mercoledì 17 Dicembre 2025
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La Tomba di Virgilio una costruzione sepolcrale di età augustea

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Veduta dall'alto della Tomba di virgilio

Virgilio, nel Medioevo un vero e proprio patrono

La stessa Grotta che si apre nella presunta tomba di Virgilio, si dice che fu realizzata dal poeta grazie all’aiuto degli spiriti soprannaturali. Sapientemente orientata in modo tale da ricevere luce durante tutto l’arco del giorno.

La popolarità che aveva accompagnato in vita, Publio Virgilio Marone, dopo la morte gli valse addirittura la fama di mago. Nel Medioevo i napoletani giunsero a venerare Virgilio come un vero e proprio patrono, al pari degli spiriti familiari che a Napoli vengono chiamati “monacelli”. Lo stesso Dante Alighieri lo scelse come guida spirituale della sua Commedia.

La Tomba di Virgilio una costruzione sepolcrale di età augustea.

Composta da un tamburo cilindrico su base quadrata in opera cementizia, con dieci nicchie aperte sulla parete destinate alle olle cinerarie. Sul monumento, considerato il luogo della sepoltura del poeta sin dal XIV secolo, compaiono due iscrizioni: una in cui Petrarca invita il viandante a fermarsi accanto alla Tomba di Virgilio; l’altra, collocatavi nel Cinquecento, reca il distico tradizionalmente attribuito allo stesso Virgilio (Mantua me genuit, calabri rapuere, tenet nunc/ Parthenope: cecini pascua,rura. duces).

Il parco della tomba di Virgilio

Il piccolo parco alle spalle della chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, nei pressi della stazione ferroviaria di Mergellina, racchiude una parte delle pendici orientali del promontorio di Posillipo. Il nome greco Pausilypon (“pausa del dolore”) dato alla splendida villa romana che sorgeva sulla collina per indicare la pace e la quiete ivi esistenti. L’area a giardino ospita monumenti rilevanti per la storia dell’area partenopea.

La tomba di Leopardi e la Crypta Neapolitana

All’entrata del parco si trova un’imponente edicola fattavi collocare nel 1668 dal viceré Pietro d’Aragona, contenente due iscrizioni nelle quali si ricorda anche la presenza della tomba di Virgilio. Alla fine della seconda rampa, su uno spiazzo a destra, è l’area dedicata alla tomba di Giacomo Leopardi (Recanati, 1798 – Napoli, 1838). Un monumento che dal 1939 accoglie le spoglie del poeta, qui traslate dall’ormai scomparsa, Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta. Salendo ancora, si giunge alla piazzola davanti l’ingresso orientale della Crypta Neapolitana. Una delle più antiche gallerie del mondo, scavata in età augustea per facilitare i collegamenti tra Napoli ed i Campi Flegrei.

la tomba di Giacomo Leopardi

La posizione di rilievo della tomba di Virgilio domina l’ingresso sul versante napoletano della Crypta

La posizione di rilievo del mausoleo funerario attesta sicuramente l’importanza di chi vi fu sepolto. Ciò ben si coniuga con la lunga tradizione partenopea che associa Virgilio Marone alla città di Napoli ed alla grotta in particolare con un vincolo plurimo e complesso. Già in epoca antica, infatti, circa un secolo dopo la morte del poeta, il luogo divenne sacro per i suoi ammiratori. La tomba di Virgilio fu a lungo tema letterario e meta del turismo colto, come per Stazio, Plinio il Giovane e Silio Italico, il quale aveva cura di «adire ut templum» al sepolcro virgiliano, celebrando il 15 ottobre l’anniversario della nascita del poeta. Quasi senza interruzione di continuità, della tomba riferiranno nei secoli successivi letterati, cronisti e viaggiatori, italiani e stranieri, tra i quali Petrarca, Boccaccio e Cino da Pistoia rappresentano fonti di preziose informazioni.

