sabato 18 Maggio 2024
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Tuttopizza

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Oggi 23 maggio inizia TuttoPizza, 4mila metri quadri di esposizione. 70 stand. 4 distinte aree, ciascuna dedicata ad un preciso aspetto dell’attività: oltre ai padiglioni riservati all’expò di attrezzature, materie prime e servizi per le pizzerie, le sezioni Pizza show, Gluten free, Seminari e convegni

4mila metri quadri di esposizione. 70 stand. 4 distinte aree, ciascuna dedicata ad un preciso aspetto dell’attività: oltre ai padiglioni riservati all’expò di attrezzature, materie prime e servizi per le pizzerie, le sezioni Pizza show, Gluten free, Seminari e convegni.
Sono i numeri di Tuttopizza, il primo salone internazionale della pizza che si terrà a Napoli dal 23 al 25 maggio prossimi presso la Mostra d’Oltremare (inizio ore 10).
A presentare l’iniziativa alla stampa, sono stati gli organizzatori, Raffaele Biglietto (di Ticket Lab) e Sergio Miccù, presidente dell’Associazione Napoletana Pizzaiuoli, supportati dal presidente e dall’amministratore delegato della Mostra d’Oltremare, Donatella Chiodo e Giuseppe Oliviero.
“La pizza – ha detto Raffele Biglietto – deve essere come la moda: un attrattore culturale e commerciale. Il nostro obiettivo – ha detto – è quello di evitare che si debba andare all’estero per intraprendere scambi commerciali che riguardano il settore. Napoli è culla e patria della pizza e deve rimanerlo anche per quanto riguarda l’indotto che è capace di generare. Da un’ultima indagine – effettuata da Tradelab per Birra Peroni (su dati Eurostat e Bea) – è emerso che l’Italia è il terzo Paese, dopo Regno Unito e Spagna, in termini d’incidenza dei consumi alimentari fuori casa (il 33% pari ad un giro da 75 mld €). In quest’ambito il mondo delle pizzerie, che ad oggi è rappresentato da oltre 30.000 punti vendita in Italia (10% del mercato Horeca), diviene un luogo fondamentale sul quale investire per indirizzare le abitudini dei consumatori”.
Il Presidente della Mostra d’Oltremare, Donatella Chiodo, ha immediatamente accolto l’invito “Tuttopizza può e deve divenire l’evento fieristico di Napoli poiché ha la capacità di individuare l’intera filiera economica che è dietro la pizza. Una sfida che cogliamo volentieri”. E anche il consigliere Giuseppe Oliviero ha concordato sulla forza dell’organizzazione di “rendere visibile il valore economico della fiera”.
“Tuttopizza – ha spiegato Sergio Miccù – è una fiera in cui fornitori di materie prime, semilavorati, attrezzature, impianti, accessori e servizi per la ristorazione del settore pizza mostreranno i propri prodotti a pizzaioli, ristoratori, imprenditori e operatori interessati a questo segmento di mercato. Un’occasione da non perdere per tutti i pizzaioli e/o professionisti di questo tipo di ristorazione che vogliono curiosare, conoscere, aggiornarsi, informarsi, acquistare e prendere contatti utili per poi trasformare un semplice disco di pasta in un business dal grande volume”.

Moltissimi gli eventi e i convegni in programma. Dal trofeo Tuttopizza aperto a tutte le associazioni e anche alle pizzerie indipendenti, ai seminari di formazione per il gluten free, alle prove di abilità.

Per il 24 maggio alle ore 10 è prevista la presentazione del #pizzaUnesco contest, un’iniziativa promossa da Mysocialrecipe.

Il programma giornaliero lo potrete trovare direttamente sull’applicazione Itinerari di Napoli

Chiesa di San Gennaro all’Olmo

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San Gennaro all’Olmo
San Gennaro all’Olmo

La Chiesa di San Gennaro all’Olmo edificata nel VII secolo dove venne battezzato il filosofo Giambattista Vico.

La Chiesa di San Gennaro all’Olmo fu edificata nel VII secolo, in onore di San Gennaro, dal vescovo di Napoli Santangelo, che vi istituì una delle più importanti Diaconie, dotata di numerevoli rendite. Nel VIII la Chiesa di San Gennaro all’Olmo ospitò le monache armene che giunsero a Napoli fuggendo alle persecuzioni degli iconoclasti, portando con loro le reliquie di San Gregorio e il cranio di San Biagio. Per il culto di quest’ultimo venne appositamente dedicata una cappella nel corpo della chiesa. Nel 1631 la devozione verso il santo crebbe a tal punto che la cappella fu integrata nella chiesa attigua di San Biagio Maggiore.

La Chiesa di San Gennaro all’Olmo fu completamente restaurata nel 1583 per volontà dell’abate Agnello Rosso, trasferendo molte delle testimonianze antiche in altre chiese. Durante il restauro furonorinvenute sotto l’altare maggiore le reliquie di San Nostriano, restituite al culto nel 1612 e successivamente trasferite nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo.

La Chiesa di San Gennaro all’Olmo agli inizi del XVII secolo venne elevata a parrocchia e nuovamente restaurata dopo il terremoto del 1688 con la creazione di un pregevole apparato in stucco; all’epoca, qui venne battezzato il filosofo Giambattista Vico.

Altri restauri barocchi vennero eseguiti nel XVIII secolo, realizzando gli altari laterali e il maggiore con la balaustra in marmo commesso.

Nei primi anni dell Ottocento venne effettuato un intervento di restauro voluto dal parroco Adinolfi, con la ripavimentazione in maiolica, mentre le strutture murarie furono dipinte in azzurro e bianco (l’originale era in finto marmo). Un altro restauro fu fatto, secondo la testimonianza di Roberto Pane, nei primi del Novecento quando l’avanzamento della facciata inglobò la vecchia scalinata. Egli scrisse: “all’esterno di S. Gennaro all’ Olmo, una misera facciata neoclassica in stucco denunzia un restauro […] prima di quest’ultimo restauro l’ingresso alla chiesa era preceduto da alcuni gradini che vennero, poco opportunamente, inclusi nel piccolo vestibolo tra la facciata e la chiesa; in tal modo si ridusse lo spazio esterno e, per conseguenza, il largo cessò di avere l’aspetto di una piazzetta”.

Successivamente, a causa del terremoto del 1980, Chiesa di San Gennaro all’Olmo è stata messa in sicurezza con l’inserimento di alcune ancore di fissaggio nella muratura. Recentemente la chiesa è stata recuperata dalla Fondazione Giambattista Vico, voluta da Gerardo Marotta e presieduta da Vincenzo Pepe. L’istituzione vichiana ha curato la prima sessione di restauro e la ricostruzione delle decorazioni della navata, mentre una seconda sessione ha avuto come obiettivo la ricostruzione presbiteriale con il cupolino e il recupero delle cappelle. Al di sotto dell’edificio è un’altra chiesa e una piccola cripta dove hanno trovato sepoltura diverse persone del popolo. La Chiesa di San Gennaro all’Olmo conserva anche reperti del periodo antico, come ad esempio alcune colonne paleocristiane.

