martedì 4 Novembre 2025
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Chiesa di Santa Maria della Verità nel quartiere di Materdei

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La Chiesa di Santa Maria della Verità dedicata da Scipione De Curtis alla Madonna della Verità in onore della verità affermatasi nella sua questione giudiziaria

La Chiesa di Santa Maria della Verità ha una storia che inizia con il consigliere Scipione De Curtis. Questi accusato di gravi reati contro il Re di Spagna si recò a pregare presso l’edicola di Santa Maria dell’Oliva affinché fosse scagionato dalle accuse. De Curtis prometteva in caso di grazia che avrebbe fatto erigere un edificio sacro.

Scipione De Curtis, una volta ottenuta la grazia, si adoperò affinché fosse costruito un monastero. Il luogo scelto dove erigere il monastero è di fronte al palazzo di Carlo Carafa, duca di Nocera. Nel palazzo di Carafa sarà ospitato il convento dei Carmelitani Scalzi. De Curtis però volle che la sacra effigie della Madonna dell’Oliva fosse collocata nel nuovo tempio. Il consigliere dedicò così la chiesa alla Madonna della Verità in onore della verità affermatasi nella questione giudiziaria.

L’arcivescovo di Sorrento Antonio Del Pezzo consacrò la Chiesa di Santa Maria della Verità nel 1653.

Giovan Giacomo di Conforto, che lavorava già nella vicina chiesa di Santa Teresa, costruì la chiesa di Santa Maria della Verità a partire dal 1603. Nel 1653 fu l’arcivescovo di Sorrento, Antonio del Pezzo, a consacrare la chiesa. Dopo i terremoti del 1688 e del 1694 fu Arcangelo Guglielmelli a restaurare la chiesa. Poi i restauri continuarono nella seconda metà del Settecento con Giuseppe Astarita, che nel 1751 disegnò il pavimento. Nel 1850 il restauro continuò ad opera di Costantino Pimpinelli autore dei fregi neoclassici dei pennacchi della cupola e delle decorazioni delle volte dei transetti.

L’edificio è anche conosciuto come la chiesa senza faccia

Durante il decennio francese, per costruire il nuovo corso Napoleone che avrebbe direttamente collegato il Museo Nazionale e la reggia di Capodimonte, la chiesa si trovò ad una quota superiore rispetto alla nuova strada a causa degli enormi lavori di sbancamento della ripida collina dove il monastero sorgeva. In seguito saranno costruiti anche degli edifici che nasconderanno la facciata della chiesa alla nuova strada. Per questo motivo La Chiesa di Santa Maria della Verità è anche conosciuta come la chiesa senza faccia.

Nella Chiesa di Santa Maria della Verità si sono svolti i funerali di Leopardi

La storia della chiesa di Santa Maria della Verità si lega a quella di Giacomo Leopardi nel giorno della sua morte, il 14 giugno 1837. E’ in questo luogo che Antonio Ranieri, cercò un religioso che portasse al moribondo Leopardi i conforti sacramentali.

Pochi anni dopo l’Unità d’Italia l’intero complesso venne sottratto all’ordine degli Agostiniani e incamerato nei beni dello Stato. Il convento fu destinato a scopi civili e solo in seguito una parte verrà loro data in uso.

Set di importanti film cinematografici

Le riprese del film L’oro di Napoli, di Vittorio De Sica del 1954 fotografano gli interni della chiesa. Così come un altro film-culto: Le mani sulla città di Francesco Rosi del 1963. Tali immagini testimoniano lo splendore della chiesa prima del terremoto dell’Irpinia del 1980 che sconvolse l’intera regione: la struttura fu gravemente danneggiata.

La chiesa viene abbandonata per diversi anni, durante i quali è stata depredata di marmi, paliotti, arredi sacri. Il più efferato di questi furti avvenne nel 1985, quando dei ladri rubano il paliotto dell’altare del transetto destro.

Tuttavia per sopperire alla chiusura della chiesa le celebrazioni liturgiche continuarono ad essere officiate nella sacrestia. Nella sacrestia un tempo adorna di possenti armadi in noce e oggi esposti nella certosa di San Martino, fu allestita una chiesa temporanea, smantellata con la riapertura dell’edificio.

Gli stucchi di Lorenzo Vaccaro nella Chiesa di Santa Maria della Verità

La navata unica è ricoperta di magnifici stucchi del tardo XVII secolo. Gli stucchi sono opera di Lorenzo Vaccaro il cui intervento è accertato a partire dal 1684, copre tutte le strutture portanti dell’edificio; la cupola è anch’essa opera del Vaccaro, realizzata insieme ai suoi allievi Bartolomeo Granucci e Nicola Mazzone.

Del Vaccaro sono le quattro statue in stucco che in coppia sono poste a fianco degli altari del transetto e che per stile sono simili alle statue da lui realizzate nello stesso periodo per il cappellone del Crocifisso nella basilica di San Giovanni Maggiore.

Bartolomeo Ghetti ha realizzato la balaustra e l’altare maggiore su disegno di Arcangelo Guglielmelli.

Nella zona absidale, ridecorata sempre sui disegni del Guglielmelli, sono collocate sul fronte la Natività e l’Adorazione dei Magi di Andrea d’Aste, databili 1710, mentre ai lati sono collocate la Visitazione e l’Annunciazione di Giacomo del Pò. Tra le due tele del d’Aste si nota il possente organo con sulla sommità l’icona di Santa Maria dell’Oliva.