La tomba di Virgilio edificata in opus reticulatum è del tipo a colombario

Il mausoleo funerario è stato edificato in opus reticulatum agli inizi dell’età imperiale. La tomba di Virgilio è del tipo a colombario. Con tamburo cilindrico, su un basamento quadrangolare, in cui è ricavata la cella funeraria a pianta quadrata con volta a botte. Illuminata da feritoie e dotata di dieci nicchie per ospitare le urne cinerarie.

La Grotta Vecchia di Pozzuoli

Nota anche come “Grotta vecchia di Pozzuoli”, questa galleria fu costruita in età augustea dal liberto Lucius Cocceius Aucto, architetto di Agrippa ed ammiraglio di Ottaviano. Secondo Strabone artefice anche del Portus Iulius, della “Grotta di Cocceio” e della Crypta romana a Cuma. Menzionata nella Tabula Peutingeriana, carta con itinerari stradali di epoca tardo imperiale, e ricordata oltre che da Strabone anche da Donato, Seneca, Petronio ed Eusebio, il cunicolo risulta scavato interamente nel tufo per una lunghezza di m 705, una larghezza originaria di m 4,50 ed un’altezza ca. m 5,00, rischiarata e ventilata da due pozzi di luce obliqui.

Intervista con Tosca D’Aquino attrice e napoletana verace

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I buoni consigli di Nino Formicola e Roberto Ciufoli per visitare Napoli

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A Castel Sant’Elmo la mostra di sculture di Giuseppe Pirozzi “Rudera”

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Il titolo dell’esposizione è tratto dalla poesia Rudera, composta da Michele Sovente per la scultura di Giuseppe Pirozzi. La mostra si articola in tre spazi diversi del Castel Sant’Elmo: nel Museo è presentata una selezione di opere in bronzo

Al Museo Novecento a Napoli a Castel Sant’Elmo, la mostra di sculture di Giuseppe Pirozzi Rudera, a cura di Enrico Crispolti.

Il titolo dell’esposizione è tratto dalla poesia Rudera, composta da Michele Sovente per la scultura di Giuseppe Pirozzi. La mostra si articola in tre spazi diversi del Castel Sant’Elmo: nel Museo è presentata una selezione di opere in bronzo che testimonia le fasi principali del percorso di ricerca artistica dello scultore, dagli esordi degli anni Cinquanta a oggi. La piccola chiesa di Sant’Erasmo – che per la prima volta si aggiunge agli spazi espositivi – accoglie venticinque sculture in terracotta, in gran parte inedite, realizzate dall’artista nell’ultimo decennio. Infine, nella sagrestia della chiesa si trova l’istallazione Preghiere, costituita da cento formelle in terracotta ingobbiata, plasmate con continuità rituale dallo scultore negli ultimi quattro anni e allestite a parete come opera unica.

Con Pirozzi la componente ludico immaginativa diventa provocazione plastica.

Il curatore Enrico Crispolti definisce le opere esposte: «Marchingegni immaginativi, nei quali con grande disinvoltura e maestria plastica, Pirozzi propone come delle occasioni di divagazione inventiva, offerte con un garbo quasi di “capriccio” appunto plastico settecentesco. In cui la componente ludico immaginativa, attraverso un riscontro sincretico di possibili ricordi e suggestioni, si fa occasione di circostanziata, plausibile, provazione plastica. Occasioni d’immaginare allusivamente, in una gamma assai ampia di invenzioni, combinazioni, soluzioni, il cui senso credo risieda tutto nell’offerta, molto svariata, d’un possibile repertorio di sapienti provocazioni plastiche combinatoriamente appunto allusive. Raramente tuttavia insinuandovisi un accento monitoriamente drammatico. […]

Giuseppe Pirozzi, note biografiche

Con la frequenza, nel 1954, del corso di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli ha inizio l’attività artistica di Giuseppe Pirozzi con opere di scultura e grafica. Da allora espone in numerosissime rassegne d’arte nazionali e internazionali ottenendo prestigiosi premi e riconoscimenti della critica. Nel contempo tiene mostre personali in gallerie e musei in Italia e all’estero. Presta inoltre la propria opera per interventi d’architettura e arredo urbano. Vincitore di concorsi nazionali per opere d’arte, realizza numerosi interventi monumentali presso edifici e spazi pubblici.