Gli ultimi studi e ritrovamenti indicano il sito come ossario dei santi Biagio e Gregorio. Si è scoperto inoltre che al suo interno è sepolto il padre di Giambattista Vico.

Dal 22 al 24 maggio Castel dell’Ovo ospita VitignoItalia

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Dal 22 al 24 maggio Castel dell’Ovo ospita VignetoItalia
Dal 22 al 24 maggio Castel dell’Ovo ospita VignetoItalia

Dal 22 al 24 maggio a Castel dell’Ovo ospita VitignoItalia, il Salone di vini e dei territori vitivinicoli

A Castel dell’Ovo, a partire da domenica 22 maggio, ci sarà la presentazione di un evento di importanza nazionale: stiamo parlando dell’iniziativa Vitignoitalia, che durerà fino a martedì 24 maggio, presso la suggestiva location del Castel dell’Ovo. Molte le richieste di partecipazione, con numeri elevatissimi che conferiscono maggior prestigio alla manifestazione: più di 250 aziende, comprese 200 cantine per un totale di circa 1000 etichette; ben cinquemila gli inviti ad operatori, tra chef, ristoratori, enotecari e un’abbondante selezioni di illustri buyer internazionali.
Vitignoitalia rappresenta un vero e proprio ‘Salone dei Vini e dei Territori Vitivinicoli Italiani‘ ed è giunta alla sua personale dodicesima edizione e quest’anno proporrà degustazioni, workshop, seminari e convegni.

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Vitignoitalia non è soltanto viti e vino buono. La celebrazione avrà anche un nutrito comparto food, dove, grazie alla presenza di grandi eccellenze gastronomiche italiane, anche il cibo farà da padrone. Lo spettacolo di Vitignoitalia, col patricinio del Comune di Napoli, sarà reso possibile grazie al sostegno dell’Assessorato all’Agricoltura e dall’Assessorato delle Attività Produttive della Regione Campania, oltre che da Unioncamere Campania. Grazie anche al lavoro dell’Ice , l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, saranno presenti 25 operatori commerciali top list, provenienti da ogni parte del mondo: Europa, Nord-America, Asia, Africa e Medio-Oriente. Potranno, inoltre, partecipare a incontri OneToOne, a porte chiuse, con i produttori.

Nelle parole del direttore di Vitignoitalia, Maurizio Teti, si nota la soddisfazione e l’organizzazione dell’evento:”A sottolineare la vocazione al business della kermesse, la scelta di concedere, nelle tre mattinate, l’ingresso ai soli operatori. Scelta molto apprezzata dalle aziende, che così possono concentrare i loro sforzi sugli aspetti commerciali. Il pubblico avrà poi, a partire dal pomeriggio, tutta la possibilità di godere della tre giorni di degustazioni ed eventi dedicati al mondo del vino. Le affluenze record degli anni passati testimoniano la soddisfazione dei winelover o dei semplici curiosi, che nel 2015 hanno raggiunto le 15.000 presenze“.

A Napoli il gruppo del Teatro da Camera della gioventù di Mosca

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A Napoli il gruppo del Teatro da Camera della gioventù di Mosca
A Napoli il gruppo del Teatro da Camera della gioventù di Mosca

Mercoledì 18 maggio 2016 alle ore 20,00 presso il Teatro il Primo si esibirà a Napoli il gruppo del Teatro da Camera della gioventù di Mosca

Mercoledì 18 maggio 2016 alle ore 20,00 presso il “Teatro il Primo” in Napoli viale del Capricorno (viale Colli Aminei) il gruppo del Teatro da Camera della Gioventù di Mosca “Na Pirogovka”, composto dagli studenti della “I.M. Sechenov Prima Università Statale in Facoltà di Medicina di Mosca” sarà a Napoli direttamente dalla Russia per una rappresentazione basata su fiabe di Jean de La Fontaine, dal titolo “Una Bizzarra commedia”. Lo spettacolo sarà in lingua russa.
Il gruppo teatrale ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed è reduce dal Festival Internazionale del Teatro Mosca Città del Mondo, dove ha presentato la prima esecuzione di mise en espace di favole di Jean de La Fontaine, con la regia di Olga Zakharova.
Lo spettacolo è stato organizzato dal primo giornale italiano in lingua russa “La Nostra Gazzetta”, e dai suoi editori Giuseppe Caniglia e Emilio Saponara, con la collaborazione di Armando Rotondi e Stefano Russo.
L’evento ha inoltre ricevuto il patrocinio del Centro di lingua e cultura russa “Mondo Russo” dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, diretto dalla Professoressa Michaela Böhmig.
Tra gli invitati il Console onorario della Federazione russa a Napoli dottor Schiavo e il Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Per raggiungere il Teatro si pùò utilizzare la Metropolitana fermata “Colli Aminei”.

La Notte Europea dei Musei

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Notte Europea Dei Musei
Notte Europea Dei Musei

La Notte Europea dei Musei prevede l’apertura serale prolungata per le strutture, rendendo le visite ancora più suggestive.

La Notte Europea dei Musei è un’iniziativa volta a valorizzare la cultura in tutti i paesi che fanno parte dell’Unione Europe e numerosi musei parteciperanno aprendo le proprie porte al pubblico al prezzo di 1€. Un biglietto con un costo simbolico per un evento che vuole avvicinare quante più persone possibile all’arte e alla conoscenza.

La Notte Europea dei Musei prevede l’apertura serale prolungata per le strutture, rendendo le visite ancora più suggestive. Ogni museo organizzerà anche degli eventi particolari e di seguito vi elenchiamo i più importanti.

