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La Cucina di Napoli di Maria Teresa Di Marco e Lydia Capasso

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La cucina di Napoli di Maria Teresa Di Marco e Lydia Capasso

La Cucina di Napoli. La storia e lo spirito partenopei, raccontati attraverso centinaia di ricette della tradizione:

La Cucina di Napoli, in libreria dal 7 febbraio. Il Libro sarà presentato giovedì 28 febbraio alle 16 alla Biblioteca Nazionale di Napoli dalla giornalista del Corriere del Mezzogiorno Mirella Armiero. Gli autori Maria Teresa Di Marco e Lydia Capasso interverranno con l’editore Guido Tommasi e Francesco Mercurio, Direttore della Biblioteca Nazionale, che porterà il suo saluto.

La Cucina di Napoli, un libro che rende omaggio alla grande tradizione gastronomica di Napoli.

Fresco di Stampa il libro è dal 7 Febbraio 2019 in tutte le librerie, così La Cucina di Napoli di Maria Teresa Di Marco e Lydia Capasso, è il nuovo volume della collana Cucina Regionale di Guido Tommasi Editore. Un omaggio a una grande tradizione gastronomica, che si identifica con la sua città. Il libro raccoglie infatti oltre 150 ricette, legate alla cultura di Napoli. Al suo interno le preparazioni, ma anche il racconto di come una tradizione popolare, fatta di ingegno del poco e del niente, si è intrecciata ai percorsi aristocratici della corte borbonica. Segnata dall’influsso spagnolo ma soprattutto francese, la cucina napoletana ha generato piatti sontuosi come i timballi, i sartù o la pasticceria raffinatissima.

A Napoli il cibo è come la vita: un boccone di piacere

La cucina napoletana è una cucina che si arrangia meglio di qualsiasi altra, ma che in nessun caso si accontenta. A Napoli non basta mettere insieme il pranzo con la cena, ma il cibo, come la vita, sono un boccone di piacere. Semplicità, eccellenza dei prodotti e creatività gioiosa sono gli ingredienti essenziali di ogni piatto. Cucinare la pasta può diventare un esercizio di estro se si celebrano le vongole che sono fujute e si fa dello scammaro di magro un piatto che consola. Oppure un atto d’amore e di pazienza quando si costruiscono attorno alla pasta fastose architetture con crostate, timpani, timballi, lasagne e le si dedicano i grandi sughi di lenta cottura come il ragù, genovese, glassa e bolognese. Per non parlare della pizza un vero e proprio stile di vita a Napoli, che nel volume viene rappresentata con le ricette di quattro esperti maestri pizzaioli.

La Cucina di Napoli racconta la tradizione dei napoletani fatta di sapiente capacità di combinare una dieta differenziata

Questo libro, però, non si ferma ai cliché più tipici e praticati di Napoli e della sua cucina. La Cucina di Napoli va oltre e cerca di raccogliere e raccontare la verità della città. Non solo raccontando le ricette ma anche attraverso la fotografia attenta e poetica dei suoi mercati rionali, dei suoi angoli più suggestivi, della sua gente e della sua arte. Si recupera così anche la cultura di una tradizione dei napoletani fatta di sapiente capacità di combinare una dieta differenziata. mangiatori di foglie assai prima che mangiatori di maccheroni con piatti come la minestra maritata o la scarola ‘mbuttunata, fino ad arrivare a ‘o ddoce, una sezione che celebra la pasticceria partenopea e i suoi dolci diventati famosi in tutto il mondo.

In libreria

La Cucina di Napoli di Maria Teresa Di Marco e Lydia Capasso. Fotografie di Maurizio Maurizi. Guido Tommasi Editore | Collana Cucina Regionale, cartonato con illustrazioni a colori, 264 pag., € 25

Carlo Cecchi è Enrico IV di Luigi Pirandello al Mercadante

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Carlo Cecchi è Enrico IV di Luigi Pirandello Dal 26 febbraio al 3 marzo al Teatro Mercadante

Carlo Cecchi dal 26 febbraio al 3 marzo al Teatro Mercadante protagonista della tragedia pirandelliana del 1921. Con Carlo Cecchi recitano tra gli altri Angelica Ippolito, Roberto Trifirò, Gigio Morra

Carlo Cecchi dal 26 febbraio al 3 marzo va in scena al Teatro Mercadante con l’ENRICO IV di Luigi Pirandello. L’attore e regista dopo i memorabili allestimenti de L’Uomo, la bestia e la virtù (1976) e Sei personaggi in cerca d’autore (2001), si confronta ancora una volta con i grandi temi della maschera, dell’identità, della follia e del rapporto tra finzione e realtà.