All’opera di Giuseppe Pirozzi si interessano tra i maggiori critici d’arte italiani

Le sue sculture si trovano oggi in collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. Dall’inizio degli anni Sessanta la sua attività artistica figura in molteplici pubblicazioni storico-artistiche. Alla sua opera si interessano tra i maggiori critici d’arte italiani, tra cui Lea Vergine, Luciano Caramel, Enrico Crispolti, Giuseppe Appella, Vitaliano Corbi, Raffaello Causa, Luigi Carluccio, Massimo Bignardi. Dal 1964 al 2001 insegna all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 2000 Giuseppe Pirozzi è insignito del titolo di Accademico Scultore dell’Accademia Nazionale di San Luca. Attualmente vive e lavora a Napoli.

Informazioni

Castel Sant’Elmo
Via Tito Angelini, 22 – 80129 Napoli
pm-cam.santelmo@beniculturali.it – +39 081 2294 449

Orario: 9.30-17.00  (ultimo ingresso ore 16.15) – martedì mostra chiusa
Ingresso al Castello: 5,00 €
www.polomusealecampania.beniculturali.it

Tre aperture straordinarie il sabato sera per visitare i musei

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Aperture straordinarie al Museo Pignatelli con la mostra Napoli tra finzione e realtà. Retroscena dei Bastardi di Pizzofalcone

Al Museo Pignatelli e alla Certosa e Museo di San Martino, il 7 il14 ed il 21 ottobre aperture straordinarie il sabato sera per visitare le mostre

Aperture straordinarie al Museo Pignatelli con la mostra Napoli tra finzione e realtà. Retroscena dei Bastardi di Pizzofalcone

La mostra è stata realizzata con finanziamenti europei fondi POC 2014- 2020, in collaborazione con Film Commission Regione Campania. La mostra presenta le immagini di back stage scattate dalla fotografa Anna Camerlingo durante le riprese della fiction televisiva “I Bastardi di Pizzofalcone”. Tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni. E’ il racconto della città attraverso immagini inusuali e spaccati paesaggistici inediti in cui gli attori si svelano in quanto persone con le loro tensioni, i sorrisi, le prove, la realtà della finzione.

Museo Pignatelli, ore 17-20 (ultimo ingresso ore 19)
Napoli tra finzione e realtà. Retroscena dei Bastardi di Pizzofalcone
biglietto € 5,00

Aperture straordinarie alla Certosa e Museo di San Martino per la mostra  Il cammino delle certose. I percorsi dell’anima

Aperture straordinarie alla Certosa e Museo di San Martino per la mostra  Il cammino delle certose. I percorsi dell’anima

 

 

 

 

 

 

La mostra nella Certosa di San Martino è incentrata su opere del Sei e del Settecento che prendono spunto dal tema biblico di Giuditta e Oloferne. A partire dall’affresco di Luca Giordano nella Cappella  del Tesoro, sono esposti, per la prima volta, i disegni preparatori provenienti dagli Uffizi di Firenze. Le opere seicentesche, da Carlo Saraceni a Jacopo Ligozzi, dialogheranno lungo tutto il percorso espositivo con i maestri del contemporaneo. Questo per dimostrare affinità e dissonanze, affrontate con sensibilità differenti, da Lucio Fontana a Alberto Burri, da Luca Maria Patella a Anish Kapoor (le cui opere verranno presentate nel corso della mostra), da Louise Bourgeois a Giacinto Cerone e Paolo Mussat Sartor.

Il Cammino delle Certose nasce da una proposta turistico-culturale di grande respiro della Regione Campania

La narrazione procede infatti fino alle declinazioni dei protagonisti dell’arte contemporanea: dunque al centro della scena la violenza sul corpo e sulla materia, la sublimazione del gesto attraverso la bellezza, il riscatto del mezzo artistico, il destino di umana sofferenza e la ribellione. Il Cammino delle Certose nasce da una proposta turistico-culturale di grande respiro della Regione Campania, Assessorato allo Sviluppo e Promozione del Turismo, nell’ambito dei progetti d’eccellenza, assieme al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, curata da Anna Imponente direttore del Polo Museale della Campania.

