Pasquale Palma, volto noto di Made in Sud, torna a teatro con Paupaulò in coppia con Vincenzo Salzano.
Paupaulò, scritto e diretto da Pasquale Palma al Teatro Tram dal 19 al 22 gennaio. Pasquale Palma volto noto della tv e del cabaret sarà sul palco del Tram, dal 19 al 22 gennaio, con Vincenzo Salzano: insieme, in una dimensione spazio temporale molto asettica e desolata, interpretano “Uno” e “Due”, intenti a costruire qualcosa per loro molto importante: il Paupaulò. La fine dell’assemblaggio di quel criptico totem sembra non arrivare mai o forse arriva troppe volte e a loro insaputa.
Ogni giorno che passa, ogni volta che il buio scandisce la fine, i pezzi da mettere insieme sembrano aumentare invece che diminuire. La continua costruzione e distruzione del Paupaulò gli dà e gli toglie ripetutamente l’opportunità di tirare fuori da loro stessi tutto ciò che di costruito e distrutto ci portiamo dentro. Ma la vera missione di “Uno” e “Due” è portare a termine il Paupaulò o è quella di farlo funzionare?
“Una visione, più che un normale testo teatrale. – Chiarisce Pasquale Palma – Ho immaginato questi due personaggi, che ho chiamato Uno e Due, poiché possono essere tutti o nessuno, intenti nel portare a termine il loro obiettivo: costruire il Paupauló. Cos’è il Paupauló? Cosa nasconde questo nome così atipico? E in cosa consiste il loro lavoro preparatorio alla costruzione e messa in funzione finale? Tutto ciò è ignoto ai personaggi stessi, ma c’è un qualcosa di alto e di trascendentale che li spinge a continuare.
Il loro lavoro diventa anche il palesarsi della loro lotta continua con se stessi e con il mondo esterno. Forse il Paupauló li può salvare? Forse. Il tempo e lo spazio sono due fattori che ho voluto lasciare indefiniti. Potrebbe essere un passato distopico che ha partorito i tempi che viviamo, potrebbe essere il futuro che ci aspetta o semplicemente, e in modo inquietante, tutto ciò è il nostro oggi. Speriamo nel Paupauló. Nel nostro. Ognuno nel suo”.
Pasquale Palma, cenni biografici.
Pasquale Palma, classe 1986, comincia come animatore nei villaggi turistici per poi approdare a Made in Sud, prima su Sky Comedy Central e poi su Raidue, dove riesce a farsi apprezzare dal pubblico per i suoi personaggi. Successivamente si dedica al teatro con il musical “Stelle a Metà” con Sal Da Vinci e con spettacoli di cui è anche autore quali “Il dottor Futuro” o “La Stessa Stella” insieme a Gennaro Scarpato.
È al cinema in film di Vincenzo Salemme e Alessandro Siani, nonché in “San Valentino Stories”. Nel 2017 prende parte all’evento di Diego Armando Maradona “3 volte 10” al Teatro San Carlo di Napoli. Ultimamente ha iniziato una collaborazione artistica con il Collettivo La Corsa che si dedica alla scrittura e alla distribuzione di spettacoli di teatro d’autore. A breve uscirà il primo suo libro.
Con Alluccamm Luca Pizzurro porta in scena una storia di “disperazione”, di riscatto e di accoglienza sullo sfondo della seconda guerra mondiale
Alluccamm di Luca Pizzurro racconta la fame, la povertà dei quartieri, il contrabbando, l’infanzia deturpata e la ricerca dolorosa della propria identità sessuale, all’epoca dei fatti incomprensibile. Lo spettacolo Alluccamm scritto e diretto da Luca Pizzurro vede interpreti Andrea Fiorillo e Carlo Liccardo, con le musiche originali di Enzo Gragnaniello, in scena da giovedì 19 fino a domenica 22 gennaio 2023 al Teatro Elicantropo di Napoli.
Alluccamm potrebbe essere solo una delle tante storie disperate della vita durante la Seconda Guerra Mondiale. Potrebbe anche voler raccontare come nacque ed esplose quella rivolta conosciuta come Le Quattro Giornate di Napoli. Potrebbe essere una storia d’infanzia rubata, di ricerca di identità, di violenza, quelle storie che ben conoscono i femminelli di Napoli.
In realtà, lo spettacolo di Luca Pizzurro vuole essere un viaggio nei sentimenti, nelle emozioni, di chi vive in un corpo che non sente adeguato, di chi vorrebbe essere in grado di conoscere la gioia di una maternità, che è loro negata.
Luca Pizzurro: “Camminando per le vie dei Quartieri Spagnoli si scopre una Napoli Verace che ha le radici in un passato solido“
“Alluccamm – così Luca Pizzurro – nasce da uno stimolo che mi è venuto dalla città, camminando tra i Quartieri Spagnoli. Ho scoperto un tessuto umano straordinario che ancora oggi esiste. Una Napoli verace autentica che ha le radici in un passato molto solido, e di questo passato ho rintracciato le Quattro Giornate. M’interessava relativamente il lavoro storico. Ho scelto il mondo dei femminielli, dei transessuali per far rivivere quel tempo attraverso i loro occhi.”
Napoli, dopo l’armistizio, è una città abbandonata dal governo in mano ai tedeschi, che incattiviti dalla scelta del governo italiano di firmare l’armistizio con gli americani, sfoga sulla popolazione tutta la sua rabbia e la sua follia. Il Vico Lungo del Gelso è l’unico luogo dove la protagonista, Dolores, si sente al sicuro! Qui, nella sua abitazione, l’unica persona che incontra, oltre ai suoi clienti che pagano mezz’ora d’amore con generi alimentari, è una giovane prostituta di nome Jolanda.
L’autore e regista Luca Pizzurro compie un viaggio nei pensieri più bui di chi vive in un corpo sbagliato, di chi subisce la violenza e il giudizio infame del più forte. Il suo Alluccamm è una storia di mille volti vestita da mille colori, accompagnati da mille ferite, ma, nonostante tutto, intrisa di una forte speranza di cambiamento.
