lunedì 31 Marzo 2025
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Mater Camorra al Teatro Instabile Napoli dal 29 dicembre 2022 all’8 gennaio 2023

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Mater Camorra diretto e interpretato da Gianni Sallustro al Teatro Instabile Napoli

Lo spettacolo adattato e diretto da Gianni Sallustro, Mater Camorra, festeggia vent’anni di messinscena.

“Mater Camorra” in scena al Teatro Instabile Napoli il 29, 30 dicembre 2022, e il 6, 7, 8, gennaio 2023, adattamento da Brecht di Gianni Sallustro e Nicla Tirozzi una produzione Talentum production di Marcello Radano con Accademia vesuviana del teatro e cinema. La regia è di Gianni Sallustro. Quest’anno lo spettacolo festeggia vent’anni di messinscena.

In scena, con Nicla Tirozzi e Gianni Sallustro, ci sono: Ciro Pellegrino, Gianluca Cangiano, Tommaso Sepe, Francesca Fusaro, Davide Vallone, Vincenza Granato, Vincenzo Gambocci, Antonio Pio Del Vecchio, Nancy Pia De Simone, Rosa Vanese, Carlo Paolo Sepe, Noemi Iovino, Paola Carillo, Roberta Porricelli, Maria Crispo, Antonella Montanino, Elisa Sodano, Gennaro Zannelli, Salvatore Ciro Tufano, Luigi Guerra, Sara Ciccone, Anna Sodano, Enrico Annunziata.

Gianni Sallustro
Gianni Sallustro. Photo Claudia Fusaro

Gianni Sallustro: “in guerra la parte sostenuta consapevolmente dalle donne è sempre stata grande”

Dalle note di regia di Gianni Sallustro. “Si può pensare che le donne siano contro le guerre perché nell’immaginario collettivo è il sesso maschile che combatte. Se invece consideriamo intrecciati privato e pubblico, individuo e collettivo, femminile e maschile, in guerra la parte sostenuta consapevolmente dalle donne è sempre stata grande. Sono le donne a garantire solidarietà ed affetti a chi agisce in un teatro di odio e di distruzione.

E ancora, in tempo di guerra, sono le donne, oltre a decidere di poter combattere in prima linea, a sopportare un sovrappiù di violenza: gli stupri, la prostituzione coatta oppure la riduzione alla funzione di cura ed assistenza. Anna Fierling, la celebre vivandiera di Brecht, diventa in “Mater Camorra”, Anna ‘a squarciona (Nicla Tirozzi), mentre i suoi tre figli, Eilif, Schweizerkas e Kattrin la muta, vengono ribattezzati Rafele, Tonino e Catarina.

Tra gli altri personaggi c’è il Cappellano, (ndr interpretato da Gianni Sallustro), personaggio che rappresenta una casta di persone paurose e false. Lui non si fa problemi a rinunciare alla sua devozione alla Chiesa per sopravvivere. Il cappellano è inquietante, corrotto, mefistofelico e con connotati zoomorfi, come il resto degli altri personaggi del testo rivisitato. In questa rilettura del drammaturgo di Augusta la vicenda di “Madre Courage” è ambientata nei vicoli di Napoli e nella provincia napoletana e la guerra dei trent’anni si trasforma nello scontro perenne fra i clan, con il surplus di degrado e “bestialità” che questo comporta”.

Una scena di Mater Camorra in scena al Teatro Instabile Napoli dal 29 dicembre 2022
Una scena di Mater Camorra in scena al Teatro Instabile Napoli dal 29 dicembre 2022. Photo Claudia Fusaro

Lo zoomorfismo è una caratteristica fondamentale dei personaggi di Mater Camorra per sottolineare la loro “bestialità”

Il linguaggio con cui si esprimono gli attori è un insieme dei vari dialetti campani. Lo zoomorfismo è una caratteristica fondamentale dei personaggi dello spettacolo per sottolineare la loro “bestialità”. La “Guerra dei Trent’anni” viene attualizzata nello scontro perenne fra i clan sottolineato da un coro greco di animali che fa immergere lo spettatore in una giungla.

I costumi sono ricoperti di soldi macchiati di sangue per evidenziare che il “Dio denaro” è l’unico interesse dei camorristi. Elemento scenografico dello spettacolo è un carro. Sui suoi quattro lati, sono riprodotte le capuane Matres Matutae che, come sfingi, custodiscono l’enigma della vita.

Nello spettacolo si parla delle vittime innocenti di camorra e mafia e di Gaetano Montanino a cui Mater Camorra è dedicato. Guardia giurata, Montanino viene ucciso il 4 agosto 2009 durante una sparatoria avvenuta in piazza Mercato a Napoli, mentre stava svolgendo la sua ordinaria attività di controllo. Montanino e un collega, sono nella macchina di servizio dell’istituto per cui lavorano, “la Vigilante” per il loro abituale giro di controllo delle attività commerciali quando improvvisamente sono avvicinati da quattro delinquenti che intimano loro la consegna delle armi.