Le cappelle ospitano le tele di Massimo Stanzione, Domenico Antonio Vaccaro, Francesco Di Maria, Agostino Beltrano, Giuseppe Marullo e Giacinto Diano. Alcune opere sono state trasferite al Museo di Capodimonte, come due tele ciascuno di Luca Giordano e Mattia Preti. Nella cappella Schipani sono presenti anche opere scultoree in marmo raffiguranti tre importanti esponenti della famiglia, opera di Giulio Mencaglia, mentre i marmi nonché l’altare sono di Bernardino Landini.

Di notevole interesse è il pulpito in noce che mostra alla sua base una possente aquila intagliata da Giovanni Conte, detto Il Nano.

Nella sacrestia, oggi adoperata come salone sono presenti nelle lunette affreschi dei primi del XVII secolo rappresentanti Storie dell’ordine agostiniano. Nel piccolo cortile rettangolare, accessibile dall’antisacrestia, è presente un pozzale lavorato in piperno.

Nell’ipogeo sottostante la chiesa venivano sepolti i corpi dei religiosi.

Oggi solo una piccola parte del vasto monastero (di proprietà del Fondo Edifici di Culto) è in uso ai Padri Agostiniani, infatti in esso sono ospitati uffici comunali e due scuole (che hanno anche in gestione il chiostro adibito a cortile sportivo). È presente un campanile, anch’esso non più usufruibile dal monastero. In una stanza al di sotto di esso visse la sua fanciullezza Giuseppe Marotta.

Scopri come raggiungere la Chiesa

Re Ferdinando di Borbone e Pulcinella con Giorgio Gori al Teatro Bolivar

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Re Ferdinando di Borbone e Pulcinella di e con Giampiero Notarangelo nelle Vesti di Re Ferdinando. Il 6 e 7 aprile al Teatro Bolivar Giorgio Gori nei panni di Pulcinella e un cast di oltre venti elementi


Re Ferdinando di Borbone e Pulcinella è uno spettacolo divertente, pieno di azione e coreografie dirette da Luisa Pellino. Uno spettacolo con precisi riferimenti storici e con bei costumi d’epoca. Lo Spettacolo ha anche partecipato al Festival di Napoli, nelle maggiori piazze napoletane riscuotendo un grande successo. La piece è vincitore del premio Drago D’Oro come miglior regia.

re ferdinando di borbone e pulcinella al teatro bolivar il 6 e 7 aprile


Re Ferdinando di Borbone e Pulcinella una storia sempre attuale


Lo spettacolo Re Ferdinando di Borbone e Pulcinella racconta di come nel 1800 a Napoli Pulcinella, la maschera popolare napoletana, con la scusa di recitare tra il popolo, sbeffeggia il re Ferdinando con una canzoncina assieme a Nannina e il fidanzato Gennarino.

Il sovrano infatti conduce una vita noiosa. Re Ferdinando è circondato dalla moglie Maria Carolina che lo tormenta; dal finto monsignor Caputo, dal primo ministro Tarantella e dal cocchiere Mimì che vuole spingerlo a fare del “buon governo”.

Ma Ferdinando è malvoluto dal suo popolo. Il re per abbattere la noia si traveste da popolano e, con il falso nome di Don Ferdinando Palermo, va in giro per i vicoli di Napoli ad ubriacarsi, giocare d’azzardo e a frequentare case di tolleranza. A Napoli gira una canzone contro il sovrano che fa imbestialire Ferdinando. Egli incarica il ministro Tarantella di cercare chi ha scritto il motivo oppure lo farà impiccare.


Giorgio Gori al Teatro Bolivar con il suo pulcinella rivoluzionario

Giorgio Gori, un pulcinella rivoluzionario con lo spirito dell’animo napoletano. Un saltimbanco, una maschera che rappresenta più volti contro Giampiero Notarangelo. Un Re buffone, lazzarone, codardo, un amante della forca e un forte sostenitore della monarchia.

Divertente, pieno di azione e coreografie dirette da Luisa Pellino e con precisi riferimenti storici, con bei costumi d’epoca. Durante lo spettacolo gli attori coinvolgono di continuo gli spettatori. Molte scene infatti avvengono in sala che di volta in volta diventa: le strade e le piazze di Napoli, le prigioni, l’osteria o il Teatro dove portano il loro spettacolo rivoluzionario Pulcinella e Nannina.

Gli spettatori si trovano così a diretto contatto con personaggi storici come Re Ferdinando di Borbone e la Regina Carolina.

giorgio Gori veste i panni della famosa maschera napoletana pulcinellla

Sul palcoscenico del Bolivar un cast di 23 elementi

Re Ferdinando di Borbone e Pulcinella ha anche partecipato al Festival di Napoli e nelle maggiori piazze napoletane. Ha sempre riscosso un grande successo ed è vincitore del premio Drago D’Oro come miglior regia. Lo spettacolo porta sul palcoscenico 23 elementi fra attori e ballerini, tutti giovani talentuosi.

Giorgio Gori – Giampiero Notarangelo – Giuseppe Fiscariello – Mariano Vittoria – Paola Neri – Marco Venezia – Vincenzo Bosso – Federica Realfonzo – Dino Porzio – Mara Tommasino – Michele Melluso – Anna Buccione – Castrese Amoroso – Francesco Borrelli – Maria Elena Dente – Raffaella Castaldi – Crispino Truglio. Corpo di ballo : Luisa Pellino – Enza Pellecchia – Giulia Tomacelli – Sara Ciotola – Anna Ferrara

All Shook Up al Teatro Acacia di Napoli dal 29 marzo

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All Shook Up Il musical per la prima volta in Italia il 29 e 30 marzo al Teatro Acacia di Napoli

All Shook Up finalmente in Italia. Il musical americano, record di incassi, che, nella tradizione del genere Juke Box utilizza il repertorio di un mito della musica quale il grande Elvis Presley. La regia di All Shook Up è di Pietro Pignatelli e le coreografie del grande Bill Goodson. La direzione musicale è affidata a Gennaro Vitale.

