giovedì 3 Aprile 2025
Murzillo Chic
Home Blog Pagina 34

OEDIPUS firmato da Robert Wilson al teatro Mercadante

0
OEDIPUS firmato da Robert Wilson al Teatro Mercadante

Dal 9 al 20 gennaio al Teatro Mercadante l’OEDIPUS firmato da Robert Wilson con Mariano Rigillo e Angela Winkler

OEDIPUS, dopo il felice debutto al Teatro Grande di Pompei dello scorso luglio arriva a Napoli, al Teatro Mercadante dal 9 al 20 gennaio. Lo spettacolo Oedipus, dall’Oidípūs týrannos di Sofocle, su ideazione, spazio scenico, disegno luci e regia di Robert Wilson.
Accolto con successo di critica e di pubblico – replicati alle rappresentazioni site specific dello scorso ottobre al Teatro Olimpico di Vicenza – al centro di questo Oedipus c’è il rapporto tra la materia, lo spazio e la luce, in una concezione della messa in scena tipica del regista e performer americano, che abbatte ogni confine tra teatro, danza, musica ed arte figurativa.

Interpreti dello spettacolo sono Mariano Rigillo, Angela Winkler, Dickie Landry (sax), Michalis Theophanous, Alexis Fousekis, Meg Harper, Kayije Kagame, Casilda Madrazo, con la partecipazione di Alessandro Anglani, Marcello di Giacomo, Laila Gozzi, e con Emanuele D’Errico, Francesca Fedeli, Annabella Marotta, Gaetano Migliaccio, Dario Rea, Francesco Roccasecca, Beatrice Vento (della Scuola del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale).
La co-regia è di Ann Christin Rommen; le musiche originali sono di Dickie Landry e Kinan Azmeh; costumista Carlos Soto; collaboratore scenografo è Annick Lavallée–Benny; collaboratore al disegno luci è Solomon Weisbard; la drammaturgia è di Konrad Kuhn.
Lo spettacolo è in italiano, inglese, greco, tedesco e francese, dalla traduzione originale in versi di Ettore Romagnoli (1926) e Orsatto Giustiniano (1585).

Un progetto di Change Performing Arts commissionato e coprodotto da Conversazioni | Teatro Olimpico Vicenza, Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale.

La durata dello spettacolo è di 1 ora e 10 minuti.
Informazioni: www.teatrostabilenapoli.it

A Nuvella ‘e Natale … tra leggenda e realtà al museo Duca di Martina

0

“A Nuvella ‘e Natale … tra leggenda e realtà”, concerto del Coro “Insieme per In…Canto” Sabato 5 gennaio al Museo Duca di Martina.

“A Nuvella ‘e Natale … tra leggenda e realtà”, il concerto del Coro “Insieme per In…Canto” si terrà nello splendido Salone delle Feste del Museo Duca di Martina in Villa Floridiana, Sabato 5 gennaio 2019 alle ore 11.00.

“A Nuvella ‘e Natale … tra leggenda e realtà”. Un viaggio musicale attraverso i canti natalizi della tradizione popolare campana.

“A Nuvella ‘e Natale … tra leggenda e realtà”, Sabato 5 gennaio 2019, alle ore 11.00, nel Salone delle Feste del Museo Duca di Martina si terrà il concerto del Coro “Insieme per In…Canto”. Un viaggio musicale attraverso i canti natalizi della tradizione popolare campana. Si partirà da una filastrocca di Eugenio Pragliola, un eccentrico personaggio del secolo scorso, che si diletta a cantare e recitare nei tram e nei bus di linea.

Il concerto continua con i canti della tradizione popolare di Sant’Alfonso dei Liguori, Salvatore di Giacomo, Roberto de Simone fino ai giorni nostri con Carlo Faiello.

Il progetto, promosso dalla Direzione del Museo Duca di Martina, diretto da Luisa Ambrosio, è curato da Monica Assante di Tatisso, Patrizia Spinosi e Michele Bone’.

Il coro “Insieme per In…Canto” è composto da: Gabriella Altamura, Paola Angelieri, Annalisa Aruta, Ornella Beltrame, Gloria Caruso, Maria Teresa Chindemi, Rossana Coen, Sergio Coen, Giuliana Costa, Mariella D’Ascia, Rosalba Del Buono, Gisa De Maio, Adriana De Santis, Antonia Gottaldi, Marisa Monetti, Ornella Oliva, Gabriella Profeta, Liliana Rellini, Ermanno Ricci, Elvira Sellitto, Roberto Stampacchia, Susi Stozzetti, Giovanna Teta, Paola Vanzi.

Arrangiamenti e rielaborazioni musicali di Michele Bone’.

