sabato 20 Aprile 2024
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Museo di Capodimonte

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La fotografia mostra l'esterno del Museo di Capodimonte
La fotografia mostra l'esterno del Museo di Capodimonte

Carlo di Borbone affida la costruzione di una nuova reggia sulla collina di Capodimonte ad Antonio Medrano. I lavori iniziano nel 1738. Circa vent’anni dopo, alcune sale del palazzo ospitano le collezioni d’arte donategli dalla madre Elisabetta Farnese. Vi lavorano anche Ferdinando Sanfelice, che si occupa della sistemazione del parco e Ferdinando Fuga, che cura, invece, i lavori dell’edificio, ancora incompiuto. Durante il decennio francese, il palazzo diventa la residenza preferita di Gioacchino Murat e proseguono i lavori. Con il ritorno dei Borbone sul trono vengono completati la decorazione dei saloni e completati gli ambienti prospicienti il cortile settentrionale. Completato l’edificio nel 1838, si progetta la sistemazione dell’Armeria Reale e delle collezioni di porcellane e di arazzi. Nel 1920, il palazzo, ceduto dalla corona al demanio, diventa residenza dei duchi d’Aosta fino al 1946.

I nuclei principali del Museo di Capodimonte sono costituiti dalle collezioni Farnese e Borbonica. La raccolta Farnese si deve ad Alessandro Farnese che, già prima di diventare papa con il nome di Paolo III, mostra il suo interesse per l’arte. Il patrimonio museale, nel corso dei secoli, si arricchisce di opere provenienti dalle chiese napoletane, dalle soppressioni monastiche, da lasciti e da acquisizioni. Il Museo accoglie opere di grandi artisti come Tiziano, Parmigianino, Carracci, Simone Martini, Caravaggio, Masaccio e Colantonio solo per citarne alcuni. Il Museo di Capodimonte si sviluppa su tre piani: il primo piano accoglie la collezione Farnese, l’Appartamento Reale, le manifatture borboniche, tra cui le porcellane; al secondo piano, si trova la galleria napoletana e, infine, al terzo piano è esposta la collezione di opere dell’Ottocento e di arte contemporanea.

Giallo Napoletano di Sergio Corbucci

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Giallo Napoletano, girato nel 1978, è diretto da Sergio Corbucci. In Giallo Napoletano, il protagonista Raffaele Capece (Marcello Mastroianni), professore di mandolino classico che si è ridotto a fare il suonatore ambulante, è afflitto da due problemi irrisolvibili: una gamba che lo fa zoppicare, per colpa della poliomielite contratta da piccolo, e un padre, incallito giocatore, che sperpera al lotto e alla roulette tutti i guadagni del figlio. Ed è proprio per questo vizio di suo padre che don Raffaele finisce per trovarsi coinvolto in una serie di misteriosi omicidi, dei quali sono vittime un giovane giamaicano, un biscazziere clandestino e un nano. Negli omicidi c’entrano un direttore d’orchestra, suo figlio, una bella infermiera, un madre superiora e una coppia di ricattatori e la posta, infine, è un bel gruzzolo di milioni, per avere i quali è però indispensabile entrare in possesso di una preziosa bobina, in cui è registrata la prova di un delitto commesso durante la seconda guerra mondiale. Dopo averne viste d’ogni colore e aver più volte rischiato la pelle, don Raffaele verrà finalmente a capo del complicatissimo intrigo, e i milioni saranno suoi.

Una delle location esterne utilizzate nel film Giallo Napoletano è il famoso Palazzo Spinelli

Maccheroni di Ettore Scola

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film maccheroni di Ettore Scola
Maccheroni di Ettore Scola con Marcello Mastroianni e Jack Lemmon

http://youtu.be/cw-ZraJJ5Ec

Il film Maccheroni di Ettore Scola racconta di un anziano manager americano che ritorna per affari a Napoli, la città nella quale, quarant’anni prima, giovane soldato della Quinta Armata, aveva vissuto un breve amore con una tale Maria. Ed è proprio il fratello della donna, Antonio, che lo va a cercare e gli ricorda i vecchi tempi. Attraverso l’antica amicizia, il pragmatico americano riscopre il fascino della magia napoletana e, dopo varie disavventure, arriva persino a sperare nei miracoli. Film intessuto di allegra malinconia.

Le location del film Maccheroni sono Palazzo Spinelli di Laurino e la Chiesa di Santa Chiara

Palazzo Spinelli di Laurino

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palazzo spinelli

Palazzo Spinelli di Laurino, costruito nel 1767 dall’unione di due edifici cinquecenteschi, fu commissionato da Troiano Spinelli

Palazzo Spinelli di Laurino, costruito nel 1767 dall’unione di due edifici cinquecenteschi, fu commissionato da Troiano Spinelli, che eleborò sia il progetto della ristrutturazione sia il programma decorativo. Egli ebbe rapporti sia con Ferdinando Fuga che si occupò della supervisione tecnica del progetto, sia con Ferdinando Sanfelice, a giudicare dalla scala a doppia rampa che conduce agli appartamenti. Il palazzo presenta soluzioni architettoniche originali come il cortile circolare e lo scalone. Nell’atrio di ingresso, è introdotto il motivo dell’ellisse che conduce al cortile circolare, ornato di stucchi e statue in terracotta.