Certosa e Museo di San Martino ore 19.30-22.30;
biglietto ridotto € 3,00 (ultimo ingresso ore 21.30)

Al Teatro Nuovo di Napoli Ferdinando di Annibale Ruccello

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Al Teatro Nuovo di Napoli la regista Nadia Baldi inaugura la stagione teatrale del palcoscenico partenopeo, portando in scena il capolavoro del drammaturgo stabiese.

Martedì 10 ottobre 2017 al Teatro Nuovo di Napoli Ferdinando di Annibale Ruccello

Al Teatro Nuovo di Napoli la regista Nadia Baldi inaugura la stagione teatrale del palcoscenico partenopeo, portando in scena il capolavoro del drammaturgo stabiese.

Il Teatro Nuovo di Napoli affida l’inaugurazione della stagione teatrale 2017/2018 a Nadia Baldi. La Baldi porterà in scena, da martedì 10 ottobre la sua visione scenica di Ferdinando di Annibale Ruccello, l’opera, forse, più famosa del drammaturgo stabiese.

Donna Clotilde, si è rifugiata in una villa della zona vesuviana come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese

Presentato da Teatro Segreto, l’allestimento vede nel ruolo di Donna Clotilde, nobildonna legata visceralmente al Regno delle due Sicilie al centro della vicenda. L’attrice Gea Martire, affiancata dalla cugina serva infida, Gesualda, interpretata da Chiara Baffi. Fulvio Cauteruccio veste i panni del parroco Don Catellino, e il giovane Francesco Roccasecca quelli del personaggio eponimo dell’opera.
Donna Clotilde, baronessa borbonica, si è rifugiata in una villa della zona vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia. È con lei una cugina povera, Gesualda, che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera. I giorni trascorrono uguali, tra pasticche, acque termali, farmaci vari e colloqui con il parroco del paese, Don Catellino, un prete coinvolto in intrallazzi politici.

Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza “morbosa e strisciante”.

Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché non arriva Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza “morbosa e strisciante”. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa. A mettere a nudo contraddizioni, a disseppellire scomode verità, e a spingere un intreccio apparentemente immutabile verso un inarrestabile degrado.
“Ferdinando – si legge in una nota della regista – contiene notevoli elementi espressivi per una realizzazione teatrale delle emozioni umane. Specchiandosi nella tagliente forza di una storia che, attraverso il teatro, ruoti intorno al disvelamento di una serie di segreti. Ferdinando si concentra su quello che è forse il più insondabile mistero: la mente umana. Le follie e gli incroci amorosi contenuti nella trama emergono come elementi contemporanei e modernissimi, che, da sempre, regolano la potenza dei sogni e degli affetti presenti nella storia dell’umanità”.

 

Al Teatro Nuovo un Ferdinando pieno di valore

A valorizzare l’allestimento sono i costumi a cura di Carlo Poggioli. La scenografia di Luigi Ferrigno, la consulenza musicale di Marco Betta e il progetto luci di Nadia Baldi. Le foto in videoproiezione di Davide Scognamiglio.
Durante la tournée dello spettacolo, che debutterà al Piccolo Eliseo di Roma dopo le repliche a Napoli, arriverà nelle sale cinematografiche, giovedì 19 ottobre, il film Veleni, diretto da Nadia Baldi.

Al Teatro Nuovo Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza morbosa e strisciante

Al Teatro Nuovo per la regia di Nadia Baldi il testo più famoso di Annibale Ruccello

Nadia Baldi firma la regia di Ferdinando, il testo forse più famoso di Annibale Ruccello, andato in scena per la prima volta il 28 febbraio 1986. L’opera ha vinto due premi IDI: uno nel 1985 come testo teatrale, il secondo nel 1986 come miglior messinscena.
Dopo la presentazione al Teatro Nuovo di Napoli, lo spettacolo sarà, poi, in scena a Roma al Piccolo Eliseo dal 18 ottobre al 5 novembre.

