domenica 28 Aprile 2024
Murzillo Chic
Home Blog Pagina 52

Loredana Daniele una serata di solidarietà per la piccola Aurora

0
Loredana Daniele una serata di solidarietà per la piccola Aurora
Loredana Daniele una serata di solidarietà per la piccola Aurora

Il 29 gennaio al Palapartenope di Napoli con Loredana Daniele, musica e comicità per raccogliere fondi a favore della bambina di Giugliano

Hanno risposto in tanti alla chiamata della cantautrice Loredana Daniele, direttore artistico con Francesco Palmieri di una serata di sorrisi, divertimento ed emozioni, presentata alla stampa questa mattina. Un sì dato col cuore, un grande gesto di solidarietà per la piccola Aurora, la bambina di Giugliano, che ha bisogno di cure in Texas, presso l’Md Anderson Cancer Center di Houston per curare una grave malattia, e che è diventata simbolo positivo di coloro, associazioni, volti noti, singoli cittadini istituzioni, che sono in prima linea per dire basta alla terra dei fuochi. La storia di Aurora è quella di tanti altri bambini. “Insieme per Aurora”, così è stata chiamata la serata di beneficenza per raccogliere fondi, in programma al Palapartenope il prossimo 29 gennaio. Sarà Onda Web la radio ufficiale della manifestazione che vedrà sul palco la conduzione della coppia Francesco Palmieri e Gigi Ermetto. Loredana Daniele ha conosciuto Aurora nel corso di una tombolata di solidarietà e da allora è nato il progetto di organizzare un grande evento, come quello del Palapartenope, che, raccoglierà ancora una volta fondi per permettere alla bambina di curarsi. Aurora, come ha più volte detto lei stessa, non è l’unica bambina ad essere vittima della Terra dei Fuochi. Fa parte di un esercito di piccoli ammalati, che sono il prodotto della Terra dei Fuochi.

Vi aspettiamo in tanti per divertirci insieme e far MORIRE DI FAME il tumore di Aurora. Il costo del biglietto è solo di euro 10,00 e potete acquistarlo chiamando Onda Web Radio

[huge_it_gallery id=”2″]

Michele Placido racconta la salsa genovese

0
Michele Placido racconta la ricetta della salsa alla genovese

Michele Placido racconta la salsa genovese ’a genuvese come la chiamano a Napoli. Come già ci insegna Sofia Loren nel film “Sabato, Domenia e Lunedì” che per il ragù esistono molte varianti della stessa ricetta, così anche per la salsa genovese esistono diverse varianti della ricetta, e naturalmente esistono diverse teorie che fanno risalire la nascita della ricetta a diverse fonti storiche. La teoria più accreditata fa risalire la salsa genovese ad alcune osterie insediatesi nell’area del porto di Napoli nel periodo aragonese (XV secolo) e gestite appunto da cuochi provenienti da Genova, i quali erano soliti cucinare la carne in modo da ricavarne una salsa utile poi per condire la pasta.
Va comunque detto che nei ricettari della corte borbonica col termine genovese veniva indicata una salsa più semplice e che quindi, presumibilmente, solo nella seconda metà dell’Ottocento la ricetta abbia assunto la sua versione attuale diventando la famosa salsa genovese ’a genuvese come la chiamano a Napoli.
Per completezza va detto che esistono altre fonti storiche che fanno risalire la ricetta ai marinai della “Superba” che sbarcavano a Napoli nel XVIII secolo portando con se anche le loro abitudini alimentari.

