martedì 14 Maggio 2024
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Italian Love Dream

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Italian Love Dream
Italian Love Dream

Sabato 27 Febbraio alle ore 21:00 si terrà, presso il teatro Il Primo di Napoli, il concerto intitolato Italian Love Dream del cantautore Luca Sorrento messo in scena in formazione quartetto.

Italian Love Dream è uno spettacolo che fa parte della rassegna “Napoli Underground” e racconta le mille sfumature dell’Amore, attraverso un’accurata selezione di famosi brani scelti dal repertorio della musica leggera Italiana dagli anni ‘30 ad oggi. Sonorità del passato proposte con eleganza e messe in scena in chiave riarrangiata e con nuove sonorità ricercate.

La voce del cantautore Luca Sorrento sarà accompagnata da un trio poliedrico d’eccezione: i maestri Ciro Cino al pianoforte, Igor De Martino alla chitarra e Luca Mignano alla batteria.
Per rendere completo il racconto d’Amore, una voce femminile, quella di Maria Borriello, leggerà alcuni versi appassionati, sognanti, malinconici, innamorati.

Lo spettacolo Italian Love Dream anticipa l’uscita dell’omonimo lavoro discografico su etichetta Europhone Records.

“É stato faticoso ma molto divertente ideare questo spettacolo. – ci racconta Luca Sorrento – La ricerca e la realizzazione dei brani é stato un viaggio vero e proprio per trovare un modo personale di esprimere il tema universale dell’Amore –

Italian Love Dream 27 febbraio ore 21 Teatro Il Primo di Napoli

LUCA SORRENTO (nome d’arte di Luca Esposito), classe 1983, è un cantautore di origini partenopee.

Per Luca Sorrento la passione per la musica e soprattutto per il canto ha inizio sin da bambino, tramandata dal nonno materno che fu membro del coro del Teatro San Carlo di Napoli .
All’età di 19 anni inizia un percorso di studi, dapprima nell’Accademia Sonora di San Giorgio a Cremano e poi presso il “Centro della voce” dove si specializza con il Maestro Ciro Caravano, componente dei “Neri Per Caso”.
Nel maggio del 2006 prende parte al musical “Quartieri Spagnoli Set” debuttando al Palapartenope di Napoli.
Dal 2007 approfondisce la tecnica vocale e gli aspetti fisiologici della voce sotto la guida del maestro Francesco Ruocco.
Nel 2008 entra a far parte del progetto “Blue Gospel Singers” come corista e solista in diversi eventi e concerti su tutto il territorio nazionale.
Oltre allo studio del canto Luca Sorrento affianca laboratori teatrali diretti da Gianfranco Gallo e Manuela Schiano Lomoriello – e stage sul tema “Musical” con il docente Marco D. Bellucci direttore del Musical Theatre Accademy di Roma.
Tra le più importanti partecipazioni televisive ricordiamo “Ti lascio una canzone” su Rai 1, “Punto su di te” sempre su Rai1, “Italia’s Got Talent” su Canale5 e “Mezzogiorno in Famiglia” su Rai 2.
Tra i festival canori più prestigiosi presi parte da Luca ci sono il piazzamento alle selezioni finali del “Premio Mia Martini 2012” e la vittoria al “Premio Piazza Campania”.
A Novembre 2013 vince il Dream Music Festival, in onda su Italia Mia Television, con il suo singolo “Non so più Fingere”, attualmente disponibile sugli store digitali insieme al nuovo singolo “Nella Tela” su Etichetta Europhone Records e prende parte nella città di Torino al concerto “Hope for Denis”.
Nel dicembre 2014 la sua prima performance live in Francia al Festival Fantasie Italiane in Charleville ed in Svizzera nella città di Thun.
Nel 2015 entra a far parte della compagnia teatrale di Leonardo Ippolito. Attualmente è in cartellone con due spettacoli che lo vedranno in scena a dicembre al Teatro Totò e a marzo al Teatro Delle Palme di Napoli.
Attualmente è in fase di ultimazione il suo nuovo lavoro discografico con l’etichetta Europhone Records con la produzione di Jerry de Concilio, già produttore di M’Barka Ben Taleb e discografico di Gianni Lamagna, Gianluca Campanino, Salvatore Gatto e Fede’n’Marlen.

