martedì 1 Aprile 2025
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Al Teatro San Ferdinando lo spettacolo IL SUICIDA di Nikolaj Ėrdman

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Il suicida di Nikolaj Ėrdman

Al San Ferdinando uno dei capolavori del teatro del ‘900. Il suicida del russo Nikolaj Ėrdman.

Giunto alla sua dodicesima edizione, Arrevuoto – lo storico progetto di teatro e pedagogia che opera tra le periferie ed il centro di Napoli, nato nel 2005 per volontà del Teatro Stabile di Napoli e dal 2012 costituito come Associazione di teatro e pedagogia che opera in collaborazione con lo Stabile di Napoli-Teatro Nazionale – propone quest’anno uno dei capolavori del teatro del ‘900, Il suicida del russo Nikolaj Ėrdman.

Il suicida vittima della censura stalinista nel 1928 costò la prigione al suo autore.

Messo in scena per la prima volta nell’Unione Sovietica nel 1928 da Mejerchol’d, a causa della censura stalinista fu riallestito solo nel 1990 dopo essere costato la prigione e l’ostracismo al suo autore. Il tema è quello del suicidio ma declinato in chiave farsesca. Il protagonista è Senja, un giovane disoccupato moscovita che per errore viene creduto sul punto di suicidarsi. Questo drammatico equivoco attira l’attenzione di intellettuali, artisti, politici e belle avventuriere che vorrebbero trarre vantaggio dalla morte del povero sventurato, innescando così un congegno narrativo tragicomico di rara bellezza.

Il suicida porta in scena oltre 150 ragazzi e ragazze di diversi quartieri cittadini

«Abbiamo scelto questo testo – si legge nelle note allo spettacolo – per offrire una riflessione su come le disgrazie possano spesso diventare appetibili per alcuni, per quegli speculatori che vedono nelle vittime dell’ingiustizia sociale o delle calamità naturali una fonte di guadagno e di potere o di prestigio personale. A Napoli, al Sud, dovremmo saperlo bene perché questo fenomeno di sfruttamento delle disgrazie altrui, questo “mors tua vita mea” caratterizza la nostra storia. Andremo in scena con oltre 150 ragazzi e ragazze di diversi quartieri cittadini, in questa grande tessitura di energia, musica e corpi che dalle periferie passa per il centro e dal centro torna in periferia coinvolgendo scuole, gruppi, associazioni e centri sociali per la realizzazione di uno spettacolo a regia collettiva in cui gli adolescenti parlano alla città e agli adulti».

Direzione artistica Maurizio Braucci, da un’idea di Roberta Carlotto, coordinamento pedagogico chi rom e…chi no. Regia Pino Carbone, Alessandra Cutolo, Anna Gesualdi, Christian Giroso, Nicola Laieta, Sergio Longobardi, Ambra Marcozzi, Vincenza Modica, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella. Guide teatrali Emanuele Massa Gianluigi Signoriello Laura Ottieri Vincenzo Salzano Biagio Manna.

Musiche a cura di Maurizio Capone, Antonella Monetti con i piccoli musicisti di Musicisti Associati guidati da Beatrice Valente e gli studenti del Liceo Musicale M.Bassi guidati dal Prof. Michele Montefusco ed in collaborazione con il gruppo T.E.S. “Tuba” Ensamble di Salerno diretto dal Maestro Alexaandre Cerdà Berda. Video installazioni Alessandro Papa, scene Marco Matta. Costumi Daniela Salernitano. Progetto luci Marco Ghidelli. Organizzazione Linda Martinelli. Video Lorenzo Face, Fortuna Avallone.

