lunedì 6 Gennaio 2025
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BENZOCAFFEINE di Pier Paolo Palma

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Con Pier Paolo Palma. Regia Georgia de’Conno

Benzocaffeine è un monologo, un viaggio, una confessione. L’autore ha provato ad entrare nei meccanismi che regolano gli attacchi di panico, cercandone un senso, un motivo, una soluzione. L’arrivo del panico coglie il protagonista del monologo di sorpresa, mentre è alla guida. La terapia, autosomministrata, è assurda: caffè e sigarette, ma è l’unica che pare funzionare. E proprio come un caffè preso con un amico, il protagonista inizia a raccontarsi al pubblico. Un salto tra frammenti dell’io, un equilibrio precario tra angosce e considerazioni ironiche.

Perché il “signor Parma” è goffo, comune, sprovvisto di sovrastrutture, immediato. Questa immotivata paura però, si infiltra nella sua vita, rendendolo un piccolo eroe, facendolo tuffare da dirupi sempre più alti, in situazioni paradossali e dall’immediato sapore comico. C’è una ragazza da prendere all’aeroporto e il traffico di una città sempre in movimento da superare. C’è un caffè e una sigaretta da fumare. Portate gli accendini, che quelli mancano sempre.

TEMPISMO SBAGLIATO, DESTINO CAMBIATO? di Davide Raffaello Lauro

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con Chiara Cianciola E Davide Raffaello Lauro. aiuto regia Gennaro Madonna. regia Chiara Cianciola | Davide Raffaello Lauro

SINOSSI: La Donna e il ragazzo, sono i due protagonisti di questa storia che si svolge ad unmatrimonio di un amico in comune fra i due. Siamo verso la fine della giornata, fral’ultima portata e la torta nuziale. I due protagonisti si ritrovano soli, nello spazioesterno del ristorante dove si svolge la cerimonia, in quei tavolini dove, di solito, siesce per fumare una sigaretta o prendere una boccata d’aria. Dal loro dialogopossiamo intuire che si conoscono da un po’ di tempo anche se solo verso fineracconto scopriremo il come e il perché. Due caratteri opposti; Lei esplosiva, sagace,sognatrice e ammaliatrice. Lui timido, introverso, frustrato e pensieroso. Caratteriopposti si, ma hanno qualcosa di molto importante in comune, entrambi amanoqualcuno di nascosto. Finchè…

NOTE DI REGIA : “Tempismo sbagliato, Destino cambiato” ovvero che correlazione ci può essere traTempismo e Destino. Se facessimo qualcosa “fuori tempo” o con un tempismodecisamente sbagliato, potremmo cambiare il nostro destino? Oppure il destino èqualcosa di ineluttabile, inevitabile, una stazione d’arrivo imprescindibile per i binaridel tempo e delle scelte? Allora in quel caso non dovemmo dire “tempismo sbagliato”bensì tempismo, personale, ma tempismo, stop, non sarebbe ne sbagliato ne giusto.Su queste domande, si basta la storia della Donna e del Ragazzo protagonisti diquesta vicenda. Fra un drink e un altro i due si punzecchiano a colpi di sarcasmo,richiamando a un immaginario di commedia ironica-sentimentale.

Volutamente senza un nome proprio di persona, i due protagonisti penso possano essere due rappresentanti di due fasi di vita che tutti prima o poi ci troviamo ad attraversare. Nel momento dell’incontro, le loro azioni, le loro emozioni, il loro tempismo nell’esprimersi, influenza il destino? Oppure è il destino a influenzare quanto detto. Dilemma non risolto, e forse non risolvibile. Nemmeno i nostri protagonisti riusciranno a trovare una vera e propria risposta ma l’affronteranno ognuno a modo loro, da sconfitti, con tutte le loro debolezze, le loro fragilità e la loro emotività. Spero che, attraverso la magia del teatro, anche noi possiamo riconoscerci in qualche aspetto del loro essere, per sentirci meno soli, in amore e nella vita, meno pudici verso le nostre fragilità che troppo spesso nascondiamo ma sono fortini di bellezza incontaminata. Al di là del tempo, al di là del destino.

IL PITONE DELLA MALESIA di Simone Miglietta

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Con Simone Miglietta e Valentina Martiniello. Scene e costumi Luca Cristiano. Audio/luci Luca Cristiano. Regia Simone Miglietta

SINOSSI: In una sala che ricorda il camerino d’una qualche spogliarellista, un poeta e un’attrice sono impegnati nell’analisi di un componimento erotico. Il poeta istruisce l’attrice in funzione d’un’imminente rappresentazione, ma lo stress di questa giunge al culmine quando l’autore si perverte per il suo stesso componimento. In vero, si tratta d’un marito e d’una moglie che, spinti da un terapista, recitano copioni “pseudo-erotici” per riscoprire un fremito perso. La farsa mette sul piedistallo poesia e prosa, declamazione e tragedia, in un pretesto pedagogico che è la recitazione stessa.