Ferdinando si concentra su quello che è forse il più insondabile mistero: la mente umana.

Nadia Baldi ci spiega “Ferdinando contiene notevoli elementi espressivi per una realizzazione teatrale delle emozioni umane specchiandosi nella tagliente forza di una storia che attraverso il teatro ruoti intorno al disvelamento di una serie di segreti. Ferdinando si concentra su quello che è forse il più insondabile mistero: la mente umana.
Nasce così in me l’esigenza di indagare il possibile e impossibile mondo creativo che le donne sanno attuare quando i freni inibitori e culturali non hanno più il loro potere censurante.
Tutti i personaggi in una prima fase si presenteranno nel loro quotidiano per poi disvelare geniali strategie e stupefacenti mondi interiori.”

Lo spettacolo si incentrerà su  un’indagine minuziosa, sul cogliere le sottigliezze dei gesti, degli sguardi, dei corpi in agguato.

Continua Nadia Baldi “Racconterà la singolare dinamica attraverso la quale gli oggetti divengono padroni dei luoghi, mentre le fantasie interiori dei personaggi diventano padroni della loro esistenza fino a spingerla verso una dimensione surreale, comica, drammatica e imprevedibile: esiste sempre una connessione tra noi e i luoghi, tra noi e gli oggetti, tra noi e la memoria.
Le follie e gli incroci amorosi contenuti nella trama emergeranno come elementi contemporanei e modernissimi che da sempre regolano la potenza dei sogni e degli affetti presenti nella storia dell’umanità.
Ferdinando mette in luce le connessioni esistenziali fra dramma e malinconia, comicità e solitudine, sottolineando tali contrasti attraverso un uso di una messinscena che mira a svelare gli opposti sentimentali disseminati in tutte le esistenze.”

Dal 2 al 30 settembre ROCK! la mostra internazionale sulla musica

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ROCK! dal 2 al 30 settembre al PAN la mostra internazionale sualla musica e i suoi linguaggi

Dal 2 al 30 settembre ROCK! la mostra internazionale sulla musica e i suoi linguaggi – VII edizione

Ritorna, per il settimo anno consecutivo al PAN | Palazzo delle Arti di Napoli, dal 2 al 30 settembre 2017 la mostra internazionale sulla musica e i suoi linguaggi ROCK!, ideata e diretta dai giornalisti e critici musicali Carmine Aymone e Michelangelo Iossa.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Napoli e nelle sue precedenti sei edizioni ha fatto registrare oltre 77mila visitatori e che, per continuità ed estensione, la rende una delle mostre espositive dedicate alla musica e ai suoi linguaggi tra le più ricche e ampie mai realizzate in Europa.

ROCK! celebra il suo settimo atto

7 come i giorni dei cicli lunari, 7 come le bande di frequenza in cui si suddivide l’arcobaleno a livello cromatico, ma soprattutto 7 come le note musicali. La mostra ROCK! quest’anno, vivrà all’insegna del numero 7 e attraverso 7 aree tematiche celebrerà differenti anniversari.

Quarantesimo anniversario della scomparsa del re del rock Elvis Presley

– 1977 | 2017 Quarantesimo anniversario della scomparsa del re del rock Elvis Presley con
un’ampia sezione a lui dedicata che accoglierà suoi oggetti personali provenienti direttamente
da collezioni di Memphis [Tennessee | USA] di proprietà dell’“Elvis Museum on Tour” [a cura
di mr. Franz Heel per FH That’s All Right GmbH]. A questi oggetti si aggiungono numerose
memorabilia (45 giri rari, spartiti…) messe a disposizione dalla Fondazione Bideri – della
storica casa editrice Bideri di Napoli – presieduta da Ferdinando Bideri che detiene i diritti
d’autore del classico dei classici partenopeo ‘O sole mio che Elvis incise nel 1960 come It’s now or never, ancora oggi il suo singolo più venduto, e di Surrender (Torna a Surriento di Ernesto e Giambattista De Curtis). Di tutte le incisioni proposte dalla Fondazione Bideri ed esposte alla mostra, saranno disponibili QR-codes che consentiranno ai visitatori di ROCK! di poterle ascoltare via smartphone.