Ricetta della salsa genovese di Michele Placido

[embedyt] http://www.youtube.com/watch?v=0jq8XY6UtkY[/embedyt]

Per 6 persone:
– 1 Kg di carne di manzo, primo taglio oppure lacerto
– 1 dl di olio
– 50 g di lardo
– 100 gr. di salame e prosciutto (il gambo, la parte finale)
– 2 carote
– 1 pezzetto di sedano
– 1,5 Kg di cipolle
– 2-3 pomodorini
– prezzemolo
– un bicchiere di vino bianco secco
– sale e pepe
Tritare finemente il lardo, le cipolle, il sedano, le carote ed il prezzemolo. Tagliare a dadini il salame ed il prosciutto. Mettere la carne in una casseruola (la tradizione vuole che sia un tegame di coccio, o’ tiano) insieme al trito di verdure, i dadini di salame e prosciutto, l’olio, il pomodoro, il sale ed il pepe. Coprire e far cuocere a fuoco molto lento, rimestando di tanto in tanto.
Dopo circa 90 minuti le verdure saranno cotte, quindi alzare la fiamma per far rosolare la carne e le verdure. Quando saranno rosolate, aggiungere il vino a più riprese e far sfumare.
Far completare la cottura della carne, aggiungendo ogni tanto un pò d’acqua se necessario. Il tutto deve cuocere almeno tre ore e bisogna controllare di tanto in tanto che carne e cipolle non si attacchino al fondo.

Figli Mariti Amanti… Il Maschio Superfluo

0
Figli Mariti Amanti… Il Maschio Superfluo
Figli, Mariti, Amanti… Il Maschio Superfluo

In quanto al Maschio Superfluo, cui si accenna nel titolo, spero di non essere Io

Figli Mariti Amanti… Il Maschio Superfluo è una storia che si snoda in presa diretta come fosse un lungo piano sequenza, inizia di sera e prosegue con l’avanzare della notte all’interno di un sofisticato loft destinato a trasformarsi da dimora accogliente in territorio di scontri e riconciliazioni.
Una coppia, addestrata a battibecchi resi ormai innocui da una consolidata tradizione di schermaglie domestiche, subisce l’intromissione proditoria di una seconda coppia composta da una vecchio amico in perenne stato di necessità e da una sua recente e assai più giovane compagna. I due trascineranno a casa dei primi l’onda lunga di una litigata furibonda e impietosa che getterà anche costoro in un rutilante vortice di rinfacci senza esclusione di colpi dando corpo alla messa in campo di un alterco assoluto, denso di colpi di scena e tessuto da battute fulminanti. D’altronde, quando si è in presenza di un contenzioso ad alta temperatura, gli esseri umani, per difendersi, sanno affilare le armi verbali al punto che, nel pathos del momento, si rivelano addirittura capaci di comporre endecasillabi perfetti.
In Figli Mariti Amanti… Il Maschio Superfluo due relazioni – una coniugale, l’altra estemporanea – si fonderanno, dunque, in una girandola di malintesi e permalosità sino a ricomporre il paesaggio di una nuova armonia. Se più forte o più precaria della precedente è materia offerta alla discussione.

Figli Mariti Amanti… Il Maschio Superfluo di Simona Izzo per la regia di Ricky Tognazzi
con Giuseppe Manfridi e Kiara Tomaselli

[rev_slider Figli_Mariti_Amanti]

 