Arrevuoto – progetto di teatro e pedagogia

Foto Stefano Cardone. Progetto e realizzazione Associazione Arrevuoto – Teatro e pedagogia. Produzione Teatro Stabile di Napoli -Teatro Nazionale. Realizzato in collaborazione con Liceo Statale A. Genovesi, Liceo Classico Garibaldi, Liceo Giambattista Vico, Liceo Scientifico Renato Caccioppoli, Liceo Scientifico Elsa Morante, Liceo Musicale Isis Melissa Bassi, Scuola Media Statale Casanova Costantinopoli, Scuola Media Statale Ugo Foscolo, Scuola elementare Fabozzi, Lo Scugnizzo spazio liberato, Associazione Quartieri Spagnoli, Cooperativa sociale L’Orsa Maggiore, Compagnia Teatro Possibile della Comunità Dedalo ASL Na2Nord, Centro di educativa territoriale Stelle sulla Terra, Musicisti Associati di Massimo Abbruzzese, Associazione Maestri di Strada Onlus.

info: www. teatrostabilenapoli.it | tel. 081 292030 – 081 291878

Terza Edizione di Maggio d’Arte al Nuovo Teatro Sancarluccio

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Maggio d’Arte al nuovo teatro sancarluccio

Inizia oggi 5 Maggio la terza edizione del Maggio d’Arte al Nuovo Teatro Sancarluccio. Numerosi gli eventi in programma.

Al Nuovo Teatro Sancarluccio si prevede un maggio d’arte all’insegna di atmosfere incantate. Il teatro e la musica accompagneranno gli spettatori in un percorso culturale ricco di emozioni. Numerosi infatti gli spettacoli e gli eventi in programma per questa terza edizione del Maggio d’Arte.

Il Maggio d’Arte apre con lo spettacolo “Estratti di anime femminili. Donne che danno voce alle donne”.

Si partirà il 5 maggio alle ore 20:30 con lo spettacolo Estratti di anime femminili – donne che danno voce alle donne con Rita Licenziato e Manuela Pugliese. Musiche di Lino Blandizzi per la regia di Gianluca Masone. Seguirà il 12 maggio alle ore 21:00 il concerto di Riccardo Ceres. Il 13 maggio ore 20:30 Francesca Rondinella e Giosi Cincotti in concerto. Il 14 maggio ore 19:00 i Motus Mandolin Quartet  in concerto.

Maggio d’Arte ricorda il 50esimo della morte di Totò con lo spettacolo “L’altro Totò”

In occasione del 50esimo anniversario della morte di Totò, il 18 maggio alle ore 21:00, l’Associazione Liberaimago metterà in scena L’altro Totò – dietro le quinte di una vita passata. Scritto e diretto da Fabio Pisano con Roberto Ingenito e Francesca Borriero. Il 19 maggio alle ore 21:00 Eduardo Cocciardo e Francesca Stizzo porteranno in scena Un giorno all’improvviso, scritto e diretto da Eduardo Cocciardo. Il 20 maggio alle ore 20:30 e il 21 maggio alle ore 19:00, Stefania Remino e Antimo Navarra saranno i protagonisti di A-medeo. Tratto dalle storie dei figli di EDUARDO, adattamento e testi di Marina Cioppa con la regia di Michele Brasilio.

Al Maggio d’Arte è di scena la musica.

Il 26 maggio alle ore 21:00 si terrà invece il concerto della band Tiempo Antico cui seguirà il 27 maggio alle ore 20:30 il concerto di Giulia Capolino. Chiuderà la rassegna, il giorno 28 maggio alle ore 19:00,  la Compagnia il Sole e la Luna con un concerto di musica classica della tradizione partenopea.

Non solo teatro per il Maggio d’Arte

Tante le novità di questa edizione del Maggio d’Arte. La collaborazione con l’Associazione Culturale Divago che organizzerà visite guidate a tema  legate ad alcuni spettacoli presenti nella rassegna. La partnership con il Sakurajima Fusion Lab. Nuovo locale di cucina nippo-partenopea guidato dalle Chef Stefano Esposito, che realizzerà degli aperitivi per il pubblico del Teatro.