In All Shook Up il repertorio di Elvis per raccontare una storia ispirata alla commedia di Shakespeare.

Il repertorio di Elvis è contestualizzato in una storia originale liberamente ispirata alla commedia di William Shakespeare La Dodicesima Notte. Ad ottenere i diritti in Italia, espressamente dalla produzione statunitense, è una compagnia napoletana: la Compagnia D’Oriente di Fabio Busiello. La regia è affidata a Pietro Pignatelli, uno dei più importanti performers di musical in Italia. Pietro è da oltre vent’anni tra i protagonisti delle principali produzioni del genere.

Il musical All Shook Up in anteprima nazionale il 29 marzo al Teatro Acacia

All Shook Up debutterà in anteprima il 29 marzo al Teatro Acacia di Napoli. Oltre venti artisti in scena, fra performer specializzati nel canto, nella danza e nella recitazione. Il corpo di ballo e una band di musicisti che suoneranno dal vivo. Oltre venti artisti per dare vita ai personaggi che abitano una cittadina immaginaria della provincia del Midwest americana negli ’50. Una cittadina dove a svegliare i sentimenti assopiti dei suoi abitanti, irrompe, come un uragano, Chad, interpretato da Alessandro D’Auria, già protagonista del musical Musicanti.

Le coreografie sono della star internazionale Bill Goodson

Chad è un giovane ed anticonformista motociclista dal passato burrascoso. Sarà lui che travolgerà le vite dei cittadini, in maniera tale che troveranno ognuno la loro reale identità e l’amore. A curare le coreografie del musical una star internazionale quale lo statunitense Bill Goodson. che ha lavorato con Diana Ross, Jasmine Guy, Steve Winwood, Gloria Estefan, e, soprattutto, il grande Michael Jackson.

Il debutto dello spettacolo in America nel 2005

All Shook Up ha debuttato in America nel 2005, e di cui è autore Joe Di Pietro, è uno spettacolo di grande impatto visivo oltre ad essere un’ulteriore occasione per ascoltare ben 20 brani scelti tra i grandi classici portati al successo da Elvis, da “Love me tender” a “C’mon everybody”, da “Jailhouse Rock” alla versione americana del nostro “O sole mio”, “That’s Now and ever”, e tocca momenti di grande emozione con l’esecuzione all cast di “Can’t Help Falling In Love”.

Lo Yoga per i Musei. Primo appuntamento alla Certosa

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Yoga per i Musei Musei per lo Yoga

Per il progetto Lo Yoga per i Musei e I Musei per lo Yoga. Il 29 marzo Suggestioni esoteriche nella lettura del simbolismo della Certosa pratica di Yoga e visita guidata alla Certosa

Lo Yoga per i Musei, venerdì 29 marzo alle ore 10.30, si terrà il primo dei quattro incontri previsti alla Certosa e Museo di San Martino. Le lezioni di Yoga saranno precedute da una speciale visita dedicata alle Suggestioni esoteriche nella lettura del simbolismo della Certosa. La visita sarà a cura di Roberto Sabatinelli del Servizio Educativo del Museo.

Una visita speciale alla scoperta e alla lettura dei messaggi simbolici

Una visita speciale che condurrà i partecipanti alla scoperta e alla lettura dei messaggi simbolici presenti nella Chiesa della Certosa di San Martino. Si andrà alla ricerca del loro significato nascosto ed interno, in una ricerca ed esplorazione che suggerisce riflessioni sul punto di contatto tra la tradizione yoga e la spiritualità contemplativa dell’Ordine Certosino, fin dalle sue origini.

L’Ordine Certosino fu fondato nel 1084 da San Bruno. Il santo che “ardente d’amore divino”, si ritirò con sei compagni in un luogo deserto chiamato Chartreuse. L’intento di San Bruno era “restituire alla vita contemplativa lo splendore della sua primitiva purezza”, seguendo il “lumen orientale”. Ossia l’esempio di quegli antichi monaci che popolarono i deserti dell’Egitto e di altre regioni dell’Oriente, apportandovi però delle opportune e geniali innovazioni.

Seguirà la lezione di yoga condotta da Luigi Sansone, Presidente fondatore e Maestro della Scuola di Yoga Integrale, attiva a Napoli dal 1986.

Lo Yoga per i Musei e I Musei per lo Yoga un progetto realizzato dalla Scuola di Yoga Integrale

Il progetto è ideato e realizzato dalla Scuola di Yoga Integrale ACSI – CONI con il Polo museale della Campania per i siti: Museo Duca di Martina, Tomba e Parco di Virgilio, Museo Pignatelli.

Prossimi incontri di Yoga al Museo di San Martino: 26 aprile, 31 maggio e 28 giugno.

La partecipazione è con il biglietto di ingresso ridotto al Museo: € 3,00.
I partecipanti dovranno munirsi di tappetino e plaid ed indossare abiti comodi e chiari.