“A Nuvella ‘e Natale … tra leggenda e realtà”. Informazioni e programma

1) ‘A NUVELLA di Eugenio Pragliola
2) LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI CORINZI
3) MADONNA DE LA GRAZIA canto popolare
4) SUONNO ‘E NATALE di Pasquale Ruocco
5) LA STRAGE DEGLI INNOCENTI di R. de Simone
6) FRASI SUL NATALE
7) LA LEGGENDA DEL LUPINO di R. de Simone
8) FRASI SUL NATALE
9) A’ NUVENA di Salvatore Di Giacomo musica di F.P.Tosti
10) LETTERA DI UN IMMIGRATO
11) NASCETTE LU MESSIA di R. de Simone
12) CANZONE DELLA BARCA di R. de Simone
13) NATALE NEI QUARTIERI SPAGNOLI di M. Brancaccio da Peppe Lanzetta
14) ERANO TRE
15) STELLA D’ ARGENTO di Carlo Faiello
16) QUANNO NASCETTE NINNO di Sant’Alfonso dei Liguori

La partecipazione al concerto è con il biglietto ridotto del museo di 2 euro.

Museo Duca di Martina
entrata da via Cimarosa 77 o da via A. Falcone 171
80127 Napoli
orario: lun. – dom. 8.30-17.00 (ultimo ingresso ore 16,15)
martedì chiuso
Biglietto € 4,00 (intero); 2 (ridotto)
Tel. 0812294700 – 0815788418

"A Nuvella ‘e Natale … tra leggenda e realtà". Un viaggio musicale attraverso i canti natalizi della tradizione popolare campana.

Presepe Napoletano espressione della realtà sociale

0

Del Presepe Napoletano le rappresentazioni più importanti sono quelle dei presepi di San Giovanni a Carbonara, San Domenico Maggiore, Sant’Eligio e Santa Chiara.

Il Presepe Napoletano inizia verso il xv secolo quando cominciano a comparire nelle carte degli archivi napoletani i “figurarum sculptores”. Sono i figurarum sculptores che compongono tali sacre rappresentazioni per le chiese e per le cappelle di Napoli. Tra queste rappresentazioni le più importanti sono quelle dei presepi di San Giovanni a Carbonara, San Domenico Maggiore, Sant’Eligio e Santa Chiara.

Al presepe del periodo medievale, fanno seguito quelli del XVII, XVIII e XIX secolo, degni di essere annoverati nella storia dell’arte figurativa napoletana.

Il presepe napoletano e il mutamento della figurazione del presepe.

Il mutamento compiuto della figurazione del presepe, dal lato mistico e religioso, si ha proprio a Napoli. Il Mistero della Natività veniva recitato in alcuni teatri dalla vigilia di Natale all’Epifania.
La rappresentazione cominciava, in forma farsesca e ironica, con l’eterna lotta fra il Bene e il Male, tra il diavolo e l’Arcangelo Gabriele. La rappresentazione era sempre interrotta da risa, pernacchi e lanci di patate, cortecce di melone e cavoli. Spesso lo spettacolo veniva interrotto e i disturbatori condotti al posto di guardia.

Nel Settecento il Presepe Napoletano diventa movibile.

Verso la fine del Settecento, a Napoli, in alcune botteghe disseminate nei quartieri popolari si esponeva il presepe movibile. L’oste che mesceva il vino, gli avventori che giocavano a carte, i pastori, gli zampognari, che avanzavano verso la Sacra Famiglia. Il burattinaio mostrava una sequela di quadri senza nesso tra loro. Vi si rappresentava il sacrificio di Isacco, l’episodio di Giuditta, con l’esibizione del relativo teschio. Al centro della scena vi era il trono, su cui era collocata la Vergine con Gesù, San Giuseppe, i Magi e il loro lungo e sfarzoso corteo. Infine, tra un assordante concerto di ciaramelle, tromboni, il pubblico intonava l’inno di Sant’Alfonso.
Ben presto i concili sacri proibirono queste rappresentazioni sceniche che, buffonescamente e senza rispetto, raffiguravano il Mistero della Natività.

Il presepe: fenomeno aristocratico e popolare.

La letteratura artistica sul presepe accenna, ripetutamente, ad un pubblico vasto ed eterogeneo, incantato dalla grandiosità degli allestimenti, divertito dalla presenza di tipi grotteschi.

All’inizio del XVIII secolo non erano solo le chiese i luoghi di rappresentazione del presepe. Anche i privati ne allestivano di sontuosi, spesso in più stanze, che attiravano l’attenzione di un folto pubblico, di ogni ceto sociale.

Già nel Natale del 1707 il primo viceré austriaco in città si recò ad ammirare il presepe, montato nella propria casa, dall’architetto Gian Battista Nauclerio, in cui la tecnica di illuminazione simulava lo scorrere delle ore del giorno. Il più celebre presepe è quello del principe di Ischitella, dove oro e gemme scintillavano sui mantelli dei Magi; più che dall’artistica esecuzione delle figurine, la meraviglia degli spettatori era suscitata dalla preziosità degli oggetti profusi nelle scene del presepe.

Dopo i primi decenni del Settecento, il presepe, allontanatosi progressivamente dalla sua iniziale intonazione mistica, si qualificherà come una rappresentazione spettacolare di tono profano.