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Se volete conoscere meglio Luca Sorrento ecco come contattarlo:
Facebook Luca.Sorrento.official
Youtube Luca Sorrento

La Venere dei terremoti di Manlio Santanelli

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25 febbraio al Teatro Elicantropo di Napoli La Venere dei terremoti di Manlio Santanelli Il cimento amoroso di Luigino Impagliazzo e Fortuna Licenziati raccontato da Roberto Azzurro con il contrappunto musicale di Rebecca Lou Guerra
25 febbraio al Teatro Elicantropo di Napoli La Venere dei terremoti di Manlio Santanelli Il cimento amoroso di Luigino Impagliazzo e Fortuna Licenziati raccontato da Roberto Azzurro con il contrappunto musicale di Rebecca Lou Guerra

Giovedì 25 febbraio 2016 al Teatro Elicantropo di Napoli: La Venere dei terremoti di Manlio Santanelli
Il cimento amoroso di Luigino Impagliazzo e Fortuna Licenziati raccontato da Roberto Azzurro con il contrappunto musicale di Rebecca Lou Guerra

La storia, La Venere dei terremoti di Manlio Santanelli, sottotitolata come Il cimento amoroso di Luigino Impagliazzo e Fortuna Licenziati, si svolge a Napoli, tra le impervie e affascinanti strade di una città vivace e coinvolgente, così come suggestiva e allo stesso tempo coinvolgente è la scrittura che l’autore utilizza per questo racconto.

Le smaniose peripezie amorose di un impiegato, innamoratosi della donna di un boss, prendono vita ne La Venere dei Terremoti, il racconto di Manlio Santanelli messo in scena da Roberto Azzurro, programmato al Teatro Elicantropo di Napoli da giovedì 25 febbraio 2016 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 28), presentato da Eventi Mediterranei e Ortensia T.
Siamo a Napoli, nel 1980, e Luigino Impagliazzo è un piccolo uomo, apparentemente senza qualità, che trascorre la sua vita ordinaria senza un sussulto, fino al giorno in cui incontra l’ammaliante Fortuna Licenziati, formosa e irresistibile amante di un boss malavitoso.
Anni di frequentazioni con il teatro e la narrativa di Manlio Santanelli, hanno fatto si che Roberto Azzurro decidesse di portare in scena “La Venere dei terremoti”, sfida davvero audace, trattandosi di un lungo racconto nato per la pagina scritta.

Un piccolo viaggio nella suggestione del racconto come forma di comunicazione, la più antica, la più contemporanea, la più rischiosa, la più seducente.
Il racconto si snoda attraverso la parola che si fa senso, suono e immagini verbali, e che, a tratti, lascia intravedere il protagonista della storia, il vivace eppur malinconico Luigino Impagliazzo, proiettandoci quasi nella sua testa, nella sua immaginazione, a tu per tu con il turbolento circo colorato e un po’ folle che si scatena nella psiche di un piccolo uomo, innamorato di una fin troppo bella “femmina”.
Nella messa in scena di Roberto Azzurro, le parole di Santanelli saranno contrappuntate dal pianoforte di Rebecca Lou Guerra, giovane pianista Toscana d’eccezione, che affiancherà la narrazione con una partitura musicale, da Beethoven a Bach fino a Mozart, intrecciando alle spericolate parole le, ancor più, spericolate crome e biscrome della Grande Musica.
La rappresentazione si colloca nell’ambito del progetto di Roberto Azzurro relativa alla parola scritta che diventa parlata, dunque alla letteratura che diventa teatro. L’incontro tra il Narratore e il protagonista della storia, Luigi Impagliazzo, avviene sotto gli occhi degli spettatori, e insieme con lui assisteremo all’incarnarsi di tutti i personaggi che accompagnano la storia.