Gaetano Montanino riconosciuto “vittima del dovere”

La guardia giurata Gaetano Montanino non cede alle pressioni dei rapinatori e non consegna l’arma di ordinanza, consapevole che la stessa sarebbe stata usata dai rapinatori per commettere altri reati, sacrificando la propria stessa vita.

Gaetano viene colpito da 7 colpi di pistola, il compagno è più fortunato, i sei proiettili che lo raggiungono non ledono parti vitali. Processati e condannati i responsabili dell’omicidio. Gaetano Montanino è riconosciuto “vittima del dovere” con decreto del Capo di Polizia n. 599/C/3/GG/34 del 13 marzo 2013.

Lo spettacolo ha il patrocinio morale del Comune di Napoli, di Libera, di Associazione A. R. Ca. Agende Rosse Campania, di Articolo 21.

Cafè Chantant, dal 26 dicembre al Sannazaro lo spettacolo di Natale ideato da Lara Sansone

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Lo spettacolo, ideato ventisette anni fa da Lara Sansone, è una tradizione che si rinnova ogni anno in forme sempre diverse e al passo con i tempi

Cafè Chantant torna dal 26 dicembre 2022 al teatro Sannazaro, uno spettacolo di e con Lara Sansone con Lucio Pierri, Massimo Peluso, Mario Aterrano, Savio De Martino, Francesco D’Alena e Mario Andrisani e il balletto e l’orchestra del Cafè Chantant. Le musiche e la direzione d’orchestra sono di Ettore Gatta, i costumi di Romeo Gigli, le coreografie di Alessandro Di Napoli, il disegno luci di Luigi Della Monica e le scene di Francesca Mercurio. Una Produzione Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale – Teatro Sannazaro.

La formula dello spettacolo, ideata ventisette anni fa, da Lara Sansone, si conferma vincente; un lavoro che rispetta appieno la linea della Tradizione tipica del teatro Sannazaro ed è apprezzato dal pubblico che, edizione dopo edizione, mostra di gradire questo show in cui si fondono, con sapiente equilibrio, musica, teatro e ballo. Lo spettacolo è concepito per regalare anche a Napoli un lavoro che possa restare in scena a lungo come succede in alcune capitali europee con il fado o il flamenco o con i musical americani.

Cafè Chantant con Lara Sansone al Teatro Sannazaro dal 26 dicembre 2022
Lara Sansone

Café Chantant è un “modo” di fare teatro dove successione imprevedibile e mai uguale di performance artistiche avvolge una platea fatta non più di belle poltrone messe in ordinata fila, ma di tavoli.

Mitico tempio del varietà napoletano che ha cavalcato la storia fino ad arrivare ai nostri giorni, ammantandosi di un’aneddotica ai limiti del favolistico, il Café Chantant non è solo una grande festa spettacolo. Il Café Chantant è un “modo” di fare teatro, di giocare con gli stereotipi, con le citazioni, con le dissacrazioni, con i ricordi. Una successione imprevedibile e mai uguale di performance di teatro, musica, danza e cabaret avvolge una platea fatta non più di belle poltrone messe in ordinata fila, ma di tavoli.

Il pubblico viene coinvolto in una incredibile macchina teatrale totale. Un’antica tradizione rinnovata ogni anno in forme sempre diverse e al passo con i tempi. Perché l’originario Café Chantant della Belle Époque, simbolo della vita spensierata, non parlava mai al passato, ma sempre al presente e al futuro. Non potevamo esimerci dal mettere in programma il nostro amatissimo format- dice Lara Sansone – che è diventato un vero e proprio cult delle feste natalizie.

Café Chantant è da considerarsi un autentico format teatrale.

Il Sannazaro diventerà ancora un luogo dell’arte e dell’anima dove lo spettatore è totalmente al centro dell’azione scenica e diventa protagonista consapevole ed inconsapevole di una grande festa del teatro. Il nostro spettacolo, nato oltre venti anni or sono è da considerarsi un autentico format teatrale. Reinventiamo e reiteriamo azioni sceniche antiche e modernissime allo stesso tempo. Senza una apparente logica, l’unico fil rouge è l’operazione stessa, completamente pensata per il pubblico.

Carmela Autiero con il suo “Murzillo chic” ha ideato una coccola culinaria ad hoc: “mi sono ispirata – dice la Autiero – alle atmosfere del cafè chantant ed al periodo del Natale ed ho ideato un biscotto colorato e molto adatto allo show. Vado avanti con la mia idea di coccole e spettacoli, gastronomia e cultura”.

Cafè Chantant al Teatro Sannazaro dal 26 Dicembre 2022 all'8 Gennaio 2023
Cafè Chantant al Teatro Sannazaro dal 26 Dicembre 2022 all’8 Gennaio 2023

Informazioni e Orari repliche

  • Lunedì 26 dicembre ore 21.00
  • Martedì 27 dicembre ore 21.00
  • Mercoledì 28 dicembre ore 21.00
  • Giovedì 5 gennaio ore 21.00
  • Venerdì 6 gennaio ore 21.00
  • Sabato 7 gennaio ore 21.00
  • Domenica 8 gennaio ore 18.00

Teatro Sannazaro – Via Chiaia 157 Napoli – 081.411723 | 081.418824 – www.teatrosannazaro.it

Dixit Dominus di Gianfrancesco De Majo in anteprima mondiale dopo 250 anni il 23 dicembre.