Di seguito i principali appuntamenti per la Notte Europea dei Musei in provincia di Napoli e in città tuttavia l’elenco degli è in continuo aggiornamento e si arricchisce di nuove sedi ed appuntamenti per cui si consiglia di restare in contatto o tramite la nostra pagina facebook Itinerari Della Campania o attraverso la nostra applicazione Itinerari Di Napoli
LA FESTA DI BACCO. NAPOLI 1722 MUSICHE DI LEONARDO VINCI
Verrà presentata la ricostruzione della commeddeja di Leonardo Vinci La festa de Bacco, uno spettacolo memorabile del 1722 messo in scena al Teatro dei Fiorentini e poi nel ’32 al Teatro Nuovo sopra Toledo. Realizzata grazie a un gruppo di arie superstiti conservate presso la Santini-Bibliothek di Münster e la fantasiosa “riscrittura” di una drammaturgia destinata a collocare queste preziose “tessere” in un contesto scenico. Spettacolo realizzato da I Talenti Vulcanici della Pietà de’ Turchini, direzione Stefano Demicheli, Filippo Morace, drammaturgia e basso,Giuseppina Bridelli, mezzosoprano

Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes e Museo delle Carrozze
Indirizzo: Riviera di Chiaia, 200
Telefono: 0039.081.7612356 – 0039.081.669675

GIGANTE E I FIGLI DEL RE
In occasione della Notte Europea dei Musei i visitatori potranno partecipare,alle ore 20, alla visita illustrata alla mostra Gigante e i figli del re. La mostra, nasce in occasione della nuova acquisizione di un acquerello di Giacinto Gigante, Veduta della costiera amalfitana, donato dal collezionista londinese Philip Athill, , facente parte di un album di 57 fogli appartenuto alla principessa Maria Pia di Borbone.
L’esposizione racconta il procedimento adottato dal maestro nell’insegnamento della pittura di paesaggio ai giovani principi di Borbone
Seguirà, alle ore 21.30, una performance teatrale sul tema della mostra, a cura del Gruppo i Danzattori di Mauro Maurizio Palumbo e Salvatore Camerlingo, con Sabrina Santoro ed altri. Il pubblico sarà attirato nel Cortile Monumentale dove si evocherà una lezione di pittura, via via trasposta, con musiche dell’epoca, in danza contemporanea con contaminazioni romantiche

Museo: Certosa e Museo di San Martino
Indirizzo: Largo San Martino, 5
Telefono: 081.2294502

Per la Notte Europea dei Musei utilizza Itinerari di Napoli per scoprire gli eventi in programma
LE MERAVIGLIE MUSICALI DEL SETTECENTO NAPOLETANO
Alle ore 19.00, nella ‘Gran Galleria’ del Museo, verrà eseguito un Concerto dell’Orchestra da camera “La Real Cappella di Napoli” a cura dell’Associazione musicale Golfo Mistico. Ivano Caiazza, direttore – Bernard Labiausse, flauto solista.
Dopo il concerto seguirà una visita alle collezione “Le porcellane della Real Fabbrica di Capodimonte”, a cura di Progetto Museo.

Museo della ceramica Duca di Martina in Villa Floridiana
Indirizzo: Via Cimarosa, 77
Telefono: 081.5781776

CALIXTO RAMIREZ . CUATROPASOS
La mostra presenta, nel Museo del Novecento a Napoli, sei lavori inediti ispirati alla città, realizzati da Calixto Ramirez per dialogare reciprocamente all’interno di un unico spazio concepito come catalizzatore di memorie, dove è possibile leggere la varietà delle suggestioni derivate dalla sua “passeggiata” attraverso Napoli, segnata da incontri ricorrenti con venditori ambulanti, ragazzini che scorrazzano per le vie dei quartieri, fra i profumi e i mercati del pesce, architetture erose e deteriorate dall’azione del tempo e simboli e segni della storia passata e recente della città. L’esperienza napoletana è così riproposta con grande intensità attraverso riferimenti e immagini fortemente evocativi, liberamente desunti dalla contraddittoria seppur affascinante situazione cittadina. La mostra sarà visitabile fino alle ore 21.30.

Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento a Napoli
Indirizzo: Via Tito Angelini, 22
Telefono: 081 2294449
MUSICA A PALAZZO REALE
Sabato sera si svolgerà una suggestiva visita alle stanze della regina accompagnata dalla performance musicale dell’Accademia Mandolinistica Napoletana sulle note dell’opera buffa dei maestri Scarlatti, Pergolesi, Leo, Barbello, Paisiello e Cimarosa, eseguite con lo strumento che meglio racconta la storia della musica di Napoli: il mandolino.
Visite didattiche a cura di CoopCulture, Perfomance a cura dell’Accademia Mandonilistica Napoletana: Minni Diodato, Soprano – Mauro Squillante, Mandolino – Pierpaolo De Martino, Clavicembalo – Leonardo Massa, Violoncello e Calascione. Esecuzione con mandolino originale del 1773 fabbricato a Napoli da Donato Filano e con la copia di un cembalo tedesco (Christian Vater 1738).

Palazzo Reale di Napoli
Indirizzo: Piazza del Plebiscito, 1
Telefono: 081 58083289/5808325

GLI ORATORI: L’ASSUNTA
I visitatori saranno guidati alla scoperta dell’Oratorio dell’Assunta, noto anche come Cappellone dell’Assunta o Cappella degli Artisti è uno dei cinque oratori del complesso dei Girolamini. La sala era sede della Congregazione dei mercanti e degli artisti ma intesi come coloro che esercitavano lavori manuali. L’Oratorio presenta una pregevole decorazione tardo-cinquecentesca e settecentesca.

Complesso dei Girolamini
Indirizzo: Via Duomo, 142
Telefono: 081 2294571
HERMANN NITSCH – ARENA OPERE DELL’ARTE
Il Museo Nitsch di Napoli celebra i 7 anni dalla nascita con un cambio radicale della sua collezione: Arena. Opere dall’opera, è un evento straordinario che presenta infatti, un’ampia raccolta di “relitti” provenienti dalle azioni teatrali dell’artista viennese dagli anni Sessanta ad oggi di cui è stato costante testimone e raffinato mecenate Giuseppe Morra, implacabile intellettuale al servizio dell’Arte che continua a declinare attraverso peculiari progettualità socio-culturali.
Quest’ampia mostra segna una nuova tappa dell’attività di ricerca del “Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee Hermann Nitsch” di Napoli, fondato nel 2008 grazie all’impegno di Morra, e conferma la sua mission relativa alla raccolta, esposizione e determinazione ermeneutica della produzione di Nitsch.
Opere dall’opera intende analizzare la genesi, lo sviluppo e il significativo legame con l’Orgien Mysterien Theater (Il teatro delle Orge e dei Misteri) fondato da Nitsch nel 1957, opera d’arte totale, che ne include tutta la filosofia e la pratica artistica.
I “relitti” esposti, pur collegati al momento performativo da cui discendono, vanno intesi come possibilità di rivisitare l’aura di suggestione e culto che attraversa questi oggetti percorsi da forte sensualità, rimandi e suggestioni.Su tavoli e grandi pedane, con una precisione cartesiana, Nitsch allinea e organizza materiali caldi e freddi, naturali e artificiali, montando assieme le tracce del sangue e delle sostanze organiche delle performance, con il nitore limpido dei cubetti di zucchero o la perfezione glaciale degli attrezzi chirurgici; “un’ideale sintesi unitaria del lavoro” come li definisce Nitsch