Con Carlo III il presepe veniva costruito in alcuni saloni del Palazzo Reale di Napoli

Lo stesso re Carlo III di Borbone «a certe sfaccendate ore del giorno» si divertiva a situare i “pastori”. La sua consorte invece diventava sarta «quasi tutto l’anno» per cucire gli abiti. Il presepe veniva costruito in alcuni saloni del Palazzo Reale di Napoli era immenso. Consisteva in una catena lunghissima di montagne, con i paesaggi, con le taverne, con le botteghe e i mercati. In quella scena immensa e di grande effetto, era disposto un intero popolo di pastori. Con i pastori erano collocati migliaia di piccoli oggetti di dettaglio, di offerte e di attrezzi.

Nel 1700 il presepe era il principale avvenimento delle feste natalizie.

Ai tempi di Carlo III e Ferdinando IV (1732), infatti, il presepe costituiva l’avvenimento principale delle feste natalizie. Il re e la corte si recavano a visitare i maggiori presepi della capitale.
Si narra che, nel 1768, la giovane regina Carolina, dinanzi al gigantesco presepe del Gesù Nuovo, si stupiva dei particolari della Palestina in sughero e cartapesta, simile al paesaggio napoletano. Il corteo variopinto dei Re Magi si snodava tra pastori, contadini e pescatori in miniatura. Tutti abbigliati coi costumi della festa di Procida, di Torre, di Castellammare. Poco discosta dalla Santa Grotta, la Taverna dove pendevano salami e salsicce. Sui tavoli, imbanditi dall’oste in grembiulone a scacchi, si allineavano le minuscole stoviglie.
Nei caseggiati intorno, addossati alla rupe di gesso, donne ciarliere sostavano sui balconi, dove seccava la conserva. Un venditore di taralli atteggiava la faccia a grande meraviglia, additando la cometa.

Nell’aristocrazia il Presepe Napoletano serviva a ostentare la capacità economica.

Anche i ricchi borghesi agivano alla pari dell’aristocrazia, a ostentare la solidità economica raggiunta, a costruire, a volte improvvisandosi registi, grandi composizioni. Il presepe ebbe larga diffusione anche presso il popolo partenopeo. Anche se in forma più “umile” e meno sontuosa, poiché i figurinai, sentivano che il “popolino” non avrebbe potuto comprendere ed amare il presepe, se non animato da rozzi pastori dai lineamenti marcati e dal viso abbronzato dal sole. Così ogni casa aveva il suo presepe. Anche se il pescatore, l’artigiano, si accontentavano di pochi pastori raggruppati su un minuscolo “scoglio”. Il presepe veniva gelosamente custodito dietro il vetro verdognolo della “scarabattola”, deposta sul comò o appesa al muro a guisa di tabernacolo.

Il presepe Napoletano sale dal popolo all’aristocrazia.

Molti studiosi si sono chiesti se il presepe sia nato presso il popolo e abbia influenzato le classi aristocratiche. O se invece si possa parlare di una “discesa” dall’alto verso il basso, dall’aristocrazia alla plebe.
Con molta probabilità il presepe napoletano ha la sua origine nelle rappresentazioni sacre diffusissime a Napoli e nel Regno, nel periodo natalizio. Rappresentazioni con cui si rappresentavano nelle strade varie vicende legate alla Natività; ma, ancor più sicura è la sua diffusione, prima che nelle classi popolari, nel mondo aristocratico della corte.

Il presepe napoletano è una voce tipica della cultura artistica partenopea del settecento.

Voce tipica della cultura artistica nella Napoli del Settecento è il presepe. Mnifestazione ciclica, a ricorso annuale, che si avvale, come costante fissa, di figurine di piccolo formato.
Le variazioni annuali però gravavano non solo sul singolo pastore, ma sulla intera serie delle discipline, che regolavano il gioco del presepe. La sceneggiatura che dispone i gruppi, secondo un copione ispirato, con libertà, al testo della storia sacra. La scenografia, che subirà l’ascendente dei fatti culturali del giorno tra cui il ritrovamento di Pompei. Il rinnovato interesse per la vita del contado, i cortei e le feste reali, qualsivoglia avvenimento di cronaca, che ravvisasse la curiosità cittadina.
Archeologia, etnografia, folklore e teatro, teatro colto e teatro popolare, spettacolo religioso e spettacolo di strada, tante emozioni e ispirazioni diverse, convergevano nel piccolo boccascena del presepe.

Il presepe NApoletano come espressione artistica partenopea

Il Presepe Napoletano un’esperienza mondana e disincantata.

Il presepe settecentesco, che diremo cortese, a figurine piccole, si rivela esperienza mondana, sostanzialmente disincantata e laica. Un gioco alla moda della corte, dell’aristocrazia e dei ricchi borghesi. Il presepe di Palazzo invece diventa disimpegno di élite, cui si attende nelle ore sfaccendate del giorno. Un divertimento attraverso il quale ci si può rivelare colti, spiritosi, ma anche creativi. Mostrare gusto per il travestimento, la propria sensibilità, la preparazione culturale ma, anche e soprattutto, il potenziale economico e la ricchezza del casato.