 

Al museo Pignatelli la mostra di Bruno Agolini: Vicoli e Veicoli

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Bruno Angolini Vicoli e Veicoli al Museo Pignatelli dal 29 aprile

Al Museo Pignatelli da sabato 29 aprile per la rassegna di COMIC(ON)OFF Bruno Agolini. Vicoli e veicoli

Nell’ antica Serra del Museo Pignatelli, sabato 29 aprile, viene inaugurata la mostra Bruno Agolini. Vicoli e veicoli, organizzata dal Polo museale della Campania in collaborazione con l’associazione Amici di Capodimonte, nell’ambito di COMIC(ON)OFF, rassegna di eventi che si svolge a Napoli all’interno della manifestazione COMICON.

Il progetto nasce dalle suggestioni offerte all’artista dal Museo delle carrozze, riaperto al pubblico nel 2014 negli ambienti delle antiche scuderie di Villa Pignatelli. Il nuovo allestimento con le carrozze e i calessi, con i frustini, i morsi e tutti finimenti in cuoio, racconta il viaggio nel passato e ha stimolato l’immaginazione di Bruno Agolini.

Vivoli e Veicoli una inedita serie di 40 grandi disegni colorati vivacemente a china di Bruno Angolini

Nato in Scozia e attivo tra Napoli e l’alta Savoia, Agolini presenta i suoi percorsi fantastici in una inedita serie di 40 grandi disegni. Ispirato dalle collezioni delle carrozze, Angolini crea disegni densi di immagini. Colorati vivacemente a china appaiono strade, carrozze, numeri, animali, ruote, piante, uccelli e tanto altro. Paesaggi incantati dove prospettive anomale e dilatate, tracciate con la leggerezza del tratto ondoso, producono rappresentazioni che appaiono come sommerse dall’ acqua, rivelatrici di connessioni sotterranee.
Le opere realizzate da Bruno Agolini suggeriscono un nuovo ruolo del museo.  Le sue collezioni possono suscitare emozioni e idee, stimolare la creatività, dando origine a significati e percorsi personali.

Vivoli e Veicoli – informazioni

Museo Pignatelli – Riviera di Chiaia, 200 Napoli
Periodo: 29 aprile – 28 maggio 2017
Orario: ore 10-17 (ultimo ingresso ore 16);  martedì chiuso
tel. 081 669675 – pm-cam.pignatelli@beniculturali.it – facebook.com/villapignatellicasadellafotografia
Biglietto: intero: € 5,00

Orario dei musei aperti per Pasqua 2017 e le mostre da visitare

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musei aperti per Pasqua 2017

Tutti gli orari dei musei e delle mostre aperti per Pasqua

Le mostre in programma:

Museo Pignatelli
L’arte del femminile. Julia Margaret Cameron – Florence Henri – Francesca Woodman (ore 10-17)

Palazzo Reale  – 2 mostre
The Young Pope – la mostra  Storia in immagini di un set. Foto di  Gianni Fiorito
Totò genio (dal 13 aprile)

Museo archeologico di Sarno – 2 mostre     (dal 13 aprile)
Solo natura umana.  Rituali funerari nella Valle del Sarno
I Paputi. Foto di Raffaele Tedesco

Museo Archeologico dell’Antica Capua, Santa Maria Capua Vetere
L’APPIA RITROVATA. IN CAMMINO DA ROMA A BRINDISI

Museo Archeologico di Pontecagnano
Hoc opus fecit… Pietro Lista

Gli orari dei musei aperti per Pasqua 2017

Tutti gli orari di domenica 16 e lunedì 17 aprile per organizzare la vostra visita al museo

Orari-dei-Musei-Pasqua 2017

Totò ed Io con Carlo Croccolo al Nuovo Teatro Sancarluccio

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Toto ed io con Carlo Croccolo

Sabato 15 e domenica 16 aprile, presso il Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli, si terrà lo spettacolo Totò ed Io con Carlo Croccolo.