In foto Andrea Fiorillo. Fotografia di Massimo Cuomo
Vincitore del Premio “Napoli Cultural Classic”. Secondo posto Premio Letterario Internazionale Città di Castrovillari Accademia delle Arti. Terzo posto al Premio Internazionale Castrovillari Città Cultura. Menzione d’onore sez. drammaturgia IX Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana
La storia si svolge a Napoli, dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943. Dentro un basso di Vico Lungo del Gelso, nel cuore dei quartieri spagnoli, vive Dolores, in arte Reginella, ex sciantosa del Café Chantant napoletano, costretta dagli eventi e dalla miseria portata dalla guerra, a prostituirsi.
Passa il suo tempo lavorando e rassettando la casa, senza mai uscire, perché il 12 settembre, camminando per strada, è stata costretta, assieme a tutti i napoletani presenti sul posto, ad assistere all’esecuzione di un marinaio sulle scale dell’università Federico II, e, come se non bastasse, ad applaudire, insieme a tutti gli altri presenti, mentre l’Istituto Luce germanico girava un documentario di propaganda. Dolores decide di chiudersi in casa e non uscire più. Napoli, dopo l’armistizio, è una città abbandonata dal governo in mano ai tedeschi, che incattiviti dalla scelta del governo italiano di firmare l’armistizio con gli americani, sfoga sulla popolazione tutta la sua rabbia, tutta la sua follia.
Il suo basso è l’unico luogo dove Dolores si senta al sicuro. Più volte, durante le sirene che annunciavano gli attacchi aerei, decide di rimanere in casa invece di andare nei rifugi, come fa invece il resto della popolazione. È una donna sola, che si sente protetta soltanto tra le quattro mura della sua casa.
Il contatto con l’esterno si manifesta in casa di Dolores attraverso alcuni incontri: quello con i suoi clienti, che pagano mezz’ora d’amore con generi alimentari, quello con la magliara, personaggio che ha saputo sfruttare il momento di difficoltà della guerra attivando il commercio della borsa nera, quello con Jolanda, amica di vecchia data di Dolores, prostituta anch’essa, che passa gran parte del suo tempo in casa di Dolores, poiché nel suo basso ha ospitato una forestiera, che a fine giornata le lascia parte di quello che riesce anch’essa a guadagnare dai suoi clienti.
Le occasioni di incontro tra Dolores e Jolanda sono momenti di grande vitalità, con spaccati di profonda umanità, che consentono allo spettatore di individuare con grande chiarezza le differenze caratteriali tra le due protagoniste. Dolores, 45 anni, bella, vanitosa, dal carattere spigoloso, burbera, analfabeta. Jolanda, 35 anni, bruttina, solare, sa leggere e scrivere, ama girare per le strade della città, sogna di fare la commessa in un grande magazzino.
Sono due mondi che si attraggono e si respingono nello stesso momento; l’unico punto in comune risiede nella condivisione della fame, della disperazione, del bisogno di calore umano.
Il testo di Alluccamm è una matrioska di storie
Questo testo è una matrioska di storie: Esiste una Storia generale, quella della seconda Guerra Mondiale, che fa di sfondo all’opera. Esiste una storia particolare, quella delle quattro giornate di Napoli, che rappresenta il contesto in cui i personaggi agiscono. Esiste una storia personale, quella di queste due fragili presenze, che rappresentano uno sprofondamento dentro l’anima, la loro e la nostra.
Napoli è una città che comincia a reagire ai soprusi dei tedeschi, costringendo il Comando nazista a sbarazzarsi degli uomini napoletani, tramite un editto, che ordina il rastrellamento degli uomini e il loro invio nei campi di lavoro in Germania. L’alternativa è la fucilazione immediata.
La condizione di sopravvivenza, senza la presenza di uomini, per due prostitute, diventa sempre più precaria. Di fronte alla disperazione, Jolanda si mette in moto per trovare una soluzione, e viene a sapere, da “Wanda Osiris” pseudonimo di un’altra prostituta che lavora nel vico, e che aveva da tempo a vendersi ai soldati tedeschi, che al Comando il Colonnello Scholl sta organizzando un festeggiamento per l’arrivo del Generale Kesserling. Consci della grande tradizione teatrale napoletana, pensano di fare cosa gradita al Generale nell’organizzare uno spettacolo di Varietà.
Pertanto sono alla ricerca di qualcuno che possa fare al caso loro. Jolanda convince Dolores a riprendere il baule con i suoi costumi e le sue parrucche, per preparare lo spettacolo, che prevede la ricompensa di sacchi di generi alimentari e una quantità di carte annonarie tali da garantire un approvvigionamento costante.
Dolores, all’inizio si dimostra assolutamente contraria alla possibilità di rimettere piede su un palcoscenico, ma messa alle strette dalle condizioni di assoluta precarietà, accetta. Il basso di Dolores si trasforma in una vera e propria sala prove, dove Jolanda, con non poche difficoltà, tenta di apprendere i rudimenti dell’arte della recitazione, del canto e del ballo, sotto la guida di una severissima Dolores.
Alla tanto attesa prova con i costumi , Dolores tira fuori un vecchio baule contenente parrucche e costumi di quando faceva la sciantosa. L’apertura di quel baule rappresenta per Dolores uno sprofondamento nel suo passato tanto da condurla ad uno stato quali allucinatorio, vedendo Jolanda che ne frattempo si è vestita con i costumi di Dolores, un’altra se.
Dolores si scaglia prima verbalmente poi fisicamente contro Jolanda rimproverandole di aver voluto cambiare la natura costringendosi ad essere una donna nel corpo di un uomo. Dopo una furibonda litigata che vede Dolores accanirsi contro se stessa Jolanda, le due protagoniste arrivano a prendersi per i capelli, fino a che nelle mani dell’una non resterà la parrucca dell’altra, rivelando in modo crudo e spietato la vera identità delle nostre due protagoniste: Jolanda e Dolores sono due femminielli.