Enrico IV è una tragedia vibrante, amara, di assoluta bellezza, che infrange gli schemi della drammaturgia

Un classico smontato e rimontato, dove la pazzia, l’arte e l’immaginazione si impongono come unica realtà. Uno spettacolo in cui a trionfare è il teatro nel teatro, e il teatro è l’unico vero protagonista. Dramma in tre atti scritto nel 1921 e considerato il capolavoro di Pirandello assieme al suo Sei personaggi in cerca d’autore. ENRICO IV è una tragedia vibrante, amara, di assoluta bellezza, che infrange gli schemi della drammaturgia. Un testo che attinge alla tensione interiore di un protagonista che diventa tensione di segno universale, fino a trasformare la tragedia in farsa.

Dal 26 febbraio al 3 marzo va in scena al Teatro Mercadante ENRICO IV di Luigi Pirandello

Carlo Cecchi: “«Si recita con Pirandello e anche contro Pirandello”.

Si prendono alla lettera la famosa formula “teatro nel teatro” e l’altrettanto famosa opposizione “finzione/realtà” e le si spingono oltre l’asfittico dibattito “vita/forma”, verso un gioco di specchi in alcuni casi vertiginoso. Spiega Carlo Cecchi.

Si recita contro Pirandello, quando il contenuto e/o la forma della sua “tragedia” regrediscono ai luoghi comuni del teatro naturalistico della fine dell’Ottocento. Per esempio: “la commozione cerebrale” come causa della pazzia del protagonista; o l’intero terzo atto che Pirandello precipita in un confuso e melenso melodramma con tanto di “catastrofe” finale.

Questo doppio gioco con l’autore e con la pièce. Un doppio gioco che Pirandello prende molto sul serio, e lo affronta criticamente. Un doppi gioco che conduce “la tragedia” a uno spettacolo il cui tema è il teatro, quello di oggi: specchio frantumato che riflette la vita della nostra epoca che è (citando Beaudelaire) “un deserto di noia” con “oasi d’orrore” che crescono e sempre più si moltiplicano nel mondo.

Enrico IV è un lungo, sterminato monologo, dove la funzione degli altri personaggi si riduce spesso a quella di dare la battuta al “grande attore”

“Enrico IV” fu scritto per Ruggero Ruggeri, “grande attore” dei primi decenni del Novecento di stile liberty e di scuola dannunziana (pare che stesse recitando “Amleto” quando Pirandello pensò di scrivere per lui Enrico IV: un Amleto moderno!!!). Dopo di lui, tutti i “grandi attori” si sono “cimentati” con questo ruolo, fino agli ultimi superstiti.

Esso è infatti un lungo, sterminato monologo, dove la funzione degli altri personaggi si riduce spesso a quella di dare la battuta al “grande attore” perché possa continuare il suo estenuante monologo.

Carlo Cecchi riduce drasticamente la parte di Enrico IV dando spessore drammatico agli altri personaggi.

Ho ridotto drasticamente – spiega Carlo Cecchi – la parte di Enrico IV, dando in questo modo spessore drammatico agli altri personaggi, così da permettere un gioco di insieme. La prima scena, quella dei consiglieri, immette immediatamente nel teatro: si tratta infatti di un provino che i tre fanno al nuovo arrivato; si gioca fra Pirandello e l’improvvisazione, entro dei limiti che non la conducano a quel teatro gratuito, arbitrario, delle cosiddette “attualizzazioni”.

La scena dei Signori in visita è all’apparenza più “canonica” – ma “il canone” viene continuamente spiazzato da irruzioni metateatrali, che alla fine riducono “il canone” a una lunga citazione. Il personaggio di Enrico IV riassume nella sua recitazione quella delle scene precedenti: “canone”, “citazioni”, “improvvisazione”, eccetera, esaltandoli e deridendoli nello stesso momento».

Ecce Virgo. Testo e regia di Angela Maso al Teatro La Giostra

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Ecce Virgo, storia di una monaca di clausura

Ecce Virgo, storia di una monaca di clausura da venerdì 1 marzo al Teatro La Giostra di Napoli con Gianni Lamagna e Francesca Rondinella.

