Villa Belvedere Carafa voluta da Ferdinando Vandeneynden

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Con il Dott. Bruno Fermariello, artista e guida turistica di Napoli siamo andati alla scoperta della Villa Belvedere Carafa. La villa voluta dal Marchese Vandeneynden nel 1671 al Vomero.

Villa Belvedere Carafa, la sua storia è legata alla figura del Marchese Ferdinando Vandeneynden. Fu proprio Ferdinando Vandeneynden marchese di Castelnuovo che nel 1671 si fece costruire sulla collina del Vomero una grande casa di campagna. Ferdinando, nato a Napoli nel 1626, era figlio di un mercante arrivato a Napoli dalle Fiandre al principio del Seicento. Il padre di Ferdinando partito povero, in poco tempo, riuscì a fondare un vero e proprio impero economico, prestando denaro allo Stato ottenendone in cambio appalti e benefici.

I Vandeneynden vivevano a Napoli in un sontuoso palazzo in via Toledo, acquistato dagli eredi del loro socio in affari Giovanni Zevallos. All’epoca un palazzo arricchito con la più importante collezione di quadri di tutta la città. Ai Vandeneynden mancava solo un titolo nobiliare. Il padre di Ferdinando riuscì però a comprarlo. Fù così che Ferdinando divenne marchese di Castelnuovo.

Il Marchese Ferdinando Vandeneynden e la scelta del Vomero per la costruzione della Villa

Con il titolo nobiliare acquisito il Marchese Ferdinando Vandeneynden sposò Olimpia Piccolomini, discendente da una nobile casata senese, con la quale ebbe tre figlie femmine: Caterina, Giovanna ed Elisabetta. Il marchese Ferdinando continuò l’attività di arrendatore e banchiere svolta dal padre. Anche se il suo interesse era rivolto soprattutto ad arricchire ulteriormente la sua grande collezione d’arte e a dedicarsi sempre di più alla sua passione per la filosofia, le lettere e le scienze.

Nel 1670, non aveva neppure cinquant’anni, Ferdinando si ammalò di tisi. Per lui l’unica possibilità di sopravvivenza era quella di ritirarsi a vivere in un luogo salubre, in collina, lontano dai miasmi della grande città. Il Marchese Ferdinando scelse così la collina del Vomero, come luogo ideale per costruirvi una casa di campagna.

Da austero maniero con quattro torri angolari a villa

Ferdinando affidò il progetto della villa all’architetto, un frate certosino di origine bolognese. L’architetto Buonaventura è anche autore tra le altre cose, del pavimento in marmo della chiesa della Certosa di san Martino e il soffitto ligneo della chiesa del Carmine. Buonaventura si mise subito all’opera, completando i lavori tra il 1671 e il 1673.

L’edificio, nella sua forma esterna, avrebbe presentato un aspetto molto semplice, quella di un castello, con quattro torri angolari. Ma altresì avrebbe avuto tutto attorno un bellissimo giardino e una vastissima estensione di verde agricolo che i Vandeneynden avevano acquistato. Per quanto riguarda gli arredi interni del palazzo Ferdinando non badò a spese. Ferdinando infatti chiamò infatti i migliori decoratori, intagliatori, falegnami e pittori i quali lavorarono senza sosta perché il marchese potesse stabilirvisi al più presto.

Purtroppo, Ferdinando Vandeneynden non riuscì ad abitare la sua casa di campagna che per pochi mesi, essendo morto il 15 agosto del 1675, quando i lavori non erano ancora terminati.

La villa prende il nome di Villa Belvedere Carafa a seguito del matrimonio tra Elisabetta e Carlo Carafa IV principe di Belvedere

Alla morte del marchese l’eredità andò divisa tra le sue tre giovani figlie. Caterina, Giovanna ed Elisabetta sotto la tutela della loro madre. La proprietà della casa sul Vomero toccò in dote alla figlia Caterina. Alla sua morte nel 1717, la villa passò a disposizione della più giovane Elisabetta, che intanto aveva sposato Carlo Carafa, IV principe di Belvedere. Da allora in poi il casino di campagna dei Vandeneynden verrà chiamata Villa Belvedere Carafa.