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Enzo Amato ci porta alla scoperta della Scuola Musicale Napoletana con il Festival Internazionale del ‘700 musicale napoletano.

Dixit Dominus di Gianfrancesco De Majo, diretto da Enzo Amato: una prima mondiale proposta dopo 250 anni con la revisione di Riccardo Ambrosino Iozzia sarà eseguito il 23 dicembre nella Chiesa Barocca di Donnaregina Nuova Museo Diocesano.

Continua, con la terza settimana di appuntamenti prestigiosi, la XXIIesima edizione del Festival Internazionale del ‘700 musicale napoletano, a cura dell’Associazione Domenico Scarlatti, riconosciuta dal Ministero alla Cultura tra i Festival Nazionali, ammessa all’European Festivals Association e patrocinata dalla Regione Campania e dalla Città Metropolitana di Napoli. La manifestazione, composta in tutto da 14 concerti e 7 location, per un percorso musicale lungo la genesi della “Scuola Musicale Napoletana”, terminerà il 30 dicembre 2022.

Enzo Amato: direttore d’orchestra, ricercatore, fondatore del Festival Internazionale del ‘700 Napoletano

Enzo Amato è musicista, compositore, Direttore stabile dell’Orchestra da Camera di Napoli. Tra i suoi maestri figurano Stefano Aruta, Marialuisa Anido, Leo Brouwer, Argenzio Jorio, Franco Donatoni e Franco Caracciolo. Ha condotto contemporaneamente studi sul Settecento musicale napoletano riportando alla luce innumerevoli capolavori di questa scuola.

Nel campo della didattica e della ricerca ha tenuto corsi di Semiotica della Musica presso l’Università Popolare dello Spettacolo di Napoli; ha diretto il Dipartimento Artistico dell’Università Popolare di Caserta e corsi di aggiornamento riconosciuti con decreto dal Ministero della Pubblica Istruzione in Didattica Strumentale dedicato a docenti di Conservatorio e di Scuole Medie Musicali. Tra le sue produzioni discografiche ricordiamo: Sinfonie Napolitane (1998); Insieme (2004); Sinfonie Napolitane (2008).

Ha ricevuto il Premio alla Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il 1998 e il Premio Internazionale Domenico Cimarosa nel 2012. La sua biografia è presente su Enciclopedia Italiana dei Compositori Contemporanei (Pagano), Enciclopedia della Chitarra (Michelangelo) e Klassik Lexicon di Radio Swiss Classic.

Dalla Villanella all’Aria da Camera – 21 dicembre Domus Ars Arte Ricerca e Spettacolo

Domani, mercoledì 21 dicembre, alle ore 19.30, alla Domus Ars Arte Ricerca e Spettacolo (Via Santa Chiara 10 – Napoli) andrà in scena “Dalla Villanella all’Aria da Camera” con Gabriella Colecchia (mezzosoprano), Gianni Gambardella (pianoforte). Musiche di Gian Leonardo dell’Arpa, V. G. Millico, D. Cimarosa, N. Jommelli, G. Tritto, Piccinni, S. G. Paisiello, Mercadante, G. B. Pergolesi, G. Rossini, V. Bellini, G. Donizetti.

Dalla Villanella all'Aria da Camera - 21 dicembre Domus Ars Arte Ricerca e Spettacolo

La Pazzia – I Concerti di Francesco Durante – 22 dicembre Chiesa di Sant’Antonio di Padova Carbonelli

Giovedì 22 dicembre, alle ore 19.30 nella Chiesa di Sant’Antonio di Padova Carbonelli, sarà la volta de “La Pazzia – I Concerti di Francesco Durante” I Concerti di Francesco Durante Quartetto Dafne Musiche di Francesco Durante. Durante fu considerato nel Settecento una delle più importanti e rappresentative figure della scena musicale europea: è assai significativo che Jean Jacques Rousseau giunse a definirlo, “le plus grand harmoniste d’Italie, c’est-à-dire du monde”.

Il Quartetto Dafne, che nasce in seno all’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, è composto da Samuel Angeletti Ciaramicoli I violino; Federica Barbali II violino; Paolo Pasoli viola; Antonino Puliafito violoncello; Angelo Trancone clavicembalo.

