venerdì 2 Maggio 2025
Murzillo Chic
Home Blog Pagina 29

Antica Forneria Molettieri il pane come c’era una volta

0

Antica Forneria Molettieri dove il pane profuma di buono, di sano e di storia.

Antica Forneria Molettieri in Corso Vittorio Emanuele, sul confine tra il vomero e Quartieri Spagnoli. Un forno dove il pane viene realizzato ancora con le antiche movenze, a mano. Buono, profumato, fragrante, il pane è un alimento fondamentale da sempre.

Il pane in Italia è sempre stato un alimento presente su tutte le tavole. Ma di sicuro la città più legata al pane è proprio Napoli. A Napoli per esempio esiste il culto della “a’ marenna”, in italiano la merenda, dove il pane viene farcito di ciò che c’è di più buono in cucina. I più arditi arrivano alla poesia del cuzzetiello, ossia il fondo del pane scavato e farcito magari con il ragù avanzato dalla domenica.

Ingredienti di alta qualità e un lievito madre centenario per sfornare un pane carico di profumo e sapore

Ma a Napoli non si può parlare di pane senza parlare dell’Antica Forneria Molettieri e del suo patron Rodolfo Molettieri. Panificatore da sempre, ha imparato l’arte della panificazione dal papà Pasquale. Per rodolfo fare il pane significa occuparsi della salute delle persone. Per questo all’Antica Forneria Molettieri vengono usati solo gli ingredienti migliori, quelli senza additivi, e gli stessi ingredienti vengono impastati secondo le ricette classiche.

Rodolfo Molettieri usa per esempio un lievito madre che ha oltre cent’anni e che viene rinnovato giorno. oppure viene usato anche il lievito madre ottenuto dalle prugne di Paestum che unito a farine grezze o poco raffinate ci permette di sfornare un pane carico di profumo e di sapore.

Il tarallo napoletano un must della tradizione culinaria napoletana

0

Il tarallo napoletano con sugna e pepe, è un must della cucina del recupero. Lo stesso Pino Daniele ha cantato del Tarallo nella canzone Fortunato.

il tarallo napoletano nasce appunto a Napoli sul finire del ‘700. La necessità di non buttare via nulla spingeva i fornai di allora a non buttare via nemmeno lo sfriddo ossia lo scarto della pasta lievitata preparata per fare il pane. Allo sfriddo aggiungevano la sugna meglio conosciuto come strutto in italiano, in napoletano “nzogna”. Quindi aggiungevano il pepe e reimpastavano il tutto. Solo successivamente nell’800 il tarallo sarà arrichito con un ulteriore ingrediente la mandorla. Con il nuovo impasto i fornai creavano poi delle striscioline di pasta che intrecciavano e chiudevano dando la forma di una ciambella.

Il tarallo napoletano cibo dei poveri nel ‘700 prelibatezza dello street food oggi

Lo raccontava la stessa Matilde Serao di come il tarallo napoletano era considerato il cibo dei poveri. Il tarallo napoletano aveva un basso costo di produzione ma un alto contenuto calorico grazie allo strutto di maiale. A Napoli durante il ‘700 e l’800 non si poteva buttare via niente, bensi si doveva recuperare ogni cosa. La creatività dei napoletani in cucina ha sempre creato piatti magici riuscendo a recuperare ogni alimento e trasformandolo in un piatto sublime.

La cucina del recupero a Napoli vanta piatti indimenticabili come ad esempio gli spaghetti allo scarpariello o il famoso cuzzetiello. Anche nel caso del Tarallo Napoletano i fornai di allora riuscirono a trasformare gli scarti della pasta del pane, in un qualche cosa di unico che ancora oggi è presente sulle tavole di ogni famiglia napoletana.