Museo archivio/laboratorio per le arti contemporanee Hermann Nitsch
Indirizzo: Salita Pontecorvo, 29d,
Telefono: 081 564165
ANIME IN SOGNO. IL CULTO DELLE ANIME ANTICHE
In occasione della Notte Europea dei Musei, tra le mura seicentesche del Complesso di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, testimoni di un epoca di grandi contrasti ed esasperazioni sociali, il visitatore sarà accompagnato attraverso un suggestivo percorso che dalle soglie dell’ombra approderà alla pietà di un popolo che ha fatto dell’indulgenza il proprio modello esistenziale. Il culto delle anime purganti costituirà, il filo conduttore del percorso di visita. Le anime che soffrono, e continuerebbero a soffrire per l’ eternità se non fosse per la cura che i devoti rivolgono loro, sono le anime pezzentelle, che vagano in Purgatorio in cerca del refrisco, l’alleviamento delle pene, sono le cosiddette anime antiche, custodite nella chiesa de “ ’e cape e morte”, come viene definito dal popolo napoletano il Purgatorio ad Arco.

Le visite dell’apertura serale inizieranno alle ore 19:00 e proseguiranno con cadenza di 30 minuti per gruppi di max 30/35 persone. L’ultima visita verrà effettuata alle ore 23:30.

L’ingresso per l’orario desiderato deve essere prenotato: 081440438 – oppure con e-mail purgatorio@progettomuseo.com – attendendo mail di conferma.
Info biglietto: (da 19 a 25 anni; gruppi superiori alle 15 unità o singoli visitatori del Distretto Culturale di via Duomo) \ € 3,00 ridotto ragazzi ( da 7 a 18 anni) \ € 3,00 scolaresche di ogni ordine e grado \ ARTECARD

Complesso museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
Indirizzo: Via Tribunali, 39  
Telefono: 3333832561

NOTTE DI SCIENZA
In occasione della Notte Europea dei Musei, promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Città della Scienza propone “Notte di Scienza”, una festa speciale sotto le stelle per sorprendersi con i segreti della scienza tra buio e luce!
In programma attività dedicate agli amici del buio: pipistrelli, pesci abissali, insetti notturni.
Protagonisti della serata saranno giochi di luce, osservazioni del cielo, laboratori al buio e, in anteprima, il science show “Don’t call me just ballon”, che sarà presentato a fine maggio in occasione del Festival della Scienza di Lubiana.
Inoltre, il ristorante di Città della Scienza Alma Flegrea sarà aperto con musica live.

Città della Scienza della Fondazione IDIS
Indirizzo: Via Coroglio, 104/156
Telefono: 0864797634
CANTIERI APERTI. TUTTO SUI RESTAURI ESEGUITI DAL LABORATORIO DI CONSERVAZIONE E RESTAURO DEL MANN PER LA MOSTRA “MITO E NATURA “
La Notte Europea dei Musei sarà possibile visitare il Laboratorio di Conservazione e Restauro del Museo Archeologico di Napoli.
I restauratori illustreranno ai visitatori le tecniche di restauro attraverso esempi di lavori
realizzati su oggetti simili per tipologia a quelli su cui sono intervenuti in occasione della mostra “Mito e Natura. Dalla Grecia a Pompei” (lapidei, affreschi, ceramica, metalli) e saranno a disposizione per fornire informazioni e rispondere alle domande che verranno poste.

I visitatori saranno ammessi in gruppi di 20 previa prenotazione obbligatoria
al n. 0814422273

Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Indirizzo: Piazza Museo Nazionale, 19
Telefono: 081.4422149 (Punto informazioni del Museo); 081.4422111 (centralino)
QUESTI FOTOGRAFI NON SONO IO DI CAMILLO RIPALDI
Prosegue l’intensa proposta di prestigiose mostre d’arte contemporanea al MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Sabato 21 maggio alle ore 19.00, in occasione della manifestazione Notte dei musei 2016 che vedrà l’apertura straordinaria di diversi siti museali europei fino alle ore 23.00 , sarà inaugurata la mostra personale del fotografo Camillo Ripaldi dal titolo Questi fotografi non sono io, a cura di Marco De Gemmis. La mostra rientra nel progetto che il Servizio Educativo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha concepito per attivare un dialogo tra il patrimonio di antichità in esso custodito ed i linguaggi della contemporaneità, vede la partecipazione della Fondazione Morra Greco ed ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per la Arti Contemporanee ed il patrocinio morale dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa.

In esposizione una selezione di opere inedite appositamente realizzate per questa occasione, nelle sale del Museo Archeologico: fotografie di grande, medio e piccolo formato ed una scultura raccontano i recenti sviluppi della ricerca dell’artista napoletano. Sin dai suoi primi lavori sensibile al tema della costruzione dell’immagine fotografica e della mistificazione della realtà che questa tenta di restituire, Ripaldi indaga l’abbassamento della capacità visiva di cui è vittima l’uomo del ventunesimo secolo, mettendo in mostra, con lucida ironia, la consapevolezza che il suo visus è definitivamente modificato dall’incessante sovraccarico iconico determinato dall’indiscriminato e reiterato utilizzo di schermi proiettanti, dei quali egli usufruisce quotidianamente per gli scopi più disparati.

Museo archeologico nazionale di Napoli
Indirizzo: Piazza Museo Nazionale, 19
Telefono: 081.4422149 (Punto informazioni del Museo); 081.4422111 (centralino)
MUSEO MADRE

Anche quest’anno il museo MADRE di Napoli aderisce alla Notte Europea dei Musei in programma per sabato 21 maggio 2016 offrendo l’apertura straordinaria fino alle ore 23.00, con ingresso a 1,00 euro a partire dalle 19:30. Un’occasione in più per visitare, in notturna, le collezioni permanenti del museo: dalle opere site-specific al primo piano alle opere presentate in spazi vari del museo nell’ambito del progetto in progress Per_formare una collezione.