La Pazzia - I Concerti di Francesco Durante - 22 dicembre Chiesa di Sant'Antonio di Padova Carbonelli

Dixit Dominus – 23 dicembre Chiesa Barocca di Donnaregina Nuova Museo Diocesano

Venerdì 23 dicembre, alle ore 19.30, nella Chiesa Barocca di Donnaregina Nuova Museo Diocesano, avrà luogo “Dixit Dominus” – Il Conservatorio di Sant’Onofrio e la Musica Sacra. Dixit a più Voci con Stromenti di Gianfrancesco de Majo è una prima mondiale che riascoltiamo dopo 250 anni con revisione di Riccardo Ambrosino Iozzia. Sul palco Raffaella Ambrosino (soprano), Rosita Rendine (soprano), Marina Esposito (contralto), Francesco Malapena (tenore), Giuseppe Naviglio (basso). Orchestra da Camera di Napoli. Direttore Enzo Amato.

Sarà eseguito in prima esecuzione assoluta il Dixit dominus in Fa maggiore di Gianfrancesco De Majo detto Ciccio che nacque a Napoli il 23 marzo 1732 da Giuseppe, vicemaestro della cappella di corte, e da Teresa Manna, sorella di Gennaro, compositore e insegnante nel conservatorio napoletano di S. Maria di Loreto, imparentata con Francesco Feo, altro celebre compositore. Protagonisti l’Orchestra da Camera di Napoli e il Coro del Festival Jommelli Cimarosa.

Dixit Dominus - 23 dicembre Chiesa Barocca di Donnaregina Nuova Museo Diocesano

Costo dei biglietti: 12 euro di cui 2 saranno devoluti a favore del Villaggio della Solidarietà “Con Noi” e sono acquistabili sul portale di www.azzurroservice.net

Morea racconta Morea. Intervista ad Antonella Morea che ci parla del libro postumo di sua sorella Delia Morea

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Napoli 16 dicembre, nella sede della Domus Ars, incontriamo Antonella Morea e i suoi occhi lucidi tradiscono le forti emozioni che sta provando. Fra pochi minuti Antonella presenterà il libro postumo dell’amata sorella proprio nel giorno del suo onomastico.

Delia Morea, scrittrice e giornalista, è stata autrice di romanzi, racconti, saggi e pièces per il teatro, ed è venuta a mancare proprio durante la pandemia senza riuscire a pubblicare il suo ultimo libro “Una corsa verso il vento” edito postumo da Avagliano Editore. E’ un libro fantasy scritto per i ragazzi, ma che dovrebbe essere letto anche dagli adulti, proprio come suggerisce Antonella Morea e conferma lo scrittore Nando Vitali che descrive il libro di Delia Morea come un romanzo di iniziazione.

Giuseppe Petrarca relativamente al libro di Delia, lo descrive come onirico, scritto per i ragazzi ma che lancia un messaggio a noi adulti per farci riflettere e lanciare un seme di speranza in questa notte del mondo.

Il seme di speranza forse è proprio nella ricerca che il ricavato della vendita del libro andrà a sostegno della Lega Italiana Fibrosi Cistica Campania Onlus per aiutare quei bambini che soffrono della stessa malattia che aveva contratto Delia

“Canzona ‘e… Guapparia”, diretta da Bruno Garofalo, dal 22 al 30 dicembre al teatro Trianon

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Canzona ‘e… Guapparia

Il Natale del Trianon Viviani sotto il segno della sceneggiata. Mercoledì 21 dicembre, alle 16:30, nella particolare cornice dell’auditorium della Porta del Parco di Bagnoli la conferenza cantata di Pasquale Scialò, intitolata “Canzone lacrimogena e sceneggiata”

“Canzona ‘e… Guapparia”, diretta da Bruno Garofalo, Giovedì 22 dicembre, alle 21, in prima assoluta, il teatro della Canzone napoletana porta in scena una sceneggiata di stampo tradizionale con le scene e la regia di Bruno Garofalo, dopo Spacciatore, diretta da Pierpaolo Sepe, che ha rivisitato questo genere con i linguaggi della contemporaneità.

Prodotta dallo stesso Trianon Viviani, questa commedia con musiche di Raffaele Esposito e Bruno Garofalo, che firma anche la regia e le scene, vede come protagonista Francesco Merola, l’interprete figlio ed erede spirituale di Mario, “Re della sceneggiata”.

“Guapparia”, canzone scritta da Libero Bovio e Rodolfo Falvo nel 1914

La sceneggiata ruota attorno alla canzone “Guapparia”, scritta da Libero Bovio e Rodolfo Falvo nel 1914, il brano che successivamente ha ispirato tanti altri autori sulla figura del “guappo”. Ambientato nei primi del ‘900, con l’orchestrina che tipicamente eseguiva all’epoca le musiche e i brani scelti, il triangolo dei protagonisti si compone del guappo don Michele (Isso), della fioraia Margherita (Essa) e dell’usuraia Regina, innamorata del primo, nel ruolo della Malamente.

In scena, con Francesco Merola, Antoine, Mattia Cioffi, Michele Costantino, Marcello Cozzolino, Tiziana De Giacomo, Francesco Del Gaudio, Oscarino Di Maio, Raffaele Esposito, Laura Lazzari, Marianna Mercurio, Maurizio Murano, Alessio Sica e Sara Testa.