Sul palco, unitamente a questo straordinario artista partenopeo, anche Daniela Cenciotti, Martina Liberti e Fortuna Liguori con l’accompagnamento musicale di Anna De Gregorio (voce) e Silvestro Russo (chitarra).
In occasione del 50° anniversario della morte di Totò, l’attore Carlo Croccolo intratterrà il pubblico del Sancarluccio con due serate interamente dedicate al più grande comico italiano di tutti i tempi.
Carlo Croccolo dal 57’, in seguito alla malattia che portò il Principe De Curtis alla cecità, doppiò il principe della risata in numerose pellicole in cui talvolta partecipò anche come attore.
Totò ed Io sarà dunque un viaggio nei ricordi di vita vissuta e condivisa da questi due straordinari artisti partenopei.

Capua, città delle Madri con oltre 160 Matres Mutatae

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Le madri, così lontane dall’iconografia classica, destarono notevole impressione e disagio negli scopritori e nei primi studiosi.

Le definirono «tozze e mostruose sì che sembran rospi». L’eccezionalità della scoperta risiedeva altresì nel rilevante numero di statue e nella peculiarità della raffigurazione, altrove attestata raramente e in modo sporadico. Negli stessi anni alcune sculture furono acquistate da musei stranieri: otto sono conservate ai Musei Statali di Berlino e una a Copenhagen alla Ny Carlsberg Glyptotek. Due statue furono in seguito donate al Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma per completare l’esposizione sull’antica arte italica. Una statua priva di testa, acquisita da una collezione privata, entrò a fare parte nel 1901 del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Due statue sono al presente nel Museo Archeologico Statale dell’antica Capua di Santa Maria Capua Vetere. Ad esse se ne è aggiunta più recentemente una terza rinvenuta, assieme ad un altare in tufo, nel corso di una esplorazione condotta nel 1995.

Disposte in modo da essere visibili solo frontalmente e collocate una accanto all’altra, erano le oltre 160 madri rinvenute.

Scolpite nel tufo grigio del monte Tifata, le matres (madri) riproducono una figura femminile seduta su un sedile più o meno elaborato, recante in grembo uno o più bambini in fasce. In queste statue è stata riconosciuta la figura della donna offerente che dona alla dea la propria immagine accompagnata dai figli sino ad allora generati, per propiziarne il favore ed ottenere la salute propria e quella della prole. Tradizionalmente la dea venerata nell’area sacra viene identificata con Matuta. Fin dalla scoperta, la personificazione della divinità è stata identificata in una figura, seduta in trono, che reca nelle mani simboli di incerto riconoscimento, letti come una colomba e un melograno o un frutto, o anche un pane. Per le dimensioni maggiori delle altre statue, la scultura è stata tradizionalmente ritenuta come la statua di culto del santuario.

Una donna, seduta su una sedia, spesso configurata come trono, con gambe e braccioli lavorati e alta spalliera; con in grembo uno o più bambini

Le  numerose madri ripropongono lo stesso soggetto: una donna, seduta su una sedia, spesso configurata come trono, con gambe e braccioli lavorati e alta spalliera. La donna ha in grembo uno o più bambini, per lo più avvolti in fasce. Talvolta la donna stringe il bambino al seno nudo nell’atto dell’allattamento. La donna veste un abito di foggia greca, il chitone, che lascia scoperte le braccia, ed è annodato in vita da una sottile cintura. L’abbigliamento è completato da un ampio mantello che copre per metà il capo o è trattenuto da un fermaglio. In numerose statue delle madri  sono raffigurati monili, bracciali ai polsi o alle braccia e orecchini di foggia ellenistica. Le sculture delle madri conservano a volte traccia dell’originaria stuccatura in biacca biancastra sulla quale dovevano essere dipinti in diversa colorazione (rosso, nello specifico) ulteriori elementi ornamentali e particolari dell’acconciatura e dell’abbigliamento.

Le madri hanno tutte forme opulente e robuste, tratti del volto marcati e pesanti, con una resa rigida del panneggio della veste e del mantello.