Museo Madre
Indirizzo: Via Settembrini (Palazzo Donnaregina), 79
Telefono: 081 19313016

Teatro Sannazaro

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Teatro Sannazzaro
Teatro Sannazzaro

E’ stato al Teatro Sannazaro che Eduardo Scarpetta esordì con la più che nota “Na Santarella” e che chiuse volontariamente la sua lunga carriera artistica presentandosi per l’ultima volta al pubblico nella commedia “ Omiedeco d’ ‘e pazze”

Edificato sull’area dell’antico chiostro dei Padri Mercenari spagnoli, attiguo alla Chiesa di S. Orsola in via Chiaia, su progetto di Fausto Nicolini per volere di Don Giulio Mastrilli duca di Marigliano, il Teatro Sannazaro fu inaugurato con una “Grand Soirée” il 26 dicembre del 1874. In scena “La petite Marquise” di Mehilac con la Compagnia Le Roy-Clarence.
Da subito, sia per la ricchezza degli ori e degli stucchi che per le decorazioni del Paliotti che ornavano la struttura, ma, anche per lo spettacolo offerto dealla nobiltà tutta, accorsa in una gara di eleganti toilettes, scintillanti gioielli ed equipaggi; il Sannazaro fu un “Jolie bouquet” con la vocazione dell’alta prosa.
E fu proprio al teatro Sannazzaro che Eduardo Scarpetta esordì con la più che nota “Na Santarella” e che chiuse volontariamente la sua lunga carriera artistica presentandosi per l’ultima volta al pubblico nella commedia “ Omiedeco d’ ‘e pazze”. Ma per il teatro di via Chiaia passarono anche Ermete Novelli, Emma Grammatica, Antonio Gandusio, Ruggero Ruggeri ed altri grandi della scena.

Dopo la gestione del Duca di Marigliano e quella, meno fortunata, del conte Luca Cortese, toccò ad Armando Ardovino risollevare le sorti della più elegante sala teatrale di Napoli portandovi i Fratelli De Filippo (Eduardo, Titina e Peppino) che diedero vita al loro “Teatro Umoristico”.

Dal 1934, per il teatro Sannazaro iniziò la lenta decadenza che lo portò a diventare un cinema di dubbia fama.

Nel 1969 Nino Veglia e Luisa Conte diedero il via ai lavori per la ristrutturazione del teatro: un sogno che, giorno dopo giorno, con enormi sacrifici, diventava realtà. Dopo poco più di due anni, il venerdì 12 novembre 1971 riapre il Teatro Sannazzaro, chiamato anche la “bomboniera di via Chiaia”, il salotto di Napoli. La Compagnia Stabile Napoletana di Nino Veglia mette in scena “Annella di Portacapuana”, commedia in tre atti di Gennaro D’Avino nella riduzione dello scrittore Michele Prisco. Una prima indimenticabile sul palcoscenico: Ugo D’Alessio, Pietro De Vico, Lucia Valeri, Enzo Turco, per la regia di Gennaro Magliuolo.

Alla morte di Nino Veglia la gestione del teatro Sannazaro resta a Luisa Conte, affiancata dalla figlia Brigida Veglia e dal genero Mario Sansone, fino alla sua scomparsa il 30 gennaio del 1994.

Da quel giorno, Brigida Veglia e Mario Sansone, con le figlie Lara ed Ingrid, portano avanti il discorso teatrale che, iniziato in quel lontano Santo Stefano del 1874, approda alle recenti stagioni improntate, come sempre, alla più pura tradizione culturale napoletana strizzando l’occhio alla bella realtà di qualche nuovo autore. Dalla stagione ‘94/95 la Compagnia Stabile Napoletana, nella quale hanno militato Ugo D’Alessio, Enzo Turco, Pietro De Vico, Vittorio Bottone, Nino e Carlo Taranto, Giacomo Rizzo, Enzo Cannavale e numerosi altri protagonisti della scena napoletana, cita nel nome la sua fondatrice alla quale dedica ogni lavoro, cambiandosi in “Compagnia Stabile Napoletana ‘Luisa Conte’” diretta dalla giovanissima nipote Lara Sansone.

Oggi, a venti anni dalla scomparsa della grande Luisa, sua nipote Lara Sansone con il suo compagno Salvatore Vanorio, gestiscono con successo ed attenzione la storica sala di Via Chiaia, portando in scena spettacoli della tradizione popolare partenopea e non solo. A loro va il merito di aver riportato in auge un genere ormai dimenticato, il glorioso “Cafè Chantant”, che proprio al Teatro Sannazaro dal 1996 riscuote successi lusinghieri tanto che per molti la storica sala di Via Chiaia è diventata anche la casa del “Cafè Chantant”, riconosciuto e recensito dai più illustri critici.

Moltissime le produzioni più recenti del Sannazaro, che si sono avvalse di collaborazioni eccellenti, da Leopoldo Mastelloni a Gino Rivieccio, da Benedetto Casillo alle fortunatissime edizioni di spettacoli per ragazzi.

Teatro Cilea

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teatro Cilea
teatro Cilea

Il Teatro Cilea, nato come auditorium della scuola di musica per i ciechi, divenne un teatro di prosa a tutti gli effetti.

Era il 1975 quando il Comm. Giuseppe Scarano, famoso impresario napoletano gestore del Teatro Politeama Giacosa al Monte di Dio, riuscì ad aggiudicarsi la gara di assegnazione, da parte dell’Istituto per ciechi Domenico Martuscello, del Teatro Cilea, la sala vomerese nata come auditorium della scuola di musica per i ciechi, divenne un teatro di prosa a tutti gli effetti.

La sala del Teatro Cilea possiede una acustica eccezionale – tanto da farla preferire sempre dal M° Roberto De Simone per le prove delle sue opere musicali – inizialmente ospitò i maggiori spettacoli che transitavano nella Stagione di prosa del Teatro Politeama Giacosa completando così la loro permanenza a Napoli spostandosi sulla Collina del Vomero.

Già dal 1977/78 l’attività del Teatro Cilea si consolidò con una propria autonomia artistica, nacque la Compagnia Stabile Scarpettiana diretta da Mario Scarpetta, pronipote diretto di Eduardo Scarpetta, con interpreti quali: – Dolores Palumbo, Giuseppe Anatrella, Gennarino Palumbo e con allestimenti quali ‘O Scarfalietto; Tre Pecore viziose; ‘O Miedeco dei pazzi; ‘Na Santarella; Miseria e Nobiltà. Il Terremoto del 1980 e la crisi economica derivante, interruppe questa bella esperienza, la gente, in genere, frequentava meno i teatri e i cinema.

Dopo una breve pausa con programmazioni di lieve interesse, la programmazione artistica del Teatro Cilea fu affidata a Mico Galdieri che con il Consorzio Teatro Campania diede vita a produzioni quali: – L’Opera buffa del Giovedì Santo e Il Bazzariota con la regia di Roberto de Simone, ospitando artisti e registi famosi come Bruno Cirino, Mariano Rigillo, Concetta e Peppe Barra, La Nuova Compagnia di Canto Popolare, Isa Daniele, Lina Sastri.