“In trent’anni di attività ho firmato la regia di circa trenta film e di una sola commedia, mentre di altre sono stato interprete. Da David Rabe a Stefan Berkoff, ho sempre prediletto testi di drammaturgia contemporanea, per lo più di ascendenza anglosassone (unica eccezione, ‘Art’ di Yasmine Reza). Comprensibile, visto che una parte di me è in quel mondo che affonda le sue radici, sia anagrafiche che culturali.
Ha senso ricordarlo al momento in cui affronto il mio primo copione di autore italiano. Anzi, di autrice. Anzi, di Simona. Sicché, della persona che più di ogni altra è mescolata al mio universo creativo in un febbrile rapporto di reciproche sollecitazioni (da trent’anni, in perfetta consonanza col mio curriculum professionale!). Ma a prescindere da questo, “Figli, mariti, amanti” ha molti tratti affini ai titoli con cui già mi sono confrontato. Innanzitutto, la straripante forza ritmica, l’esuberanza di dialoghi, l’incalzante capacità che hanno le battute di mordersi l’un l’altra.
A questo pensavo mentre Simona mi leggeva la prima versione del testo, nata di getto. La cosa merita di essere sottolineata poiché già racconta molto della commedia, che ha il suo marchio più vitale proprio in una verbalità magmatica, a tutto tondo. Tonificante e tossica al tempo stesso. Voci che si intrecciano le une alle altre maturando relazioni, caratteri, personaggi e, infine, una storia. Tant’è che il lungo lavoro successivo di revisione, le innumerevoli limature e correzioni, non hanno affatto stemperato questo tratto di irruenza originario. Semmai, lo hanno affinato al massimo grado.
Dalle voci in collisione mi è stato facile  immaginare lo scaturire, con prepotenza comica, di corpi, di fisionomie e di situazioni. Mi è stato anche facile intuire il calco reale di tante circostanze e di talune battute, come il tic di un amico o la fragilità di un altro. Le fonti umane, insomma; le persone che precedono i personaggi. Ma si sa: così si scrive, così si crea. Importante è che poi il testo sappia far dimenticare i suggerimenti della realtà e assumere carattere autonomo, offrendosi allo spettatore come un racconto in cui riconoscersi e immedesimarsi.„

Serata d’onore con Michele Placido e Maria Nazionale

0
serata d'onore con Michele Placido e Maria Nazionale
serata d'onore con Michele Placido e Maria Nazionale

Al Teatro Cilea di Napoli dal 21 al 24 gennaio 2016 Serata d’onore, un viaggio tra musica e poesia

Serata d’onore, un viaggio tra musica e poesia con uno straordinario Michele Placido con la partecipazione di una grandissima Maria Nazionale. Al Teatro Cilea di Napoli dal 21 al 24 gennaio 2016 Serata d’onore, un viaggio tra musica e poesia con versi di Neruda, Montale, D’Annunzio, Alighieri, Salvatore di Giacomo, Sergio Bruni. Quasi due ore di spettacolo, dove lo spettatore sarà preso per mano e condotto da Placido tra le più belle pagine della poesia e del teatro.

Uno spettacolo eccezionale, un recital che vuole essere un racconto, un dialogo tra artista e spettatori. Michele Placido interpreterà, poesie e monologhi di grandi personaggi. Ad accompagnare il Maestro in questo viaggio poetico musicale saranno Gianluigi Esposito (voce e chitarra) e il suo musicista Antonio Saturno ( chitarra e mandolino) che interpreteranno le più belle canzoni classiche napoletane di sempre dove lo spettatore sarà preso per mano e condotto tra le più belle pagine della poesia e del teatro. Il tutto nasce dalla consapevolezza che c’è bisogno di divulgare nel mondo la poesia e la musica italiana, in un momento storico particolare, dove la globalizzazione tende ad eliminare le varie identità. Michele Placido ha sentito l’esigenza, in questi anni, di raccontare la storia italiana attraverso film molto importanti ed ora, dopo 40 anni di successi ininterrotti, ha voluto fortemente realizzare questo recital che racchiude il meglio della cultura del nostro Paese, dal Sommo Dante, alla canzone napoletana.

Maria Nazionale

È conosciuta a livello internazionale per la partecipazione al film Gomorra, regia di Matteo Garrone, tratto dall’omonimo bestseller di Roberto Saviano; grazie a questa interpretazione riceve la nomination al David di Donatello 2009 come miglior attrice non protagonista.
Ha collaborato molto con Nino D’Angelo cantando insieme Senza Giacca E Cravatta, poi alla fine del 2009 recitano in Lacreme Napulitane di Mario Merola e al Festival di Sanremo 2010 cantano in coppia il brano Jammo jà.
Nel 2011 la canzone Ragione e Sentimento (di A. Casaburi – F. Chiaravalle) viene utilizzata tra le colonne sonore del film Tatanka.
Nel 2012 collabora con Francesco De Gregori, duettando con il cantautore romano nel brano Santa Lucia nell’album dal vivo realizzato con Ambrogio Sparagna, Vola vola vola. Nello stesso anno partecipa alla realizzazione di Señhora Evora, un disco tributo a Cesaria Evora, prodotto da Cristiano Malgioglio, in cui canta Tiempo y silencio.
Nel 2013 partecipa al Festival di Sanremo con i brani È colpa mia e Quando non parlo, classificandosi decima. Nello stesso anno viene pubblicato l’album Libera.