Per maggiori informazioni Teatro Elicantropo

Calderón di Pier Paolo Pasolini

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Calderòn di Pier Paolo Pasolini regia di Francesco Saponaro
Calderòn di Pier Paolo Pasolini regia di Francesco Saponaro

Al Teatro Nuovo di Napoli Il regista Francesco Saponaro porta in scena Calderón di Pier Paolo Pasolini, amore, incesto, follia e rivoluzione ai tempi della Spagna franchista, attraverso le travagliate vicende di Rosaura

Pasolini iniziò a scrivere Calderòn (e le altre cinque tragedie) in un periodo di riposo forzato, immobilizzato al letto da un’ulcera allo stomaco, e di disorientamento. In lui, il poeta e il romanziere, infatti, nella seconda metà degli anni Sessanta, avevano smarrito i destinatari e tacevano da un po’.
Col Calderòn Pasolini si rivolge direttamente all’odiata borghesia, ovvero al pubblico che solitamente frequentava i teatri, con un piglio volutamente e orgogliosamente politico e polemico, riferendosi ad avvenimenti di stretta attualità in quegli anni.
Amore, incesto, follia e rivoluzione ai tempi della Spagna franchista, vengono narrati attraverso le travagliate vicende di Rosaura, che si risveglia, dimentica di sé stessa, in differenti condizioni sociali, da cui, inesorabilmente, è impossibile evadere.
Il dramma di Pasolini, idealmente ispirato a La vida es sueño di Pedro Calderón de la Barca, ambienta l’azione in Spagna, ai tempi del franchismo, in tre contesti sociali diversi, aristocratico, proletario, medioborghese, mettendo in scena il tema dell’impossibilità di evadere dall’universo costrittivo della propria condizione sociale.
“La grande forza intellettuale di Pasolini – così il regista Francesco Saponaro – è quella di avere riferimenti altissimi ed essere, allo stesso tempo, uno spirito innamorato della vitalità, anche plebea, della sua forza pulsionale. Lavorare sul Calderón è una sfida, innanzitutto per la complessità del testo di Pasolini, il primo scritto per il teatro. Un dramma pervaso dal rapporto feroce tra individuo e potere, dal dubbio e dallo smarrimento, in una costante alternanza fra realtà e allucinazione”.
A fare da sfondo alla vicenda è il capolavoro Las Meninas di Velázquez, dipinto prepotente e ambiguo, che rimanda al profondo rapporto dell’autore con le arti figurative.
“Con Calderón, Pasolini ci propone un copione sovversivo – continua il regista Saponaro – perché accompagna le regole del teatro convenzionale borghese, che negli anni ’60 andava per la maggiore, con un intreccio e una complessità linguistica che attraversano molteplici fenomeni, chiaramente derivati dalla sua esperienza intellettuale”.

Il Calderón di Pier Paolo Pasolini, in scena al Teatro Nuovo di Napoli da mercoledì 24 febbraio 2016 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 28), con la regia di Francesco Saponaro, prodotto da Teatri Uniti in collaborazione con l’Università della Calabria.
In scena Andrea Renzi, Maria Laila Fernandez, Clio Cipolletta, Francesco Maria Cordella, Luigi Bignone e Anna Bonaiuto (che interagisce in video). Le scene sono di Lino Fiorito, i costumi di Ortensia De Francesco, le luci di Cesare Accetta, il suono di Daghi Rondanini.

Io senza giacca e Cravatta

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io senza giacca e cravatta
TEATRO CILEA, NAPOLI SPETTACOLO DI NINO D'ANGELO IO SENZA GIACCA E CRAVATTA FOTO PIETRO MOSCA

Sarà presentato stasera a Napoli, al Teatro Cilea, in anteprima nazionale lo spettacolo di Nino D’Angelo; Io senza giacca e cravatta.

Da stasera e fino al 28 febbraio 2016 il nuovo spettacolo scritto e diretto dall’artista partenopeo e prodotto dal Teatro Cilea, in collaborazione con Pragma, porta in scena un teatro musicato, un excursus musicale, di brani suoi e di altri grandi poeti come Sergio Bruni, Pino Daniele, Giovanni Capurro e Raffaele Viviani che si va ad intrecciare nella drammaturgia dello spettacolo.