Quaranta anni di punk

– 1977 | 2017  Quaranta anni di punk con la mostra fotografica in esclusiva per l’Italia
intitolata Warzone centre del fotografo britannico Ricky Adam che tratta della scena punk
sviluppatasi a Belfast e dominata fino al 2003 dal collettivo artistico-sociale The Warzone
Center, noto anche come The Center. The Center è considerato una delle roccaforti europee
della controcultura punk. Una gallery fotografica racchiusa nel libro omonimo pubblicato da
Damiani.

La febbre del sabato sera

– 1977 | 2017 Saturday Night Fever: l’esplosione del fenomeno
disco music e l’ascesa definitiva di una band divenuta leggenda della musica con oltre 230
milioni di dischi venduti, i Bee Gees.

Lo zenith compositivo del rock

– I 7 album capolavoro del 1967. Il 1967 è, per molti, lo zenith compositivo del rock, l’anno di grazia in cui vengono pubblicati nell’arco di 12 mesi capolavori come Are you experienced? di Jimi Hendrix, The Doors dei Doors, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, Days of future passed dei Moody Blues, The Piper at the Gates of Dawn dei Pink Floyd di Syd Barret, Velvet Undergound & Nico e Mr. Fantasy dei Traffic di Steve Winwood e Jim Capaldi.

– ROCK! – Go七hic Seven Seals

Curata dall’artista e musicista Francesca Fariello che, attraverso 7 “spunti”, metterà in luce le connessioni tra la musica rock, la letteratura, il cinema gotico/horror e la Napoli del mistero con gli scatti dei fotografi Dino Borelli, Alessandro Catocci, Giuseppe D’Anna, Luigi Maffettone, Fiorella Passante, Davide Visca. David Gilmour e il Paradiso Perduto (Paradise Lost, 1667) di John Milton racchiuso nel disco Rattle That Lock, i coniugi Shelley, Percy Bysshe Shelley con il suo lirismo emotivo a tratti esasperato e Mary Shelley con il suo Frankenstein, Dracula il vampiro della letteratura che ha ispirato molti artisti del rock, la Dance magic di David Bowie nella fiaba gotica Labyrinth. L’angelo caduto del pittore William Rimmer e il simbolismo nella musica dei Led Zeppelin, David Lynch e le sue visioni in Twin Peaks di musica, cinematografia e poesia, Michael Jackson e il suo misterioso legame con il numero 7, la sua posa del 7, il 7-7-7 della statua di HIStory, la walking dead dance in Thriller.

Una sezione dedicata a Michael Jackson e ai suoi misteri legati al numero 7

L’area Go七hic Seven Seals accoglierà al suo interno anche una sezione dedicata a Michael
Jackson e ai suoi misteri legati al numero 7, al 777 e al 1998, curata da Patrizia Stingo, una
delle più grandi collezioniste d’Europa di materiale di Jackson: si potranno ammirare oggetti
appartenuti all’artista (cappelli, pantaloni, mocassini, memorabila, rarità, dischi…) mai esposti
fino ad ora.

– Area eventi live
Ma non è tutto: gli spazi napoletani dell’HART di via Francesco Crispi e quelli della libreria Berisio di via Port’Alba ospiteranno eventi ROCK! Off. Il primo accoglierà, attraverso un ciclo di appuntamenti intitolato HART OF ROCK!, le proiezioni di film tutti preceduti da un incontro/introduzione a cura della mostra ROCK!7 (The Beatles: Eight Days a Week, The Doors, Woodstock, Saturday Night Fever), mentre il secondo sarà la cornice degli AperitiviJazzROCK! in cui sarà narrata l’arte di musicisti che partendo dal jazz hanno messo insieme la musica d’improvvisazione con il rock e molto altro (Miles Davis, Chet Baker, Gil Evans, Weather Report…).
Ancora una volta la mostra proverà a raccontare il pianeta ROCK! – dal 2 al 30 settembre 2017 – attraverso oggetti, memorabilia, strumenti musicali, spartiti, immagini, incontri, dibattiti e soprattutto tanta musica!