La lite delle due viene interrotta dal rumore di qualcuno che bussa alla porta. Piomba una tensione palpabile tra le due ed il primo pensiero è che sia la ronda dei te-deschi richiamata dalle grida. Lentamente si avvicinano alla porta e apro-no l’uscio quanto basta per vedere un fagotto lasciato da qualcuno.
È un neonato, abbandonato. Il cuore della storia, adesso, comincia a battere a un altro ritmo. Il ritrovamento inaspettato di questo bambino, porterà le due donne a porsi una serie di quesiti sull’esistenza, la morte, l’abbandono, dando il coraggio di raccontarsi reciprocamente le proprie esperienze di bambini “diversi”. Durerà 48 ore la convivenza con questa creatura, il tempo sufficiente per far emergere un nascosto istinto di maternità.
Luca Pizzurro con Alluccam indaga in maniera puntuale e attenta il tema del desiderio di maternità nel mondo transessuale
Il testo inizia dunque ad indagare in maniera puntuale ed attenta, il tema del desiderio di maternità nel mondo transessuale, la trasformazione del corpo, il voler assomigliare il più possibile ad un ideale femminile nel quale ci si riconosca, senza poter raggiungere quella capacità di procreare che esiste solo nelle donne, e che non si può raggiungere con nessun artificio. Resta quindi un desiderio irrealizzabile, un vuoto incolmabile. I due giorni passe-ranno in una continua alternanza tra euforia e sconforto, convinzione di potercela fare e impossibilità di dare nutrimento e cura ad un neonato che necessita di pasti regolari e adeguate condizioni igieniche.
Quindi la decisione di Dolores è quella di andare a depositare il bambino alla ruota degli Esposti, alla Chiesa dell’Annunziata, anche perché l’indomani sarà il giorno in cui dovranno rappresentare il loro spettacolo per le truppe tedesche. I dubbi iniziali di Dolores sulla opportunità di presentarsi al Comando te-desco erano tutt’altro che infondati.
Lo spettacolo diviene solo un pretesto per dare la possibilità ai soldati tedeschi di sfogare sui corpi dei nostri due femminelli tutta la loro brutalità animale, ed inoltre pongono Jolanda e Dolores in una situazione di grande pericolo, dal momento che, nonostante l’aspetto sia quello di due donne, una volta nude, uomini a tutti gli effetti e quindi colpevoli di non avere obbedito a quanto ordinato nell’editto. Jolanda e Dolores stanno per essere fucilate, ma riescono a scappare.
La situazione è diventata pericolosa per le due, che riescono a raggiungere il basso. Doloranti, confuse ed impaurite non sanno più cosa fare, proprio in quel momento dai vicoli si alza una voce: “Gli Americani so Sbarcati”. Il popolo, forte della presenza degli americani, insorge ed anche Jolanda e Dolores imbracciano le armi e combattono le “loro” quattro giornate di Napoli, “Alluccando”, gridando. In nome della libertà In difesa della diversità Per i bambini felici che non sono stati Per i figli amati che non sono stati Per i figli che non avranno. Mai.
Alluccamm di Luca Pizzurro al Teatro Elicantropo
Dal 19 al 22 gennaio 2023 – Teatro Elicantropo di Napoli, Vico Gerolomini 3 Orario delle rappresentazioni: ore 21.00 dal giovedì al sabato; ore 18.00 domenica. Per maggiori informazioni e prenotazioni telefonare al 081.296.640 (solo il pomeriggio) o consultare il sito web www.teatroelicantropo.com
Marco Baliani in scena al Teatro Nuovo di Napoli con due allestimenti in successione: Rigoletto e Corpo di Stato.
Marco Baliani torna sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli dal 19 gennaio con due spettacoli in successione. La voce diviene racconto ed evoca visioni, l’elemento visivo fa da contrappeso a quello verbale, in un saldo equilibrio. Questo rappresenta l’arte del buon narratore e il luogo dove si palesano l’abilità e la pratica ultra trentennale di Marco Baliani, che torna sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli con due spettacoli in successione: Rigoletto, in scena da giovedì 19 alle ore 21.00 a domenica 22 gennaio, e Corpo di Stato, in scena da lunedì 23 a mercoledì 25 gennaio sempre alle ore 10.30.
Gli spettacoli di Marco Baliani sono soliti tracciare storie, che hanno al centro il bisogno insaziabile, nell’uomo, di “un posto nel mondo dove sentirsi nel giusto, nel diritto”. La forza interiore, quella di sfidare il destino, la paura e la vita, diventano elementi fondamentali delle scelte personali e del percorso di ognuno.
Rigoletto, la notte della maledizione. Di e con Marco Baliani, Giampaolo Bandini alla chitarra e Cesare Chiacchiaretta alla fisarmonica.
Rigoletto è un monologo, quindi per farlo c’è bisogno di un personaggio in carne e ossa, spirito e materia. “È uno dei motivi – sottolinea Baliani – che mi ha spinto in quest’impresa. Poter rivestire per una volta la pelle di un altro e starci dentro dall’inizio alla fine, è una gioia particolare per me, che in scena da narratore non ho mai la possibilità di calarmi interamente nelle braghe di chicchessia.
La nostalgia per la donna amata, la gelosa premura nei confronti della figlia, la sete di vendetta contro chi minaccia la sua purezza: i sentimenti di Rigoletto, che la musica di Verdi ha reso immortali, rivivono nell’animo e nella storia di un clown che si esibisce in un piccolo teatro di periferia.
Davanti allo specchio, mentre trasforma col trucco il suo viso, si prepara per una serata speciale, quella in cui si consumerà la sua vendetta, sotto gli occhi di tutti. Pensieri, rancori, ricordi si susseguono in un monologo accompagnato, interrotto e, per certi versi, ostacolato da una musica sempre presente.
Corpo di Stato. Il delitto Moro: una generazione divisa. Di e con Marco Baliani per la regia di Maria Maglietta
Corpo di Stato. Il delitto Moro: una generazione divisa rappresenta il rapporto conflittuale tra esigenza di rivolta contro l’ingiustizia e assunzione del ruolo di giustiziere. È sempre difficile raccontare qualcosa che è così vicino a noi, specie se quel qualcosa ha inciso profondamente sulle nostre esistenze e sulle nostre scelte.