serata d'onore con Michele Placido e Maria Nazionale
serata d’onore con Michele Placido e Maria Nazionale

Michele Placido

Attore, regista e sceneggiatore italiano. A livello internazionale è conosciuto per il ruolo del commissario di Polizia Corrado Cattani interpretato nella serie TV La piovra. Ha vinto l’Orso d’argento per il miglior attore al Festival di Berlino per Ernesto e 4 David di Donatello.

Dà saggio delle proprie capacità recitative nei ruoli drammatici ddi pellicole come …e tanta paura di Paolo Cavara (1976), Un uomo in ginocchio di Damiano Damiani (1979) e in Tre fratelli di Francesco Rosi (1981). Nel 1983 interpretò il commissario di Polizia Corrado Cattani nel telefilm La Piovra di Damiano Damiani, personaggio che compare fino al quarto capitolo della serie televisiva. Il ruolo diede grandissimo impulso alla popolarità di Michele Placido. Nel 1985 interpreta il ruolo del killer mafioso Mario Vialone nel film Pizza connection di Damiano Damiani. Nuova popolarità gli viene nel 1989, anno in cui Placido interpreta l’eroico insegnante protagonista di Mery per sempre, di Marco Risi. Sarà lui ad interpretare poi Giovanni Falcone, magistrato ucciso dalla mafia nella strage di Capaci, nell’omonimo film di Giuseppe Ferrara. Negli anni novanta ha interpretato anche Lamerica (1994) di Gianni Amelio, Padre e figlio (1994) di Pasquale Pozzessere, La lupa (1996) di Gabriele Lavia, Un uomo perbene (1999) di Maurizio Zaccaro e Liberate i pesci (1999) di Cristina Comencini. Tra le sue ultime prove d’attore, L’odore del sangue (2004) di Mario Martone, Arrivederci amore, ciao di Michele Soavi, Le rose del deserto di Mario Monicelli, La sconosciuta di Giuseppe Tornatore e Il caimano di Nanni Moretti (2006), Piano, solo di Riccardo Milani, 2061 – Un anno eccezionale di Carlo Vanzina e SoloMetro di Marco Cucurnia (2007), Il sangue dei vinti di Soavi (2008), Baarìa di Tornatore (2009), Genitori & figli – Agitare bene prima dell’uso (2010) e Manuale d’amore 3 (2011), entrambi di Giovanni Veronesi.
Nel 1990 presenta al Festival di Cannes la sua prima opera come regista, Pummarò, sul problema dello sfruttamento lavorativo degli extracomunitari. Seguono Le amiche del cuore (1992), Un eroe borghese (1995), Del perduto amore (1998), Un viaggio chiamato amore (2002), Ovunque sei (2004), Romanzo criminale (2005), storia della banda della Magliana tratta dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, grande successo in Italia e ottimamente accolto anche alla Berlinale 2006, Il grande sogno (2009), film sul ’68 parzialmente autobiografico, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Vallanzasca – Gli angeli del male (2010), sulla storia del bandito Renato Vallanzasca, Il cecchino (2012) e La scelta (2015).
Nel 2008 riceve il Premio Città dei Cavalieri di Malta.
Nel 2009 ha ricevuto il Premio Federico Fellini 8 1/2 per l’eccellenza artistica al Bif&st di Bari e nel 2011 il Premio per i 40 anni di carriera dal Foggia Film Festival.

Nini Salerno vi consiglia O Per e O Muss

2
O per e O Muss
O per e O Muss

In occasione dello spettacolo Forbici e Follia abbiamo incontrato l’attore Nini Salerno  che a pranzo ci consiglia di mangiare O Per e O Muss. O Per e O Muss, tradotto significa letteralmente il piede e il muso, dove il muso è del vitello e il piede è del maiale.