Si devono citare madri ascrivibili chiaramente ad età romana. Si tratta di tre esemplari che tramandano la solita iconografia con l’aggiunta di bambini in piedi nei pressi del trono. Il bambino in piedi non rientra nell’iconografia originaria, divenuta poi tradizionale. L’abbigliamento dei personaggi aggiunti, proprio perché nuovi, è di tipo romano. L’assegnazione al periodo romano è ribadita dal frammento di epigrafe, in latino, che accompagna uno degli esemplari presenti nella collezione. Le madri di età romana sono tra le ultime prodotte dalle botteghe capuane e la loro produzione segna, con tutta probabilità, la fase finale del culto indigeno. Sono caratterizzate dalla presenza di bambini in piedi presso il trono, vestiti alla foggia romana, e dalla presenza di iscrizioni sulla spalliera del trono, che riportano il prenome femminile dell’offerente, secondo un’usanza vigente fino alla fine del II e inizi del I secolo a.C.

Il legame tra le madri e i numerosi reperti con il mondo dell’oltretomba

Al momento delle prime scoperte fu notata la presenza nello stesso sito di un’ampia necropoli e si sottolineò il legame tra le statue delle madri e i numerosi reperti con il mondo dell’oltretomba. Il santuario del Fondo Patturelli è stato inquadrato tra i cosiddetti santuari nelle necropoli. Luoghi in cui il tema della vita che si perpetua attraverso la fertilità sembra collegarsi alla continuità dei rapporti tra la comunità dei vivi e il mondo dei morti. Il ritrovamento di un’iscrizione, una preghiera di giustizia incisa su una lamina di piombo, rivolta a Ceres avvalora l’ipotesi che nel santuario si venerasse proprio quella dea che, nei suoi aspetti di Demetra/Kore/Ceres rigenera e perpetua la vita attraverso la riproduzione, da bambina trasformandosi in donna, che ogni anno con la primavera ritorna in vita. In tale senso la divinità onorata nel Fondo Patturelli a Capua rappresenta e protegge la maternità e i neonati, che sono il segno del ciclo biologico che include la morte e il culto funerario degli antenati.

A Materdei, nel quartiere Stella la centenaria pizzeria Starita

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La pizzeria Starita nata nel 1901 come cantina, è la pizzeria di riferimento di Sofia Loren nel film di De Sica “L’oro di Napoli”.

Starita a Materdei, quartiere Stella, è un pezzo di storia della città e un orgoglio nazionale. Quest’anno ne compie 110 e definirla una pizzeria è davvero molto, forse troppo riduttivo. A due passi dalla pizzeria Starita a Materdei e con le attrezzature della medesima pizzeria hanno girato nel 1954 una famosa scena di L’Oro di Napoli, con una splendida Sofia Loren nei panni di una pizzaiola bella e adultera (episodio “Pizza a credito”). La pizzeria Starita ha ottenuto nel 2000 un riconoscimento da Papa Wojtyla. La Camera di Commercio di Napoli ha annoverato la Pizzeria Starita tra i locali storici e inserita in un prestigioso volume che appunto racconta i locali più suggestivi del capoluogo campano.

Alla pizzeria Starita si contano quattro generazioni di pizzaioli

Nata nel 1901 come cantina, si è trasformata prima in luogo di degustazione, poi in trattoria e pizzeria-friggitoria. Quello che è certo è che la pizzeria Starita Starita è un locale molto, speciale. Con tanta storia e passione dentro di sé.
“Cominciò nonno Alfonso – racconta il cavaliere Antonio Starita, oggi titolare della pizzeria – eppoi l’attività è passata prima a mio padre Giuseppe e in seguito al sottoscritto… oggi siamo alla quarta generazione con mio figlio Giuseppe”. Vice presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, docente di arte bianca in varie strutture professionali napoletane, il cavaliere Antonio si avvale della collaborazione di uno staff molto efficiente e selezionato. Il locale ampliato nel negli anni ha capienza di 130 posti.