Io senza giacca e Cravatta è uno spettacolo che racconta di un quartiere di Napoli, San Pietro a Patierno, di un tempo che va dagli anni ‘60 ai nostri giorni, di una realtà che tocca i ricordi, quelli nostalgici, ma anche quelli divertenti che hanno accompagnato un ragazzo che poteva fare il cantante o lo “scarparo” (il quartiere era importante per la produzione di scarpe).
Il nuovo allestimento di Nino D’Angelo è un viaggio nei ricordi, in una cartolina che fotografa un passato e il suo presente.
“ Una notte, preso dal sentimento del passato – spiega Nino D’Angelo- mi ritrovai nella strada del mio quartiere, San Pietro a Patierno. L’appuntamento era con i ricordi, ma ad aspettarmi trovai la delusione. La casa dove mi vantavo di essere nato non c’era più. Le crepe del tempo l’avevano demolita con tutte le immagini dei miei affetti speciali che, per un attimo, demolirono anche me e la mia memoria. Da questo sentimento nasce la voglia e l’idea di creare IO SENZA GIACCA E CRAVATTA, il mio nuovo spettacolo di musica e teatro. Sarà la mia voce fuori campo e il concerto nel vico ad accompagnare l’infanzia e l’amicizia eterna. Così come il canto accorato che arrivava dalle botteghe degli “scarpari” sarà il principio della mia passione, la musica”.

Il ritorno del Maestro Barbaro al Teatro Bolivar

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il ritorno del maestro Barbaro al Teatro Bolivar
il ritorno del maestro Barbaro al Teatro Bolivar

Il 12 Febbraio ore 21,00 il ritorno del Mestro Barbaro al Teatro Bolivar con la sua Tammora

Al Teatro BolivarAtteso il grande ritorno al teatro del Maestro Barbaro dopo molti anni di assenza,
da “Accussì nascette Partenope” , dopo varie tournée e progetti e spettacoli e continui impegni
fra l’estero e l’Italia, il maestro Barbaro ritorna al teatro Bolivar con la sua paranza, per rappresentare
uno spettacolo sulla tradizione, la sua vita!

Al centro delle composizioni del Maestro Barbaro si trova la fusione dei diversi generi musicali napoletani nel rispetto della tradizione. Per molti anni il Maestro Barbaro ha compiuto ricerche e studi nel campo musicale e della canzone napoletana, arrivando a capire che esiste una complessa diversità tra la canzone scritta ‘dentro e fuori le mura’.
Secondo il Maestro Barbaro, la musica popolare è energia della terra in un rapporto animistico con la fede, l’animale e la collettività, mentre nella canzone classica si trova la solarità sentimentale di un romanticismo che porta all’espressione più profonda di emozioni, talvolta gioiose, talvolta malinconiche, che comunicano ciò che ogni persona può ‘sentire’ in un amore che può innalzarti estaticamente o distruggerti con la delusione.

La musica popolare quindi, si può fondere con la canzone classica napoletana per completarsi in un’azione sensibile che si unifica in un’unica poesia foriera tanto di cultura che di forti sensazioni. E’ per questo motivo che nel repertorio del Maestro Barbaro vi sono brani delle due culture che esegue con una interpretazione che ne trasmetta tutta l’intensità e l’essenza.

Per il Maestro Barbaro il suono della tammorra è musica del sole, che nasce dall’anima: è un ‘io’ che si racconta, risvegliato da intime emozioni in un rapporto catartico che lo riporta a ricordi ancestrali misteriosi, e forse possiamo capire meglio il rapporto fra il Maestro e lo strumento musicale a lui così caro, la Tammora, da lui stesso definito “soggetto musicale” con questa frase
<< Spesso il pubblico mi chiedeva quando avrei fatto tuonare di nuovo il teatro ed io preso
da altri impegni temporeggiavo, fino a quando, all’improvviso ho sentito la mia tammorra vibrare
entrando in una sala!!!>>.

Per maggiori informazioni sullo spettacolo
Teatro Bolivar,
Tel 081 5442616
Via Bartolomeo Caracciolo 30, Napoli

Un carnevale alternativo

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Un carnevale alternativo
Un carnevale alternativo

Per vivere un carnevale alternativo sabato 6 febbraio al Moses Club per la prima volta a Napoli, il dj e producer ungherese REELOW

Un carnevale alternativo con la star che ha fatto ballare Ibiza, Londra e Berlino…