Nomi illustri che non mancarono nei successivi anni, tanto da indurre il figlio di Giuseppe Scarano, Lello, ad ospitare artisti con concerti spettacoli nell’area esterna al teatro Cilea solitamente adibita a parcheggio, oltre 700 posti…
A metà degli anni ’80 il Teatro passa dalle mani del Comm. Giuseppe a suo figlio Lello Scarano che lo programmerà unitamente alla sala del Monte di Dio, con una nuova visione più moderna e nello stesso tempo più popolare ma senza trascurare i grandi interpreti e i grandi autori così, mentre al Politeama imperavano le commedie musicali di Garinei e Giovannini, il Teatro Cilea coraggiosamente ospitava Carmelo Bene, Paolo Poli, le prime apparizioni, in Italia, di Arturo Braghetti; quando nella sala di Monte di Dio si esibiva uno straordinario Giorgio Gaber, con la stessa consapevolezza di ospitare un grande nel suo genere, Lello Scarano ospitava le sceneggiate popolari e i concerti/spettacoli con Mario Merola, Mario Da Vinci; in quegli anni nacque l’Estate del Teatro Cilea, nell’ampio spazio all’aperto, solitamente adibito a parcheggio, fu costruito un vero e proprio palcoscenico con una platea di oltre 700 posti, viene riproposta la Compagnia Stabile Scarpettiana diretta da Mario Scarpetta.

Nel 1987, la gestione artistica della sala vomerese passa per alcuni anni nelle mani del Circuito Teatro Pubblico Campano e assume una collocazione di Teatro di ricerca e d’innovazione, ospitando la nuova drammaturgia napoletana rappresentata da autori, registi e attori quali: Annibale Ruccello, Fortunato Calvino, Carlo Cerciello, Enzo Moscato, Laura Angiulli, Isa Danieli, Nello Mascia.

Teatro Bellini

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Teatro Bellini
Teatro Bellini

Il Teatro Bellini è uno dei teatri più antichi di Napoli, situato nel cuore del centro storico della città

Sorto al posto del piccolo teatro delle Fosse del Grano in un’area particolarmente ricca della città di Napoli in cui si concentrano edifici di particolare lustro come il Museo Archeologico Nazionale, l’Accademia delle Belle Arti ed il conservatorio di San Pietro a Majella, il Teatro Bellini è conosciuto anche con l’appellativo di “piccolo San Carlo”.  Il Teatro Bellini è uno dei teatri più antichi di Napoli. Situato nel cuore del centro storico della città, fu inaugurato nel 1864, distrutto dopo pochi anni da un incendio e ricostruito nel 1871, ancora oggi conserva intatto il suo fascino ottocentesco: dalla mirabile struttura a ferro di cavallo, ispirata all’Opéra Comique di Parigi, ai pregiati affreschi che lo decorano. Dalla sua costruzione fino al primo dopoguerra è stato cuore della vita culturale della buona società napoletana, che vi si recava per assistere a spettacoli musicali, operette e spettacoli di prosa. Dal secondo dopoguerra iniziò il suo declino: prima trasformato in un cinema di terz’ordine, venne poi chiuso alla fine degli anni ‘70. Solo nel 1986 venne rilevato e restaurato dal maestro Tato Russo che lo riportò agli antichi fasti. Oggi è gestito dai figli dell’artista, che ne hanno conservato la vocazione teatrale originaria, producendo e ospitando spettacoli di notevole interesse culturale, ma ne hanno, al contempo, arricchito e diversificato l’attività, aprendosi a collaborazioni, e all’organizzazione di iniziative e attività culturali di vario genere. Molteplici, infatti, sono oggi gli spazi vivi della struttura: l’antica sala grande e, accanto, il Piccolo Bellini, una sala dedicata alla programmazione di spettacoli del circuito off, lo store Marotta&Cafiero, ospitato nel foyer del teatro, che è insieme libreria e spazio dedicato a laboratori per bambini e presentazioni di libri, il Sottopalco, un bar/bistrot gestito in collaborazione con associazioni del terzo settore, dove si organizzano mostre e session di musica dal vivo. L’antico edificio è diventato un vero e proprio hub della cultura, punto di riferimento e crocevia di un pubblico decisamente trasversale.

Inauguratosi nel novembre del 1864, dopo soli 5 anni, nell’aprile del 1869, il teatro Bellini fu distrutto da un incendio che ne lasciò in piedi le sole mura esterne. Il vecchio Bellini non era nello stesso luogo dell’attuale teatro: la sua collocazione era bensì lontana di alcune centinaia di metri. Il teatro Bellini, in origine, sorgeva al margine di Piazza Dante la quale, allora, si chiamava Largo del Mercatello, nella zona che oggi, scendendo da Via Pessina, troviamo sulla sinistra della piazza, proprio dove inizia Via Bellini. Di come fosse fatto questo primitivo Bellini sappiamo poco: la facciata presentava tre statue, forse delle muse, e non doveva essere di particolare pregio artistico. Riguardo all’interno, le uniche notizie ci vengono riportate dal Florimo che, nel suo La scuola musicale napoletana del 1881 scriveva: “…eretto da Carlo Sorgente architetto era a forma di circo, con due ordini di logge e uno di palchi, e ricordava un poco i teatri francesi.” Sta sera s’arape lo circo e triato Bellini co la compagnia Gugliomme – Li prezzi so: na lira e mezza li primme poste, na lira li secunne poste”. Era questo l’annuncio che la mattina del 19 dicembre 1864 si poteva leggere su Lo cuorpo de Napole e lo Sebbeto, giornale interamente scritto in vernacolo. Dalla data del drammatico incendio bisognerà aspettare circa otto anni prima che il nome del teatro dedicato al famoso musicista catanese ritorni nei bollettini teatrali dei giornali.

Per circa 15 anni il Teatro Bellini dette spettacoli musicali di buon livello, quindi la lirica cominciò a cedere il passo alla prosa dialettale e per alcuni anni il teatro fu la sede stabile della compagnia di Eduardo Scarpetta. In seguito, con il nuovo secolo, il Teatro Bellini divenne un tempio dell’operetta prima, e della rivista e della canzone poi, non disdegnando di accogliere saltuarie rappresentazioni di prosa. Nel 1962 il teatro ospitò il suo ultimo spettacolo: Masaniello con Nino Taranto. Nel maggio del 1963, il Teatro Bellini sembrò definitivamente destinato a scomparire. Diventò rapidamente un sudicio cinema di infima visione. i suoi palchetti che avevano ospitato la migliore nobiltà e la ricca borghesia napoletana si videro trasformati, grazie alla compiacente e remunerata distrazione del personale di sorveglianza, in accoglienti rifugi per il piacere furtivo e trasgressivo di qualche coppietta in cerca di intimità. Fu poi Tato Russo che colse l’occasione per sottrarre il Bellini ad una sicura distruzione, facendone la sede del suo teatro e della sua compagnia. In poco più di un anno, superando difficoltà tecniche, organizzative ed economiche, riuscì a riportare l’edificio all’antico splendore e, con la messa in scena dell’Opera da tra soldi di Bertolt Brecht, nell’autunno del 1988, il Bellini fu ancora una volta un teatro…

Teatro Totò

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Teatro Totò
Teatro Totò

Teatro Totò, il teatro comico di Napoli

Il Teatro Totò nasce nel maggio 1996 con la precisa ambizione di diventare tempio della comicità di nuova tendenza, senza tralasciare la consolidata tradizione.