Questo piatto è della tradizione povera campana e napoletana in particolare, quella in cui non si buttava via nulla. Queste frattaglie povere vengono prima depilate accuratamente, poi bollite, raffreddate, tagliate in piccoli pezzi e servite fredde condite con sale e succo di limone. Secondo i gusti, il condimento de O Per e O Muss può prevedere anche l’aggiunta di finocchi, lupini, olive e peperoncino.

Questo piatto di cultura popolare è diffuso in tutta la Campania e si trova nelle macellerie, mentre già preparato è reperibile nelle botteghe tradizionali. Ma è diffuso soprattutto nelle postazioni ambulanti di cibo di strada, come banchetti o carretti. Per salare O Pèr e O Muss, veniva usato dagli ambulanti un utensile particolare che oggi è sempre più raro vedere, un corno di bue bucato all’estremità.

O Pèr e O Muss è un cibo non grasso, quindi adatto anche a regimi alimentari ipocalorici.

[embedyt] http://www.youtube.com/watch?v=NgVOgGn-M8I[/embedyt]

La ricetta di O Per e O Muss

INGREDIENTI
per 1 persona:
100 gr di calcagno di vitello o maiale
100 di muso di vitello
sale
limone

PROCEDIMENTO
Con un coltello molto affilato tagliare delle fettine sottilissime come il prosciutto.
Sistemare le fettine di muso e piede in un piatto piano, oppure, secondo la tradizione, versarli in un classico cuppitello, in pratica un cono di carta oleata
Condire con sale e limone q.b.
Si possono aggiungere ortaggi vari crudi, tagliati a listarelle tipo carote, sedano e pomodoro

Il piede e il muso si acquistano già cotti, meglio se da un rivenditore di fiducia perché è necessario che siano preparati a regola d’arte, vengono bolliti direttamente allo stabilimento di frattaglie dopo la macellazione

Forbici&Follia con Nini Salerno e Nino Formicola

1
Forbici e Follia

[embedyt] http://www.youtube.com/watch?v=2F6gS0uj8hk[/embedyt]

Forbici&Follia con Nini Salerno e Nino Formicola è un gioco di contrasti e di tante possibili verità. Forbici&Follia è un salone da coiffeur, di una città italiana. Anzi… della città in cui si rappresenta lo spettacolo. Forbici&Follia è il racconto di un giorno come tanti altri. Anzi… del giorno in cui si svolge la rappresentazione. Il giorno in cui la tranquilla vita di pettegolezzi che scorre allegramente fra le avances del parrucchiere a tutti i clienti maschi, e i piccoli sogni della sua aiutante -che ha, forse, una relazione con un equivoco antiquario- viene interrotta dall’assassinio della vecchia pianista che vive al piano di sopra, ed è anche la proprietaria di tutto l’edificio. Ma, colpo di scena, tutti i presenti hanno un movente che giustificherebbe il delitto, ed hanno avuto la possibilità di compierlo. E si scopre che, in realtà, due clienti sono poliziotti in borghese e devono arrestare il colpevole… Come? Con la collaborazione degli spettatori/testimoni oculari, che possono risolvere il mistero, grazie a ciò che hanno visto accadere, e alle domande che sapranno porre. Forbici&Follia è uno spettacolo con due nature contrapposte che si rafforzano a vicenda: quella del racconto giallo, che deve portare a capire chi sia l’assassino, e quella della comicità che scaturisce dal gioco di interazione col pubblico, che non viene mai forzato alla partecipazione, ma si appassiona progressivamente nel meccanismo, fino a diventare l’unico possibile giudice. Uno spettacolo che si avvale di interpreti con la doppia natura della prosa e del cabaret, per poter sostenere il rigore del racconto e la freschezza dell’improvvisazione. E di un regista che da anni riesce a far convivere le collaborazioni col Piccolo di Milano, con la direzione di tanti campioni della risata. Uno spettacolo che non può che essere un’esplosione dinamica, assolutamente diversa di sera in sera.