Nei cinquantacinque giorni della prigionia di Moro, Baliani racconta di una lacerazione, di come il tema della violenza rivoluzionaria abbia dovuto fare i conti con un corpo prigioniero, e come questa immagine, divenuta spartiacque per scelte fino a quel momento rimandate, abbia fatto nascere domande e conflitti interiori non più risolvibili con slogan o con pratiche ideologiche.
Per ulteriori informazioni e prenotazioni potete visitare il sito del Teatro Nuovo
Imma Di Nardo affronta la complessa tematica del disagio giovanile con il suo nuovo libro edito da 0111 Edizioni
Mater, il nuovo libro di Imma Di Nardo è stato presentato al Clubino di Napoli. Imma Di Nardo, napoletana di origine e milanese di adozione, è sociologa, formatrice, autrice di saggistica sul mondo del lavoro e di narrativa. Tra le sue opere: Stregati dalle steppe, (Robin 2009), Betty Tonon – Guerra dei sessi in Val Padana- (Leucotea 2019); partecipa a numerosi concorsi di narrativa breve tra cui il premio La Quara di Borgotaro dove arriva prima classificata.
Mater un libro che parla di ragazzi ma non per loro, come sottolinea la stessa Imma Di Nardo durante alle telecamere di IDN – Itinerari di Napoli, bensì è un libro che si rivolge agli adulti e che gli invita a riflettere su alcuni possibili “perchè” del disagio che talvolta vivono i nostri ragazzi
“Mater è la storia di una deprivazione affettiva dei figli di una borghesia opulenta – dichiara l’autrice – che si ribellano furiosamente e con esiti imprevedibili. Uno dei protagonisti emergerà con nitidezza, il più apparente in ombra, che ingaggerà una lotta tra due anime di sé: quella perdente che vuole lasciarsi alle spalle e quella oscura che lo fa apparire potente agli occhi degli altri coetanei. Diversi i colpi di scena e indubbio fino all’ultimo l’evoluzione”.
Mater. Sinossi.
È quasi l’alba e due adolescenti, Mirko e Andrea, sono intenti in una meticolosa distruzione degli oggetti di maggior pregio all’interno di una villa nell’hinterland milanese. In disparte li osserva Alessia, anche lei sedicenne, figlia dei proprietari della villa. Dalla spedizione, nata per punire e insieme reclamare l’attenzione di genitori gelidi e distanti, tutti usciranno cambiati; in particolare Andrea, che ne verrà fuori radicalmente trasformato e con una missione: distruggere l’odiata Mater, sua madre Matilde.
L’incomprensibile atteggiamento della madre, un continuo ignorarlo, l’ha ferito fin da quando era un bambino in cerca di calore; alla morte del padre la distanza tra lui e Matilde è diventata incolmabile. Ora l’odio per quell’atteggiamento si cristallizza in un piano subdolo che mira alla distruzione di Matilde. Nel piano per farla impazzire farà entrare, con la forza del ricatto, i due riottosi compagni nella spedizione punitiva che ha dato inizio a tutto: Mirko e Alessia, che in quella notte di esaltazione e tenebra hanno scoperto di amarsi.
Lungo il cammino Andrea incontrerà, e deciderà di includere nelle sue vendette, altre figure: la volitiva giovane supplente di inglese Fulvia Berti, empatica e solare, e un ex allievo di lei, Dario, ambedue rappresentanti di aborrite categorie, i cuorcontenti, le persone con un atteggiamento solare e positivo verso il mondo. Andrea cambia pelle, agli occhi dei compagni, proprio in quell’alba di devastazioni nella villa isolata. Da quella notte comincerà a ricattarli, resterà per le successive due settimane blindato in casa, sfiancandosi con gli allenamenti e nutrendosi il minimo per restare in piedi, con l’obiettivo di portare a termine la trasformazione esterna in sintonia con quella interna.
Non più nerd sovrappeso e goffo, ormai è diventato Andrea l’oscuro, gotico e strafigo, onnipotente e dark e rifugge il ricordo del bambino assetato di attenzioni che è stato. È una corsa a perdifiato verso la perdizione, verso la follia indotta a Matilde e minacce sempre più pesanti ai suoi “compari”, fino a quando nel cuore oscuro di Andrea fa capolino, prima minuscola e invisibile e poi sempre più forte, la luce della comprensione, che arriva proprio dalla voce del sé stesso bambino. Dalla sua coscienza. Da quel momento sarà lotta all’ultimo sangue con Andrea l’oscuro.
Alla fine, dopo una sofferta riappacificazione con la madre che scaturisce da una scampata tragedia a tavola – Andrea sta per soffocare a causa di un boccone troppo grande e la madre è costretta a intervenire per salvarlo – il ragazzo trova dentro di sé il desiderio di cambiare. Questa svolta porterà a quella dell’epilogo che vede un sorprendente ribaltamento nei rapporti di Andrea con Fulvia.
Fulvia, prima inseguita come preda sessuale da possedere e umiliare e, nell’epilogo, dopo che Andrea ha imboccato la strada del perdono e ha scoperto il doloroso segreto che custodiva la giovane insegnante, in un oggetto d’amore disinteressato e generoso.
Al Teatro Cortese i Maggio raccontano “I Maggio”. La commedia, scritta e diretta da Ben Maggio fa rivivere la storica famiglia di attori napoletani ispirandosi a fatti realmente accduti
I Maggio al Teatro Cortese sabato 14, con un doppio appuntamento, e domenica 15 gennaio. Sul palcoscenico di Viale del Capricorno la Compagnia Sipariamo porterà in scena “I Maggio”: la storica famiglia di attori napoletani viene raccontata al teatro per la prima volta dai suoi stessi discendenti con un testo scritto e diretto da Ben Maggio.
La commedia, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, è liberamente ispirata a fatti realmente accaduti e sono stati volutamente tralasciati dei particolari importanti perché non necessari a raccontare il rapporto familiare, cosa legasse o dividesse i componenti. Verranno svelati aneddoti mai sentiti, particolari mai visti, con un finale mai scritto, prima di adesso, di una famiglia vera fatta di pregi e tanti difetti, che nasce sulle tavole del palcoscenico e che, in quanto napoletana, ha una maschera sulla faccia difficile da scollare.