Palazzo Spinelli di Laurino è una location molto legata a Mastroianni, il quale ritorna con tre differenti film. In Maccherroni il palazzo fa da abitazione del protagonista, mentre in Giallo Napoletano e La Pelle, Mastroianni assiste a due eventi sorprendenti.

A coronamento della parete sono poste dodici statue allegoriche in terracotta, la statua dell’Immacolata sovrasta l’orologio e due busti di imperatori romani completano la decorazione del cortile. Nel secondo atrio, si trova la scala a doppia rampa. In questo emiciclo si trovano nove nicchie con epigrafi, che accolgono i busti delle dame della famiglia. Al piano nobile, sono visibili gli affreschi di Jacopo Cestaro che raffigurano la Pietà cristiana e l’Erudizione, due virtù scelte dallo stesso Spinelli come riferimento a se stesso. Nella cappella privata, attigua al cortile, si trova la volta affrescata da Antonio Sarnelli, sei loggete con balaustre marmoree e una cantoria in legno intagliata e dorata. Sulla cantoria sono presenti gli stemmi delle famiglie committenti della ristrutturazione settecentesca.

Castel dell’Ovo

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La fotografia mostra l'antica fortificazione Castel dell'Ovo, che sorge sull'antico isolotto di Megaride
La fotografia mostra l'antica fortificazione Castel dell'Ovo, che sorge sull'antico isolotto di Megaride

Castel dell’Ovo, il più antico castello napoletano.

Il Castel dell’Ovo si trova sull’isolotto di Megaride, dove approdarono i primi Greci per fondare Partenope e poi Napoli.
In epoca preromana vi si trovavano già delle opere di difesa, sulle quali venne costruita la Villa di Lucullo. Nel VII secolo vi si insediò un cenobio di monaci Basiliani. Coi Normanni le fortificazioni subirono un primo e consistente ampliamento, seguito da quello voluto da Federico di Svevia. Nuovi lavori furono eseguiti dagli Angioini e poi dagli Aragonesi. Negli anni ’70 l’ingegner Paolo Martuscelli lo ha restaurato e riportato allo splendore medioevale.
Il nome sembra risalire al Trecento, secondo alcuni studiosi determinato dalla sua pianta ellittica. La leggenda, invece, vuole che il nome sia legato al poeta latino Virgilio, che avrebbe posto nelle sue fondamenta un uovo, appunto, che, finché rimasto intatto, avrebbe assicurato la sopravvivenza dell’edificio.
Castel dell’Ovo, che svolse anche funzione di residenza reale e, fino alla seconda metà del Novecento, dell’ammiragliato, si presenta come una cittadella fortificata e costituisce un punto preminente del panorama napoletano sul lungomare.
Strade a gradoni in pendenza, mura possenti, spianate panoramiche e loggiati gotici e aragonesi ne fanno un monumento di eccezionale bellezza, oltre che di grande interesse storico.
Tra le strutture si segnalano la Sala delle Colonne, il Loggiato ad archi, la chiesa del Salvatore (legata all’insediamento basiliano del VII secolo) e le Torri “Maestra” e “Normandia”.

I Guappi

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I guappi - film
I guappi - film

Napoli, ultimo decennio del XIX secolo. Nicola Bellizzi (Franco Nero), dopo essere stato uno dei tanti scugnizzi senza famiglia cresciuti per strada, dopo essersi fatto un nome come “Coppola Rossa” ed essere finito in riformatorio, decide di dedicarsi con tutte le forze a studiare per diventare avvocato.

Vorrebbe mantenersi fuori dai guai, ma appena arrivato nel nuovo quartiere si scontra con il boss locale, Don Gaetano (Fabio Testi). Dopo un duello a colpi di rasoio, interrotto dall’arrivo della polizia giusto prima che scorra il sangue, Don Gaetano si convince che Nicola sia un uomo di valore e lo prende sotto la propria protezione, presentandolo al gran consiglio della camorra che lo affilia come picciotto onorato. Nicola, per poter perseguire il proprio ideale di giustizia, si ritrova così suo malgrado legato per la vita alla criminalità.