[rev_slider forbici_e_follia]

Gigi Finizio inizia l’anno nuovo cantando per Napoli

0
Gigi Finizio inizia l'anno nuovo cantando per Napoli
Gigi Finizio inizia l'anno nuovo cantando per Napoli

Gigi Finizio inizia l’anno nuovo cantando per Napoli. L’artista partenopeo, infatti, dalle ore 2:00 della notte di Capodanno sarà sul palco del Teatro Cilea per trascorrere insieme al pubblico le prime ore del 2016, sulle note delle sue canzoni più belle.

Dal 31 notte e fino al 3 di gennaio la buona musica sarà protagonista, sul palcoscenico del Teatro Cilea, con il concerto “ Le nostre… EMOZIONI“ diventando così un regalo, un momento da condividere per festeggiare al meglio l’arrivo del nuovo anno.

“ Sono più che contento – dice Biagio Izzo, direttore artistico del Teatro- di iniziare l’anno con Gigi Finizio, mio caro amico e grande artista. La scelta di salutare l’anno passato per accogliere il nuovo sulle note delle sue canzoni più belle degli anni ’80 fino ad arrivare alle contemporanee è l’auspicio di affrontare il 2016 con un po’ più di leggerezza, che non vuol dire superficialità, e amore per ciò che si ha, con la presunzione che il nostro lavoro di artisti regali due ore di tempo ben vissuto.”

Passare il Capodanno al Teatro Cilea è una bella idea! E’ lo slogan, che accompagna la stagione del teatro vomerese, rivisitato per la notte del 31 dicembre, che vede protagonista Gigi Finizio.

 

INFORMAZIONI E COSTI

Notte di Capodanno ore 02:00
Il costo del biglietto per la platea: euro 55,00
Il costo del biglietto per la galleria: euro 45,00

Venerdì 1 Gennaio e Sabato 2 Gennaio ore 21:00
Il costo del biglietto per la platea: euro 45,00
Il costo del biglietto per la galleria: euro 35,00

Domenica 3 Gennaio ore 18:00
Il costo del biglietto per la platea: euro 45,00
Il costo del biglietto per la galleria: euro 35,00

Per ulteriori informazioni
www.teatrocilea.it  | Tel.081.7141508

Panettone farcito con l’albicocca pellecchiella

0
pannettone farcito con l'albicocca pellecchiella
pannettone farcito con l'albicocca pellecchiella

Il panettone farcito con l’albicocca pellecchiella, un prodotto genuino, fresco e ricco di passione, che toglie il primato di bontà ai più tipici panettoni milanesi.
A pochi kilometri da Napoli, adagiata sul declivio del monte Somma a nord del Vesuvio, troviamo Somma Vesuviana, un ridente comune della provincia napoletana che ha avuto ed ha conservato il maggior numero di testimonianze archeologiche storiche, artistiche ed architettoniche.
Qui nel laboratorio dell’antica pasticceria Masulli troviamo il maestro pasticcere Antonio Masulli che ha ideato prodotto il panettone farcito con l’albicocca pellecchiella.
La pellecchiella del Vesuvio o albicocca vesuviana è un frutto antico, prelibato. Cresciuta e maturata nelle soleggiate terre Vesuviane, è un prodotto d’eccellenza della Regione Campania. In dialetto vengono chiamate “crisommole”, un termine di origine greca o meglio alessandrina.
Questa particolare albiccocca che matura tardivamente rispetto alle altre varietà, viene poi candita con una particolare lavorazione a freddo, “cuocendola” ad una temperatura di poco sopra allo zero in particolari vasche di alluminio; permettendo all’albicocca pellecchiella di mantenere tutta la sua freschezza ed il suo sapore come appena colta.
Un prodotto così particolare che ha ispirato la creatività del maestro pasticcere Antonio Masulli, con la creazione del suo panettone, prodotto artigianalmente utilizzando solo prodotti di ecellenza. L’eccellenza di questo panettone risiede oltre che nei prodotti tutti selezionati secondo rigorosi criteri dettati dallo stesso Masulli, anche nella lavorazione della pasta realizzata con un lievito madre di cento anni, seguento ritmi di lievitazione lenti, che garantiscono di mantenere la fragranza e la naturalezza del sapore genuino dell’albicocca pellecchiella.
Se vi trovate dunque a Somma Vesuviana, dopo esser andati  a visitare il borgo medioevale, cinto dalle poderose mura, fatte innalzare da re Ferrante D’Aragona nel 1467; fermatevi dunque ad assaporare una fetta di panettone farcito con l’albicocca pellecchiella, al numero 21 di via Gramsci alla caffetteria e pasticceria Masulli
Se invece non avete la possibilità di andare in questi giorni alla pasticceria Masulli potete avere il famoso panettone farcito con l’albicocca pellecchiella visitando il sito altissimolivello.it