Per informazioni e programmi:
Scuola di Yoga Integrale: acquadimedicina@gmail.com
Certosa e Museo di San Martino: accoglienza.sanmartino@beniculturali.it

Percorsi guidati al Parco per la giornata Nazionale del Paesaggio

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Percorsi guidati al Parco per la giornata Nazionale del Paesaggio

Percorsi guidati al Parco per i visitatori in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio e meeting con gli stakeholders in vista dell’apertura permanente del Teatro antico dal giorno 17 marzo.

Percorsi guidati al Parco Archeologico di Ercolano il 14 marzo prossimo in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio. La Giornata Nazionale del Paesaggio è istituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. L’obiettivo è quello di promuovere la cultura del paesaggio in tutte le sue forme e sensibilizzare i cittadini sui temi ad essa legati. Vengono così organizzate specifiche attività da compiersi sull’intero territorio nazionale mediante il concorso e la collaborazione delle Amministrazioni e delle Istituzioni, pubbliche e private.

Per i visitatori percorsi guidati al Parco Archeologico di Ercolano e la scoperta di fantastici paesaggi del Golfo. I percorsi della città antica che saranno illustrati con visite guidate a cura di Coopculture.

Le visite partiranno dalla biglietteria del Parco con appuntamento alle ore 11.00  e ore 15.00. Numero massimo di partecipanti per turno: 30 persone. Le prenotazioni  si effettuano al numero di Coopculture, 848800288, attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17; il sabato dalle 9 alle 14. Le prenotazioni saranno chiuse il martedì 12/03/2019 alle 17.

Il tema del paesaggio urbano contemporaneo gioca un ruolo fondamentale per stabilire una nuova dialettica tra città antica e città moderna

Due città, una antica ed una moderna, l’una incassata nell’altra. L’una già tante volte nel corso dei secoli interconnessa all’altra, eppure ancora oggi non compiutamente integrate. Dichiara il Direttore del Parco: “Il gioco dei punti di vista, dei diaframmi da eliminare. Degli spazi da condividere insieme con decoro, legalità e attività sostenibili. Una scommessa e una sfida alla quale nessuno degli attori che agiscono sul territorio può sottrarsi. Ognuno per la propria parte e con le proprie specifiche responsabilità.”

In questo senso il Parco ha in fase di sottoscrizione insieme al Comune e alla Fondazione Packard per i Beni Culturali un innovativo accordo di attuazione per la gestione delle aree comprese tra via Mare e via Cortili dove prossimamente partiranno gli ultimi lavori di allestimento a cura dell’amministrazione comunale di Ercolano, dopo le attività di espropriazione e rimozione delle macerie ad opera del Parco e della Fondazione Packard.”

Percorsi guidati al Parco Archeologico di Ercolano e coinvolgimento degli stakeholders per la riapertura del Teatro Antico di Ercolano.

A coronare l’evento inoltre un gradito annuncio: dal 17 Marzo riapre in maniera permanente il percorso sotterraneo di visita al Teatro antico di Ercolano. La giornata del Paesaggio diventa quindi l’occasione per il coinvolgimento degli stakeholders territoriali e per la loro inclusione attiva nell’iniziativa di riapertura stabile del Teatro. Alle ore 17.00 gli esponenti di gruppi di interesse territoriale verranno accolti al Parco e si recheranno al Teatro antico dove il Direttore del Parco Francesco Sirano e il sindaco della Città di Ercolano Ciro Bonajuto daranno inizio all’apertura stabile del Teatro.

“Aprire stabilmente il Teatro Antico è un ambizioso traguardo raggiunto – aggiunge Sirano – con la preziosa collaborazione del personale del Parco e della società in house del Ministero ALES SpA. si amplia e si aggiunge un tassello importante all’offerta di visita del Parco estendendola al primo settore di Herculaneum scavato nel XVIII secolo e per duecento anni costituente la più cospicua zona di visita. Il teatro, percorso da cunicoli e irrorato dallo stillicidio delle acque di falda, costituisce per sé un paesaggio urbano sotterraneo di rara bellezza ed eccezionale fascino.

Apertura stabile del Teatro Antico di Ercolano

Apertura stabile del Teatro Antico di Ercolano

La restituzione del sito archeologico, si collega strettamente anche alla volontà di contribuire al recupero di un’area della città moderna. Quella di via Mare, un tempo centrale ma progressivamente marginalizzata dal periodo post seconda guerra mondiale in poi.

Dal 17 marzo, tutte le domeniche, i visitatori potranno accedere al percorso sotterraneo. Il costo dei biglietti è di 10 euro (intero) e di 2 euro (ridotto per ragazzi con età compresa tra i 18 e i 25 anni).

Le visite si terranno con i seguenti turni di visita:
10:00 (visita in inglese, con possibilità di illustrazione anche in italiano)
11:00 (in italiano)
12:00 (visita in inglese, con possibilità di illustrazione anche in italiano)

Il percorso è sotterraneo e raggiunge circa 25 metri dalla quota stradale.
La visita è dedicata ai maggiorenni.
La pavimentazione è bagnata in più punti ed è scivolosa per via della presenza di sedimentazioni calcaree e di acqua. Inoltre, il percorso prevede molti gradini. Pertanto, non è adatto ai soggetti claustrofobici e alle persone con problemi di deambulazione o in gravidanza.
Per motivi di sicurezza si richiede ai visitatori di portare con sé solo borse di piccole dimensioni.
Saranno forniti dal Parco Archeologico di Ercolano caschetti, cuffia per capelli, mantelline e torce da utilizzare nel percorso.
È obbligatorio l’uso di scarpe chiuse, basse, resistenti ed impermeabili. è preferibile l’utilizzo di scarpe da trekking.
Si consiglia di munirsi di maglie o giacche comode, da indossare prima della visita, dato il considerevole sbalzo termico da affrontare durante il percorso.