E’ con i principi di Belvedere che, nel Settecento, l’edificio perse il suo aspetto di austero maniero di campagna per rivestire la veste di vera e propria villa.

I principi Belvedere, infatti al viale centrale d’ingresso aggiunsero altri due viali pedonali. Fecero costruire poi un cortile porticato ad emiciclo, dove si svolgevano giochi, giostre e balli. Crearono un piccolo teatro all’aperto per rappresentazioni e concerti durante la bella stagione. Aggiunsero una loggia terminante in una coffee house sotto la quale venne sistemato il giardino d’inverno. Infine il grande giardino all’italiana, con quattro aiuole e una fontana nel mezzo cinto da una balaustra di piperno. Villa Belvedere a questo punto era degna di ricevere gli ospiti più illustri.

Villa Belvedere Carafa ospita alcuni tra i personaggi più importanti dell’epoca, da Maria Carolina a Re Francesco I di Borbone

La villa nel corso del tempo ospiterà alcuni dei personaggi più illustri dell’epoca come Giorgio II d’Inghilterra il 30 maggio 1731. La Regina Maria Carolina moglie di Ferdinando di Borbone nel 1792, suggerita dai suoi medici, scelse Villa Belvedere Carafa per partorire. E ancora nel secolo successivo Re Gioacchino Murat e Re Francesco I di Borbone erano spesso ospiti della villa.

Ma tra tutti gli ospiti illustri della villa vale la pena ricordare Lady Blassington. Una ricca ereditiera inglese che giunse a Napoli nel 1823 e che visse qui in affitto per quasi tre anni circondata da familiari e amici. Uno di questi, l’architetto Charles James Mathews, ci ha lasciato un’entusiasta memoria di quell’esperienza: “Quale parola può descrivere il Paradiso che io vidi a Napoli. Il palazzo Belvedere situato a un miglio e mezzo dalla città sulla collina del Vomero nella splendida baia turchese cosparsa di vele latine, col Vesuvio a levante, Capri a destra e la meravigliosa costa di Sorrento distesa di fronte, presentano uno scenario incantevole.”

Continua la sua descrizione Charles James Mathews – “La casa è un perfetto palazzo italiano con affreschi squisiti, marmi, portici e terrazzi in successione una sull’altra, adorna con boschetti pensili ad alberi di arance e melograni che spargono il loro odore tra festoni di viti che si arrampicano rigogliose, che producono gradevole ombra al sole di mezzogiorno, splendenti sotto il lucente terreno con fiori dagli accesi colori, mentre fontane ristoratrici spruzzano in ogni direzione tra statue e innumerevoli vasi. Io ero naturalmente in estasi, e cominciava per me una nuova esistenza”

Ancora oggi Villa Belvedere Carafa, ospita ancora gli affreschi e le tele originali volute dal marchese Ferdinando

Villa Belvedere Carafa a metà ottocento si presentava ancora nel pieno del suo splendore circondata da boschi, alberi da frutta e vigneti quando poco a poco comincia il suo declino. Estinta la famiglia Carafa di Belvedere la proprietà venne frazionata in tanti piccoli lotti. Così i portici dell’esedra, del cortile, e del giardino d’inverno vennero tompagnati, chiudendo con muri i luoghi aperti per dare luogo ad abitazioni e si perse così l’aspetto originario dell’edificio.

Ma il colpo più grave per la villa fu quando venne a perdere il suo splendido isolamento. Prima verso la fine dell’Ottocento col nascere del nuovo quartiere Vomero di Napoli. Ma soprattutto a partire dagli anni Cinquanta del Novecento per colpa di una dissennata speculazione edilizia che investì tutto il quartiere. Ciononostante la villa non ha mai perso del tutto il suo fascino.

Oggi la magia della villa sopravvive nelle gallerie del piano nobile con ancora gli affreschi e le tele originali volute dal marchese Ferdinando. Ma anche nello splendido panorama che da qui si gode di tutto il golfo di Napoli.

villa Belvedere Carafa