Così il 5 maggio del 1996 , il vecchio cinema – teatro Ausonia prende un nuovo nome, quello del principe della risata Antonio De Curtis, a pochi passi dal quartiere che gli ha dato i natali. A pochi metri dal Teatro San Ferdinando, nel cuore del quartiere S. Lorenzo, i soci che lo hanno rilevato, Gaetano Liguori e Davide Ferri, giungono dall’esperienza decennale del piccolo teatro Bruttini di Via Port’Alba, divenuto negli anni 90 vero e proprio tempio del cabaret napoletano e non solo .

Il Teatro Totò, con una sala di 600 posti, viene presentato al pubblico con una sei giorni dedicata al grande comico intitolata “A Prescindere “: mostre, film, concerti e dibattiti con un unico tema : Totò . Per dissolvere ogni dubbio sull’orientamento artistico della sala, due grandi artisti: Isa Danieli e Rino Marcelli aprono ufficialmente la prima stagione teatrale con “Avanspettacolo” , lavoro fatto di ricordi e frammenti di un’epoca dorata, quella degli scketches di Trottolino (Umberto D’Ambrosio) e tanto altro ancora ricordasse il glorioso periodo del Teatro Duemila, regno dell’avanspettacolo. A questo lavoro sono successi, nella prima stagione di attività del Teatro Totò, grandi eventi della comicità: da Paolo Rossi ad Angela Finocchiaro , Paolo Hendel, Alessandro Bergonzoni , da Benedetto Casillo ad Aldo e Carlo Giuffrè , Carlo Croccolo , Mario Scarpetta , Peppe Barra e tanti altri .

Il 1997 è l’anno della rivelazione , infatti grazie ad una geniale intuizione del Direttore Artistico Gaetano Liguori , Alan De Luca e Lino D’Angiò proprio al Teatro Totò mietono i successi di “Telegaribaldi”, fortunata trasmissione televisiva di Teleoggi: è il tutto esaurito ad ogni replica in due mesi di programmazione. Contemporaneamente il cartellone accoglie due decani della tradizione comica napoletana, Mario Scarpetta e Carlo Giuffrè, rappresentanti della memoria storica. Chiudono il quadro Jacopo Fo, Alessandro Bergonzoni, Francesco Paolantoni. Nella stagione 98/99, il Teatro Totò, che ormai vanta al suo attivo oltre settecento abbonati, offre un cartellone vario alternando la tradizione di Giacomo Rizzo e Mario Scarpetta, all’eversione di Peppe Lanzetta al teatro di ricerca di Renato Carpentieri. E’ importante ricordare inoltre , come il teatro Totò da subito si sia rivelato spazio unico e fondamentale per la ricerca e il lancio artistico di nuovi talenti , basti solo ricordare che personaggi come Biagio Izzo, Rosalia Porcaro e addirittura l’oggi popolarissimo Alessandro Siani abbiano avuto il loro battesimo , tra le stagioni 2001 e 2005 proprio sul palcoscenico del Totò .

Nel 2013 il Teatro Totò, grazie al proficuo lavoro svolto, riceve dal Presidente della Repubblica Italiana la medaglia d’oro per le meritorie finalità culturali e sociali perseguite.
È da ricordare inoltre che oggi il Teatro Totò è un vero e proprio Centro di Produzione teatrale, in questi anni ha prodotto tra gli altri: Giacomo Rizzo, Gino Rivieccio, Gianni Ferreri, Peppe Lanzetta ed il musical “PASCIA’ “ con Federico Salvatore.

Teatro San Ferdinando

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Teatro San Ferdinando
Teatro San Ferdinando

Il Teatro San Ferdinando, dove Eduardo De Filippo fece vivere tanti suoi personaggi.

Al Teatro San Ferdinando si giunge percorrendo tutta via Foria, lasciandosi alle spalle il popolare quartiere della Sanità, quello in cui nacque Totò, quello in cui Eduardo fece vivere tanti suoi personaggi, quello i cui suoni ed i cui colori ispirarono la scrittura di questo grande autore ed attore. Si prosegue avanti, verso le palme dell’Orto Botanico, fiancheggiando palazzi malandati i cui cortili celano magnifici giardini segreti semiabbandonati. Si passa oltre la mole severa della Caserma Garibaldi e la via Fridiano Cavara. La traversa successiva è via Giuseppe Antonio Pasquale, in fondo vi si vede la sagoma del Teatro.

Eduardo aveva aperto il suo teatro San Ferdinando, ricostruendone le macerie acquistate subito dopo la guerra.

Eduardo aveva aperto il suo teatro San Ferdinando, ricostruendone le macerie acquistate subito dopo la guerra. Voleva saggiamente far rivivere la storia di un teatro glorioso e popolarissimo, sorto nel cuore della sezione Vicaria alla fine del millesettecento. La data dell’apertura dell’antico Teatro San Ferdinando, chiaramente dedicato al Re Borbone, non trova concordi tutti gli storici. Benedetto Croce la fissò al 1790 mentre Vittorio Viviani dice della sua inaugurazione nella stagione invernale 1797-98. A Promuovere la costruzione del nuovo teatro fu secondo Benedetto Croce il notaio Gaetano Francone in società con Pasquale Pignata e Giuseppe Di Giovanni, attori del San Carlino, Vittorio Viviani l’attribuisce invece al principe Ripa Francesconi di Columbrano, mentre Giovanni Artieri sostiene che fu costruito per volontà dei principi Ripa Franconi di Colobrano, Fiorino, Santobuono e Torchiarolo.

Una leggenda popolare vuole che il teatro San Ferdinando sia stato fatto costruire per volontà del re Ferdinando IV

Una leggenda popolare invece vuole che il teatro San Ferdinando sia stato fatto costruire per volontà dello stesso re Ferdinando IV, Re nasone , unitamente ad un palazzo in cui alloggiare una sua figlia malata e bisognosa dell’aria salubre di quei siti lontani dalla città, o addirittura per una sua amante. Certo è che quando il 4 agosto del 1790 fu proposto chiamare futuro edificio Teatro Ferdinando IV la Deputazione dei Teatri diede parere negativo sentenziando che “non è stato costruito per il Real comando e a spese Regie” e propose invece di imporre, come era abitudine in quegli anni, il nome di un santo.

A realizzare il progetto fu chiamato l’architetto Camillo Lionti e la spesa per realizzarlo fu di circa 39000 ducati.