Ecce Virgo uno spettacolo dove protagonisti, solitamente straordinari interpreti del bel canto, abbandonano, qui, la melodia del suono per divenire dissonanza, intrisa d’intimistico silenzio.

Al Teatro La giostra di Napoli da venerdì 1 marzo fino a domenica lo spettacolo Ecce Virgo, storia di una monaca di clausura. Spettacolo scritto e diretto da Angela Di Maso (Premio Franco Enriquez per la migliore drammaturgia italiana). Protagonisti in scena Gianni Lamagna e Francesca Rondinella.

Il testo è vincitore del Premio Nazionale di Drammaturgia “Fabrizio Romano”

Presentato da SoundFly Produzione, Ecce Virgo, testo vincitore del premio nazionale di drammaturgia “Fabrizio Romano”, narra di una monaca di clausura che ha una grave colpa da confessare e sente il bisogno di essere assolta.

Assoluzione che per lei non significa remissione o liberazione dal peccato commesso, come da precetto cristiano, ma comprensione, condivisione dello stesso, accettazione.
Sa che un prete qualsiasi non la assolverebbe mai per la gravità delle sue azioni. Azioni che vanno ben oltre l’impudicizia, ma l’allontanerebbe immediatamente dall’Ordine di appartenenza. Fuori dal mondo, per chi vive protetto dalle mura conventuali, ritornerebbe così fuori nel mondo.

Paradossalmente, la libertà è proprio la condizione che più spaventa la donna, e l’unico modo per ottenere la remissione dei suoi peccati è l’essere ascoltata da chi è come lei. Se non lei stessa. Se non lui stesso.
Il disvelamento mette a nudo le coscienze e il loro peso, insopportabile da reggere nella solitudine di vite deprivate del necessario amore.

I protagonisti di Ecce Virgo sono gli straordinari Lamagna e Rondinella

“In una costruzione minimalista, atonale, matematica, geometrica, unisona, d’immobilità in cui il teatro è parola – sottolinea Angela Di Maso – la regia è a specchio. I protagonisti, Lamagna e Rondinella, conosciuti a livello nazionale per essere straordinari interpreti del bel canto, abbandonano la melodia del suono per diventare dissonanza intrisa d’intimistico silenzio”.

A metà tra gli incubi prodotti dalla coscienza e l’amara realtà in cui i due consacrati sopravvivono da morti, comincia il racconto di una parte della storia della chiesa, che mai è rimasto confinato alla sola fantasia.

E’ perversa fantasia, racconto ordinario, ma proprio in quest’ordinarietà risiede un male che, dalla notte dei tempi, è ancora di grande attualità, denuncia, scandalosa vergogna. Le torbide confessioni dei due consacrati sono però anche pretesto per indagare altro e oltre: le conseguenze del non amore.

Lo spettacolo si avvale dei costumi a cura di Francesca Loreto, il disegno luci di Cinzia Annunziata, gli elementi scenici di Armando Aloisi, la musica di Angela Di Maso e Arvo Pärt, il trucco di Silvia Manco.

Gianni Lamagna e Francesca Rondinella al Teatro La Giostra di Napoli

A mare con tutti i panni di e con Enzo Catapano al Nuovo Sancarluccio

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A Mare con tutti i panni di e con Enzo Catapano

A mare con tutti i panni di Enzo Catapano da giovedì 21 a domenica 24 febbraio al Nuovo Teatro Sancarluccio

A mare con tutti i panni lo spettacolo “A mare con tutti i panni” di Enzo Catapano e Mauro Palumbo con Denny Mendez, Enzo Catapano, Giorgio Fiorentino, Vittorio Brandi e Maria Meo per la regia di Lello Radice.

Si può dire che il protagonista di questa commedia è finito a mare con tutti i panni?

Assolutamente si, anche perché Donato lavora come tuttofare in uno stabilimento balneare vicino Barletta, il “Samara Beach”. Ed a mare con tutti i panni ci è finito davvero se si pensa che, un tempo, il lido era proprietà di suo padre. Questi, caduto in disgrazia, fu costretto a cedere l’attività al fratello, che riuscì ad estorcergli la proprietà dello stabilimento con l’inganno.

Donato, adesso, è finito alle dipendenze del cugino Umberto, che non perde occasione per umiliarlo. I due cugini sono sempre in contrasto, anche per le diverse idee politiche: Donato è grillino convinto mentre Umberto è un leghista radicale. A turbare ulteriormente la difficile convivenza dei due è la notizia della morte dello Zio di Donato, il padre di Umberto.