Il tarallo e il tarallaro un esempio della cultura pop napoletana

Il Tarallo napoletano è una prelibatezza ed oggi è un alimento che ha un posto d’onore nella categoria dello street food. La cosa è confermata anche dallo stesso Pino Daniele che dedico al noto tarallaro Fortunato Bisaccia. La canzone intitolata proprio “Fortunato”, racconta come ancora tra gli anni ’70 e ’80 il tarallaro andava in giro per le strade della città con il suo carretto a vendere il tarallo. Oggi il Tarallo napoletano si trova ovunque, ma per chi viene a Napoli suggeriamo di visitare la Taralleria Napoletana nel centro storico di Napoli, dove oltre ad assaggiare i classici taralli è possibile anche vedere al momento come vengono preparati ancora oggi rigorosamente a mano

Corrado Ioffredo presenta il suo primo libro: Destini Paralleli

0

Corrado Ioffredo un giovane diciassettenne di talento della provincia di Caserta ci mostra come non si è mai soli nel dolore e come non bisogna arrendersi mai

Corrado Ioffredo è un giovane di diciassette anni che vive a Lusciano, un paesino in provincia di Caserta. Ioffredo studia, frequenta un istituto tecnico economico e come molti ragazzi della sua età ha una grande passione per i libri e per la lettura. E’ un ragazzo, Corrado, che legge in continuazione e trova nei suoi libri la forza e i consigli per affrontare la sua vita di adolescente.

Corrado Ioffredo è un ragazzo, un figlio di una famiglia sana come la maggior parte dei ragazzi di questa terra. Ma Corrado ha una marcia in più, è determinato e non si limita a leggere a sognare, ma inizia a scrivere. E scrive con tutta la forza che questa terra sa infondere ai suoi figli. Corrado inizia a scrivere come tanti scrittori prima di lui per l’esigenza di sfogare e dominare un dolore proprio, intimo. Scrive per lui prima di tutto, solo in ultimo trova il coraggio di farlo leggere ad altri e a chi poi diventerà il suo editore riuscendo a trasformare un manoscritto in un libro di successo: Destini Paralleli di Corrado Ioffredo

Destini Paralleli, non importa cadere ma è fondamentale rialzarsi con più forza di prima

Destini Paralleli narra la storia di una ragazza, Iris Penny che ha perso suo padre. Iris non ha nulla nella vita, ma vuole portare alle persone l’idea di non arrendersi nemmeno davanti al dolore più grande, la morte. Perché Iris crede che la vita avrà sempre la capacità di sorprendere guarendo in egual misura la sofferenza.

L’inizio di destini Paralleli è doloroso, triste, quasi straziante. Ma è nel proseguire che in alternanza con la storia principale c’è la nascita di una bellissima storia d’amore che accomunerà i protagonisti che nel libro di Corrado sono segnati dalle stesse sofferenze. Sarà proprio questo cammino tortuoso che porterà la protagonista in un mondo a lei del tutto sconosciuto. Fulcro del romanzo è l’importanza di arrivare a comprendere che non importa quante volte si cade nella vita ma l’importante è rialzarsi con tutta la forza che si scopre di possedere da sempre dentro ognuno di noi.

Uno nessuno e Centomila in scena al Real Orto Botanico di Napoli

0
Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello con Paolo Cresta al Real Orto Botanico di Napoli

Uno nessuno e centomila uno fra i romanzi più famosi di Luigi Pirandello. In scena con Paolo Cresta sabato 27 luglio al Real Orto Botanico di Napoli

Uno nessuno e centomila, racconta di un uomo un uomo qualunque come si definisce lui stesso. Racconta di come un giorno come un altro, riceve un’osservazione da sua moglie: “Guardatelo bene il naso, ti pende verso destra”. Questa semplice e, apparentemente, innocua frase trascina l’uomo, Vitangelo Moscarda, in abissi di riflessioni e considerazioni che gli scavano dentro.

Inizia così a ricercare dentro di sé e nelle persone intorno a lui, scoprendosi, tormentatamente, uno, nessuno e centomila. E’ così che la scoperta di Vitangelo Moscarda diventa il titolo stesso del romanzo di Luigi Pirandello. Romanzo pubblicato per la prima volta nel 1925 e che Paolo Cresta porta in scena, in prima assoluta, al Real Orto Botanico di Napoli. Sabato 27 luglio 2019 alle ore 21.00 nell’ambito della rassegna estiva Brividi d’Estate 2019, diretta da Annamaria Russo, lo spettacolo Uno, Nessuno, Centomila.

Paolo Cresta è solo sul palco a interpretare Uno nessuno e centomila. Il disegno luci è del light designer Amedeo Carpentieri.

In scena un uomo solo, Paolo Cresta, avvolto nel disegno luci di Amedeo Carpentieri, si rivolge direttamente al pubblico. Così come il romanzo si rivolge direttamente al lettore. Racconta la sua storia, e nel farlo si confida, si confessa, rivive il suo lancinante viaggio interiore. Arrivando sino ad affermare che, non ha più bisogno di un nome, perché i nomi convengono ai morti, a chi ha concluso. Lui è vivo, e non conclude. La vita non conclude, e non sa di nomi.