Un carnevale alternativo al ritmo di tech house, dance ricercata e techno di tendenza, nel solco della club culture più raffinata. Tutto da ballare e rigorosamente in maschera. Sabato 6 febbraio a partire dalle 23.00 ora di Napoli, Iconoclast events presenta al Moses Club di Napoli l’Alternative Carnival Party. Star della serata il dj e produttore magiaro Reelow, per la prima volta in Campania, anticipato dal “back 2 back” dei napoletani SSIGILLI+VISCOVO.
Nato in Ungheria, ma da anni residente in Spagna, Reelow – al secolo Károlyi Renato – è uno dei più audaci dj e producer europei, al vertice delle top chart di settore. Entrato nella scena underground della tech house nel 2011, la sua crescita musicale lo ha trasformato in uno dei nomi più conosciuti a Budapest e lo ha lanciato sui dancefloor dei migliori club al mondo, dal Ministry of Sound di Londra alla Loftus Hall di Berlino, dal Garage di Liverpool ai vari Privilege, Sankeys e Pacha di Ibiza, fino al Sonar diBarcellona, il festival di riferimento dell’elettronica europea. Di recente si è esibito anche negli Stati Uniti, in Canada e in Messico.
Dotato di uno stile personalissimo, il suo sound non si limita a un solo genere, ma incorpora varie influenze: house, breakbeat, techno, hip-hop, dub e soul. Ha pubblicato per le maggiori etichette di settore come Time Has Changed, Moan, Serkal, Inmotion Music, Kosmophono e Hopeless, sfornando grandi remix con linee di basso corpose, riff indelebili e ritmi incalzanti. Vanta un incredibile catalogo di produzioni musicali, ispirato dai più seguiti deejay del momento: Marco Carola, Adam Beyer, Oxia, Joseph Capriati, Shomi Aber, Anja Schneider, Robert Dietz, Hector, DJ Sneak, solo per citarne alcuni.
Per la sua prima volta a Napoli ha scelto l’Alternative Carnival Party. Un carnevale alternativo organizzato da Iconoclast events, associazione che attraverso l’ideazione e l’organizzazione di eventi artistici e culturali, intende costruire una realtà alternativa nella scena underground partenopea. La serata verrà introdotta dal dj set di Stereout.

Biglietto d’ingresso 8 euro, per informazioni: tel. 3287157517

I Ditelo Voi In Horror Comedy

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I Ditelo Voi in Horror Commedy
I Ditelo Voi in Horror Commedy

I Ditelo Voi In Horror Comedy con I Ditelo Voi, Rita Corrado E Federica Totaro. Scritto e Diretto da I ditelo voi e Francesco Prisco, dal 4 al 14 febbraio al Teatro Cilea

I loro tormentoni sono famosi in tutta Italia, i personaggi tra i più apprezzati in tv, tornano a teatro i Ditelo Voi in Horror Comedy,  uno spettacolo prodotto dalla Tunnel.
Dopo “I Gomorroidi”, il trio di comici cambia completamente scenario e si cimenta in una commedia horror, pensata anche per i più giovani, che muove dalle pellicole americane ma che si caratterizza per una simpatia ed una risoluzione tutta partenopea.
La storia coinvolge tre amici a cui la fortuna non ha mai sorriso che tentano di vincere una un weekend “all inclusive”, messo in palio da una marca di patatine, presso una lussuosissima villa del ‘700. Per uno strano scherzo del destino i tre vincono l’agognato premio che si rivelerà però un vero incubo. Tra canti dall’oltretomba, frastuoni di catene, oggetti che si animano, fughe al buio e lotte contro orribili presenze, la villa diventerà un esilarante campo di battaglia.
Ma se in un film americano i protagonisti lotterebbero con coraggio ed intraprendenza, i nostri tre sfigatissimi eroi, facendo ricorso alla proverbiale arte di arrangiarsi, avranno la meglio sul male grazie a buffi scongiuri, soluzioni improbabili e strampalati riti di esorcismo.