Con gli arrangiamenti e le musiche originali di Pino Perris, partecipano i musicisti Ciro Cascino (direzione musicale e pianoforte), Gaetano Campagnoli (clarinetto e sax), Gennaro Desiderio (violino), Luigi Fiscale (batteria), Diego Perris (tastiera), Claudio Romano (mandolino) e Luigi Sigillo (basso).

I costumi sono di Anna Giordano, i movimenti coreografici di Carolina Aterrano, le luci di Gianluca Sacco e il suono di Daniele Chessa, con le
foto di scena di Pino Miraglia.

“Canzona ‘e… Guapparia” sarà in scena tutte le sere, da giovedì 22 a venerdì 30 dicembre, tranne il giorno 24, sempre alle 21.

“Canzona ‘e… Guapparia”, diretta da Bruno Garofalo, dal 22 al 30 dicembre al teatro Trianon

Pasquale Scialò e Lello Giulivo per un approfondimento di questa popolare forma di teatro.

Precederà lo spettacolo, mercoledì 21 dicembre, alle 16:30, nella particolare cornice dell’auditorium della Porta del Parco di Bagnoli (via
Diocleziano, 341), la conferenza cantata di Pasquale Scialò, intitolata “Canzone lacrimogena e sceneggiata”: il musicologo approfondirà questa popolare forma di teatro, con la partecipazione del cantante-attore Lello Giulivo per l’interpretazione dei più significativi esempi musicali.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.

Pasquale Scialò, musicologo
Pasquale Scialò, musicologo

Fede ‘n’ Marlen a Napoli World 2022

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con le loro canzoni Fede ‘n’ Marlen raccontano storie che sudano amore, ironia, piccole filosofie di vita

Fede ‘n’ Marlen: “con le nostre canzoni raccontiamo la verità su di noi”. In occasione di Napoli World 2022 abbiamo Federica Ottombrino e Marilena Vitale, in arte Fede ‘n’ Marlen, due giovani ed eclettiche cantautrici napoletane che con le loro canzoni hanno deciso di raccontare la verità sulla loro quotidianità fatta di sentimenti, piccoli dolori, amori e sogni.

Un esempio lo troviamo in Mandorle, il loro primo album, ma ancora di più troviamo nell’album Terra di Madonne dove con particolare attenzione data al peso delle parole usate nei loro testi raccontano della loro città. Entrambe autrici, con i loro testi spesso scritti separatamente, raccontando la verità riescono a fare elegantemente una canzone di denuncia, che non urla rabbiosa, bensì racconta gentilmente e con passione una condizione, uno spaccato di vita reale che riguarda tutti noi come nel brano “Io sono confine”.

Maria Lai, “Un Filo nella Notte” a cura di Marta Ragozzino, dal 16 dicembre al Museo e Certosa di San Martino

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Maria Lai, “Un Filo nella Notte”

Curata da Marta Ragozzino, la mostra racchiude, in uno speciale e dedicato spazio avvolgente, alcuni tra i più rappresentativi ed originali presepi d’artista realizzati da Maria Lai nel corso della sua lunga e intensa attività.

Maria Lai, “Un Filo nella Notte” a cura di Marta Ragozzino. In occasione delle festività natalizie, la Direzione regionale Musei della Campania, in collaborazione con l’Archivio e Fondazione Maria Lai, propone, negli splendidi spazi del Museo e Certosa di San Martino, proprio in prossimità della nota ed amata sezione presepiale, che raccoglie i tesori della tradizione napoletana, una piccola preziosa mostra dedicata ai suggestivi presepi di Maria Lai (Ulassai 1919-Cardedu 2013), una delle più importanti artiste italiane del secondo Novecento, alla quale la città partenopea non ha mai dedicato un’esposizione personale.

Curata da Marta Ragozzino, la mostra racchiude, in uno speciale e dedicato spazio avvolgente, una pausa silenziosa nel percorso di visita del Museo, che proprio a Natale attira visitatori e appassionati dell’arte presepiale, alcuni tra i più rappresentativi ed originali presepi d’artista realizzati da Maria Lai nel corso della sua lunga e intensa attività, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, quando l’artista diede forma alle prime composizioni dedicate alla Natività in juta e terracotta.

Il presepe di Maria Lai con la sua incantevole essenzialità restituisce il mistero del sacro

Da allora il presepe, nelle sue diverse declinazioni, sempre caratterizzate da un’incantevole essenzialità e da una profonda, quasi spirituale, riflessione sul vuoto e sull’assenza, che restituisce, nel lessico scelto da Lai, il mistero del sacro, è stato uno dei temi centrali della ricerca dell’artista sarda, che da giovane fu allieva di Arturo Martini.

Fondamentale nella declinazione del tema, l’utilizzo dei materiali semplici, poveri, talvolta tratti dalla vita quotidiana, come sempre nella poetica di Lai, come la juta o la terracotta dei primi presepi, ma anche i sassi, il legno, il pane, sui quali, nel tempo, l’artista interviene, componendo e scomponendo anche taluni presepi già creati, e recuperandone le figure in nuove, e spesso ancor più essenziali, composizioni.