E non c’è da dubitare che ogni anno si procedesse a variazioni di questo o quel vestitino della figurina, di qualche ornamento o accessorio.
Ciò si rendeva necessario anche per celare, o almeno rendere meno evidenti, le ripetizioni dei personaggi; infatti, frequentemente le testine dei pastori si ripetevano in copie, riproduzioni seriali di uno stesso modello.

Si ha così un presepe aulico e cortese, nettamente distinto dal presepe devozionale, liturgico, connesso ai riti e alle celebrazioni del Natale.
Sebbene anche il presepe liturgico avesse le sue note di vita quotidiana, con il presepe cortese siamo in tutt’altro ambito di intenzioni e pensieri.
Qui la contrapposizione tra i nobili del seguito dei Magi e i Lazzari è spinta ai limiti del grottesco, mentre nei presepi di chiesa non si vedeva nulla di simile, né si vedrà in seguito allorché, con la caduta delle grandi casate, le collezioni presepiali si disperdono e tanto prezioso materiale non defluirà nelle chiese, come ci si sarebbe immaginato, ma la Chiesa sostanzialmente rifiuterà questi “teatrini” profani impostati secondo una sensibilità niente affatto laica.

Nel Presepe Napoletano troviamo i “diversi”.

Nel presepe cortese, e solo lì, è possibile scorgere la satira sul “cafone”, sul contadino provinciale o sulla gran moltitudine degli emarginati, i “diversi”, i reietti della società, oggetti costanti non di compatimento e di solidarietà, ma di scherno e di sollazzo, cui si contrappongono i nobili del corteo regale, le georgiane, figure che esaltano e decantano la propria casta.

Il momento della nascita è spesso alterato rispetto alla tradizione evangelica quando, in luogo della tradizionale grotta, vi si trovano le simboliche rovine di un tempio pagano, in cui è fortemente evidente l’influsso sull’immaginario popolare dei ritrovamenti delle rovine di Ercolano e Pompei.
L’uso di questi elementi “archeologici” è di chiaro contenuto simbolico: l’avvento del messaggio cristiano sorto dalle rovine del paganesimo.
I fratelli Gentile si erano specializzati nel dipingere sfondi e “massi”.

In tutti i presepi, le casette erano intagliate in fogli di sughero, coperto da uno strato di gesso dipinto, intonacato in tutte le sfumature dal nerastro al rossiccio, con una patina che imitava l’annerimento degli anni.

Molte volte le costruzioni erano addirittura costituite da minuscoli mattoncini di terracotta, tenuti insieme dalla calce.
Il paesaggio, ammantato da infinito muschio, punteggiato da pini, cactus e grappoli di fichi d’india, brulica di una folla sterminata che si sospinge, si urta, si accalca.

La scena centrale e principale, il motivo, la causa prima del presepe, la Nascita del Redentore, è come sopraffatta, rimpiccolita, soffocata, per far posto a uno scenario ricco, brulicante di costumi, di luci e di colori, ove l’occhio vaga smarrito senza avere un punto dominante su cui posarsi.

Si ringrazia Raffaele Scuotto, responsabile comunicazione de – La bottega d’arte”La Scarabattola”

Fonte storica: http://www.o-presebbio.com/

NapoliExtracomunitaria a Sant’Antimo con canti tipici tradizionali e natalizi

0
Napoliextracomunitaria gruppo musicale e culturale del mondo popolare tradizionale ed attuale dell’entroterra vesuviano

NapoliExtracomunitaria sabato 5 Gennaio 2019 ore 20,00 a Sant’Antimo con il concerto di musica popolare: Mo’ Vene Natale

NapoliExtracomunitaria, sarà presente con un concerto di musica popolare nell’ambito della manifestazione “Sant’Antimo in Cristmas 2018 ”. Una manifestazione, quella di Sant’Antimo ricca di attività musicali e culturali. Organizzata dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione, Legalità, Cultura ed Eventi del Comune di Sant’Animo.

Canti tipici tradizionali e natalizi presso la Rettoria dello Spirito Santo – Piazza S. Spirito 1 Sant’Antimo, con i Napoliextracomunitaria per sabato 5 Gennaio 2019 alle ore 20,00.

Con i NapoliExtracomunitaria uno spettacolo che si snoda attraverso l’evoluzione e il mutamento dei canti popolari e contadini.

“E fronne ‘e limone , e canti a carrettiere, e canti a figliola” e tutto quanto serviva a comunicare nel mondo agreste nei secoli passati. Così fino alle sonorità etniche passando per le trasformazioni che hanno cambiato la forma ma non contaminato i contenuti. Pertanto il racconto di una terra , di un tessuto di tradizione cristiane e pagane oltre a canti tradizionale natalizi.

Protagonisti sul palco saranno Lucio Catavèro basso e voce. Antonio De Falco alla chitarra; Raffaele Del Prete alla batteria; Lorenzo De Michele alle tastiere e Francesco Di Maio al sax. Pasquale Terracciano, voce, tammorre e strumenti popolari.