Camelie in Ikebana in mostra al Museo Duca di Martina.

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Dal 16 al 18 nel Salone delle Feste la mostra di Camelie in Ikebana

Dal 16 al 18 nel Salone delle Feste la mostra di Camelie in Ikebana

Camelie in Ikebana nel Salone delle feste del Museo Duca di Martina, sabato 16 marzo, alle ore 10,30 si inaugura la mostra. Nell’occasione sarà presentata anche la seconda edizione della Rassegna Primavera in Floridiana. La rassegna che comprende oltre 60 appuntamenti nel Museo e nel Parco con eventi di arte, scienza, e letteratura; ma anche teatro, danza e musica, per continuare con incontri di salute, botanica e antiche discipline orientali. Una manifestazione che unisce, nei suggestivi spazi museali e nello storico parco, cultura e bellezza oltre alla ricerca interiore. L’opportunità di trascorrere un tempo diverso nel museo che diviene sempre più luogo di incontro e di aggregazione.

La bellezza dei fiori del Boschetto delle Camelie della Floridiana con l’estetica dell’arte giapponese dell’Ikebana

L’esposizione di camellia japonica sarà visitabile fino al 18 marzo. Camelie in Ikebana intende coniugare la bellezza dei fiori del Boschetto delle Camelie della Floridiana con l’estetica dell’arte giapponese dell’Ikebana. Fa da cornice il museo che ospita una delle più importanti raccolte di porcellane giapponesi del periodo Edo.

La mostra è promossa dal Polo Museale della Campania, diretto da Anna Imponente, con l’organizzazione a cura di Luisa Ambrosio, direttore del Museo Duca di Martina. Collaborano all’organizzazione Addolorata Ines Peduto, tecnico biologo del Parco della Reggia di Caserta, Maria Domenica Castrì, Ransui, presidente dell’Associazione ArtiKebana-Sogetsu.

Dopo la presentazione, seguirà una degustazione di miscela di tè floreale (camellia sinensis), a cura di Antonia Grippa, tea stilist.

Museo Duca di Martina | via Cimarosa 77 | via A. Falcone 171 | 80127 Napoli
orario: lun. – dom. 8.30-17.00 (ultimo ingresso ore 16,15) | martedì chiuso
Biglietto € 4,00 (intero); 2 (ridotto)tel. 0812294700-0815788418
www.polomusealecampania.beniculturali.it – facebook.com/museoducadimartina

Primavera in Floridiana con oltre 60 appuntamenti nel Museo e nel Parco

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Primavera in Floridiana con oltre 60 appuntamenti tra arte, spettacolo, letteratura e scienza

Seconda edizione per la rassegna Primavera in Floridiana con oltre 60 eventi che spaziano dall’arte al teatro dalla scienza alla salute fino alle antiche discipline orientali e la botanica

Primavera in Floridiana al via la seconda edizione sabato 16 marzo, alle ore 10,30. Sarà presentata nel Salone delle feste del museo la seconda edizione della rassegna Primavera in Floridiana. Oltre 60 appuntamenti nel Museo e nel Parco con eventi di arte, scienza, letteratura, teatro, danza, musica, salute, botanica e antiche discipline orientali.

La rassegna Primavera in Floridiana unisce, nei suggestivi spazi museali e nello storico parco, cultura, bellezza e ricerca interiore. Primavera in Floridiana così offre l’opportunità di trascorrere un tempo diverso nel museo che diviene sempre più luogo di incontro e di aggregazione.

Primo appuntamento: la mostra di Camelie in Ikebana

In questa occasione, sarà presentata, nello stesso salone, anche la mostra di Camelie in Ikebana. Camelie in Ikebana è una esposizione che intende coniugare la bellezza dei fiori del Boschetto delle Camelie della Floridiana con l’estetica dell’arte giapponese dell’Ikebana. All’interno del museo fa eco una delle più importanti raccolte di porcellane giapponesi del periodo Edo.

Le Camelie a Villa Floridiana

Primavera in Floridiana con Capus Salute per promuovere la prevenzione con visite mediche gratuite

Anche quest’anno, l’8 e il 9 giugno, il Polo museale aderisce e accoglie nell’area antistante il Museo il Campus Salute. Un progetto nato a Napoli e ormai diffuso in tutto il territorio nazionale con decine di manifestazioni. Campus Salute coinvolge centinaia di migliaia di persone l’anno e centinaia di medici volontari per una attività di prevenzione con visite mediche gratuite. La manifestazione è coordinata dal presidente Annamaria Colao, professore ordinario di Endocrinologia dell’Università Federico II, tra le prime quindici scienziate italiane in tutto il mondo.

La rassegna promossa dal Polo Museale è a cura della direttrice del Museo Luisa Ambrosio e di Antonia Grippa

Primavera in Floridiana, promossa dal Polo museale della Campania, diretto da Anna Imponente, è a cura di Luisa Ambrosio, direttore del Museo Duca di Martina e di Antonia Grippa, organizzatrice di eventi, con la consulenza di Alberto Ritieni, docente di Chimica degli Alimenti al Dipartimento di Farmacia dell‘Università Federico II e la collaborazione di Rita Cuomo, assistente amministrativo del Polo.

