La Chiesa di San Pietro a Maiella, costruita per volere del cavaliere Giovanni Pipino di Barletta nei primi anni del Trecento, è dedicata a Pietro da Morrone, eremita sulla Maiella
La Chiesa di San Pietro a Maiella, costruita per volere del cavaliere Giovanni Pipino di Barletta nei primi anni del Trecento, è dedicata a Pietro da Morrone, eremita sulla Maiella, diventato papa, nel 1313, con il nome di Celestino V.
La chiesa, nel corso degli anni, ha subito molti cambiamenti: spostamento in avanti della facciata, aggiunta di due cappelle per lato, adattamento ai nuovi canoni estetici del barocco, rialzamento della zona absidale, ripristino della decorazione originaria.
Sul lato sinistro, è possibile ammirare il campanile trecentesco, terminante con una cuspide.
L’interno della Chiesa di San Pietro a Maiella è a tre navate con transetto
L’interno della Chiesa di San Pietro a Maiella è a tre navate con transetto. Molto bello è il soffitto cassettonato intagliato e dorato, nel quale sono inserite le tele di Mattia Preti, raffiguranti Episodi della vita di Celestino V nella navata e, invece, nel transetto, scene di Santa Caterina d’Alessandria.
Merita attenzione anche l’altare maggiore, disegnato da Cosimo Fanzago e il pavimento maiolicato della prima cappella, situato a sinistra del presbiterio. Della decorazione trecentesca si conservano due cicli e un pannello con l’immagine della Madonna del Soccorso.
Chiesa di San Pietro a Maiella ed il convento oggi sede del Conservatorio
Annesso alla chiesa c’ è il convento, che dal 1826 è sede del Conservatorio di Musica di San Pietro a Maiella, che ha avuto come allievi celebri compositori e musicisti. I chiostri sono due: il primo, risalente al 1660 circa, immette, attraverso un corridoio sulla destra al secondo chiostro. Quest’ultimo conduce alla biblioteca e al museo del conservatorio di San Pietro a Maiella. La biblioteca custodisce manoscritti rari, un fondo di manoscritti con autografi risalenti ai secoli XVII e XVIII, autografi prevalentemente di musicisti della scuola napoletana, alcuni incunaboli, una raccolta di libretti d’opera ed edizioni musicali risalenti ai secoli XVI e XVII. Il museo conserva ritratti di musicisti, strumenti antichi, il pianoforte su cui Giuseppe Martucci componeva, un calamaio appartenuto a Domenico Scarlatti e un leggio su cui Gioacchino Rossini compose il melodramma Semiramide.