NOTE DI REGIA : Due caratteri che vogliono ricordare le maschere di Arrabal? O sono, in vero, una coppia frustrata del secolo che corre? Il gioco dell’interpretazione del poeta e dell’attrice, per i due, è sottolineato da abiti che rincorrono il settecento ma restano ancorati al bondage. Così, la camera “oscura” dei loro tentativi, pone le basi sul letto nuziale ma si adorna di giochi erotici e merletti. La luce che filtra è quella nauseante del neon, il quale vuole riportare i tendaggi e i parati ad un tempo sempre incerto di svolgimento delle vicende. La condizione borghese della realtà dei due si risolve nella direzione del linguaggio, che cessa, con la fine dei giochi, di essere oratorio.

JASTEMMA di Giovanni Del Prete

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Da un’idea di Antonio Vitale. Regia e interpretazione Antonio Vitale

La solitudine accompagna Gennaro, napoletano, ormai da tempo. È diventata per quest’uomo, costretto a vivere in condizioni misere, un’amica invisibile. È stato licenziato da un giorno all’altro e si rivolge alla solitudine, confidandole le sue paure, le sue preoccupazioni ma anche i suoi sogni.

Lo fa a volte bestemmiando, pregando un Dio ed altre raccontando dei cunti di sua nonna che gli tornano alla memoria e che assolvono il compito di distrarlo, portandolo altrove con la mente. Ad un certo punto escogiterà per sopravvivere un piano. Quale sarà il piano di Gennaro?….è tutto da scoprire. Per una precisa scelta registica non ci saranno luci particolari né tantomeno musiche per rendere lo spettacolo ancora più realistico.

FONèS scritto diretto ed interpretato da Francesca Muoio e Luca Trezza

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FONèS, dal greco Voci, è un progetto di spettacolo per due Attori-Autori.

Un progetto attraverso cui si vuole raccontare la storia di alcuni personaggi semplici, miseri, quotidiani a cui accade qualcosa di Straordinario e che con il loro atteggiamento di fronte al Mistero, assurgono al ruolo di personaggi tragici. I monologhi e i racconti che s’intrecciano sono voci, Fonès appunto, che provengono dal fondo, dal profondo sia dei personaggi che degli autori-attori. Voci che poi si amalgamano e si fondono a ridosso di un luogo indefinito che può essere un SUD del Mondo.

Un lui e una lei. In uno spazio vuoto iniziano a raccontare. Sono Lui, Lei, sono la Notte, gli Animali, le cose, sono l’atmosfera che li pervade. Raccontano in prima ed in terza persona fondendo le loro voci, intrecciando i loro racconti e i loro corpi alla Musica. La voce al gesto- il gesto alla musicalità del racconto. Personaggi di volta in volta diversi che ci raccontano una storia, il loro mondo, la loro voce. Molti gli elementi ad accomunarli. E far dis-piegare attraverso le loro storie, tematiche archetipiche L’urgenza di questo progetto di spettacolo nasce dalla necessità di dare corpo ad alcune tematiche archetipiche, con la semplicità della narrazione primaria, ovvero la Favola.

Dare voce a storie\aneddoti\favole\racconti\ che sono per noi stralci di senso, possibilità di contatto reale con il pubblico. Tematiche come l’Amore, la Morte, la Sorte, la Solitudine, l’Identità, tematiche archetipiche ma sempre attuali. Narrare semplicemente, con un montaggio alternato, convulso, schizzato. Questa la sfida scenica. Favola e montaggio frastagliato. Dalla consapevolezza che il messaggio, il tema, sia nascosto nelle maglie del racconto. Approcciamo a questo progetto con la voglia di scandagliare il testo, vivisezionarlo e riportarlo sulla scena manifestandone il processo nel corpo nel linguaggio. Come un Autore-Attore che incarna il suo demone.

Chi saranno questi personaggi? -Uno spazzino che scende in un tombino – Una prostituta che voleva solo ballare -Un transessuale che ricorda la sua violenza in un tunnel. – Un Cameriera che ù vuole diventare Signora. -Una ragazza all’entrata di una discoteca che chiede di entrare -Un barista che chiede ad una maga una magia – Un bambino e il suo pappagallo – Un gabbiano e una colomba che s’incontrano

L’aspetto mistico e favolistico è presente anche attraverso la voce degli animali. Queste le storie che vanno a comporre un puzzle-scassato, immaginifico, come un quadro astratto che ci riporta ad una grande visione. Storie che ci fanno assaporare una dimensione partenopea antica, greca. La drammaturgia dei personaggi cercherà, attraverso i vari racconti, di creare un corto circuito emotivo –violento- contemporaneo, a tratti frenetico. La scena vuota a far parlare la Parola, il Racconto, la città.