Direttamente della pizzeria Starita la ricetta per la pizza montanara

Gli ingredienti per la pizza montanara

L’impasto:
½ litro di acqua
800 gr di farina tipo 00
6 gr di lievito
1 cucchiaino di sale

Il condimento:
500 ml di salsa di pomodoro
500 gr di provola o fiordilatte
Basilico

Per la frittura:
Olio di semi di arachidi

Preparazionedella pizza montanara secondo il Cavaliere Antonio Starita

Aggiungere poco alla volta il lievito, il sale e la farina, all’acqua e impastare. Dopo aver ottenuto un impasto abbastanza morbido, lasciare riposare per circa 5 ore.

Tagliare l’impasto a piccoli pezzi, tali da ottenere, dopo altre 5 ore di riposo, dei panetti. Stenderli con le mani ed eseguire delle piccole pressioni con le dita, in modo da forarlo. In questo modo la pasta non si gonfierà durante la frittura.

Friggere in olio di semi di arachide bollente per circa 1 minuto. Lasciare sgocciolare in una teglia in modo da eliminare l’olio in eccesso e guarnire con abbondante salsa, provola e basilico. Lasciare dorare nel forno per circa 10 secondi.

In anteprima a Napoli, The Young Pope : la mostra

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The Young Pope – la mostra, trentotto grandi foto che raccontano la prima regia televisiva del  Premio Oscar Paolo Sorrentino

La Regione Campania, in collaborazione con il Polo museale della Campania, presenta in anteprima a Napoli, The Young Pope – la mostra. Trentotto grandi foto che raccontano la prima regia televisiva del  Premio Oscar Paolo Sorrentino.  Un percorso di immagini tra personaggi, scene, ricostruzioni di quello che è stato il più importante evento televisivo dell’anno. Le immagini realizzate sul set durante le riprese da Gianni Fiorito, fotografo di scena. The Young Pope, una produzione internazionale (Wildside, Shy, HBO, Canal+) con un vasto pubblico diffuso in 110 paesi.

The Young Pope – la mostra è allestita nel suggestivo spazio dell’Ambulacro di Palazzo Reale

La mostra, a cura di Maria Savarese, è coordinata e organizzata dalla Scabec Spa, società campana beni culturali.  E’ allestita nel suggestivo spazio dell’Ambulacro di Palazzo Reale che propone nuovamente forme diverse di espressioni artistiche.
Un omaggio che la Campania fa al premiatissimo regista napoletano e a Gianni Fiorito, fotografo e da sempre suo collaboratore.

The Young Pope – la mostra  è il frutto di un incredibile lavoro di fusione di talenti.  Un cast internazionale e un cast tecnico di grandissimo livello con il quale il regista napoletano Paolo Sorrentino ha instaurato una grande complicità e sintonia e che Gianni Fiorito ha saputo cogliere nei suoi scatti.

The Young Pope - la mostra aPalazzo Reale a Napoli

Attraverso la sua sintesi fotografica, Gianni Fiorito ripercorre la creazione del Papa sorrentiniano

Attraverso la sua sintesi fotografica, Fiorito ripercorre la creazione del Papa sorrentiniano e degli altri personaggi della saga televisiva. Durante il percorso dell’esposizione immagini di scena si alternano con la caratterizzazione dei principali soggetti e i passaggi chiave della sceneggiatura. Immagini di back-stage, in cui si evidenzia lo stretto rapporto fra regista e attori. L’uso scenografico del notevole patrimonio architettonico e paesaggistico italiano o la creazione in studio di ambienti non utilizzabili dal vero (la Cappella Sistina e altri ambienti vaticani), il notevole sforzo di uomini e mezzi che sta dietro alla costruzione di un evento cinematografico.

In fotografia lo stesso luogo, lo stesso stato d’animo o dialogo deve essere racchiuso unicamente in uno scatto

La narrazione cinematografica e quella fotografica- racconta l’autore nel dialogo con Maria Savarese- anche se partono da strumenti tecnici simili, sono completamente differenti. Un luogo, un dialogo, lo stato d’animo di un personaggio possono essere raccontati in cinematografia con un movimento di macchina, un cambiamento di fuoco, un tempo di ripresa lungo o breve in ogni caso beneficia dell’uso della parola. In fotografia lo stesso luogo, lo stesso stato d’animo o dialogo deve essere racchiuso unicamente in uno scatto, e senza colonna sonora. Da qui nasce la necessità della sintesi.