Materiali sempre cuciti, o tessuti, o comunque connessi, perché l’arte è connessione e raccordo, l’arte attiva dialogo, permette di entrare in relazione. L’arte, per Lai, non è nell’oggetto, nella fisicità dell’opera, o dei personaggi del presepe, che spesso rappresenta un cammino, un percorso di avvicinamento, bensì è nell’altrove, nella realtà che sta dietro all’apparenza, nel vuoto che trascende la dimensione fisica.

Presepio (part.) 1956-2006. Legno, terracotta, smalto, vernice - 50x200x100 ca. Ph. Serge Domingie (Courtesy ©Archivio Maria Lai by Siae 2022)
Presepio (part.) 1956-2006. Legno, terracotta, smalto, vernice – 50x200x100 ca. Ph. Serge Domingie (Courtesy ©Archivio Maria Lai by Siae 2022)

L’arte è assimilata alla vita, ne incarna fragilità e potenzialità e allo stesso tempo connette razionale e irrazionale, visibile e invisibile, comprensibile e misterioso

Con personaggi essenziali, spesso ricondotti a figure quasi geometriche, fuori da grotte o capanne, sempre sotto la volta del cielo stellato, attratti e orientati da un filo nella notte, che è quello della stella cometa (che diventa una spiga di grano), i presepi di Maria Lai, e i libri delle profezie, cuciti, legati e intessuti di fili, o la “calligrafia” dei 2000 Natali di guerra, che ci richiama all’oggi, riportano il sacro nella vita di ciascuno di noi.

Per l’artista, infatti, l’arte è assimilata alla vita, ne incarna fragilità e potenzialità e allo stesso tempo connette razionale e irrazionale, visibile e invisibile, comprensibile e misterioso. Come il Presepe. Che è teatro, messa in scena e clamore ma allo stesso tempo mistero, rarefazione e silenzio.

La mostra, che presenta, in un percorso serrato, 13 opere provenienti dalle collezioni dell’Archivio e Fondazione Maria Lai, si inserisce a pieno titolo nella programmazione del Museo di San Martino, sito molto visitato e ricercato nei mesi invernali proprio per la presenza della sezione presepiale, nell’ambito della quale trovano speciale cornice le opere semplici e intensissime dell’artista sarda, capaci di evocare e attualizzare, nel dialogo con gli ornatissimi elementi del presepe tradizionale napoletano, il mistero della nascita e il bisogno di spiritualità ma anche di pace e libertà del nostro tempo inquieto.

Le opere e l'arte presepiale di Maria Lai esposte al Museo e Certosa di San Martino
Senza titolo 1977. Legno, plastica, corda, pasta di pane, carta, inchiostro, semola – 37×31,5×7. Ph. Giorgio Dettori (Courtesy ©Archivio Maria Lai by Siae 2022)

Breve biografia di Maria Lai

Maria Lai è nata nel 1919 a Ulassai. Fin da bambina mostra uno spiccato talento artistico e ha l’opportunità, seppure fortuita, di avere contatti con il mondo dell’arte (posa per Francesco Ciusa per un ritratto della sorellina scomparsa). Pochi anni dopo, la famiglia decide di iscriverla alle scuole secondarie a Cagliari, dove conosce Salvatore Cambosu, che per primo scopre la sua sensibilità artistica.

Nel 1939 si trasferisce a Roma per frequentare il Liceo Artistico e, una volta completati gli studi, parte alla volta di Verona e, successivamente, a Venezia, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, in cui ha la possibilità di seguire le lezioni di Arturo Martini. Rientra in Sardegna, non senza difficoltà, nel 1945. Qui riprende l’amicizia con Salvatore Cambosu e insegna disegno nelle scuole elementari di Cagliari.

Ritorna a Roma nel 1956 e, l’anno successivo, presso la galleria L’Obelisco, tiene la sua prima personale. Nel 1971, presso la Galleria Schneider di Roma, espone i primi Telai, un ciclo che caratterizza i dieci anni successivi e l’avvicina ai temi dell’arte povera, mentre negli anni Ottanta si dedica alle prime operazioni sul territorio che le varranno gli esiti più significativi della sua opera.

Nel 1981 realizza a Ulassai l’operazione corale Legarsi alla Montagna, suo capolavoro, che anticipa i temi e i metodi di quella che sarà definita, solamente nel 1998, dal critico d’arte Nicolas Bourriaud come “arte relazionale”. A partire dagli anni Novanta dà vita a una serie di interventi di arte pubblica che, grazie a una visione programmatica, riusciranno, nel tempo, a trasformare Ulassai, suo paese natale, in un vero e proprio museo a cielo aperto, che trova la sua massima espressione nella “Stazione dell’Arte”, museo di arte contemporanea a lei dedicato. Il 16 aprile 2013 si spegne a Cardedu all’età di 93 anni.