Il lavoro, l’identità e la solitudine, sono i temi portanti di questo progetto. E poi il Magico oltre il Reale. Il poter forzare il quotidiano e cercare di sopportare. Il linguaggio utilizzato è il napoletano, anche se non mancheranno neologismi creati per rendere meglio la sensazione da spiegare, da raccontare, da sentire. Si farà riferimento attraverso i racconti all’atmosfera notturna, ai buchi sotterranei. Come il Tunnel, il Tombino, la Tazza di Caffe, Il Bagno… Così come al volo di animali. Il pappagallo, la gatta, gli uccelli… Dove accadimenti e sensazioni si mischieranno per essere echi lontane, Fonès appunto, che echeggiano storie attuali, ma dal sapore antico in cui il pubblico possa riconoscersi. Un quadro astratto contemporaneo.

PROGETTO DI MESSA IN SCENA Cosa ci sarà? Lo spazio lo immaginiamo vuoto. Solo la musica e pochi oggetti a definire le scene e i personaggi. Una scopa, un telefono, una gonna, scarpe, rossetti e un grembiule a raccontare ulteriormente il mistero. Come Lavoreremo? Partiamo dai Testi. Essendo composti da storie, a volte favole a volte personaggi che parlano in prima persona, o terza persona cercheremo di vivificarli (dare anima –corpo-sangue-vita) creando dei dialoghi, degli intrecci tra i due Attori-Autori.

Quando uno racconta, l’altro con il corpo farà il personaggio, quando l’altro racconta l’altro attore farà lo stesso, cambiando ogni due racconti il modus scenico. Facendo in modo che la composizione omogenea ed esponga un quadro vivido in movimento atto a far capire le delicatezze e i dettagli della storia, con gesti- allusioni. Piccole parole sottaciute. (vedi esempio spettacolo precedente – Leggendo Leggende Napoletane)Le musiche scelte aiuteranno a questa composizione. Corpo –Musica- Gesto-Parola che si fondono in un tutt’uno che ci regali un’idea di storia. Le tematiche affrontante saranno la Solitudine, l’Amore, la Morte, L’identità. Tematiche antiche per voci sofferenti contemporanee.

VAPOROSA NEBBIOLINA di Paolo Capozzo

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Con Carmela Aria e Paolo Capozzo. Disegno luci Gianni Di Nardo. Musiche Pietro Turco. Realizzazione progetto scenografico Marina Parrilli. Foto di scena: Antonia Di Nardo. Regia Paolo Capozzo

SINOSSI: Romeo è un ex attore di teatro che, a causa di una malattia mentale degenerativa, vive recluso inun ospedale psichiatrico. Accudito amorevolmente da una Giulietta immaginaria, Romeo sembra ignorare lo squallore della realtà che lo circonda. Ma i ricordi della sua vita precedente ogni tanto riemergono, potenti e

incontrollabili, costringendolo ogni volta a rivivere quelli che sono stati i suoi ultimi momenti di consapevolezza, quando l’aggravarsi improvviso della malattia ha costretto la compagnia a interrompere lo spettacolo e la tournee. Perennemente in bilico tra realtà e allucinazione, Romeo e Giulietta tenteranno di portare a termine quell’ultima replica mai conclusa.

NOTE DI REGIA: Il carattere meta-teatrale di questo lavoro ha un peso specifico rilevante.Tutto avviene nella mente di Romeo, devastata dalla malattia, e la realtà, tragica e ineluttabile,affiora solo alla fine, seppur largamente preannunciata.Tra i personaggi shakespeariani, e i loro interpreti non esiste soluzione di continuità.

I “caratteri” si sovrappongono al punto che non è possibile distinguere i ricordi, i sensi di colpa, i pentimenti degli uni e degli altri. La malattia ha trascinato l’esistenza di Romeo dentro una malinconia intrisa di rimpianti, il più forte dei quali forse è di non essere riuscito a sottrarre la sua Giulietta al triste destino che gli è toccato. D’altro canto, la presenza di lei, è un unguento per la sua umanità a brandelli, l’unica luce dentro il buio pesto della sua pazzia.

USB di Salvatore Majorino

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Con Peppe Carosella | Lucia Maglitto. Regia Salvatore Majorino

Cosa ci fanno un criminale da strapazzo ed una prostituta su di un pianerottolo di un condominio qualunque? Divisi da una porta di un misterioso inquilino, intrattengono un dialogo surreale e divertente. Usb è uno spettacolo torbido ed esilarante, con un finale scioccamente inaspettato, dalle tinte rosso sangue e nero thriller. 