Napoliextracomunitaria gruppo musicale e culturale del mondo popolare tradizionale ed attuale dell’entroterra vesuviano.

Napoliextracomunitaria è attivo dal 1995, e nel corso degli anni ha raccolto continue affermazioni in importanti festival in Italia e all’estero. Solo per citarne alcuni: il Festival Euromediterranea (BZ), o il Festival Internazionale “Projekt Natur” a Vienna, riscuotendo successi di pubblico e di critica. Come con la loro partecipazione nelle varie edizioni del Festival “Xong” (Malles – Val Venosta) THON. DOC. PROJECT. 4° Transnational Meeting – Dep. Etudes Univ. Sapienza Roma – Dir. Gen. Junta ANDALUSIA- Ventotene.

Napoliextracomunitaria è impegnata a diffondere la cultura e la musica popolare

Famose sono le “Lezioni-concerto”all’interno delle Università di Urbino e Roma “La Sapienza” oltre a partecipazioni a diversi festival e feste in lungo ed in largo sul territorio nazionale. Inoltre, Napoliextracomunitaria è impegnata nelle scuole di ogni ordine e grado a diffondere la cultura e la musica popolare, affinché le crescenti generazioni conoscano e valorizzino il patrimonio ricchissimo lasciatoci in eredità.

Il loro percorso dunque è quello di inserirsi – senza uscirne – nel solco della tradizione mutuandone il linguaggio e, rinnovandolo, ampliandone il potenziale espressivo grazie ad esso una “ Napoli Extra ” e lontana dagli stereotipi di pizza e mandolino, una Napoli vera, di tutti i giorni, dove la Cultura fa parte del vivere quotidiano, questa Napoli viene prepotentemente fuori e di bocca in bocca raggiunge migliaia di persone.

Modo Minore concerto scritto e diretto da Enzo Moscato

0
Modo Minore di Enzo Moscato

Modo Minore di Enzo Moscato da Venerdì 4 gennaio 2019 al Teatro Nuovo di Napoli

Modo Minore dove la memoria, le radici stratificate della nostra città sono il cuore dell’ultima creazione dell’artista partenopeo, che torna in scena a grande richiesta.

Dopo il consenso di pubblico e critica ottenuto al suo debutto lo scorso mese di ottobre, torna in scena, a grande richiesta, Enzo Moscato. Da venerdì 4 gennaio al Teatro Nuovo di Napoli, Modo Minore. Concerto scritto, diretto e interpretato da Enzo Moscato, per il quale Pasquale Scialò firma progetto, arrangiamenti e direzione musicale.

Modo Minore è un excursus musicale che dagli anni Cinquanta giunge sino agli anni Ottanta

L’allestimento, presentato da Compagnia Teatrale Enzo Moscato/Casa del Contemporaneo, è un excursus musicale che dagli anni Cinquanta giunge sino agli anni Ottanta. Il concerto recupera artisti, autori e brani poco noti della nostra tradizione canora, napoletana italiana e internazionale.
Una scelta, quella di Enzo Moscato, di non inoltrarsi oltre gli anni Ottanta, perché quel fondamentale snodo del Novecento coincise con l’avvio di una pervasiva mutazione antropologica, sociale, culturale e politica. Per chiarire una mutazione che, lentamente e inesorabilmente, si tradusse in una devastante omologazione di linguaggi espressivi.

La memoria, le radici stratificate della nostra città, sono il cuore dello spettacolo. Moscato canta e recita, accompagnato da un affiatato complesso musicale da camera composto da quattro elementi: Paolo Cimmino, Antonio Colica, Antonio Pepe, Claudio Romano, diretti da Pasquale Scialò.

Modo Minore un defilè di artisti e autori

Un percorso affascinante che, dall’ultimo e romantico Carosone di Giacca rossa ‘e russetto, dall’imperituro e quasi modernista Sergio Bruni di ‘O jukebox ‘e Carmela. Dall’ironico Ugo Calise al malinconico Enzo Di Domenico. Da Antonio Basurto a Teddy Reno, Mario Trevi, Mimmo Rocco, Bruno Martino, Giorgio Gaber, Luigi Tenco, Pino Donaggio, Sonny and Cher, l’Equipe ’84, Dalida e Gloria Christian. Modo Minore crea, in sintesi, la sfilata, o defilé, di artisti, autori e ‘glamorous’ canzoni d’epoca.

“Modo Minore – si legge in una nota di Enzo Moscato – accompagna in un viaggio mnemonico-musicale, che, scanzonatamente, ma non senza il rigore dell’attenzione e dell’approfondimento filologico si muove, anzi si sposta danzando discretamente in “modo minore”, in umiltà appunto, dal cuore agli arti, dal centro al margine (e viceversa) del complesso e, al contempo, leggerissimo e giocoso impero canoro napoletano e internazionale degli ultimi tre decenni del ‘900”.

Per l’autore di un Modo Minore, Enzo Moscato, una stagione importante.