Nuovi itinerari culturali e percorsi tematici, dedicati all’arte contemporanea e alla fotografia storica della città

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Nuovi itinerari culturali e percorsi tematici. Ph. Serge Domingie (Courtesy ©Archivio Maria Lai by Siae 2022)

In occasione delle festività natalizie, la Direzione Regionale Musei Campania presenta tre nuovi progetti espositivi per nuovi itinerari culturali.

Nuovi itinerari culturali e percorsi tematici, dedicati all’arte contemporanea e alla fotografia storica della città, che si connettono con le collezioni e con il patrimonio storico del complesso museale di San Martino – da quella presepiale al prezioso Archivio fotografico del Museo – fino a dialogare con il paesaggio urbano e naturale, di cui la celebre Certosa è al tempo stesso spettatrice e protagonista.

Tre nuovi progetti espositivi che, a partire dal prossimo fine settimana, amplieranno il percorso di visita alla Certosa e Museo di San Martino per tutto il periodo delle feste e fino ai primi mesi del nuovo anno.

“Un Filo nella Notte” dedicata ai suggestivi presepi d’artista di Maria Lai

Il primo appuntamento in programma è venerdì 16 dicembre 2022 alle ore 18.00, con l’inaugurazione della mostra di presepi di Maria Lai “Un Filo nella Notte”. Allestita nella Sala della meridiana, proprio in prossimità della nota e amata sezione presepiale, che raccoglie i tesori della tradizione napoletana, la piccola preziosa mostra, in collaborazione con l’Archivio e Fondazione Maria Lai, è dedicata ai suggestivi presepi d’artista di Maria Lai (Ulassai 1919 – Cardedu 2013), una delle più importanti artiste italiane del secondo Novecento. L’esposizione sarà visitabile fino al 19 marzo 2023.

Napoli ‘fin de siécle’. Fotografia Artistica Pasquale e Achille Esposito”

A partire da sabato 17 – inaugurazione alle ore 18.00 – sarà possibile riscoprire la Napoli di fine Ottocento nella mostra fotografica “Napoli ‘fin de siécle’. Fotografia Artistica Pasquale e Achille Esposito”, che raccoglie ed espone in tre sezioni tematiche le opere di Pasquale e Achille Esposito, protagonisti, alla fine dell’Ottocento, di un’importante stagione della grande tradizione della fotografia napoletana grazie alla produzione del proprio atelier fotografico commerciale. Allestita nella Sala della Spezieria, l’esposizione sarà visitabile fino al 19 marzo 2023.

“De Vesevi rebus”, di Ferruccio Orioli

Domenica 18 alle ore 11.00, sarà poi la volta di “De Vesevi rebus”, di Ferruccio Orioli, che, nella Sezione del Museo dell’Opera della Certosa, accompagnerà i visitatori in un percorso insolito e visionario intorno al Vesuvio, fino al 19 marzo 2023. Esposte in uno dei punti più panoramici del complesso certosino, le opere di Orioli stabiliscono uno stretto dialogo visivo e geografico con la scenografica veduta del Vesuvio che si ammira dal belvedere del Quartino del Vicario, attraverso un racconto che aspira a mettere insieme il passato, il presente e il futuro.

In occasione delle due inaugurazioni serali, venerdì 16 e sabato 17 dicembre, la Certosa e Museo di San Martino prolungherà l’orario di apertura dalle 17.00 alle 20.00, con ultimo ingresso in biglietteria alle ore 19.00.

A Puteca de’ e Leggende Napulitane dal 15 dicembre al TRAM di Napoli

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A Puteca de' e Leggende Napulitane dal 15 dicembre al TRAM di Napoli

Torna in scena in una veste tutta nuova lo spettacolo diretto da Diego Sommaripa. Con lui sul palco Vittorio Passaro, Diletta Acanfora, Laura Pagliara, Vincenzo Lettieri e Cristian Chiummariello. E ogni sera una “sorpresa”

A Puteca de’ e Leggende Napulitane dal 15 dicembre al TRAM di Napoli con personaggi come il Principe di Sansevero, Colapesce, Maria la Rossa la strega di Portalba, il Munaciello, La Regina Giovanna emergono dal passato di Napoli e diventano creature del presente. Al Teatro Tram torna in scena da domani 15 dicembre a domenica 18 lo spettacolo “’A Puteca de’ e leggende napulitane”, con la regia di Diego Sommaripa, accompagnato da molte sorprese.

Sul palco, insieme a Sommaripa, anche Vittorio Passaro, Diletta Acanfora, Laura Pagliara, Vincenzo Lettieri e Cristian Chiummariello. Miti e racconti della storia partenopea che si avvicendano con un filo conduttore onirico e a tratti fiabesco che anticipa di pochi giorni le festività natalizie.

A Puteca de' e Leggende Napulitane dal 15 dicembre al TRAM di Napoli
A Puteca de’ e Leggende Napulitane dal 15 dicembre al TRAM di Napoli

I protagonisti della tradizione prendono vita e forma come in un circo, come nella vita, per uno spettacolo che è tutto da scoprire, da ridere, da sognare.