Un testamento, un’eredità ed un inganno da svelare.

La lettura del testamento rivela, infatti, che l’eredità è divisa in due parti uguali: una prima, spettante ad Umberto, l’altra ad una sua sorella africana, Samara, di cui si ignorava l’esistenza. Inoltre, l’eredità di Umberto è vincolata all’accudimento di questa sorella, che è portatrice di handicap.
Riuscirà Donato, con l’aiuto dell’amico Espedito, a scoprire la truffa perpetrata ai danni del padre ed a far luce sull’intera faccenda? Si, ma non senza esilaranti sorprese.

Gli occhi più azzurri – Una storia del sud e del nord.

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Gli occhi più azzurri, Memoria Storica della città di Napoli. Di Simona Cappiello

Gli occhi più azzurri. Il racconto di come tra il 1946 e il 1952 più di 70.000 bambini del Sud furono salvati dalla fame, dall’analfabetismo e dalle malattie. Grazie allo sforzo e alla solidarietà di donne e uomini che iniziarono a sognare una nuova Italia.

Gli occhi più azzuri di Simona Cappiello e Manolo Turri Dall’Orto. Per raccontare questo episodio storico agli alunni di alcuni licei cittadini alla Biblioteca Nazionale di Napoli Lucia Valenzi, Antonio Attianese e Simona Cappiello. Modera Raffaele Lucariello, saluti di Francesco Mercurio. Il progetto didattico educativo è a cura di Antonio Gargano

Gli occhi più azzurri racconta l’italia del dopoguerra che si mobilita per proteggere i propri figli.

Una pagina sociale, prima ancora che politica, poco nota ai più, mai studiata, eppure esemplare. Una nazione in difficoltà, l’Italia del secondo dopoguerra, che si mobilita incondizionatamente per proteggere i figli di tutti. La ricerca documentaria condotta da Simona Cappiello e Manolo Turri dell’Orto parla di quel viaggio. Un fisico ma anche simbolico, che avvicinò due “Italie” distanti per lingua e cultura nell’intento comune di dare speranza alla parte più indifesa della popolazione.

Nel libro importanti documenti storici, interviste inediti e materiale di approfondimento.

Riportare questo episodio storico non è stato semplice. Il libro a cura di Simona Cappiello, di cui si leggeranno alcune pagine, contiene racconti e materiali di approfondimento e interviste inedite. Il libro contiene anche documenti di repertorio provenienti da archivi storici italiani. Tra cui la Biblioteca Naz. di Napoli e l’Emeroteca di Napoli. Ma anche l’Emeroteca di Roma Archivio Centrale UDI Unione Donne in Italia, Archivio Storico delle Ferrovie dello Stato. Alcune ristampe di preziosi documenti storici come il libretto che il Comitato di Napoli scrisse nel ’46 per informare e raccogliere materiale e sostegno per i viaggi; un resoconto dell’Archivio UDI relativo al Comitato bambini di Cassino; un resoconto di Gaetano Macchiaroli edito nel 74 per la raccolta “Icomunisti e l’infanzia”. Foto d’epoca e numerosi articoli pubblicati tra il ’46 e il ’48 dai quotidiani “LaVoce” e “L’Unità”.

Legato ad un momento di miseria e guerra, molti testimoni inizialmente erano reticenti a raccontare. Ma è la memoria l’unica cosa che può restituire la storia vera e vissuta. Con i suoi contrasti e i suoi collegamenti col presente, per restituire una parte del nostro passato che può ancora insegnare un modo di fare politica vicino alla gente, che oggi sembra troppo spesso dimenticato.

Adele Pandolfi al Nuovo Teatro Sancarluccio con La quinta ora

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dele Pandolfi protagonista dello spettacolo di Anna Mazza La quinta ora

Adele Pandolfi protagonista dello spettacolo di Anna Mazza La quinta ora. Da venerdì 15 a domenica 17 febbraio al Nuovo Teatro Sancarluccio.

Adele Pandolfi protagonista de La quinta ora di Anna Mazza per la regia di Carlo Guitto al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli. La Quinta Ora è la dimensione spazio temporale in cui incontriamo Nunzia del Gatto, insegnante di lettere. E’ proprio durante la Quinta Ora, infatti, che la professoressa Del Gatto ha ucciso Acunzo Irene, sua alunna. Perché? Senza nessun motivo, apparentemente, o forse per tanti motivi.