“Si può uccidere il male seppellendolo di risate”, è quello che sostiene da sempre Stephen King, indiscusso maestro del brivido, ed è esattamente ciò che accade con I Ditelo Voi in Horror Comedy, un irresistibile mix di paura e comicità

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La fortuna non è mai stata dalla parte di Lello, Mimmo e Francesco, tre amici di vecchissima data. Anzi, pare proprio che la scalogna si sia divertita a prenderli di mira. E, così, per loro è azzardato pure solo sperare di vincere il premio di un concorso indetto da una marca di patatine: un weekend in “all inclusive” presso una lussuosissima villa del ‘700, immersa nella tranquillità delle colline senesi. L’ideale per evadere dai problemi di tutti i giorni e, perciò, decisi a levarsi questa soddisfazione ed invertire la sfortunata tendenza, prosciugano le loro già esigue risorse economiche comprando tutte le buste di patatine di Napoli e provincia! Il risultato, purtroppo, non è quello sperato. In nessuna delle buste compare il tanto agognato tagliando vincente.
Dopo la grande abbuffata di chips, afflitti e ormai senza più un quattrino, non credono ai loro occhi quando si ritrovano davanti una bambina con quella che potrebbe essere l’unica busta di patatine sfuggita… vuoi vedere che questa volta la Dea Bendata sta offrendo loro l’ultima chance? L’azione è più veloce del pensiero e, con fare maldestro, i tre scippano dalle mani dell’innocente ragazzina il sacchetto di patatine, che risulta essere quello vincente!
I tre amici di sventura, però, nemmeno immaginano che sotto le innocue spoglie di quella bimba in lacrime per lo scippo, si nasconda un malefico demone che li tormenterà durante tutto il weekend, trasformandolo in un vero e proprio incubo!

Tra canti dall’oltretomba, frastuoni di catene, oggetti che si animano, fughe al buio e lotte contro orribili presenze, la villa diventerà un esilarante campo di battaglia.
Ma se in un film americano i protagonisti lotterebbero con coraggio ed intraprendenza, i nostri tre sfigatissimi eroi, facendo ricorso alla proverbiale arte di arrangiarsi tutta partenopea, avranno la meglio sul Male grazie a buffi scongiuri, soluzioni improbabili e strampalati riti di esorcismo scaricati da internet!
Come in ogni horror che si rispetti, però, quando il peggio sembra passato, qualcuno bussa alla loro porta…

 

Le macchine anatomiche e l’alchimia di Raimondo di Sangro

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Macchine Anatomiche
Macchine Anatomiche

Le famose Macchine Anatomiche, ovvero gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema artero-venoso quasi perfettamente integro, sono oggi ospitate nel museo Cappella SanSevero. Le Macchine furono realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno, sotto la direzione del principe Raimondo di Sangro; il reperimento di atti notarili e fedi di credito consente di datare questi “lavori” al 1763-64. I due studi anatomici costituiscono le presenze più enigmatiche della Cappella Sansevero. Ancora oggi, a circa due secoli e mezzo di distanza, non si sa attraverso quali procedimenti o adoperando quali materiali si sia potuta ottenere una tanto eccezionale conservazione dell’apparato circolatorio.

Le Macchine Anatomiche si trovavano in una stanza del palazzo del principe di Sansevero, denominata “Appartamento della Fenice”, come attestano alcuni viaggiatori e la Breve nota. Quest’ultima fonte descrive nei dettagli le Macchine, dai vasi sanguigni della testa a quelli della lingua, e aggiunge che ai piedi della donna era posto il corpicciuolo d’un feto, accanto al quale vi era addirittura la placenta aperta, legata al feto dal cordone ombelicale. I due studi anatomici sono stati spostati nella Cappella, e in tal modo salvati da distruzione o dispersione, molto tempo dopo la morte del principe. Resti del feto erano visibili ancora fino a pochi decenni fa, finché non furono rubati.

Si ipotizza, che Salerno abbia inoculato in due cadaveri una sostanza creata in laboratorio dal principe Raimondo di Sangro, la quale avrebbe permesso la metallizzazione dei vasi sanguigni. L’altra possibilità è che il sistema circolatorio sia frutto, in parte o nella sua interezza, di una ricostruzione effettuata con diversi materiali, tra cui la cera d’api e alcuni coloranti. Questa seconda ipotesi non priverebbe le due Macchine della loro eccezionalità: stupisce infatti che il sistema artero-venoso sia riprodotto con notevole verosimiglianza e fin nei vasi più sottili, nonostante all’epoca le conoscenze di anatomia non fossero così precise. Ossa e crani sono senz’altro quelli di due veri scheletri umani.