Un ritorno che la sala di via Port’Alba ha fortemente voluto e un testo – sei gli autori – in continua evoluzione in cui il palcoscenico si trasforma in una bottega d’artigianato, lì dove si restaurano gli oggetti vecchi, a volte abbandonati, a volte preziosi. Ma nel processo di restauro qualcosa si perde: non è l’originale che torna in vita, ma qualcosa di nuovo, un po’ antico e un po’ moderno. I protagonisti della tradizione prendono vita e forma come in un circo, come nella vita, per uno spettacolo che è tutto da scoprire, da ridere, da sognare.

“Sono felice di riproporre la mia versione delle ‘leggende napoletane’, uno spettacolo per le famiglie – spiega il regista Diego Sommaripa – che strizza l’occhio al Natale dove la magia l’incanto e l’allegria sono il trait d’union con le leggende napoletane riscritte e rivisitate da un gruppo di validissimo e pluripremiati autori. Personalmente ho scritto per l’occasione una mia particolare rivisitazione sulla leggenda della ‘Janara’ dove classica e contemporaneo (in pieno stile Teatro Tram) si incontrano in scena. Ogni spettacolo avrà un ospite speciale: iniziamo giovedì 15 con un gruppo musicale, le ‘Kalika’ che faranno da colonna sonora live a tutta la rappresentazione”.

A Puteca de' e Leggende Napulitane dal 15 dicembre al TRAM di Napoli

Teatro Bolivar, 16 dicembre doppio appuntamento con la danza

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Doppio appuntamento con la danza il 16 dicembre al Teatro Bolivar

Al Teatro Bolivar un doppio appuntamento con un primo studio di danza: “Camera con vista interna”, prodotto da Arbdancompany – ArtGarageDanceCompany e “Killing Time”, prodotto da Funa Performing Arts.

Venerdì 16, al Teatro Bolivar al numero 30 di Via Bartolomeo Caracciolo, diretto da Nu’Tracks, arriva, alle ore 21.00, un doppio appuntamento con un primo studio di danza: “Camera con vista interna”, prodotto da Arbdancompany – ArtGarageDanceCompany e “Killing Time”, prodotto da Funa Performing Arts.

L’attesa della telefonata diventa un gioco perverso fatto di domande ossessive che aprono la strada ad una riflessione.

Una donna irrompe sulla scena con fare sicuro ma frettoloso. Ha del lavoro da sbrigare e sa come impiegare il suo tempo, ma il vero motivo per cui si trova lì viene presto rivelato da squilli incessanti: è subito chiaro che ha un appuntamento telefonico importante. L’apparecchio squilla a lungo ma quando la cornetta viene sollevata, dopo un rinvio carico di suspense, rivela solo un falso allarme; poi rimane lì, diventando un antagonista muto, oggetto del desiderio.

Da quel momento l’attesa di una chiamata diventa per la protagonista l’opportunità per scavare nel suo inconscio. Samantha, pur essendo una donna in carriera, brillante e spiritosa, è sola. Le sue uniche “amiche” sono Normae Jean ovvero due manichini che lei ha eletto a sue terapeute. Solo a loro può confessare la verità. E solo loro hanno la capacità di “farle” quelle domande scomode che non osa farsi da sola. L’attesa della telefonata diventa un gioco perverso fatto di domande ossessive che aprono la strada ad una riflessione. Sul senso di colpa, sulla gelosia, sul tradimento, sulla gioia di Amare e di essere amati.

Killing Time, vuole essere uno studio sul testo di Arnold Wesker

Cosa significa amare qualcuno che Non ti sceglie del tutto e che probabilmente non ti sceglierà mai in maniera completa? Killing Time, vuole essere uno studio sul testo di Arnold Wesker. Un’indagine su un declino psicologico causato dall’amore che porta spesso ad uno stato di solitudine ma anche alla voglia di interrogarsi, di farsi quelle domande scomode che potrebbero però aprire un varco verso un’ascesa.

«Decido di abitare angoli che scelsi di tenere al buio – l’autrice, danzatrice e regista Ginevra Cecere descrive, così, il concept – Dalla stasi lo svelamento dell’oscuro diviene parte della luce. Il modo in cui percepisco il non visibile è ciò che mi definisce. Il buio non è assenza di qualcosa ma spazio da assorbire, parentesi vuota. La colgo, la indago, la svelo. Riesco persino a vedere ciò che aveva celato, o che io avevo scelto di non vedere».

Al Teatro Bolivar un doppio appuntamento con un primo studio di danza: “Camera con vista interna”, prodotto da Arbdancompany – ArtGarageDanceCompany e “Killing Time”, prodotto da Funa Performing Arts.
Al Teatro Bolivar un doppio appuntamento con un primo studio di danza: “Camera con vista interna”, prodotto da Arbdancompany – ArtGarageDanceCompany e “Killing Time”, prodotto da Funa Performing Arts.