Il suo dialogo con il Brigadiere, interlocutore invisibile, sarà la Narrazione dalla quale lo Spettatore potrà inerpicarsi lungo i sentieri di una Storia che porta all’interno di quell’ingranaggio che, per Caso o per Scelta, può diventare da strumento di precisione, scheggia impazzita.

Ma sarà lo Spettatore a decidere quale sentiero seguire. Nunzia, infatti, racconterà la sua Storia, le sue ragioni che potranno sembrare folli o essere condivise, essere lucide o meno ai nostri occhi, ma la professoressa Del Gatto non chiede di essere capita o giustificata, né si scusa o si strappa le vesti. Racconta un mondo, il suo piccolo inferno, che forse ci spaventerà perché potrebbe essere anche il nostro.

Gian Marco Carli Chef de Il Principe ci racconta la cucina di tradizione

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Cian Marco Carli chef de Il Principe storico ristorante pompeiano nella centralissima via Colle San Bartolomeo, a pochi passi dal Santuario e dagli Scavi.

Gian Marco Carli nel suo ristorante ci propone un cucina che affonda le sue radici nella tradizione partenopea strizzando l’occhio a delle rivisitazioni moderne.

Lo Chef Gian Marco Carli raccoglie il testimone dalle mani dei genitori Marco e Pina Carli. Autori a loro volta di una storia tutta pompeiana, lunga ben 32 anni, fatta di passione per la cucina antica e moderna.

Lo Chef del ristorante Il Principe propone un cucina che affonda le sue radici nella tradizione partenopea ma che strizza l’occhio a delle rivisitazioni moderne.

Paese Mio Bello (L’Italia che cantava e canta) per cantare l’Italia

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Paese Mio Bello un concerto a quattro voci: Lello Giulivo, Gianni Lamagna, Anna Spagnuolo, Patrizia Spinosi. Michele Boné e Paolo Propoli alle chitarre.

Paese Mio Bello un concerto a quattro voci (in una), per cantare d’Italia e non solo. Con lo sguardo al mondo, alle passioni e le esperienze dei quattro protagonisti.
Quattro giovanissimi quando, nel 1979, si sono incontrati per la prima volta in uno spettacolo del grande drammaturgo Raffaele Viviani con la regia di colui che è stato, in seguito, il loro maestro fino alla fine degli anni ’90; Roberto De Simone.
Alla sua scuola si sono formati partecipando alla gran parte degli spettacoli e delle composizioni musicali messe in scena. Poi ognuno ha percorso la sua strada con scelte personali tra musica, teatro e cinema.

Il fattore G, quello della Gatta

Qualcuno, simpaticamente, ha notato che oltre al repertorio, lo stile col quale hanno ricercato ed elaborato il programma, la storica amicizia, hanno in comune Il fattore G. Quello di Gatta, lo spettacolo che ha segnato una svolta epocale nel teatro italiano alla fine del secolo scorso: La Gatta Cenerentola. Tutti e quattro hanno preso parte all’opera di De Simone portandola in giro nel mondo per centinaia di repliche.

Paese Mio Bello canta con disinvoltura il ‘700 napoletano sino alla musica tradizionale popolare

Il concerto, accompagnato dai chitarristi Michele Boné e Paolo Propoli, riflette indubbiamente di tutte le note, le epoche, i generi cantati e vissuti in quarant’anni e più di attività dai quattro solisti. Quasi un “ri-passo” di storie, emozioni, successi e delusioni condivise.
In questo loro “Paese” cantano con la stessa disinvoltura il ‘700 della grande scuola napoletana e le canzoni degli anni ’40/’50, la musica leggera e la tradizione popolare, sia italiana che latinoamericana, e loro composizioni.

Giuseppe Battiston in Winston vs Churchill al Teatro nuovo di Napoli

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In Winston vs Churchill di Carlo G. Gabardini Giuseppe Battiston incontra la figura di Churchill

Giuseppe Battiston in Winston vs Churchill di Carlo G. Gabardin da Giovedì 31 gennaio 2019, Teatro Nuovo di Napoli. Giuseppe Battiston incontra la figura di Churchill, la reinventa, indaga il mistero dell’uomo con la magia del teatro, senza mai perdere il potente senso dell’ironia

Giuseppe Battiston in Winston vs Churchill, uno spettacolo possente, irriverente, arrogante e con una buona dose di misoginia. E’ da quest’autentica combinazione che prende vita Winston vs Churchill per la regia di Paola Rota, in cui l’interprete Giuseppe Battiston, porta in scena, da giovedì 31 gennaio 2019 alle ore 21.00 e in replica fino a domenica 3 febbraio al Teatro Nuovo di Napoli. Uno dei più popolari personaggi del Novecento, in un allestimento tratto da “Winston Churchill, il vizio della democrazia” di Carlo G. Gabardini, presentato da Nuovo Teatro.