La rassegna è stata realizzata in collaborazione con: Reggia di Caserta, Università degli Studi di Napoli Federico II, Università Suor Orsola Benincasa, Campus Salute; e con la partecipazione di: Amarelli, Artikebana R.R.Study Group della Scuola Sogetsu e Associazione APD White Cloud Studio Napoli; Associazione Be.Na.Res e Associazione C.I.D.I.; CleaNap e Associazione Golfo Mistico; Associazione Internazionale Pandora Artiste Ceramiste e Associazione Megaride Falcones; Associazione Premio Green Care, e Associazione Progetto Museo e Associazione Tuhe. Hanno collaborato anche Birrai del Conte e Buatta Trattoria di Conversazione; CDTM Circuito Campano della Danza e la Comunità Dzogchen Internazionale di Namdeling; Dolce Idea Gennaro Bottone e Fabio De Luca Fiorista; Il piacere di offrire il tè, Postural Fisio Medical e Scuola di Yoga Integrale di Napoli.

Media Partner: Food Makers, Itinerari di Napoli e Run Radio.
Si ringraziano tutti coloro che hanno reso possibile la rassegna e tutto il personale dell‘Ales e del Museo.

La partecipazione agli incontri è con il biglietto del museo.

Primavera in Floridiana – Informazioni

Museo Duca di Martina ingressi in via Cimarosa 77 o via A. Falcone 171 a Napoli
orario: lun. – dom. 8.30-17.00 (ultimo ingresso ore 16,15) | martedì chiuso
Trova maggiori informazioni su come raggiungere Villa Floridiana su itineraridellacampania.it

Biglietto € 4,00 (intero); 2 (ridotto)

Per contatti telefona al 3339564880 – 0815788418 – 0812294700
o scrivi a pm-cam.martina@beniculturali.it

Terza Giornata Nazionale del Paesaggio giovedì 14 marzo

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terza giornata nazionale del paesaggio e visite guidate gratuiti a Castel dell'Ovo

Per la terza Giornata Nazionale del Paesaggio visite guidate con aperture straordinarie a Castel dell’Ovo

Terza Giornata nazionale del Paesaggio, manifestazione istituita dal Ministero nello spirito della Convenzione Europea del Paesaggio nel 2016. Il 14 Marzo ci sarà la Terza Giornata Nazionale del Paesaggio per richiamare il paesaggio come valore identitario del Paese. L’intento è trasmettere il messaggio che la tutela del paesaggio e lo studio della sua memoria storica costituiscano valori culturali ineludibili. Valori che sono la premessa per un uso consapevole del territorio ed uno sviluppo sostenibile.

Nella Terza Giornata Nazionale del Paesaggio accesso straordinario alla Chiesa del Salvatore e il Ramaglietto

Anche quest’anno, il Segretariato regionale per la Campania aderisce alla Giornata nazionale del Paesaggio. In collaborazione con l’Istituto Italiano dei Castelli e il Comune di Napoli, saranno organizzate due visite guidate a Castel dell’Ovo. Visite che prevedono l’accesso straordinario ad alcuni spazi abitualmente non visitabili, quali la Chiesa del Salvatore e il Ramaglietto. Sarà possibile anche esplorare la Cisterna Medievale, costituita da una serie di ambienti di rara suggestione nei quali si evidenziano ancora alcuni tratti dell’isolotto di Megaride.

Una visita guidata agli scorci e alle prospettive di un luogo di straordinaria rilevanza storico-artistica e paesaggistica

Le visite esplorative proporranno un itinerario alla scoperta di scorci e prospettive di un luogo di straordinaria rilevanza storico-artistica e paesaggistica. Castel dell’Ovo sorge infatti su un isolotto di origine vulcanica, Megaride, estrema propaggine in tufo del promontorio di Pizzofalcone, Monte Echia. Esso rappresenta quanto resta di un esteso complesso di terre emerse, trasformatosi in seguito a prolungati fenomeni di bradisismo vulcanico.

Nei secoli l’isolotto ha ospitato insediamenti civili, religiosi, militari, e assolto, anche simultaneamente, diverse funzioni: villa, cenobio, carcere, residenza reale, fortezza. Lungo il percorso si proporrà una lettura parallela della città di Napoli e del suo paesaggio che nei secoli si trasforma, si adatta, partendo da Castel dell’Ovo, riflesso delle metamorfosi del territorio circostante.

Castel dell'Ovo al tramonto

Per la Terza Giornata Nazionale del Paesaggio le visite guidate sono gratuite. Obbligo di prenotazione

Le visite, ad ingresso gratuito, partiranno alle ore 10.30 e 17.00 dall’ingresso del castello. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti disponibili.
Info: 0812464216 – email sr-cam.comunicazione@beniculturali.it – castellicampania@virgilio.it

Mario Maglione il 9 marzo al Nuovo Teatro Sancarluccio

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Mario Maglione vulcanico interprete della cultura canora partenopea, è sentimento e passione per la canzone classica napoletana.

Mario Maglione si esibirà il 9 marzo al Nuovo Teatro Sancarluccio accompagnato dai Panama e Friends. Un live intimo e suggestivo, con un excursus di brani che hanno fatto la storia della musica partenopea.

Mario Maglione napoletano verace nasce a Mergellina nel luogo deputato da sempre ad essere ricordato e immortalato. Margellina con la sua immagine poetica è presente nei versi delle più famose canzoni partenopee.

E’ proprio la Mergellina dei pescatori quella alla quale Mario Maglione si sente più legato. Non mancano infatti brani di sua composizione, dove è viva, presente e più che mai radicata l’ispirazione alla figura paterna, un mito per Maglione, e l’omaggio a quei pescatori di Mergellina che tanto profondamente ama.