TEODORA DEGLI SPIRITI – Suite per un eccidio di Danilo Rovani

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Con Denise Capuano, Danzatore Cristian Luino. Musiche Pasquale Ruocco. Regia Danilo Rovani

Nella notte di Pasqua del 1686, nel castello del marchese Lorenzo Alberti, a Pentidattilo (Calabria) si perpetra uno degli eccidi più sanguinosi della storia, a opera del Barone di Montebello Ionico Bernardino Abenavoli. In quella sanguinosa notte persero la vita molti uomini, donne e bambini, tra cui appunto, il marchese Lorenzo

Alberti. Una delle poche superstiti di cui si ha notizia fu la sorella minore del marchese, Teodora, che, grazie ad un cunicolo che dal castello, posto sulla rocca, sbucava parecchie centinaia di metri più in giù, a mare, riuscì a sfuggire agli assalitori che nel cuore della notte fecero scempio della sua famiglia. Teodora degli spiriti racconta in prima persona, attraverso la voce della stessa protagonista la sua fuga, la permanenza ed infine la fuoriuscita dal cunicolo grazie a cui riesce a salvarsi.

All’interno dello stretto passaggio, Teodora ragiona, ripensa a come pochi istanti prima gli aggressori stessero compiendo la strage, ricorda la sua infanzia e comprende come e perché sia avvenuto quel massacro. Descrive ciò che i suoi occhi hanno visto fuggendo e ripercorre passo passo tutti gli accadimenti che hanno portato lei e la sua famiglia a questo culmine. La giovane uscirà da quell’angusto luogo di salvezza mutata nell’essenza, maturata, non più giovincella, ma donna, non più marchesina solo come titolo, ma unica e sola erede e nuova marchesa di Pentidattilo di Calabria.

LA NOTTE PRIMA DELLE FERIE di Valentina Varrella

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Diretto e interpretato da Marco Fandelli. Aiuto regia Milena Pugliese. Voci registrate Marco Fandelli e Milena Pugliese.

SINOSSI: In una città semideserta in pieno agosto, un uomo, padre di famiglia, rientra dal lavoro e si pregustala partenza per il giorno successivo quando finalmente potrà godere delle ferie estive e raggiungere il resto della famiglia al mare. La sua routine sarà però interrotta a tratti dai litigi dei vicini, una coppia giovane, che squarcia con grida e rumori improvvisi la calma del condominio disabitato. Il protagonista segue, pur non volendo, la sequenza del violento alterco, optando per una giusta, aparer suo, discrezione e per una certa, infastidita, indifferenza.

NOTE DI REGIA: Tutti abbiamo assistito alla violenza ma in pochi siamo intervenuti.al sicuro della propria abitazione, un uomo ascolta un litigio coniugale dai toni sempre più accesi. Forse interverrà, oppure chiuderà le finestre e riprenderà la sua confortante routine. Io so bene cosa farei al suo posto, e non ne vado fiero. E voi cosa fareste?

OCCIDENTE di Antonio Mocciola

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Con Gregorio Del Prete. Regia Giuseppe Cerrone

SINOSSI: Ispirato da una storia drammaticamente vera, “Occidente” svela – nei raccapriccianti dettagli delle torture di Guantanamo – l’insensatezza di tutti gli estremismi religiosi. Un imam trentenne, nelle mani di un gruppo di canaglie in divisa, viene pian piano privato della dignità, dell’essenza, e persino del suo credo. In scena un incubo che prende forma con pochi oggetti, e poca luce. La luce della ragione, la grande assente nell’eterna notte dell’intolleranza. Che sia Oriente, che sia Occidente.

NOTE DI REGIA: Sorvegliare e punire per estorcere verità fasulle inventate, costruite dalla più opulenta delle democrazie occidentali: gli Stati Uniti D’America. Questo è, in buona sostanza, Occidente di Antonio Mocciola. Compito della regia sarà quello di non citare il dolore ma di mostrarlo ed incarnarlo in sinergia con l’autore e l’interprete. La discrezione non fa per noi. Il potere annulla il soggetto, lo annienta, irretisce, avvalendosi di metodi e strutture che la regia restituisce con coraggio, in un processo di osmosi con il pubblico chiamato, poco alla volta, a prendere coscienza dell’orrore. La strategia, bressoniana, di resistenza all’emozione per lanciarla di schianto, in modo imprevisto e folgorante, si avvale delle partiture di Bruckner e Mahler appena la parola tace o si placa nel gesto inesausto del protagonista. “L’uomo è soltanto un errore di Dio? O Dio è soltanto un errore dell’uomo?”, si chiede l’autore, Antonio Mocciola. Il Marchese de Sade sostiene che attraverso il crimine, l’uomo rigenera il mondo e la Natura (con una buona dose di fantasia l’idea è attribuita in Juliette a papa Pio VI). Di sicuro mediante il crimine, il potere perpetua se stesso, avvalendosi e godendo del male. È lo stato delle cose (anche in democrazia). E vogliamo restituirlo in poche scene.