In scena al fianco di Giuseppe Battiston Maria Roveran nei panni della paziente infermiera.

Ad affiancare in scena l’attore, che ne raffigura le sembianze, i riti e le movenze quand’egli ha già superato l’ottantina, sarà Maria Roveran, che nei panni della sua paziente e trafelata infermiera, che, oltre a curarlo, prova a scalfire quella corazza apparentemente invincibile.

Convinto europeista, interventista e innamorato del brandy e del sigaro più che delle donne. Churchill pare riflettere su un passato che appare ormai lontanissimo. Sulle imprese di guerra che hanno avuto successo, contro Hitler, e su quelle che sono miseramente fallite, come contro i Turchi sullo stretto dei Dardanelli.

Churchill trova nella sua interlocutrice una sfida affascinante. In costante contrapposizione alle donne, soprattutto a Nancy Astor, la prima parlamentare donna a sedere alla camera dei comuni con cui Churchill dibatteva spesso, l’innocente infermiera, che decanta i suoi valori e la sua morale, lo mette alla prova sin dall’inizio.

Un Churchill visto nella sua umanità, con la sua proverbiale ironia e senso dello humor

“Abbiamo inventato una storia – così la regista Paola Rota – e immaginato una situazione che potesse far emergere gli aspetti di Churchill che ci interessavano senza fare una lezione di Storia. È un Churchill visto nella sua umanità. Un Churchill che, con la sua proverbiale ironia e senso dello humor, viaggia in una dimensione sospesa tra presente e passato, tra realtà e memoria. È un uomo che vive cento vite in una, scrive, combatte, si trova a prendere le decisioni politiche che hanno reso possibile il mondo in cui viviamo oggi”.

Leggero e allo stesso tempo intenso, didattico ma a suo modo, Winston vs Churchill è quanto di più lontano ci sia dalla politica di oggi. Lo conferma lo stesso Gabardini che, a proposito ha dichiarato “Churchill ci insegna anche l’utilità della politica come tramite per prendere delle decisioni. Non possiamo limitarci all’alzata di mano o a un voto online. Le cose non si possono decidere così, serve qualcuno che le cose le conosca davvero. Poi si discute, certamente”.

Winston vs Churchill “mostra” l’uomo in un presente onirico, dove la sua intera esistenza è compresente, parlando a noi e di noi, oggi, con una precisione disarmante. Non vi è spazio per i rimpianti e per guardare indietro, come un vecchio sfoglia l’album della sua vita, ma per l’orgoglio e il vanto di essere stato ciò che è stato, pur con tutte le sue contraddizioni.

Stasera in scena buscamo? di e con Christian Mirone

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Stasera in scena buscamo? Venerdì 1 e sabato 2 febbraio al Nuovo Teatro Sancarluccio

Stasera in scena buscamo? Venerdì 1 e sabato 2 febbraio al Nuovo Teatro Sancarluccio. Buscaglione, Carosone, Modugno: notte di amici in note di e con Christian Mirone.

Stasera in scena… buscamo? uno spettacolo che racconta di voci indimenticabili come quelle di Buscaglione, Modugno e Carosone. E’ lo stesso Christian Mirone che ci racconta il perchè di questo spettacolo. “Quante volte mi son ritrovato a canticchiare canzoni che non avevano un volto ma che però avevano voci distinte, lontane, vicinissime, ben riconoscibili. Quante volte ancora mi divertivo ad imitarle? Cosa avevano in comune quelle note e perché superavano il tempo?”

Continua Christian – “La curiosità porta allo studio. Il divertirsi cercando si traduce in un’idea: uno spettacolo di note spettacolari senza età…
Il punto di unione? Fanno tutte parte di un ricordo indelebile non vissuto ma vivo non solo lontano, anzi vicinissimo ed attualissimo da raccontare a chi sa, a chi ricorda ed a chi ricorderà!
In Stasera in scena… buscamo? il sorriso di un incontro tra tre geni indimenticabili: Fred Buscaglione, Domenico Modugno e Carosone…ed ecco tornare per loro il “chi è di scena”!