Da sinistra a destra: Sara Saccone, Giuseppe Bottino, Vito Pace, Ben Maggio, Diana Maggio e Federica Bagnaro
Una commedia frutto di una ricerca lunga una vita
«Questo spettacolo – racconta Ben Maggio – è il frutto di una ricerca lunga una vita, dove le testimonianze di chi ha conosciuto i Maggio, come i figli o chi li ha visti recitare, insieme alle interviste nei telegiornali e ai libri, mi hanno portato a delinearne un profilo ben preciso, fino a che le pagine di questo copione non si sono scritte da sole.
Ho voluto rendere omaggio a una delle più grandi famiglie di artisti napoletane e italiane che hanno fatto la storia del teatro e che, oltre ad averci regalato tanto in vita, ci ha lasciato, dopo, qualcosa di ancora più importante – prosegue l’autore -. C’è un mistero nascosto dietro la parola “Maggio” ed è un qualcosa che non ho la presunzione di mostrarvi, ma sono quasi sicuro che lo sentirete: l’essenza di famiglia, di “una” famiglia, la loro».
Sinossi della commedia
I Maggio si riuniscono dopo tanto tempo e provano a farsi forza in un momento difficile, non solo dovuto alla guerra, ma anche alla malattia della madre Antonietta, ormai in fin di vita. Spinti dal padre, Don Mimì, i fratelli sono intenti a scrivere un nuovo spettacolo che li coinvolgerà tutti, anche se non sarà facile amalgamare caratteri così particolari come quelli di Enzo, Beniamino, Pupella, Rosalia, Dante e Margherita.
Saranno in scena: Dante Maggio, Elena Maggio, Francesca Maggio, Luca Gucci, Federica Bagnaro, Diana Maggio, Giuseppe Bottino, Sara Saccone, Ben Maggio, Vito Pace e Giorgio Gori. Ballerine: Rita Grimolizzi e Sara D’Arienzo.
Uno dei musical più amati da sempre reinterpretato dalla nuova e dirompente coppia del teatro italiano Diana Del Bufalo e Baz
Diana Del Bufalo e Baz, esplosivi, divertenti, vulcanici, nuova coppia del teatro musicale italiano dal talento vocale dirompente, sono i protagonisti del musical “Sette spose per sette fratelli”, in scena al teatro Augusteo di Napoli, Piazzetta Duca D’Aosta 263, da venerdì 20 a domenica 29 gennaio 2023, con la regia e coreografia di Luciano Cannito e la direzione musicale di Peppe Vessicchio.
Dal libretto di Lawrence Kasha & David Landay; liriche di Johnny Mercer; musica di Gene De Paul; canzoni aggiunte di Al Kasha e Joel Hirschhorn; traduzione di Michele Renzullo; scene Italo Grassi; costumi Silvia Aymonino; produzione FDF Entertainment – Roma City Musical – Art Village.
Bazal centro Diana Del Bufalo
In Sette Spose per Sette Fratelli con Diana Del Bufalo e Baz un cast di 22 interpreti
“Sette Spose per Sette Fratelli” è uno dei musical più amati dal pubblico italiano. Questa nuova e divertente edizione, con un cast di 22 interpreti tra danzatori, cantanti e attori supportati da un grande impianto scenografico e meravigliosi costumi, progettati e creati secondo i canoni estetici e spettacolari di Broadway e di West End, è ispirata al celebre e omonimo film di Hollywood, ma con uno sguardo ai personaggi e alle ambientazioni del mondo ironico dei western di Quentin Tarantino.
Oregon, 1850, in una fattoria tra le montagne vivono i sette fratelli Pontipee. Adamo, il fratello maggiore, pensa sia arrivata l’ora di trovare una moglie che si occupi della casa e della cucina. Conosce Milly, cameriera della locanda del villaggio, tra i due è colpo di fulmine. Adamo e Milly si sposano e partono per la fattoria. Arrivati a casa Pontipee, Milly scopre che dovrà prendersi cura non solo del marito, ma anche dei suoi fratelli, sei rozzi montanari rissosi e refrattari all’igiene personale e alle buone maniere.
Milly mette in riga i sei ragazzi e comincia segretamente a progettare di unire i sei cognati con le sue amiche del paese. L’occasione si presenta a una festa danzante annuale, in cui i sei fratelli Pontipee, puliti e ben vestiti, danno prova della loro abilità alle amiche di Milly. La festa vedrà opposte le squadre dei cittadini e dei montanari, degenerando presto in una rissa.
I fratelli Pontipee tornano sconsolati alla loro fattoria e Milly scopre che i sei ragazzi si sono innamorati delle sue amiche. Sanno però che i genitori delle ragazze non acconsentiranno mai alle nozze, così organizzano un rapimento…
Sette spose per Sette Fratelli al Teatro Augusteo da venerdì 20 a domenica 29 gennaio 2023
I tre appuntamenti del week end del Trianon Viviani, dal 13 al 15 gennaio i concerti di Flo, Finardi e Converso
Flo con il concerto “Brave ragazze” apre venerdì 13 gennaio il lungo week end del teatro Trianon Viviani diretto da Marisa Laurito
Flo, cantautrice autrice e attrice di teatro, è un’instancabile ricercatrice musicale che viaggia alla continua ricerca di storie, tradizioni e contaminazioni. É proprio con Brave Ragazze che Flo esprime pienamente il suo lavoro di ricerca e traduzione dei capolavori firmati dalle più coraggiose e controverse artiste del mondo latino.
Con “Brave ragazze” la cantautrice Flo, al secolo Floriana Cangiano, racconta la musica e la vita di donne straordinarie, che, armate di canzoni, hanno lasciato un segno indelebile nella cultura latina: storie di coraggio e rivoluzione che ci restituiscono una visione contemporanea e allargata della prospettiva femminile e del carattere latino.