The young Pope backstage

The Young Pope – la mostra Informazioni

dal 11 aprile al 18 giugno 2017
orario: 9.00 – 20.00 (ultimo ingresso ore 19);  mercoledì chiuso
Ingresso € 4,00
Tel. 081 -580.8255 – mail  pm-cam.palazzoreale-na@beniculturali.it;

Al Teatro bolivar Cella Zero Ispirato alla storia vera di Pietro Ioia

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Cella Zero morte e rinascita di un uomo in gabbia. Mercoledì 12 aprile 2017 ore 21 al teatro Bolivar di Napoli

Cella zero, opera ispirata alla storia vera di Pietro Ioia. Un dito puntato contro il fallimento dello Stato nella missione di rieducazione che un istituto di detenzione dovrebbe avere.

Nato da un’idea di Antonio Mocciola, Cella zero è uno spettacolo cui i racconti di Ioia hanno offerto lampi di verità. Un viaggio nell’incubo di un ragazzo napoletano, che invecchia in carcere e ne esce dopo 22 anni. Cella Zero racconta le vessazioni subite e le ingiustizie patite durante il periodo di detenzione. La regia di Vincenzo Borrelli non lascia scampo. Serrata e spietata disegna tutte le traiettorie di un sistema infame e vigliacco. Simile a quello che, all’esterno, produce la delinquenza quotidiana a cui assistiamo da decenni.

In Cella Zero Il microcosmo del carcere esplode in tutta la sua crudele verità.

In un confronto a due tra un detenuto e un suo aguzzino, “Sottozero” diventa presto, per lo spettatore, un claustrofobico inferno di parole e gesti. Soprusi e violenze ai limiti del sopportabile, fino allo spiraglio di luce finale. Attorno a loro, il doppio gioco di un compagno di cella, il dolore delle loro donne, il suicidio di un detenuto vessato da tutti. Il microcosmo del carcere esplode in tutta la sua crudele verità.

Oggi Pietro Ioia è il presidente dell’associazione Ex Detenuti di Poggioreale. Attivissimo nella difesa di chi è ancora tra le mura del carcere, e non ha la voce per gridare il proprio dolore.

cella zero, opera ispirata alla storia vera di Pietro Ioia, è un dito puntato contro il fallimento dello Stato nella missione di rieducazione che un istituto di detenzione dovrebbe avere
Cella zero al teatro Bolivar con Ivan Boraggine

Al teatro San Carluccio di Napoli: Nguè venire al mondo

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Nguè venire al mondo

Da giovedì 30 marzo a domenica 2 aprile presso il Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli, si terrà lo spettacolo teatrale Nguè venire al mondo

Nguè venire al mondo scritto, diretto e interpretato da Marco Mario De Notaris. Uno stand up comedy dal punto di vista di un neonato.
L’incomunicabilità drammatica che sperimentiamo venendo al mondo non è che l’inizio di una serie di difficoltà a dire e a dirsi cosa si prova. Forse nessuno ci capisce. Lo sforzo di comprensione che ognuno di noi cerca di fare nei confronti del prossimo non è che il riflesso della propria esperienza .

Comprendere è difficile, ma è l’unico atto realmente d’amore che possiamo compiere verso il prossimo. Sullo sfondo, ovviamente, la morte. Ci aspetta. E aleggia su ogni nato, anche se questo ci addolora.

Nguè venire al mondo si affronta la nascita dal neonato al genitore.

In Nguè si affronta dunque la nascita, dal neonato al genitore. Stati d’animo contrastanti. Risate e un po’ di commozione accompagneranno lo spettatore nel racconto del mistero della vita, condito dalla paura della morte. Nel corso dello spettacolo saranno inoltre prese in causa poesie di Neruda, Peter Handke, Montale e versi di Lucrezio, per una serata intima, lontana dal caos.