E’ così che, da un semplice specchio, superficie ambigua e inquietante, emerge per Vitangelo Moscarda, un volto di sé finora ignorato. Una verità che provoca in lui una profonda crisi, fino all’agghiacciante consapevolezza che la sua immagine negli occhi degli altri è lontana anni luce da quella che ha di se stesso. Da qui la presa d’atto ancora più inquietante. Egli non è ‘uno’, come aveva creduto sino a quel momento, ma ‘centomila’, nel riflesso delle prospettive degli altri, e quindi ‘nessuno’. La realtà banale e paradossale dell’uomo, in relazione a se stesso e agli altri, è il filo rosso di una storia nella quale ciascuno di noi è costretto a riconoscersi.

Il romanzo definito dallo stesso Pirandello il più amaro di tutti e profondamente umoristico

Uno, nessuno e centomila è uno dei romanzi più famosi di Luigi Pirandello. Iniziato già nel 1909 e rimasto a lungo in gestazione, uscì solo nel dicembre 1925 sotto forma di romanzo a puntate nella rivista La Fiera Letteraria, e in volume nel 1926 (la rivista Sapientia, nel gennaio 1915, aveva pubblicato alcuni frammenti con il titolo Ricostruire, che sarebbero confluiti con alcune modifiche nei capitoli VI-XI del secondo libro della versione definitiva). Questo romanzo, l’ultimo di Pirandello, riesce a sintetizzare il pensiero dell’autore nel modo più completo. L’autore stesso, in una lettera autobiografica, lo definì come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”.

L’Ammore nun è Ammore i sonetti di Shakespere traditi da Dario Jacobelli

0
L'Ammore nun è ammore di e con Lino Musella chiude l'VIII stagione del Teatro alla Deriva alle Terme Stufe di Nerone

Alle Terme Stufe di Nerone Lino Musella interpreta L’Ammore nun è Ammore, 30 sonetti di Shakespere tradotti in napoletano dal poeta Jacobelli

L’Ammore nun è Ammore conclude in bellezza e poesia l’8a edizione della rassegna teatrale “Teatro alla Deriva“. La rassegna meglio conosciuta come il teatro sulla zattera, è ideata da Ernesto Colutta e Giovanni Meola, che ne firma la direzione artistica per il settimo anno.

Domenica 28 luglio alle ore 21:30, nella splendida cornice delle Terme Stufe di Nerone si terrà il quarto e ultimo appuntamento con uno Shakespeare declamato in napoletano. Elledieffe presenta L’Ammore nun è Ammore, 30 sonetti di Shakespeare tradotti da Dario Jacobelli, di e con Lino Musella.

Jacobelli, poeta prematuramente scomparso, tradusse 30 sonetti di Shakespeare, tradendoli perché ricreati in napoletano. Lino Musella, frugale, energico, ironico, stupito, assieme ad un musicista che evoca e suggestiona, attraversa e indossa questi nuovi sonetti. Sonetti nuovi che battono di un loro cuore, indossando una maschera che li fa sollevare dal foglio per librarsi in aria. Mantenendo i piedi per terra.

L’Ammore nun è Ammore racconta l’amore, la sua bellezza e la caducità della vita in una lingua coraggiosa: il napoletano

Lino Musella, attore tra i più apprezzati e premiati della sua generazione, è qui protagonista di un affascinante percorso poetico attraverso gli immortali versi di Shakespeare, qui traditi in napoletano dall’artista Dario Jacobelli. L’ammore nun’è ammore nasce a Roma a Le vie dei Festival, grazie ad un precedente studio realizzato alla Festa di Teatro Eco Logico di Stromboli.

Lo spettacolo è un’originale recita dei sentimenti tra emozioni e atmosfere magnetiche e intensi desideri. Musella racconta l’amore, la bellezza e la caducità della vita in una lingua coraggiosa, viscerale e seducente: il napoletano per l’appunto. In scena al fianco di Lino Musella c’è Marco Vidino ai cordofoni e percussioni. Vidino con le sue musiche suggestive e avvolgenti che accompagnano gli spettatori in questo viaggio intimo.