Vi regaliamo Un Sorriso Indimenticabile di Carlo Bernari

0
vi regaliamo Un sorriso indimenticabile di Carlo Bernari
Un sorriso indimenticabile di Carlo Bernari

Un sorriso indimenticabile di Carlo Bernari è un racconto sul potere del sorriso. A volte non bastano tutte le parole del mondo per dire ciò che solo con la semplicità di un sorriso si può raccontare.

Un sorriso indimenticabile è il primo di una serie di racconti che vogliamo regalarvi per farvi meglio conoscere lo spirito napoletano. Con questo romanzo ambientato tra Napoli e Gaeta, in un’epoca in cui un sorriso poteva ancora confondersi fra cento altri sorrisi vi presentiamo Carlo Bernari.

Per scaricare il racconto basta clikkare sul bottone

[purchase_link id=”2143″ style=”button” color=”inherit” text=”Acquista Un Sorriso Indimenticabile”]

Carlo Bernari nasce a Napoli nel 1909 da una famiglia di piccoli imprenditori d’origine francese. La sua formazione culturale terminò da autodidatta in quanto fu espulso da tutte le scuole. Carlo Bernari era una persona dal carattere difficile e restio al rispetto delle regole. Iniziò la sua attività di romanziere e giornalista firmando articoli sotto vari pseudonimi e guadagnandosi da vivere vendendo libri antichi. Fondò a Napoli, dove era in contatto con Francesco Flora, insieme a Guglielmo Peirce e Paolo Ricci il movimento culturale d’opposizione Udaismo (Unione Distruttivisti Attivisti).

Nel 1930 Carlo Bernari si trasferisce a Parigi. Era attirato dal gran movimento di cultura ed arte che si trovava nel capoluogo francese, con le tante avanguardie ed in particolare con il surrealismo di André Breton. Ritornato in Italia sentì l’esigenza di dar voce alle problematiche che provenivano dal mondo operaio. Nel 1934 scrisse il romanzo di ampio respiro dal titolo “Tre operai” dove riuscì, a non cedere alle lusinghe del populismo. L’opera descriveva la classe operaia impossibilitata a condurre una vita dignitosa. Carlo Bernari in rapporto sempre critico con il potere dominante, a causa degli argomenti trattati, l’opera assume un certo carattere di eversione riuscendo ad allarmare Mussolini, tanto da far calare sullo scrittore e sul libro il bavaglio della censura fascista.

Nel 1939 lo scrittore fondò a Milano, con Cesare Zavattini e Alberto Moravia la rivista Tempo. Dopo alcuni libri anticipatori della letteratura contemporanea e chiusa la parentesi della lotta clandestina al regime, la produzione letteraria del Bernari riprenderà prolifica nel dopoguerra con Speranzella 1949, romanzo neorealista che vincerà nel 1950 il Premio Viareggio.