Mario Maglione dal teatrino del convento dei Padri Capuccini ai grandi teatri

Gli esordi musicali di Mario si hanno quando, ancora adolescente, incontra i Padri Cappuccini che ne favoriscono i primi passi proprio nel teatrino del convento.

Perfezionati gli studi sulla canzone classica napoletana, già per certi versi sicuro interprete di questa branca della cultura partenopea, Maglione partecipa al “Masaniello” di Elvio Porta per la regia di Armando Pugliese, valicando, così, con i primi recitals, i confini nazionali.

Dal Giappone all’Europa e dal Canada agli Stati Uniti Mario Maglione ha conquistato il pubblico di tutto il mondo con la sua canzone classica napoletana. Apprezzato dalla critica e dal pubblico, ha inciso diversi CD. Ricordandone alcuni citiamo “Novecento Napoletano”, “Ricordi di Napoli”, “Napule e na Canzone”. Molte sono state le compilation sulla canzone Napoletana in cui canzoni del repertorio classico napoletano vengono interpretate con grande enfasi e bravura.

Numerose sono state le apparizioni televisive al “Maurizio Costanzo Show”. Lo stesso Costanzo ha manifestato più volte stima e ammirazione nei riguardi di questo straordinario interprete. Partecipazioni di rilievo sono sicuramente quelle che si sono avute in seno a “Mamma Rai”: “Domenica In” (Rai Uno); Napoli prima e dopo (Rai Uno) “Ciao Week-End” (Rai Due); “Radio Anchio” (Rai Due), “Fantastica Età” (Rai Tre); e ancora: per Canale 5, “7 scenari per il 2000”, “Buon Compleanno” e per TMC “Tappeto Volante”.

Il più grande riconoscimento arriva dallo stesso Roberto Murolo che in Maglione vede il suo erede spirituale

Per finire, si può ben dire che il riconoscimento maggiore alle straordinarie capacità tecnico-artistiche di Mario Maglione proviene da un giudice che è la più alta espressione della profonda poetica musicale della canzone napoletana: Roberto Murolo. Il grande, artista, che considerava Maglione suo erede spirituale, nutriva infatti la più incondizionata stima nei confronti dell’eclettico cantante.

Murolo ha specificatamente dichiarato che la meritatissima popolarità di cui gode Maglione è il risultato congiunto di un suo originale e singolare modo di comunicare. Saldamente sorretto da una sperimentata tecnica e dal pregio di una voce dagli accenti vocalmente potenti e armoniosamente espressi. Convinto di poter affidare al futuro della Canzone Napoletana un eccezionale interprete, Murolo ha pure affermato che Mario Maglione è in grado di offrire in chiave agile e moderna, il pregio e il fascino della più pura tradizione classica napoletana. Non sarebbe potuto essere più lusinghiero il giudizio espresso dal grande maestro, né alcun altro giudizio – si può esserne certi – potrebbe risultare più alto e più autorevole. Il che, per Maglione, è quanto di meglio si possa desiderare.

Le maschere napoletane. Un patrimonio culturale ricco di personaggi e riti

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Pulcinella una delle maschere napoletane più famose

A Carnevale ogni “Maschera” vale: ecco le maschere napoletane più famose.

Le Maschere napoletane si presentano, con un preciso aspetto che ne caratterizza indirettamente il ruolo. La più famosa nel panorama partenopeo è senza dubbio Pulcinella, la cui popolarità rimane invariata da diversi secoli.

Il Carnevale tradizionale affonda le proprie radici in un patrimonio ampio, fatto di riti e tradizioni, soprattutto in una città culturalmente ricca come Napoli.

Le maschere e sfilate odierne, sono prive dei contenuti rituali e metaforici che lo hanno identificato nel corso della storia. Eppure, questa festività ha tra i suoi antenati le famose Dionisiache greche o i Saturnali romani, celebrazioni in cui si scioglievano momentaneamente gli ordini sociali e le gerarchie, per lasciar spazio allo scherzo e alla dissolutezza.

Il termine Carnevale deriverebbe, anche se è ancora oggetto di discussione, dal latino carnem levare, con cui la chiesa prescriveva l’estensione alla carne dal primo giorno di Quaresima.

Festa di eccessi e sregolatezza, dunque, al quale solo a partire dall’età rinascimentale, verrà associato l’elemento iconografico più caratterizzante nel corso dei secoli successivi: la maschera!

Le Maschere napoletane e la Commedia dell’Arte

La sua diffusione della maschera è legata alla nascita della Commedia dell’Arte, un nuovo modo di fare teatro che introduce l’improvvisazione degli attori e l’adozione del linguaggio dialettale più vicino alle realtà popolari.

È da questa deviazione linguistica che le Maschere napoletane traggono maggior successo: gli attori a Napoli accompagnano la parlata a movenze eccessive e caricaturali. Persino Apollonio, citando questi ultimi, li descrisse come dotati “di una buffoneria più fresca e gioiosa” rispetto ai comici di altre regioni.

La Commedia dell’Arte ha segnato la nascita del personaggio-costume grazie al contributo della maschera: una novità sensazionale nel panorama teatrale del tempo.
Erano i comici stessi a caratterizzare i personaggi in cui si identificavano, stabilendo ruoli e posizione sociale. Nel frattempo iniziavano a tener conto di un aspetto che, a partire dal ‘700, sarebbe diventato tra i più importanti per la caratterizzazione del personaggio: il costume.