E’ una stagione importante per l’attore e drammaturgo partenopeo, che, dopo aver pubblicato nello scorso novembre “Festa al celeste e nubile santuario Compleanno” per Florestano Edizioni, è candidato al Premio Ubu alla carriera (nella short list in compagnia di Giovanna Daddi e Dario Marconcini). Enzo Moscato replicherà, nel prossimo febbraio, il suo Compleanno anche a Parigi e Bruxelles.

Modo Minore di Enzo Moscato

Napoli, Teatro Nuovo – da venerdì 4 a domenica 6 gennaio 2019
Inizio delle rappresentazioni alle ore 21.00 (venerdì), ore 19.00 (sabato), ore 18.30 (domenica)

Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it
Da venerdì 4 a domenica 6 gennaio 2019
Napoli, Teatro Nuovo

Il gioco dell’amore e del caso di Pierre De Marivaux

0
Il gioco dell'amore e del caso al teatro TRAM con Antonio Buonanno

Il gioco dell’amore e del caso di Pierre De Marivaux con Antonio Buonanno, Antonella Liguoro, Tommaso Sabia, Alessia Thomas, Gabriele Savarese


Il gioco dell’amore e del caso… Recitare è dunque un gioco, ma corteggiare è recitare, quindi anche corteggiare è un gioco, un gioco che ha delle regole da rispettare. E l’amore, invece? La domanda centrale di uno dei capolavori del drammaturgo
Marivaux. Al teatro TRAM fino al 6 gennaio per la regia di Mirko Di Martino. Costumi Annalisa Ciaramella; aiuto regia Titti Nuzzolese e assistente alla regia Elena Paoletti. Una produzione Teatro dell’Osso e Teatro TRAM

Il gioco dell’amore e del caso. Riuscirà, l’amore, a trovare la strada giusta per arrivare al cuore dei protagonisti?

Silvia, la giovane figlia del nobile Orgone, decide di travestirsi con gli abiti della sua cameriera Lisetta per poter osservare di nascosto il suo promesso sposo Dorante, che lei ancora non conosce. Ma Dorante, all’insaputa delle due ragazze, ha avuto la stessa idea: ha scambiato i suoi abiti con quelli del servitore per poter studiare la sua futura moglie. Solo Orgone è al corrente di entrambi i travestimenti, ma non dice nulla perchè è convinto che lo stratagemma possa essere un ottimo modo per svelare i veri sentimenti di ciascuno di loro. Riuscirà, l’amore, a trovare la strada giusta per arrivare al cuore dei quattro protagonisti?

Il gioco dell'amore e del caso è uno dei capolavori teatrali del drammaturgo francese Pierre de Marivaux

Il gioco dell’amore e del caso. Un titolo volutamente ambiguo

L’amore non è un gioco: il titolo scelto da Marivaux per la sua celebre commedia è volutamente ambiguo. Non sono i personaggi che giocano all’amore, ma è l’amore che gioca con loro con la complicità del caso, o del destino. O forse dovremmo dire con la complicità della ragione, che conosce le ragioni del cuore meglio del cuore stesso (sovvertendo il famoso aforisma di Blaise Pascal). Il saggio Orgone, infatti, più che un padre, appare come il regista dello spettacolo che i quattro ragazzi recitano sotto i suoi occhi. Ma “recitare”, in francese, si dice “jouer”, cioè giocare.

Recitare è dunque un gioco, ma corteggiare è recitare, quindi anche corteggiare è un gioco, un gioco che ha delle regole da rispettare. E l’amore, invece? E’ una forza che nasce nel cuore, che guarda oltre le apparenze, ma che ha bisogno della ragione per essere guidata. La commedia di Marivaux è vecchia di quasi tre secoli, eppure, spogliata di tutto ciò che appartiene al tempo dell’Illuminismo francese, torna in scena piena di vita, fresca, perchè i sentimenti, da che mondo è mondo, sono sempre gli stessi.

“Il gioco dell’amore e del caso” è uno dei capolavori teatrali del drammaturgo francese Pierre de Marivaux.

Si tratta di una commedia che fu rappresentata la prima volta dagli attori della Comédie italienne il 23 gennaio 1730 con grande successo. Da allora, l’opera è diventata una delle commedie più rappresentate nei teatri di tutto il mondo.

Ingresso Gratuito domenica 6 gennaio al Parco Archeologico di Ercolano

0
Ingresso gratuito al Parco Archeologico di Ercolano

Ingresso gratuito al Parco Archeologico di Ercolano accesso e alla Mostra SplendOri, in occasione dell’Epifania. L’accoglienza dei visitatori è affidata alla ProLoco.

Ingresso grauito con la calorosa accoglienza dei visitatori del Parco Archeologico di Ercolano domenica 6 gennaio. Un appuntamento mensile con ingresso gratuito presso siti archeologici e musei statali. 

In arrivo al Parco, in attesa di ricevere il biglietto gratuito per l’accesso all’area archeologica, volontari della Pro Loco offriranno ai visitatori del Parco Archeologico bevande calde e dolcetti, e inoltre daranno informazioni utili per la visita agli scavi e al territorio ercolanese.