Il teatro San Ferdinando aveva una vasta platea ellittica, quattro ordini di palchi, cinque per ogni fila, arredati con tredici poltrone, ed un palco reale. Un secondo palco era riservato alla famiglia del sovrano che lo frequentò con assiduità. Per inaugurare il teatro fu data un’opera di Domenico Cimarosa, e per lungo tempo il teatro fu prestigiosa meta delle serate dei nobili napoletani.

Il teatro San Ferdinando sede del teatro di Adamo Alberti

Il teatro San Ferdinando fu poi sede del teatro di Adamo Alberti che invano cercò di legarlo a commedie di teatro in lingua; decadde rapidamente e nel ‘48 diventò un teatro per filodrammatici. Fin quando vi si insediò, scritturato dagli impresari Bartolomeo e Golia, “don Federico Stella” attore popolarissimo che vi debuttò con Tenebre e amore , un dramma di Crescenzo Di Maio.

Federico Stella incontrastato padrone di quel palcoscenico per quasi quarant’anni

Federico Stella rimase incontrastato padrone di quel palcoscenico per quasi quarant’anni, cedendo il passo soltanto per poche sere, durante il periodo natalizio alla Cantata dei pastori, durante il periodo pasquale alle Sacre Rappresentazioni della passione e morte di Cristo, e durante il carnevale alla irresistibile comicità di Antonio Petito. Durante quegli anni Federico Stella fu un vero maestro di teatro per più generazioni di attori, la sua inventiva non conosceva limiti, la sua capacità di improvvisare e risolvere le situazioni impreviste era leggendaria, così come la sua gentilezza e la sua capacità di ridere degli scherzi.

Come in ogni compagnia che si rispetti infatti erano all’ordine del giorno gli scherzi che gli attori si facevano durante le recite.

Una volta Crescenzo Di Majo gli fece saldare la spada al fodero ed attese che venisse il momento della “scena madre” in cui lo Stella furibondo doveva sguainarla per trafiggere il collega Giuseppe Pironi. Dopo aver tentato invano di estrarre la sua spada Federico Stella con uno sguardo furibondo gli voltò le spalle dicendogli “anche alla mia spada ripugna il tuo sangue”.

Il Pironi d’altra parte fu un “cattivo” odiatissimo dal suo popolarissimo pubblico che, durante gli spettacoli gli tiravano contro ogni sorta di oggetti o lo apostrofavano con terribili insulti minacciandolo di aspettarlo ‘a parte ‘e fore per fargli jettà ‘o sango.

Qualche volta, dopo lo spettacolo, dovette intervenire addirittura lo Stella per placare la folla inferocita che assediava il San Ferdinando. Stella, che riuscì come nessun altro ad eccitare e trascinare il suo pubblico in una vertiginosa altalena di sentimenti, fu dunque il re di quel teatro fino al 20 settembre del 1926, ultima sua rappresentazione in La bella di Portacapuana. Aveva allora ottantaquattro anni, ed in quegli anni il San Ferdinando fu, come scrive Giovanni Artieri, “arena di vicende e passioni sceniche nelle quali la plebe di Napoli, attanagliata nella lotta tra il bene e il male per sette o otto atti, veniva liberata dal vindice intervento del “dito di Dio“.

Il San Ferdinando continuò a mantenere il suo carattere di teatro popolare

Il San Ferdinando continuò a mantenere il suo carattere di teatro popolare, dando spazio ad altri attori come Amedeo Girard o come Salvatore De Muto, leggendario Pulcinella che fu vicino ad Eduardo De Filippo il giorno dell’ apertura del ricostruito San Ferdinando. Intanto il teatro era passato dalla sceneggiata, dove primeggiava la Compagnia CafieroFumo, al cinematografo, perdendo il suo prestigio e il suo nome. Diventò teatro Principe vide impoverire il suo pubblico. Fino all’agosto del 1943 quando un bombardamento lo
ridusse ad un cumulo di macerie. Quelle macerie cariche di storia e di passione le comprò Eduardo De Filippo, il 25 febbraio del 1948, per la somma di tre milioni. I lavori di abbattimento di quei ruderi e quelli di ricostruzione durarono fino al 22 gennaio del 1954, quando Eduardo presentò al suo pubblico Palummella zompa e vola di Antonio Petito.

Fu finalmente il teatro di Eduardo: un teatro tra i più belli e moderni della città.

Fu finalmente il teatro di Eduardo: un teatro tra i più belli e moderni della città. Un accogliente ridotto, capace di ospitare mostre, dibattiti e soprattutto di accogliere un numeroso pubblico prima e dopo lo spettacolo è disposto su tre livelli raccordati da una doppia scala di marmo. Incassato nella parete sinistra del livello centrale fa bella mostra un grande Pulcinella di marmi policromi disegnato da Titina De Filippo. Quattro scalinate portano alla sala, una platea molto accogliente, in leggero declivio verso il palcoscenico, come per un abbraccio che leghi pubblico ed attori, sopra una fila di palchetti che invece dell’abituale numerazione hanno i nomi di personaggi del teatro napoletano, Stella, Cammarano, Petito, Trinchera, più in alto la balconata.
In compagnia con Eduardo De Filippo e, naturalmente Titina, c’erano attori come Luisa Conte, Tina Pica, Amedeo Girard, Ugo D’Alessio, Pietro Carloni, Gennarino Palumbo, Thea Prandi, Nino Veglia.

La prima “stagione” del ricostruito San Ferdinando iniziò dunque con la Palummella dell’inaugurazione

La prima “stagione” del ricostruito San Ferdinando iniziò dunque con la Palummella dell’inaugurazione, furono poi messe in scena Miseria e nobiltà di Scarpetta, Signorine e Addio mia bella Napoli! di Ernesto Murolo, Monsignor Perrelli di Starace, ‘A pace d’a casa di Domenico Petriccione, Mese mariano di Di Giacomo, ‘O professore di Libero Bovio, Pronti vengo di Rocco Galdieri, ‘O cumitato di Costagliola e Chiurazzi, Montevergine di Domenico Romano, Don Giacinto e ‘A figliata di Viviani, Sarà stato Giovannino di Paola Riccora e Natale in casa Cupiello.
Un panorama a tutto tondo insomma, a cui si aggiunsero negli anni i titoli meravigliosi di tanti autori italiani e stranieri ma soprattutto quelli che hanno formato il teatro di Eduardo amatissimo dal pubblico napoletano.

Il Teatro San Ferdinando e l’Associazione del Teatro Stabile della città di Napoli

il Teatro San Ferdinando fa parte dell’Associazione del Teatro Stabile della città di Napoli assieme al Teatro Mercadante e Ridotto