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Le Macchine Anatomiche hanno alimentato per secoli la cosiddetta leggenda relativa al principe Raimondo di Sangro: anche Benedetto Croce racconta che secondo la credenza popolare Raimondo di Sangro “fece uccidere due suoi servi, un uomo e una donna, e imbalsamarne stranamente i corpi in modo che mostrassero nel loro interno tutti i visceri, le arterie e le vene”. Queste realizzazioni vanno in realtà inserite nell’ampio spettro di sperimentazioni e interessi del principe di Sansevero, che si occupò anche di medicina: d’altra parte, lo scheletro della donna era su una pedana e si faceva “girare d’ogni intorno, per osservarsene tutte le parti”, particolare che fa capire come Raimondo di Sangro lo avesse ideato quale oggetto di studio.

Il principe Raimondo di Sangro, prima appartenente all’Accademia de’ Ravvivati (con lo pseudonimo di “Precipitoso”) divenne poi accademico della Crusca con il nome di “Esercitato” e il motto “Esercitar mi sole”. Oltre gli studi chimici ed alchemici, per cui il suo nome susciterà sempre dubbi di stregoneria tra il popolino e la stessa aristocrazia ignorante, Raimondo di Sangro fu scrittore egli stesso ed editore, tanto che dalla sua tipografia, collocata nei sotterranei dello stesso Palazzo ove viveva a Napoli, in piazza S. Domenico Maggiore, uscirono libri, suoi e di altri, spesso censurati dalle autorità ecclesiastiche o pubblicati anonimamente. Anche in questo caso, tuttavia, non si esimerà dal compiere esperimenti, tanto che narra egli stesso di essere riuscito a stampare pagine a più colori in “una sola passata”.

Dalla tipografia vennero editi libri di chiaro influsso massonico oltre che trattati e traduzioni di libri da nessun altro pubblicati in Italia. Pubblicò, nel 1750, un testo meglio noto come Lettera apologetica, ma il cui titolo completo è Lettera Apologetica dell’Esercitato accademico della Crusca contenente la difesa del libro intitolato Lettere di una Peruana per rispetto alla supposizione de’ Quipu scritta dalla Duchessa di S*** e dalla medesima fatta pubblicare, in cui trattò del criterio di traduzione dei “quipu”, ovvero cordicelle colorate annodate a differenti altezze che erano usate dalle popolazioni dell’America Latina per scambiarsi messaggi segreti. In merito a chi fosse la “Duchessa di S***” per alcuni è Madam de Grafigny, secondo altri potrebbe trattarsi di Mariangela Ardinghelli, nel cui salotto napoletano si riunivano gli eruditi dell’epoca.

Enzo Avitabile sassofonista e cantautore italiano

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Enzo Avitabile
Enzo Avitabile

Enzo Avitabile sassofonista e cantautore italiano nato a Napoli, il primo marzo del 1955. Cresciuto nel quartiere Marianella, studiando sassofono ha iniziato ad esibirsi in pubblico giovanissimo.

Il pop. Il ritmo afro-americano. La musica antica della pastellessa e della zeza e il canto sacro. Enzo Avitabile ha vissuto nella ricerca di un suono inedito, non solamente originale ma vitale ed essenziale. Demolendo ogni sovrastruttura mercantile, ogni moda.
Enzo Avitabile suona vari generi musicali che vanno dalla world music alla jazz fusion. Nell’ideare la sua musica Avitabile non si fa condizionare dalle logiche commerciali. Nel corso della sua carriera, ha collaborato con artisti di tutto il mondo, come James Brown e Tina Turner, oltre ad aver jammato sul palco di Umbria Jazz con Maceo Parker.
Nel 1996 una ritrovata fiducia nella sua lingua madre e nella sua prosodia dilatata grazie a suggestivi arrangiamenti – anche digitali – segna il ritorno ad un linguaggio originario arricchito da neologismi contemporanei.
A ripagarlo della sua scelta di cantare in napoletano sarà, nel Novembre del 2009 il “Premio Tenco 2009” per il miglior disco dell’anno nella categoria dialettale vinto con il progetto artistico “Napoletana”; nato da una grande volontà di recupero dell’antico lirismo napoletano.
Un progetto-ricerca che si ricongiunge naturalmente alla fonte come i canti di lavoro e le villanelle ma al contempo è costituito da canzoni completamente inedite scritte nel cemento della città, con uno sguardo al passato ed il cuore che respira l’odore del futuro. Musica nuova nata da un’arte antica, originale e piena di sentimento, ricercata e innovativa nel linguaggio.