Non tutti i personaggi tradizionali nella Commedia dell’Arte, infatti, indossavano una vera e propria maschera per coprire il viso: spesso era l’abito a veicolare il messaggio e il ruolo del comico.

Delle Maschere napoletane la più famosa è senza dubbio quella di Pulcinella

Le principali Maschere napoletane si presentano, dunque, con un preciso aspetto che ne caratterizza indirettamente il ruolo. La più famosa nel panorama partenopeo è senza dubbio Pulcinella, la cui popolarità rimane invariata da diversi secoli. È stata inventata ufficialmente dall’attore Silvio Fiorillo nei primi decenni del Seicento. Egli incarna l’essenza della città e dello spirito del popolo che, cosciente dei problemi in cui si trova, riesce sempre ad uscirne con ironia. 

Nel corso degli anni ha subito diverse modifiche del nome e dell’aspetto: la tradizionale maschera che copre la metà superiore del viso è stata rappresentatata sia in bianco che in nero. L’aspetto del Pulcinella che conosciamo oggi è quello dei disegni di Ghezzi, dove è rappresentato con la maschera nera e il naso lungo e adunco. Il costume è quello che per anni indossò il più longevo e prolifico attore di farse pulcinellesche: Antonio Petito. Si tratta di una camicia bianca e una pantalone abbastanza larghi da accentuare tutte le movenze del personaggio. Completa l’aspetto un cappello di stoffa bianca.

Giudice, notaio, farmacista, avvocato e consigliere di corte: la maschera di Tartaglia

Tartaglia, un vecchio presuntuoso e invadente, è insieme a Pulcinella una delle maschere più famose nel panorama partenopeo. Storpia perennemente le parole a causa della balbuzie, caratteristica che ha dato il nome al suo personaggio. Grasso, goffo e perfino sordo, ha interpretato diversi ruoli nella tradizione della Commedia dell’Arte: è giudice, notaio, farmacista, avvocato e consigliere di corte. Altra caratteristica da citare è il suo debole per le donne, di cui si innamora facilmente.

Il suo vestito è verde con larghe strisce gialle, abbinato ad un mantello rifinito con gli stessi toni. Porta un collare bianco e occhiali verdi molto appariscenti a causa della miopia. Completano il costume una maschera scura e un cappello grigio.

Scaramuccia, un’altra maschera napoletana, si presenta con calzoni attillati fin sotto il ginocchio, indumento tipico dell’epoca.

Una giubba corta a righe nere e grigie scure chiusa da una cinta e coperta da un mantello nero abbinato ad un cappellaccio piumato. Infine, come da tradizione, indossa una maschera con un enorme naso. Scaramuccia, inoltre, è solito ostentare beffardamente un fallo di cuoio. Anche il carattere conferma l’aspetto osceno: donnaiolo, sbruffone e chiassoso.

Incarna un personaggio tipico napoletano, buffone e scherzoso, ma che finisce sempre per prendere le botte. Il suo nome significa, appunto, “battibecco”. Scaramuccia deve la sua notorietà e il suo nome all’attore che per lungo tempo ne indossò la maschera, Tiberio Fiorilli, grazie al quale la Maschera godette di grande successo presso il pubblico francese: diventò “Scaramouche”.

Giangurgolo una maschera dalle origini incerte

Giangurgolo nonostante sia considerata calabrese, fonti letterarie sulle rappresentazioni di Giangurgolo dicono che essa sarebbe nata a Napoli. Il termine “Gurgolo” incluso nel suo nome, vuol dire “bocca larga” e indica una delle caratteristiche principali del personaggio: la spavalderia.

Gli atteggiamenti e il linguaggio mostrano un tipico signorotto ricco e gradasso, che esige rispetto senza darne in cambio. Di contro, assume atteggiamenti di riverenza e sottomissione con coloro che rappresentano per lui un pericolo. Con le donne sceglie l’approccio più semplice, facendo sfoggio di una erudizione artificiosa, finendo però sempre deriso.

Giangurgolo, secondo la tradizione, indossa una maschera rossa con un enorme naso e sul capo un cappello a forma di cono. Indossa un colletto alla spagnola arricciato e un corpetto a righe rosse e gialle, particolare significativo che riproduce i colori d’Aragona. Calzoni rossi e gialli fin sotto il ginocchio abbinati alle calze ed un cinturone al quale è appesa una lunga spada che unsa solo per intimidire i più deboli. Le maschere napoletane dunque, rappresentano la volontà di mettere in ridicolo i dominatori aragonesi e spagnoli.

Giangurgolo è una maschera dalle origini incerte

Meno diffuse di quelle maschili, le maschere napoletane femminili godono anch’esse di popolarità.

Zeza, diminutivo di Lucrezia, è protagonista dell’omonima scenetta in compagnia del marito Pulcinella. Ricca di doppi sensi, battute oscene, propone lo scontro tra due generazioni: i vecchi (i genitori) e i giovani (i figli), uno scontro che nel periodo ottocentesco e novecentesco godrà di maggior successo nel repertorio teatrale comico napoletano.

Col successo di questi personaggi, nel tempo, le maschere tradizionali sono diventate forme di “travestimento in maschera” come affermato da Vincenzo M. Spera. In alcuni casi, dice, “le maschere hanno mutato il senso rituale e cerimoniale, ormai anacronistico in una realtà sempre più laicizzata”.

La Maschera, dunque, resta un patrimonio da difendere per elaborare la propria identità e non solo come strumento di richiamo turistico. 

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