Coi successivi romanzi “Era l’anno del sole quieto” (1964), “Tanto la rivoluzione non scoppierà” (1974), “Il giorno degli assassinii” (1981), Bernari affronterà temi scottanti sempre in forte e visionario anticipo sui tempi: la questione meridionale viene vista in tutta la sua inestricabilitá nel romanzo del 1964 “Era l’anno del sole quieto” proprio mentre veniva inaugurata la Cassa del Mezzogiorno. E mentre il PCI di Berlinguer trionfava alle elezioni politiche, Bernari vedeva il tramonto dell’ideale rivoluzionario attraverso la storia di un intellettuale comunista che, in “Tanto la rivoluzione non scoppierà”, si trasforma in una sorta di clown per movimentare le cene dei “comendatur” milanesi. La stagione del terrorismo è alle porte e con “Il giorno degli assassinii” del 1980, romanzo che scatena un putiferio perché partendo dal caso del Mostro di Napoli, un triplice omicidio negli ambienti della Napoli-bene della metà degli anni settanta, contribuisce alla assoluzione del presunto colpevole Domenico Zarrelli.

 

 

 

Chiesa di San Pietro a Maiella

0
La fotografia mostra l'interno della Chiesa di San Pietro a Maiella e, in particolare, il soffitto cassettonato intagliato e dorato, nel quale sono inserite le tele di Mattia Preti
La fotografia mostra l'interno della Chiesa di San Pietro a Maiella e, in particolare, il soffitto cassettonato intagliato e dorato, nel quale sono inserite le tele di Mattia Preti

La Chiesa di San Pietro a Maiella, costruita per volere del cavaliere Giovanni Pipino di Barletta nei primi anni del Trecento, è dedicata a Pietro da Morrone, eremita sulla Maiella

La Chiesa di San Pietro a Maiella, costruita per volere del cavaliere Giovanni Pipino di Barletta nei primi anni del Trecento, è dedicata a Pietro da Morrone, eremita sulla Maiella, diventato papa, nel 1313, con il nome di Celestino V.
La chiesa, nel corso degli anni, ha subito molti cambiamenti: spostamento in avanti della facciata, aggiunta di due cappelle per lato, adattamento ai nuovi canoni estetici del barocco, rialzamento della zona absidale, ripristino della decorazione originaria.
Sul lato sinistro, è possibile ammirare il campanile trecentesco, terminante con una cuspide.

L’interno della Chiesa di San Pietro a Maiella è a tre navate con transetto

L’interno della Chiesa di San Pietro a Maiella è a tre navate con transetto. Molto bello è il soffitto cassettonato intagliato e dorato, nel quale sono inserite le tele di Mattia Preti, raffiguranti Episodi della vita di Celestino V nella navata e, invece, nel transetto, scene di Santa Caterina d’Alessandria.
Merita attenzione anche l’altare maggiore, disegnato da Cosimo Fanzago e il pavimento maiolicato della prima cappella, situato a sinistra del presbiterio. Della decorazione trecentesca si conservano due cicli e un pannello con l’immagine della Madonna del Soccorso.

Chiesa di San Pietro a Maiella ed il convento oggi sede del Conservatorio

Annesso alla chiesa c’ è il convento, che dal 1826 è sede del Conservatorio di Musica di San Pietro a Maiella, che ha avuto come allievi celebri compositori e musicisti. I chiostri sono due: il primo, risalente al 1660 circa, immette, attraverso un corridoio sulla destra al secondo chiostro. Quest’ultimo conduce alla biblioteca e al museo del conservatorio di San Pietro a Maiella. La biblioteca custodisce manoscritti rari, un fondo di manoscritti con autografi risalenti ai secoli XVII e XVIII, autografi prevalentemente di musicisti della scuola napoletana, alcuni incunaboli, una raccolta di libretti d’opera ed edizioni musicali risalenti ai secoli XVI e XVII. Il museo conserva ritratti di musicisti, strumenti antichi, il pianoforte su cui Giuseppe Martucci componeva, un calamaio appartenuto a Domenico Scarlatti e un leggio su cui Gioacchino Rossini compose il melodramma Semiramide.