Dario Jacobelli poeta e paroliere libero nel suo “tradimento”

Dario Jacobelli, poeta scomparso prematuramente nel 2013, autore di racconti e romanzi. Fu un abile paroliere per musicisti come i Bisca, i 99 Posse e gli Almamegretta, quindi si dedicò negli ultimi anni della sua vita alla traduzione in napoletano e al tradimento, come lo stesso Dario Jacobelli amava definirlo, di 30 Sonetti di Shakespeare. Con questa opera Dario non aveva scadenze, non doveva rispettare le indicazioni o correzioni di nessun editore. Per committenti aveva i suoi amici più cari ai quali dedicava ogni sua nuova traduzione.

I Sonetti in napoletano suonano bene perchè battono di un proprio cuore e indossano una maschera che li costringe a sollevarsi dal foglio per prendere il volo, anche se con i piedi ben piantati in terra.

Rosso immaginario – Il Racconto dei vasi di Caudium

0
Rosso immaginario - Il Racconto dei vasi di Caudium

Rosso immaginario – Il Racconto dei vasi di Caudium il nuovo allestimento al Museo Archeologico del Sannio Caudino di Montesarchio

Rosso immaginario – Il Racconto dei vasi di Caudium sarà presentato il prossimo sabato 20 luglio alle ore 10.30 al Museo del Sannio Caudino di Montesarchio. Il nuovo percorso espositivo racconterà con sofisticate e innovative tecnologie la storia del territorio. Una storia raccontata attraverso i vasi figurati rinvenuti nella necropoli di Montesarchio, risalenti al V-IV secolo a.C. tra cui il famoso Vaso di Assteas.

La manifestazione è organizzata dal Polo museale della Campania, diretto da Anna Imponente, con il Museo Aqrcheologico del Sannio Caudino, diretto da Ferdinando Creta. All’organizzazione collaborano anche il Gruppo di Azione Locale Taburno Consorzio, e il Comune di Montesarchio.

Il ritorno all’Olimpo di Efesto. La partenza di Trittolemo sul carro alato per donare il grano all’umanità. Storie raccontate attraverso l’uso di olografie e video

Nell’allestimento permanente le delicate immagini dei vasi raccontano, come fotogrammi in successione, i sentimenti e le emozioni di uomini e divinità. Nelle celle del carcere borbonico del Castello, in un’ambientazione insolita e suggestiva, prendono vita miti ed eroi del mondo greco. Il ritorno all’Olimpo di Efesto e il fabbro degli dei forgiatore delle armi di Achille. Il dolore di Elettra sulla tomba del padre Agamennone come la partenza di Trittolemo sul carro alato per donare il grano all’umanità. Sono solo alcune delle storie narrate in Rosso immaginario – Il Racconto dei vasi di Caudium. Storie che vengono narrate anche attraverso l’utilizzo di video, olografie e proiezioni d’immagini animate.

Il nuovo allestimento – dichiara Anna Imponente – è stato realizzato grazie alla collaborazione con il GAL Taburno Consorzio con il quale il Polo museale ha stipulato un protocollo d’intesa. Pertanto siamo fortemente persuasi che la collaborazione con tutte le strutture, gli enti, e le associazioni attive sul territorio della regione rafforzerà il nostro impegno per la valorizzazione dei musei e dei siti di pertinenza.

Le collezioni del museo unite alle installazioni multimediali– afferma Ferdinando Creta – restituiscono un coinvolgente percorso espositivo. Di particolare efficacia è la prima installazione le “Ombre della Sera”. Infatti questa installazione presenta, in una cella chiusa da una grata, numerosi crateri dalla cui imboccatura sporgono lievi sagome di figure umane. Così ad evocare il rituale funerario peculiare della necropoli di Montesarchio, dove in ogni tomba era deposto un cratere.

Un accordo – sottolinea Raffaele Amore, Presidente del Gal Taburno – che rientra pienamente nella promozione del patrimonio culturale e ambientale con iniziative che rafforzano l’identità di un territorio a forte vocazione turistica e siamo orgogliosi di contribuire al sostegno delle eccellenze del Sannio beneventano.