Brave Ragazze di Flo racconta storie di grandi donne diventate pietre miliari della nostra musica e della nostra cultura
Le brave ragazze – autrici o ispiratrici di questo recital – sono donne divise tra grandi successi e grandi solitudini, pietre miliari della nostra musica e della nostra cultura. Come Gabriella Ferri e Violeta Parra, entrambe simboli di passione incontenibile e mal di vivere. Come la Lupe, l’artista cubana che incantò Hemingway, Tennessee Williams e Marlon Brando, che, dopo l’enorme successo in America, conobbe l’oblio in sedia a rotelle e la vita da senza tetto.
Come Leda Valladares, la cantante ricercatrice del Tucuman, che con il suo registratore raccoglieva sul campo canzoni antiche e urla solitarie, che andavano via via scomparendo: a lei che recuperava la memoria, l’ironia macabra della sorte la condannò a finire i suoi giorni in una clinica per malati di Alzheimer.
Come, infine, Gilda Mignonette, la più famosa cantante napoletana d’America, la Regina degli emigranti che morì in mare, durante la traversata da New York a Napoli, dopo aver espresso il desiderio di morire nella propria amata città natale: sul suo certificato di morte verranno riportate le coordinate del punto in cui si spense, da migrante per sempre.
La cantautrice sarà accompagnata da Michele Maione alle percussioni e Cristiano Califano alla chitarra classica. La produzione è di Sound Fly.
Flo in Brave Ragazze al Teatro Trianon Viviani il 13 gennaio
Eugenio Finardi in “Euphonia suite” – sabato 14 gennaio, ore 21 al Teatro Trianon Viviani
Il cantautore propone all’ascoltatore l’esperienza di un percorso emozionale che si dipana tra i brani del suo repertorio e quelli di autori da lui profondamente amati, riletti come meditazioni sulla condizione umana. Dopo anni in cui ha alternato nei suoi concerti l’interpretazione delle sue composizioni alla narrazione e all’analisi parlata, quasi una conversazione con il suo pubblico, in Euphonia Finardi si abbandona al flusso musicale, alla costante ricerca di un senso ulteriore e interiore.
Euphonia è un’esperienza sempre diversa, che supera la parola per arrivare a una trascendenza condivisa tra musicisti e pubblico: al di là di un “canovaccio”, ogni concerto è unico, diverso da tutti gli altri, influenzato dalla sala, il pubblico, il momento… Lo scopo è quello di perdersi nel fluire della musica e di abbandonarsi alle sorprese di un nuovo percorso dove anche le canzoni più conosciute trovano un contesto più ampio, come saltando di pietra in pietra si attraversa un fiume, per arrivare a sponde inesplorate.
Questo gioco di improvvisazione e reinvenzione di Euphonia è frutto della particolare intesa del cantautore con Mirko Signorile e Raffaele Casarano, che collaborano con Eugenio da più di dieci anni. Questa «magia», come la definisce Finardi, è caratterizzata da «una costante ricerca del senso profondo della Musica e della sua straordinaria capacità di metterci in contatto con l’Assoluto Cosmico», di quella «mitica Armonia delle Sfere che Dante descrive come massima espressione del Paradiso e la scienza descrive come la vibrazione che tutto lega e tutto contiene». Il concerto è prodotto da Ef sounds.
Eugenio Finardi in Euphonia Suite al Trianon Viviani sabato 14 gennaio
Raffaello Converso in “L’Opera da marciapiede. Tra Kurt Weill e Raffaele Viviani” – domenica 15 gennaio, ore 19
“L’Opera da marciapiede. Tra Kurt Weill e Raffaele Viviani” è il titolo del recital di Raffaello Converso, che si avvale delle elaborazioni e le orchestrazioni di Roberto De Simone.
De Simone spiega il senso di quest’Opera: «Il concerto intende denunciare l’estinzione della musica da strada, al centro dell’attenzione di Brecht, Weill e Viviani. Quella musica, in sostanza, un tempo viva a Napoli – ricordiamo la “musica dei ciechi”, le postegge, il lavoro dei gavottisti, dei cantastorie agli stazionamenti tranviari e dei cantanti da pianino – ma anche in altre città italiane, come in Francia, in Germania e altrove. Al suo posto troviamo oggi la musica leggera, come espressione di assoluta verità collettiva, imposta dall’alto».
«A Napoli, nelle piazze del Gesù nuovo e di san Domenico – prosegue De Simone –, meccanicamente si eseguono antichi canti sul tamburo fronne e canti a figliola, totalmente privi di stile vocale e addirittura sostenuti da blasfemi, rigidi accompagnamenti di fisarmoniche, mentre qualche altro esecutore schiaffeggia un tamburo a cornice, spogliato della sua antica funzione di relatività ritmica.
Ma il globalizzato degrado culturale che propaganda tali modelli, spaccia questi per autentici su Internet e sui cellulari ormai incorporati dai giovani nelle loro orecchie di acquirenti ubbidienti, in un sistema di potere impositivo più che fascista, addirittura nazista, dove tutto rientra nella cultura di massa, nella persuasione improtestabile: chi dissente non esiste, non appartiene al coro della massa, è una ingiallita e antiquata etichetta di liquore scaduto da ogni marciapiede».
Accompagnano Converso, Mimmo Napolitano (pianoforte conduttore), Vincenzo Bianco (violino), Leonardo Massa (violoncello), Carlo Termini (contrabbasso), Franco Ponzo (chitarra), Edoardo Converso (mandolino), Giuseppe Di Colandrea (clarinetto e sax), Luca Martingano (corno), Francesco Fierro (trombone), Enzo Grimaldi (fisarmonica) e Carmine Mattia Marino (marimba e batteria).
Il disegno luci è di Elena Anotti. In locandina l’assistente alle luci Giuseppe Calenda e la collaborazione tecnica di Biagio Abenante. La produzione è di Proscenio, in collaborazione con la fondazione Ente ville Vesuviane.