Castel Sant’ Elmo visita guidata con l’Istituto Italiano dei Castelli

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visita guidata a castel Sant'Elmo con l'Istituto Italiano dei Castelli

Castel Sant’ Elmo, un’incredibile fortezza. Domenica 3 settembre alle ore 10.30 visita guidata con l’Istituto Italiano dei Castelli

In occasione dell’ingresso gratuito con la manifestazione Domenica al museo, l’Istituto Italiano dei Castelli  propone ancora una volta una visita guidata speciale al forte di Sant’ Elmo, colossale opera di ingegneria militare della prima metà del XVI secolo.
Castel Sant’Elmo è una grandiosa fortezza che riecheggia una forma stellare a sei punte, con un intricato sistema di gallerie difensive e la piazza d’armi superiore un tempo dotata di artiglierie a lunga gittata.

La parte inferiore del complesso fortificato venne ricavata scavando l’interno della collina

La difesa passiva del forte era  basata su enormi spessori murari in tufo, poiché la parte inferiore del complesso fortificato venne ricavata scavando l’interno della collina. La difesa attiva era affidata a grandi casematte (che saranno visitabili) dotate di cannoniere in grado di consentire il tiro da diverse angolazioni.  La visita, che per l’occasione sarà curata direttamente dall’arch. Luigi Maglio, vicepresidente del consiglio scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli,  condurrà i partecipanti alla scoperta degli aspetti tecnici-difensivi di questo straordinario esempio di architettura fortificata, unico al mondo per forma e soluzioni adottate. Feritoie, caditoie, ponti levatoi, fossati, rivellini, merli e merloni, bombarde e bombardiere: i visitatori saranno introdotti all’affascinante ed originale linguaggio che contraddistingue l’architettura militare dell’età moderna.

Visita guidata gratuita l’Istituto Italiano dei Castelli

Per godere della visita guidata gratuitamentela prenotazione è obbligatoria entro sabato mattina,  2 settembre, fino ad esaurimento posti.

Potete prenotare scrivendo a castellicampania@virgilio.it o telefonando  al 333 6853918  la mattina dalle ore 9 alle 12,30 od il pomeriggio dalle 16 alle 19)
La visita guidata avrà inizio alle ore 10,30,  e si svolgerà anche in caso di pioggia con un percorso  alternativo  al coperto. Si invita a comunicare in tempo l’eventuale disdetta della prenotazione.

Castel Sant’Elmo a Napoli, da castello a fortezza a carcere militare

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In fotografia si vede Castel Sant'Elmo, castello medievale, sito sulla collina del Vomero
In fotografia si vede Castel Sant'Elmo, castello medievale, sito sulla collina del Vomero

Castel Sant’Elmo: storia, arte e panorami mozzafiato su Napoli

Castel Sant’Elmo, situato sulla collina del Vomero, è uno dei simboli più iconici di Napoli. Con una storia che abbraccia secoli, questo castello-fortezza è oggi un importante polo culturale, sede di mostre, eventi e uno dei punti panoramici più spettacolari della città.

Le origini: dal Castrum Sancti Erasmi a Castel Sant’Elmo

Le prime testimonianze di Castel Sant’Elmo risalgono al 1275, quando era conosciuto come Castrum Sancti Erasmi, grazie alla cappella dedicata a Sant’Erasmo situata nella struttura originaria. Nel 1329, Roberto d’Angiò affidò all’architetto Tino di Camaino la trasformazione dell’edificio in un vero palatium per la corte reale. La pianta quadrilatera e le torri che caratterizzavano l’edificio furono le basi della struttura odierna.