Informazioni per visitare l’esposizioni Rosso immaginario – Il Racconto dei vasi di Caudium

Museo archeologico del Sannio caudino – Via Castello, Montesarchio
Orario: 9.00-19.00 (ultimo ingresso 18.30); chiuso lunedì
Tel. +39 0824 83 4570 ; email pm-cam.montesarchio@beniculturali.it
Ingresso € 2,00

Teatro alla Deriva. Il teatro sulla zattera alle Stufe di Nerone

0
Teatro alla Deriva alle Stufe di Nerone a Bacoli

Alle Stufe di Nerone di Bacoli, si terrà la 8° edizione della rassegna Teatro alla Deriva (il teatro sulla zattera). Da un’idea di Ernesto Colutta e Giovanni Meola, che ne firma la direzione artistica per il settimo anno.

Teatro alla Deriva è una manifestazione teatrale unica in Italia e appuntamento fisso del territorio flegreo che offre un programma di forte impatto ed alternativo. L’unicità del Teatro alla Deriva risiede nel far andare in scena gli spettacoli su di una zattera galleggiante sull’acqua. Una zattera costruita appositamente e posizionata all’interno del laghetto circolare delle Stufe di Nerone.

Le Terme Stufe di Nerone offrono in uno scenario suggestivo la magia del teatro

Uno scenario suggestivo quello delle Stufe di Nerone, distante dal caos della città. L’assoluta particolarità dello spazio scenico, che accoglie un pubblico sempre più numeroso, anno dopo anno. Quattro spettacoli che avranno la caratteristica di provare a far ridere, ma anche emozionare, pensare e smuovere menti e viscere. In una parola spettacoli che proveranno a creare la magia del teatro.

Ottava stagione per la rassegna teatrale Teatro alla Deriva

Spiega il direttore artistico Giovanni Meola: «Otto anni non sono tanti in assoluto ma lo sono quando una rassegna come questa, che non ha aiuti esterni e si regge sulle proprie gambe sin dall’inizio. Una rassegna che riesce a creare un interesse e una partecipazione costanti e crescenti. Teatro alla Deriva è un piccolo miracolo di resistenza e presenza su un territorio povero di offerte teatrali nei lunghi mesi estivi. Un piccolo miracolo di cui sono onorato di firmare ancora una volta la direzione artistica. Un cartellone che, quest’anno, presenta quattro spettacoli eccezionalmente pertinenti allo spazio scenico (unico e particolarissimo) che li ospita.»

Per il Teatro alla Deriva una zattera galleggiante come palcoscenico

Continua Meola «La nostra zattera galleggiante non poteva essere palcoscenico migliore per un lavoro ambientato in un non-luogo, sorta di isola claustrofobica (‘Chiromantica Ode Telefonica agli Abbandonati Amori’) così come per una drammaturgia del viaggio, clandestino, che si consuma proprio su un barcone (‘Il Viaggio di Nabil’). La zattera diventa spazio scenico perfetto anche per ‘Tre. Le Sorelle Prozorov’ (primo lavoro da me diretto che decido di ospitare in questi anni), un Cechov riscritto con tre sole attrici, perse ed isolate, in particolare da una vita davvero vissuta. E location ad hoc è anche per ‘L’Ammore nun è Ammore’, splendida cavalcata tra i sonetti di Shakespeare, ma in napoletano, versi che prendono il volo pur restando con i piedi ben piantati in terra, anzi al confine tra terra ed elemento liquido. »

«Sono convinto di aver firmato un cartellone di enorme spessore e valore artistico (dal pluripremiato Lino Musella a Virus Teatrali, da Stefano Amatucci al Civico 14), con un carico di potenza evocativa accresciuto dalla location unica e dal calore del nostro pubblico in crescita anno dopo anno».

Brividi d’Estate 2019 in scena al Real Orto Botanico

1
brividi d'estate 2019 al real orto botanico di Napoli

Brividi d’Estate 2019 da giovedì 4 luglio 2019, Real Orto Botanico di Napoli. Quattro spettacoli, con una novità assoluta

Brividi d’Estate 2019 si aprirà con una novità assoluta in scena la seconda settimana di programmazione. La rassegna Brividi d’Estate in scena nell’affascinante cornice del Real Orto Botanico di Napoli, è nata da un’idea di Annamaria Russo. Sostenuta anche dalla sensibilità e la collaborazione dell’Università Federico II di Napoli, che gestisce il parco, e con il patrocinio del Comune di Napoli.