L’iniziativa è frutto dell’accordo tra il Direttore del Parco Archeologico, Francesco Sirano e il Presidente della Pro Loco Hercvlanevm, Luca Coppola. Continua così la politica di sinergia che il Direttore del Parco sta portando avanti coinvolgendo ogni partner del territorio.

Oltre l’ingresso gratuito al Parco anche l’accesso gratuito alla mostra SplendOri

L’ingresso al Parco darà diritto anche all’accesso gratuito alla mostra SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano, la mostra che espone nell’Antiquarium del Parco di Ercolano circa 100 tra monili e preziosi. Tesori presentati al pubblico sul luogo stesso del ritrovamento. Oggetti portatori di messaggi, appartenuti agli antichi ercolanesi, alcuni ritrovati con gli abitanti nel tentativo di porli in salvo dalla imminente catastrofe dell’eruzione, altri ritrovati nelle dimore dell’antica città. La Mostra rispetta gli stessi orari di apertura del Parco Archeologico.

Ingresso gratuito alla mostra SplendOri

Sarah Falanga attrice teatrale e cinematografica, doppiatrice e cantante

0

Sarah Falanga, protagonista nel film diretto da Saverio Costanzo, tratto dalla quadrilogia di Elena Ferrante, «L’amica geniale». Sarah Falanga è attrice teatrale e cinematografica, cantante, performer da musical e doppiatrice.

Fonda nel 2006 l’Accademia Magna Graecia del Parco Archeologico di Paestum, riconosciuta dal MiBACT, perseguendo il progetto ArcheoTeatro: le origini della storia…una storia per il teatro! Regista ed autrice di numerosi spettacoli prodotti per la valorizzazione dei beni archeologici, riceve numerosi riconoscimenti di critica e pubblico.

Sarah Falanga una lunga carriera iniziata con gli insegnamenti di Camilleri

Allieva di Andrea Camilleri, Vittorio Gassman, Turi Ferro, Massimo Ranieri, Tonino Conte, Gabriele Lavia, Tato Russo, Marco Sciaccaluga, Francesca de Sapio, (testimonial del metodo Stanislavsky – Strasberg in Italia), Franco Carmelo Greco, Claudia Contin (sulla commedia dell’Arte), Lucio Allocca, Ruggiero Cappuccio, Lello Ferrara, Antonio Ferrante, Livio Galassi, Dario Fo’ . Si specializza studiando il metodo Strasberg, presso l’Actor’s Studio di New York. Didatta di tecniche teatrali, Sarah collabora con scuole di ogni ordine e grado. Oltre a curare la direzione artistica dell’Accademia Magna Graecia, stretta da un accordo di valorizzazione esclusivo con il Parco Archeologico di Paestum. Tra i ruoli teatrali si distingue per l’intepretazione di: Medea, Yerma, Perpetua (ne «I Promessi Sposi – Musical» di Tato Russo), Filumena Marturano ecc.

Sarah Falanga ha prestato la voce anche a Marge Simpson


Sarah Falanga ha un grande successo anche come doppiatrice. La ricordiamo come voce cantante di Marge Simpson e come attrice cinematografica/televisiva ne «I bastardi di Pizzofalcone», «Il peccato e la vergogna», «Gomorra 4», «Un posto al sole», «La squadra» ecc.

SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano Antiquarium

0
Splendori il lusso negli ornamenti di Ercolano

SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano Antiquarium Parco Archeologico dal 20 dicembre 2018 apre i battenti al pubblico
Agevolazioni di orari e tariffe nelle festività natalizie

SplendOri una collezione di circa 200 monili, preziosi, raffinati arredi domestici.

SplendOri apre al pubblico, giovedì 20 dicembre. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano nel rinnovato Antiquarium del Parco, interessato di recente da interventi di adeguamento.
Una collezione di circa 200 monili, preziosi, raffinati arredi domestici, servizi da mensa. Un’esposizione unica per quantità e valore culturale dei pezzi in mostra, viene presentata al pubblico sul luogo stesso del ritrovamento. Oggetti appartenuti agli antichi ercolanesi. Alcuni ritrovati con gli abitanti nel tentativo di porli in salvo dalla imminente catastrofe dell’eruzione, altri ritrovati nelle dimore dell’antica città.

Per favorire la più ampia partecipazione la mostra sarà accessibile acquistando lo stesso biglietto di accesso all’area archeologica (11€ biglietto intero, 5,5€ biglietto ridotto), questo per tutta la durata dell’orario invernale, in vigore fino alla primavera 2019.

SplendOri è in esclusiva per le festività natalizie. Il Parco ha previsto particolari agevolazioni in orari e giornate dedicate solo alla Mostra.

Nei giorni di 21, 22, 28 e 29 dicembre si potrà accedere dalle 17,00 alle 20,00 con chiusura biglietteria alle ore 19,00 al prezzo del biglietto ridotto (5,5 Euro). I biglietti per questi eventi speciali si potranno acquistare in prevendita e fino ad esaurimento sul sito www.ticketone.it.