Raffaello Converso in L’opera da Marciapiede al Trianon Viviani domenica 15 gennaio
Biglietti e abbonamenti – I biglietti sono acquistabili presso il botteghino del teatro, le prevendite autorizzate e online sul circuito AzzurroService.net. Il botteghino è aperto dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 13:30 e dalle 16 alle 19; la domenica, dalle 10 alle 13:30. Telefono 081 0128663.
Liberamente tratto dall’opera di Mozart, elaborazione musicale e arrangiamenti Leandro Piccioni e Mario Tronco, libretto Andrej Longo.
Le Ebbanesis, al secolo Serena Pisa e Viviana Cangiano, sono le interpreti dello spettacolo Così fan tutte, liberamente tratto dall’opera di Mozart. Un allestimento a prima vista in sottrazione elaborato e arrangiato musicalmente da Leandro Piccioni e Mario Tronco e diretto da Giuseppe Miale di Mauro, che sarà in scena da giovedì 12 gennaio 2023 alle ore 21.00 al Teatro Nuovo di Napoli.
Presentato da Tieffe Teatro Milano, saranno Serena Pisa e Viviana Cangiano, in arte Ebbanesis, a ripercorrere la storia, accompagnate dai musicisti Alessandro Butera, Marcello Smigliante Gentile e Gianluca Trinchillo. La riscrittura, affidata ad Andrej Longo, enfatizza l’ambientazione di partenza a Napoli con i molteplici colori di cui è espressione.
Una riduzione musicale che attinge stile della musica ambulante della posteggia napoletana
Leandro Piccioni e Mario Tronco, anime musicali dell’Orchestra di Piazza Vittorio, danno vita a una riduzione musicale per chitarra e voci del Così fan tutte di Mozart, attingendo all’antichissimo mondo della “posteggia napoletana”, la musica dei suonatori di strada. L’adattamento approfondisce i personaggi di Fiordiligi e Dorabella, interpretati dal duo Ebbanesis, e la regia le proietta in un gioco di tempo e spazio che le fa rivivere in un palazzo dei Quartieri Spagnoli, o più lontano in una nobile villa della chiaja o di Posillipo.
La Napoli del ’700 fa da sfondo alle avventure di due giovani ufficiali, Guglielmo e Ferrando, che, per provare la fedeltà delle rispettive fidanzate Fiordiligi e Dorabella, le corteggiano sotto mentite spoglie. Le avances hanno successo, ma ognuna si lascia conquistare dal fidanzato dell’altra. Il cinico Don Alfonso e la cameriera Despina, per amore della burla, organizzano un finto matrimonio, poco prima del quale viene svelato l’intrigo. Le ragazze chiederanno perdono e le due coppie, finalmente riconciliate, si ricomporranno.
Nella Napoli libertina e cosmopolita, colta e scurrile, il filo della matassa segue la strada tracciata dal Maestro De Simone con le sue trasposizioni della musica popolare in forma di melodramma, facendo finta che Mozart abbia ascoltato le melodie del Così fan tutte per strada, a Napoli, da musicisti ambulanti.
Le Ebbanesis in Così fan tutte dal 12 al 15 gennaio al Teatro Nuovo di Napoli
Linguaggi diversi per mettere in risalto una realtà quotidiana di oggi come di trecento anni fa
I linguaggi adoperati sono diversi, pur essendo attinti dalla stessa espressività napoletana. Con tale linguaggio si svolgono il libretto e i dialoghi atti a mettere in risalto una realtà quotidiana di oggi come di trecento anni fa, attraverso una storia raccontata dalle due sorelle come fosse un lungo flash-back.
Tutto il mio lavoro – dice Mario Tronco – da sempre, dagli Avion Travel fino all’Orchestra di Piazza Vittorio, segue una linea che è quella della ricerca dell’origine che muove il processo compositivo. E questo, puntualmente, si presenta attraverso una matassa disordinata di notizie, esperienze, totalmente diverse che improvvisamente si snoda seguendo il percorso di un unico filo con cui costruire il disegno.
Questo metodo io lo seguo soprattutto come musicista e mi aiuta a non pensare al Teatro come racconto che avviene mediante sequenze di scene. Nel Flauto Magico il filo era la società multietnica raccontata da Bergman all’inizio del suo indimenticabile film. Nella Carmen il viaggio dei nomadi del Rajasthan e dell’espansione prodigiosa della cultura Rom. Nel Don Giovanni la libertà sessuale attraverso la musica da ballo. Il Così fan tutte invece mi porta a Napoli, non solo come ambientazione geografica ma come mondo musicale e linguistico. Nella Napoli libertina e cosmopolita, colta e scurrile.
Seguendo la strada tracciata dal Maestro De Simone con le sue trasposizioni della musica popolare in forma di melodramma.
Il filo della matassa, questa volta, seguirà la strada tracciata dal Maestro De Simone con le sue trasposizioni della musica popolare in forma di melodramma, facendo finta che Mozart abbia ascoltato le melodie del “Così fan tutte” per strada, a Napoli, da musicisti ambulanti. A tal proposito i linguaggi adoperati saranno diversi, pur essendo attinti dalla stessa espressività napoletana. Un dialetto quotidiano realistico usato normalmente in città (sia pure oggi contaminato a diversi livelli ).
Con tale linguaggio si svolgeranno il libretto e i dialoghi atti a mettere in risalto una realtà quotidiana di oggi come di trecento anni fa. L’idea è stata quella di trasformare Così fan tutte in una storia cantata e recitata da due sole attrici, che vestono i panni di Fiordiligi e Dorabella. La storia è raccontata dalle due sorelle come fosse un lungo flash-back.
Così fan tutte: l’idea, il libretto e la rielaborazione musicale
É nata prima l’idea di affidare il ruolo di Fiordiligi e Dorabella a Serena Pisa e Viviana Cangiano, conosciute come Ebbanesis, – spiega Mario Tronco – e poi la rielaborazione musicale che è stata composta assecondando e ispirandosi al loro straordinario mondo interpretativo. E’ stato divertente ed emozionante, lavorando insieme sul testo, scoprire la vicinanza caratteriale tra i due personaggi e le due interpreti.