Cinque serate, da giovedì 4 a lunedì 8 luglio 2019 alle ore 21.00

Brividi e grandi emozioni in piena estate al Real Orto Botanico di Napoli. Quattro spettacoli in scena e il primo appuntamento con l’originale format de La Cena con Delitto.
Brividi d’Estate 2019 inizia giovedì 4 luglio con la prima novità di questa edizione. Lo spettacolo Stanotte ho saputo che c’eri con Rosalba Di Girolamo, liberamente tratto da “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci. E’ la storia di una madre capace di difendere il suo bambino da tutto e tutti, ma forse non da se stessa. E’ sul terreno scivoloso del dubbio in cui forse ogni donna è destinata a inciampare, che ci avventuriamo nelle pagine di un testo che ha segnato un’epoca.

Venerdì 5 luglio toccherà a Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcìa Màrquez. Con Paolo Cresta e i Ringe Ringe Raja, adattamento e regia di Annamaria Russo e Ciro Sabatino. I libri amati sono la valigia di suggestioni, di emozioni, che ci portiamo dietro, per un giorno o per una vita.

Sabato 6 luglio la rassegna Brividi d’Estate proseguirà con il primo appuntamento de La cena con delitto. Il Murder Party nello scenario del Real Orto Botanico di Napoli, per giungere a domenica 7 luglio per la rappresentazione di L’amico ritrovato di Fred Uhlman, con Paolo Cresta. E’ la storia di un’amicizia, grande come può esserlo solo a sedici anni. Assoluta, esclusiva, devastante, più violenta e coinvolgente dell’amore e tanto più capace di spezzare il cuore.

La Rassegna Brividi d’Estate 2019 termina con lo spettacolo Tu Mio di Erri De Luca, per la regia di Annamaria Russo

Lunedì 8 luglio, Nico Ciliberti, Francesco Desiato e Giacinto Piracci saranno gli interpreti di Tu Mio di Erri De Luca, per la regia di Annamaria Russo. Tu mio è una storia d’amore straniante, sullo sfondo dell’isola d’Ischia. Il mare, la musica, le voci dei pescatori e quelle più lontane di una guerra finita da poco: l’affresco di un’epoca e un’età difficili. E’ una corsa a perdifiato verso la fine di un amore senza fine della giovinezza. E’ il desiderio disperato di riscattare la morte con l’amore.

Tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 21.00, ingresso euro 16, il lunedì euro 12
Le cene con delitto avranno un costo di euro 30, inizio ore 21.00
Informazioni ai numeri 0815422088, mob 3473607913
Prenotazioni sul sito www.ilpozzoeilpendolo.it

Giornate dell’Archeologia appuntamento al Parco Archeologico di Ercolano

0
giornate dell'archeologia al parco archeologico di ercolano

Il Parco Archeologico di Ercolano partecipa alle Giornate dell’Archeologia con un arricchimento della sua offerta di visita.

Giornate dell’Archeologia dal 14 al 16 giugno 2019. Un iniziativa coordinata dall’Istituto nazionale francese di ricerca archeologica preventiva, che per il decimo anniversario, apre le porte a tutti i Paesi europei. Luoghi della cultura statali e non, aderiscono mettendo a disposizione i propri spazi per promuovere il patrimonio e far conoscere il lavoro dell’archeologo attraverso conferenze, spettacoli, laboratori didattici e visite guidate a cantieri di scavo.

Venerdì 14 giugno Close-up, restauri a porte aperte presso la Sede degli Augustali.

Al Parco Archeologico di Ercolano le Giornate dell’Archeologia iniziano con Close-up, restauri a porte aperte. Close-up è l’iniziativa in cui i visitatori del Parco possono accedere ai cantieri di restauro in corso nell’area archeologica nell’ambito delle campagne di manutenzione sia programmata che straordinaria. I visitatori potranno così parlare con i conservatori per scoprire il loro lavoro. Venerdì 14 giugno, dalle ore 11:00 alle 12:00, l’ appuntamento è presso la Sede degli Augustali, interessato da interventi di consolidamento delle superfici decorate.

Sabato 15 giugno l’iniziativa prosegue con i Laboratori di oreficeria presso l’Antiquarium del Parco, dalle ore 16:00 alle ore 19:00, si potrà assistere al laboratorio di oreficeria “Bellezza senza tempo al Parco archeologico di Ercolano” a cura di Nunzia Laura Saldalamacchia , archeologa specializzata nello studio dell’oreficeria antica che illustrerà il processo di lavorazione dei gioielli moderni ispirati a quelli della mostra “SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano”. 