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Enzo Avitabile dall’anno accademico 2006/2007 è Professore presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, dove cura il laboratorio di etnomusicologia “tradizione e cemento”, del corso di laurea specialistica di Scienze della Formazione, che ha come focus il recupero della tradizione nella civiltà urbana.
Nel 2009 Enzo Avitabile, con l’intento di rendere accessibile la musica degli altri popoli della terra, pubblica il suo libro didattico “scale rare e ritmi del mondo”. La custodia della cultura musicale dei popoli della terra è un segno di rispetto e di amore per la musica dell’umanità. L’unione dei linguaggi di entità e gruppi sociali diversi è l’affermazione dell’evoluzione delle singole identità e al contempo della musica stessa, perché è energia figlia del ritmo dell’universo e della vita che nel suo naturale dinamismo non si ferma mai. Musiche primitive e musiche sperimentali possono diventare materia di studio per un sistema metodologico che ricerchi ‘incroci’ mai utilizzati. Sono accostamenti nuovi e particolari che ci permettono di uscire dall’orizzonte di cose già sentite e già consegnate agli archivi della storia della musica. Lingue, dialetti, opere, maestri e invenzioni popolari sono alla base di questa nuova educazione musicale: le tracce originarie sono il punto di partenza, il punto di arrivo è la ricerca di un codice comune.

Il perdono tra i suoni del mondo e le preghiere dei popoli

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Enzo Avitabile Il perdono tra i suoni del mondo e le preghiere dei popoli
Enzo Avitabile Il perdono tra i suoni del mondo e le preghiere dei popoli

Incontro- concerto,  l’artista Enzo Avitabile e il teologo Don Francesco Asti, si confronteranno, domani, sabato 30 gennaio 2016 alle ore 20, in un particolarissimo  evento dal titoli: “Il perdono tra i suoni del mondo e le preghiere dei popoli”, che si terrà alla Parrocchia SS. Redentore ( Corso Vittorio Emanuele 138) a Napoli.

“E’ un incontro/concerto particolare ed unico, legato eminentemente alle tradizioni, alle devozioni e ai
linguaggi del mondo, nel “nuovo tempo”. Il patrimonio sacro e popolare delle varie tradizioni mondiali è
considerato quasi una preistoria della fede nella civiltà urbana. Una vera e propria “anticipazione” di
contenuti, i cui successivi sviluppi si sono protratti fino a noi, miscelandosi talvolta con alcune delle sue
forme più significative: ora puro folklore, ora semplice espressione devozionale. Le radici di questo tipo di
ritualità si possono ricercare dove più realtà si sviluppano insieme: la sacralità, la devozione, l’aggregazione. Quest’ultime rappresentano qualcosa di sensibilmente importante per la gente. Esse non sono solamente
consumate ma anche sentite, in una tale dimensione, da penetrare in tutte le forme e le sfaccettature della vita: l’individuo, la natura, l’universo. L’espressione originaria si rafforza e si materializza in un dialogo di
comunità. Ne è un esempio Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, uno dei fari illuminanti della preghiera cristiana e della carità verso gli ultimi, quelli fuori di vista dalla storia. È alquanto vano cercare di definire questo
incontro/concerto, fatto di emozioni, di riflessioni e di considerazioni in schemi ben definiti come quello
storico, antropologico, sociologico, sentimentale o commemorativo ma nessuno di questi aspetti appare
appagante. Del resto ogni definizione non offre mai un ritratto completo ed esaustivo di quello che è
ma ne sfiora semplicemente la superficie.
La devozione narra la libertà e l’orgoglio di un popolo, il morire ed il lasciare qualcosa che resti di giorno in
giorno nel cuore del mondo.
Dio, la verità, il richiamo della vita con il suo dolore, la speranza, una terra promessa.”
Enzo Avitabile

Misericordia è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato.
Papa Francesco