Fiordiligi e Dorabella vivono dunque da sole e, da quel giorno in cui accaddero gli avvenimenti e l’imbroglio organizzato da Don Alfonso e i loro promessi sposi, è passato circa un anno. Sotto la cenere cova ancora qualche scintilla d’amore per i loro ex fidanzati, ma non per questo le due sorelle hanno intenzione di tornare con loro.
La rielaborazione musicale attinge dallo stile della Musica ambulante napoletana conosciuta come “Posteggia”. Le azioni cantate e i recitativi, saranno accompagnate da un trio di corde classico di questo genere (chitarre e mandolini) e spazieranno dal tessuto popolareggiante cinquecentesco (villanelle, moresche), da quelle dell’opera buffa napoletana fino alla sceneggiata
Sempre Felici (fuori dal mondo) di Piero Zucàro con Cloris Brosca protagonista in scena al teatro Instabile Napoli sabato 14 alle ore 20.30 e domenica 15 gennaio alle ore 18.00. La produzione è dell’Associazione culturale Ottavomiglio Laboratorio.
Una donna, non giovane, al centro della scena, in camicia da notte è impegnata nel suo turno di un gioco di società, il gioco dell’oca. Un gioco particolare perché le caselle di esso sono costituite da oggetti completamente immaginari e lei stessa funge da pedina spostandosi idealmente da un oggetto all’altro a seconda del punteggio ottenuto con il lancio di dadi.
Ma questo punteggio, lei, non lo vede mai direttamente: le viene nascosto alla vista da una misteriosa presenza che si esprime esclusivamente attraverso gli squilli di un antico telefono a muro.
Un’immagine speculare che continuamente afferma e nega la propria stessa esistenza.
È nell’isolamento che la protagonista femminile del monologo, interpretato da Cloris Brosca, misura il proprio Io; è nell’invenzione della solitudine che scopre il doppio, l’immagine speculare che continuamente afferma e nega la propria stessa esistenza; in questa condizione la abitano immagini, voci, ricordi che come in un labirinto, la incalzano fino a divenire non sopportabili, indicibili, atroci, avvicinandola e allontanandola da quel che appare essere l’unico – inspiegabile – suo scopo: ritrovare il diario di sua sorella.
“Quando ho letto il monologo scritto da Piero Zucàro – dichiara Cloris Brosca – mi è piaciuto immediatamente, mi ha convinto pur avendolo trovato enigmatico in molti punti, anzi forse proprio per questo: dietro le frasi contraddittorie, le reticenze o i tic verbali della protagonista, dietro i suoi racconti spezzati, giace una storia che non attende altro che essere rivelata e raccontata”.
Zucaro: ” per Sempre Felici mi sono ispirato a casi clinici direttamente conosciuti nel corso di un’antica esperienza laboratoriale di teatro sociale sul disagio mentale”
Ancora oggi il luogo comune vorrebbe – dichiara il regista ed autore Zucàro – che solo le parole della follia (e del folle) possano dire ogni cosa. In contrasto a ciò con questo lavoro SEMPRE FELICI (fuori dal mondo) – dall’immaginario onirico di una schizofrenica -, ho deciso di dare voce a quella soggettività, ispirandomi a casi clinici direttamente conosciuti nel corso di un’antica esperienza laboratoriale di teatro sociale sul disagio mentale ed alle testimonianze pubblicate fin dagli anni Settanta dalla psichiatria britannica.
Il mio studio sul teatro della follia parte da molto lontano, da quando cioè realizzai, grazie al mio laboratorio culturale, il volume La follia in 3D – trilogia drammaturgica sul disagio mentale, (Ottavomiglio Lab. Ed., CS 2019 – ISBN 978-88-944115-6-0), che si avvalse del contributo dello psichiatra Adolfo Ferraro. La malattia mentale, intesa come patologia, sembra essere il filo conduttore dei testi – analizza lo psichiatra Ferraro sui testi di Zucaro – Ma in realtà, a guardare bene, la vera protagonista della trilogia è l’assenza. E’ la ingombrante assenza innanzitutto della salute mentale ad essere la vera protagonista, come elemento che manca e di cui si avverte il non esserci pur potendo esserci.
Benedetto Sicca interpreta liberamente un grande classico in modo che possa continuare a parlare ai nostri contemporanei
Alla festa di Romeo e Giulietta di Benedetto Sicca, Emanuele D’Errico da William Shakespeare debutta venerdì 13 gennaio al teatro Sannazaro. In scena ci sono: Francesco Aricò, Clara Bocchino, Marialuisa Bosso, Emanuele D’Errico, Teresa Raiano, Dario Rea, Francesco Roccasecca
Benedetto Sicca porta in scena il grande classico di William Shakespeare dopo aver affrontato un ciclo di residenze nell’ambito del Cantiere Sartoria, durante le quali ha avuto la possibilità di verificare la traduzione e la drammaturgia, nonché sperimentare molto liberamente – diverse possibilità di mettere in scena il testo, in maniera che possa continuare a parlare ai nostri contemporanei.
In Romeo e Giulietta ogni festa sfocia in un funerale
Il punto a cui è approdato è il fatto che all’interno del testo ogni festa sfocia in un funerale: la festa in cui i due innamorati si incontrano per la prima volta sfocia nel funerale di Mercuzio; la festa (mancata) delle nozze tra Giulietta e Paride sfocia nel funerale di Romeo e Giulietta.
La messa in scena è approdata alla costruzione di uno spettacolo/festa a pianta circolare durante il quale gli eventi della tragedia di Shakespeare permettano agli spettatori/invitati di interrogarsi sui grandi temi che il testo contiene: l’edonismo e il nichilismo, l’odio gratuito verso chi è diverso da noi, il valore centrale dell’amicizia come fondante dell’individuo.
La domanda che ci porremo e che porremo ai nostri invitati è: in che modo c’entra tutto questo con l’amore?
Alla festa di Romeo e Giulietta – orario spettacoli e informazioni
venerdì 13 gennaio ore 21.00 sabato 14 gennaio ore 21.00 domenica 15 gennaio ore 18.00
Per informazioni: 081.411723 | 081.418824 – Teatro Sannazaro via Chiaia 157 Napoli