La Giornate dell’Archeologia terminano Domenica 16 giugno con la possibilità di visita al Teatro Antico di Ercolano.

Visitare il Teatro Antico di Ercolano attraverso l’affascinante percorso sotterraneo. Scendendo a più di 20 metri sotto la lava che lo ricopre, così si vive l’eccezionale esperienza che consente di partecipare ad una vera e propria esplorazione vedendo i resti dell’antico edificio ma anche reperti e graffiti lasciati nei secoli dai visitatori nel Gran Tour.

“L’archeologia occidentale moderna nacque ad Ercolano con l’inizio degli scavi borbonici. – dichiara il Direttore Sirano – Da quel momento si innescò un processo che ha portato l’archeologia da semplice ricerca di oggetti, possibilmente belli, ad essere una delle discipline storiche di punta. L’archeologia è oggi matura, è diventato un campo di indagine aperto e multidisciplinare e si moltiplicano esperienze per allargare la sfera di divulgazione. Ercolano è oggi un sito perfettamente inserito in questa temperie.
La copertina della rivista specializzata “Archeo” di questo mese è, non a caso, dedicata ad Ercolano. Il nostro team, arricchito dalla presenza internazionale assicurata dall’Herculaneum Conservation Project, è composto da archeologi, restauratori, comunicatori, architetti, ingegneri, esperti di studi sociali, mediatori. Università e liberi studiosi collaborano per l’avanzamento delle conoscenze in tutti i campi.

Il Parco sta diventando giorno per giorno ciò che secondo me deve essere. Un laboratorio all’aperto di archeologia inclusivo e capace di comunicare. Solo in questo modo noi assicureremo di compiere il nostro dovere di fare della visita una concreta esperienza di conoscenza.”

Alla scoperta di Ercolano con Itinerari della Campania

Dopo aver visitato il Parco Archeologico di Ercolano potremmo avere voglia di scoprire anche Ercolano e magari la vicina Portici passeggiando tra le vie di questi antichi comuni della provincia di Napoli. Vi consigliamo di usare Itinerari della Campania per scoprire luoghi della Campania dove poter passeggiare o gustare piatti tipici della tradizione

La tradizione della cucina napoletana è la creatività

0

La vera tradizione della cucina napoletana è l’innovazione e la creatività con cui ripropone sapori e profumi che si perdono nei ricordi.

La cucina napoletana è ricca di ricette che ci suggeriscono piatti sontuosi. La cucina napoletana si basa su elementi semplici offerti dalla terra e dal mare di questa regione straordinaria che è la Campania. Ma la vera ricchezza della cucina napoletana sono i suoi cuochi. Come i migliori compositori che con le sole sette note compongono opere sempre diverse e sempre uniche, così i cuochi napoletani da sempre con pochi semplici ingredienti creano piatti sempre unici che ci prendono tutti i sensi.

La tradizione della cucina napoletana risale al periodo greco-romano e si è arricchita nei secoli con l’influsso delle differenti culture. Ad ogni dominazione della città, Napoli ha risposto in cucina prendendo gli elementi stranieri rielaborandoli secondo la creatività partenopea. Importantissimo infatti è stato l’apporto della fantasia e creatività dei napoletani nella varietà di piatti e ricette oggi presenti nella cultura culinaria partenopea.

Le ricette della tradizione lavorate con un tocco di creatività

Questo è anche il caso dello chef del Primo Resturant di Portici. Il cuoco di questo ristorante ogni mattina presto si reca al mercato del pesce per comprare il pescato del giorno con cui preparare le ricette della tradizione, ma con qualche variante. Nino, il cuoco, prepara le ricette aggiungendo sempre un tocco personale creando così piatti capaci di catturare tutti i nostri sensi. Si parte dal gusto e dall’olfatto con i profumi intensi e un sapore avvolgente. Ma i piatti preparati rapiscono anche la nostra vista con l’eleganza e la schiettezza dell’impiattamento.

Per il cuoco del Primo Restaurant la ricetta è semplice: partire dalla base delle ricette tradizionali e armonizzandole con un tocco personale. Un’azione necessaria per incontrare il gusto attuale di chi è intento a ricercare i profumi e i sapori dell’infanzia nel piatto che ha davanti. Ma anche semplicemente di chi pur desiderando un piatto genuino della tradizione deve fare i conti con un metabolismo moderno.