Il delegato di polizia Aiossa (Raymond Pellegrin), dal fosco passato criminale, per riuscire a far uscire allo scoperto Don Gaetano, che crede responsabile dell’omicidio di Vincenzo “‘O Pazzariello” (com’è effettivamente, per quanto l’abbia ucciso solo reagendo all’attacco dell’altro, esasperato dal fatto che la camorra gli impedisca di aprire una propria attività commerciale), fa arrestare per una notte la sua donna, Lucia (Claudia Cardinale), e la violenta in cella. Don Gaetano affronta Aiossa e cade nella trappola, accusato del tentato omicidio del poliziotto.

In aula, grazie alla testimonianza cruciale di Lucia, il fresco avvocato Nicola riesce a far assolvere Don Gaetano dimostrando che ha aggredito Aiossa per vendicare un’offesa al proprio onore e non su mandato della camorra.

Una volta libero, Don Gaetano viola però per ben due volte le ferree regole dell’onorata società, segnando il proprio destino: prima, riprende con sé la disonorata Lucia, invece di ripudiarla o addirittura ucciderla, come parrebbe del tutto naturale agli “uomini d’onore”; poi, si rifiuta di uccidere l’amico Nicola, quando questi concede rifugio nella propria casa a “Gigino ‘O Carognone”, condannato a morte dalla camorra per aver fatto finire in galera alcuni dei propri membri.

La loro amicizia è fatale per entrambi: Don Gaetano viene massacrato per strada, mentre Nicola è pugnalato a morte in aula di tribunale, proprio dal giovane scugnizzo che sta difendendo.

Cappella Sansevero

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L'immagine mostra la statua La Pudicizia, collocata all'interno della Cappella Sansevero
L'immagine mostra la statua La Pudicizia, collocata all'interno della Cappella Sansevero

La Cappella Sansevero location dei film “I Guappi” e “Nel Regno di Napoli”

Location di due film degli anni Settanta è la Cappella Sansevero, che custodisce la splendida statua del Cristo Velato. La cappella, decorata per volere del principe Raimondo di Sangro, appare in una scena di Nel Regno di Napoli, in cui Rosa e la madre si recano a messa, ascoltando una accorata predica del sacerdote. Gli stessi interni fanno da ambientazione per I guappi, nella sequenza in cui don Gaetano (Fabio Testi) si ribella alle regole della “Onorata società ” rifiutandosi di eliminare l’amico Nicola (Franco Nero). In entrambi i film, la Cappella Sansevero è fotografata in tutta la sua bellezza, in cui scultura, pittura e architettura si fondono per creare un monumento unico al mondo.

La facciata della cappella, che si apre sulla stretta via Francesco de Sanctis, appare semplice e sobria nelle sue linee

La facciata della cappella, che si apre sulla stretta via Francesco de Sanctis, appare semplice e sobria nelle sue linee, caratteristiche tipiche del principio del XVII secolo in cui è ancora vivo lo spirito classicheggiante. È possibile accedere all’interno tramite il grande portale al centro della facciata, sormontato dallo stemma della famiglia di Sangro e dove si trova la lapide di marmo che ricorda i lavori di Alessandro di Sangro, oppure usufruendo della porticina laterale che si affaccia su calata San Severo.

La chiesetta, tipica espressione del barocco napoletano, è di forma rettangolare ed è costituita da una navata unica, verosimilmente risalente al 1590. Lungo le pareti laterali otto archi a tutto sesto, quattro per lato, introducono altrettante cappellette laterali, mentre un ulteriore grande arco separa l’area del presbiterio, situata in fondo alla chiesa e occupata dall’altare maggiore. Al centro dei due lati lunghi, rispettivamente a sinistra e destra di chi entra, si aprono la porta laterale di cui si è già detto e l’accesso alla sacrestia e alla cosiddetta cavea sotterranea.

Al di sopra degli archi l’intera lunghezza della cappella è percorsa da un cornicione, realizzato con un mastice ideato dal principe Raimondo, al di sopra del quale si diparte la volta a botte, completamente affrescata dal dipinto realizzato da Francesco Maria Russo conosciuto come Gloria del Paradiso. Alla base della volta, subito sopra il cornicione, si aprono le sei finestre strombate che forniscono luce alla cappella.

Tutte le opere d’arte contenute all’interno della struttura, ad eccezione di quattro, furono commissionate da Raimondo di Sangro

Tutte le opere d’arte contenute all’interno della struttura, ad eccezione di quattro, furono commissionate da Raimondo di Sangro, e a lui si doveva anche la pavimentazione settecentesca, costituita da un intarsio marmoreo bianco e nero simboleggiante un labirinto; alla loro realizzazione hanno contribuito autori del calibro di Francesco Celebrano, Antonio Corradini, Francesco Queirolo e Giuseppe Sanmartino.

Infine, al di sopra della porta maggiore, è collocata una piccola tribuna, dalla quale partiva il passaggio di collegamento tra la cappella e il Palazzo di Sangro, finemente stuccato, andato distrutto nel citato crollo del 1889.