sabato 20 Aprile 2024
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Nel Ventre, voci dal centro della terra. Sabato 21 gennaio al Salotto Sommer di Napoli

Salvo Lupo, diretto da Marco Medelin, in un monologo serrato scritto da Antonio Mocciola fa rivivere la voce dell’ultimo zolfataro

Il terremoto che devastò Messina nel 1908, la vita dura delle miniere dell’interno della Sicilia, la ricerca disperata di una memoria, di un ricordo, di un senso, di una madre. Nel ventre della terra, nel ventre della vita.

In un monologo serrato e senza momenti di tregua, rivive la voce dell’ultimo zolfataro, Sebastiano. Un ragazzo che entra “caruso” (ragazzino) ed esce uomo, attraverso lancinanti esperienze di vita e lavoro, che lo forgeranno e lo cambieranno inevitabilmente. Costretti a lavorare dall’alba al tramonto, senza tregua, i minatori siciliani erano privati degli abiti, di ogni minimo diritto umano e con paghe da fame nera.

Uno scandalo protratto per secoli, fino alle chiusure degli impianti, che hanno lasciato disoccupazione e desolazione all’interno dell’isola. Le parole di Antonio Mocciola e la regia di Marco Medelin fanno rivivere l’incubo di un ragazzo qualunque, intrappolato in un inferno che non aveva previsto, vittima del sogno di un progresso solo illusorio, e di un’indipendenza che non avrà mai.

Salvo Lupo, giovane attore siciliano, recita dall’inizio alla fine completamente nudo, così come lo erano questi lavoratori nel ventre della terra, rendendo ancora più scabroso e crudele il racconto di Sebastiano, le cui parole pesano come macigni sulla coscienza di un’Italia perduta, assassina di migliaia di suoi incolpevoli figli.

Salvo Lupo recita completamente nudo, così come lo erano questi lavoratori nel ventre della terra
Redazione IDN
Redazione IDNhttps://napoli.itineraridellacampania.it
EDITOR E WEB DESIGNER. NATO A VENEZIA NEL 1973, VIVO E LAVORO FRA MILANO E NAPOLI. Sono nato nel 1973 a Venezia. Nascere e vivere a Venezia significa avere la fortuna di crescere respirando il profumo dell'arte in tutte le sue espressioni, dall'architettura alla pittura fino al cinema, così sin da subito mi sono lasciato trasportare da queste sensazioni. Da prima la fotografia, poi il teatro e la televisione, fino a scoprire, verso gli anni novanta, il piacere della sintesi e dell'impatto visivo del segno grafico. E' emozionante vedere stringere nelle mani di persone che non conosci e che non mi conoscono il frutto del mio lavoro.
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