Natale in casa di donne interpretato e diretto da Sarah Falanga

0
Natale in casa di donne interpretato e diretto da Sarah Falanga

“Natale in casa di donne”, liberamente tratto da Eduardo De Filippo. Il cast dello spettacolo è composto da Francesca Morgante, Elena Fattorusso, Stefano Pascucci, Giusy Paolillo, Christian Mirone, Damiano Agresti e Sarah Falanga, anche autrice e regista della pièce.

Natale in Casa di donne diretto e interpretato da Sarah Falanga.

Natale in casa di donne è un’importante sperimentazione sulla dimostrazione dell’universalità della drammaturgia di Eduardo De Filippo – “…è una mia esigenza emotiva ed intellettuale!” – afferma l’attrice e regista Sarah Falanga, in questi giorni protagonista sugli schermi di RaiUno della serie “L’Amica Geniale” e nel quale interpreta il ruolo di Maria Carracci (moglie di Don Achille e futura suocera di Lila).

Natale in casa di donne un’interpretazione tutta al femminile del celebre copione “Natale in casa Cupiello”

L’interpretazione tutta al femminile dei personaggi del celebre copione “Natale in casa Cupiello”, troppo imitato e scimmiottato. Una grande sfida tesa a dimostrare che se è vero che Eduardo ha scritto testi di essenza e contenuto universale tanto da guadagnarsi un posto tra “i miti” del teatro, è anche vero che quella stessa drammaturgia non perderà la sua verità e la sua essenza se interpretata e non imitata…e l’universalità non conosce limiti di tempo, di maschere, di sesso. Insomma non possiamo continuare a pensare di frequentare i copioni di Eduardo De Filippo cercando di imitarne la maschera. Sarebbe come non permettere alla loro poesia di vibrare…libera da schemi e luoghi comuni.

Lucariello sarà una donna, come Tommasina. Il testo sarà semplicemente arricchito da atmosfere e musiche. Senza alcun gracchiato voluto sulla celebre frase-tormentone ‘te piace ’o presepe’ ma cercandone una verità interpretativa necessaria agli attori, che hanno studiato il testo e la sua pregnante e problematica forza. La sua profonda emozione ed il suo vero significato. Un significato che si scompone in tante micro verità che, oggi più che mai, appartengono all’uomo. Un testo è vivo se vive in ogni tempo, per ogni pubblico e per ogni attore, solo così si concede l’immortalità al suo autore! Insomma una continua sorpresa data dalle vibrazioni di quelle stesse parole che suonano di una nuova melodia, vera, essenziale, infinita. Fino ad identificarsi sicuramente come un vero mito… “mito” perché resiste al tempo! “Natale in casa di donne” è una responsabilità, un rischio, un gioco pericoloso ma intrigante e stimolante.

La messa in scena di Natale in casa di Donne suggerisce puntualmente, in itinere, infinite ed insospettate sfumature umane e filosofiche…storiche, culturali e psicologiche.

La drammaturgia del testo Eduardiano, in alcuni momenti, lascia sospettare addirittura, vissuto dalla parte dell’interprete sia attore che perlustratore culturale, l’inconsapevolezza da parte dell’autore stesso dei contenuti universali catturati in una sola parola: presepe. O nell’espressione ormai idiomatica “te piace ’o presepe?”. 
L’apice poetico è raggiunto dall’apparente “paradossale scelta” di proporre un’interpretazione femminile dell’icona eduardiana, che l’autore stringeva gelosamente nella maschera maschile ormai presentissima nell’immaginario collettivo. 

Rischiando un’interpretazione spartana dei contenuti nel coraggioso richiamo femminile, laddove il presepe si traduce immediatamente in ventre materno di cui la naturale evoluzione è “la famiglia”, intesa come l’unione dei consanguinei e l’accoglienza dei ”dominatori” degli stessi (ossia di tutte quelle presenze che arricchiscono affettivamente la vita ed il destino dei figli, dando origine all’amata discendenza di “un ventre”), si giunge naturalmente e senza alcuna forzatura al significato di quella mangiatoia ( parola in cui è racchiusa l’origine etimologica ed il significato di presepe), ossia al luogo sentimentale e storico dal quale ha origine la luce e dal quale ci si nutre di luce.

Incredibilmente il richiamo al presepe e l’esortazione di quel “te piace ‘o presepe” rinnovata da una “donna madre” assume una valenza pregna di altri e tanti spunti di riflessione sull’essere, poiché è da un ventre che nasce la richiesta che lo stesso non venga tradito e sventrato. Si delinea sempre più prepotente nel corso dello svolgimento dello spettacolo, il dramma dell’ideale tradito, della maternità e delle sue attese puntualmente negate.
Il testo si trasforma pian piano in un dramma laico ed universalmente umano, appartenente a tutta la storia dell’essere, pur partendo da una simbologia apparentemente cattolica, la quale trova radici nella storia e nel “mito della luce”.