche il Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore poiché racconta la storia di Napoli dall’età classica sino all’Ottocento.

Il Complesso monumentale San Lorenzo Maggiore riveste importanza religiosa, artistica e culturale ma anche storica. E’, infatti, un contenitore di memorie storiche: luogo di incontro tra Boccaccio e Fiammetta, Petrarca abita nel convento e sempre qui si sono svolte le riunioni del Parlamento del regno mentre il generale Championet proclama nel 1799 la Repubblica Partenopea.

Accademia di Belle Arti a Napoli

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L'immagine mostra l'interno dell'Accademia delle Belle Arti
L'immagine mostra l'interno dell'Accademia delle Belle Arti

L’ Accademia di Belle Arti di Napoli è una delle più antiche d’Italia. L’ Accademia di Belle Arti è ubicata nell’ex convento di San Giovanni, riadattato da Enrico Alvino, il quale riutilizza in parte le strutture preesistenti. I lavori, iniziati nel 1864 da Enrico Alvino, saranno terminati da Giuseppe Pisanti, autore dell’imponente scalone alla cui sommità si apre la biblioteca e la galleria che custodisce opere di molti artisti meridionali dell’Ottocento e dei primi del Novecento. L’idea di trasformare una raccolta in un nucleo permanente di una galleria d’arte moderna, all’interno dell’Istituto, è di Filippo Palizzi. Il fondo esistente è ordinato da Domenico Morelli, il quale viene aiutato da Saverio Altamura. La galleria è stata aperta e chiusa più volte a causa di problemi legati all’umidità, ai lucernari, agli eventi bellici. Il 2005 segna la riapertura al pubblico della Galleria dell’Accademia e la sistemazione definitiva delle opere al suo interno.
La Galleria dell’Accademia di Belle Arti ospita dipinti, sculture e disegni dal XVI al XX secolo, attraverso cui è possibile ricostruire la storia dell’istituzione. La Sala Palizzi riveste particolare importanza per le opere di Filippo Palizzi e dei suoi fratelli.
E’ possibile vedere le opere di artisti della scuola di Posillipo, di pittori francesi e della scuola napoletana come Domenico Morelli, Francesco Saverio Altamura e Gioacchino Toma solo per citarne alcuni. Come esponenti della scultura napoletana si citano, invece, Achille D’Orsi e Vincenzo Gemito.

L’Accademia di Belle Arti è la location di due celebri film di Nanni Loy: Le quattro giornate di Napoli, e Scugnizzi.

Accademia di Belle Arti location di Nanni Loy

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leone all'entrata dell'Accademia di Belle Arti location di Nanni Loy
leone all'entrata dell'Accademia Di Belle Arti a Napoli

Accademia di Belle Arti location di Nanni Loy di due celebri film. Ne Le quattro giornate di Napoli, Nanni Loy filma, sulle scale d’ingresso dell’Accademia di Belle Arti, un marinaio (Jean Sorel) che viene fucilato dai soldati tedeschi, mentre i napoletani sono costretti a inginocchiarsi e ad applaudire durante l’esecuzione. In Scugnizzi un giovanissimo spacciatore di droga finisce per uno scherzo del destino nelle mani della polizia. La scena de Le quattro giornate di Napoli racconta un episodio realmente avvenuto, la fucilazione di un marinaio sulle scale dell’Università  Federico II, sul corso Umberto I. Considerata la difficoltà  di bloccare il traffico in una importante arteria stradale, la produzione del film scelse di girare sulla scalinata dell’Accademia di Belle Arti, architettonicamente molto simile a quella dell’Università .

La Galleria dell’Accademia di Belle Arti ospita dipinti, sculture e disegni dal XVI al XX secolo, attraverso cui è possibile ricostruire la storia dell’istituzione. La Sala Palizzi riveste particolare importanza per le opere di Filippo Palizzi e dei suoi fratelli.
E’ possibile vedere le opere di artisti della scuola di Posillipo, di pittori francesi e della scuola napoletana come Domenico Morelli, Francesco Saverio Altamura e Gioacchino Toma solo per citarne alcuni; invece, come esponenti della scultura napoletana si citano Achille D’Orsi e Vincenzo Gemito.