Nel 1456, un devastante terremoto distrusse parte delle torri e delle mura. Successivamente, con l’avvento degli Aragonesi, furono avviati importanti lavori di restauro. Durante il viceregno spagnolo, Castel Sant’Elmo assunse un ruolo strategico come fortezza difensiva per volere di Don Pedro de Toledo. Fu in questo periodo, tra il 1537 e il 1538, che l’ingegnere militare Pedro Luis Escrivà progettò l’attuale struttura a pianta stellare, simbolo di potenza e controllo militare.

Da fortezza a carcere militare: la trasformazione storica

Nel corso dei secoli, Castel Sant’Elmo divenne il luogo simbolo di numerosi eventi storici. Nel 1547, l’architetto Pietro Prato costruì una chiesa all’interno della fortezza, che fu però distrutta da un fulmine nel 1587. Successivamente, Domenico Fontana fu incaricato di un restauro completo, ricostruendo la chiesa e altri edifici, tra cui la dimora del castellano e il ponte levatoio.

Nel 1860, dopo l’ultima resistenza borbonica, il castello fu convertito in carcere militare, ruolo che mantenne fino al 1952. Durante questi anni, vi furono rinchiusi personaggi illustri come Tommaso Campanella, Mario Pagano e Carlo Poerio. Gli ambienti sotterranei e i camminamenti di ronda testimoniano ancora oggi l’aspetto imponente e austero della struttura.

Il restauro e la rinascita culturale

Negli anni ’70, Castel Sant’Elmo fu sottoposto a un imponente restauro, che riportò alla luce gli antichi percorsi e rese visibili gli ambienti originari. Nel 1982, la fortezza passò alla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli, che ne trasformò l’utilizzo: da simbolo di guerra a polo culturale. Oggi ospita mostre temporanee, eventi culturali e la Biblioteca di Storia dell’Arte “Bruno Molajoli”.

Paesaggio da Sud-Est a Nord-Ovest. Sguardi sulla città da Castel Sant'Elmo

Le attrazioni di Castel Sant’Elmo

La Piazza d’Armi e i panorami mozzafiato
La Piazza d’Armi, situata al cuore del castello, offre una vista impareggiabile su Napoli e sul Golfo. Da qui si possono ammirare il Vesuvio, Capri e l’intera città in un colpo d’occhio, rendendo Castel Sant’Elmo una meta imperdibile per fotografi e visitatori.

Le Garitte e i camminamenti di ronda
Le Garitte, utilizzate in passato per l’osservazione militare, sono oggi parte integrante delle installazioni artistiche contemporanee. I camminamenti di ronda, accessibili ai visitatori, offrono un’esperienza unica per immergersi nella storia e godere di scorci panoramici.

La chiesa di Sant’Erasmo e l’arte sacra
La chiesa dedicata a Sant’Erasmo, ricostruita da Domenico Fontana, conserva affreschi e opere d’arte, tra cui il monumento funebre di Pedro de Toledo e una statua in stucco di Sant’Erasmo del XVIII secolo.

Gli Ambulacri e il Carcere alto
Gli Ambulacri sotterranei raccontano la storia di un luogo che fu anche prigione. Oggi, il Carcere alto ospita esposizioni temporanee, mentre il Carcere basso è parte integrante del percorso museale

Un luogo dove storia e cultura si incontrano

Castel Sant’Elmo è molto più di un semplice castello: è un luogo dove la storia di Napoli si intreccia con la sua rinascita culturale. La sua posizione strategica e il suo valore storico lo rendono una tappa obbligata per chiunque voglia scoprire l’essenza di questa città unica.

La presa del castello e la proclamazione della Repubblica Napoletana

Quando i repubblicani riuscirono ad impadronirsi del castello e fu proclamata la Repubblica Napoletana, sulla vetta della fortezza venne innalzata la bandiera tricolore: gialla, rossa e turchina. A questa celebrazione prese parte anche la scrittrice e giornalista Eleonora Pimentel Fonseca con un Inno alla Libertà, da lei composto; arrestata alla fine della repubblica fu giudicata e condannata a morte per impiccagione.

La riconquista borbonica di Castel Sant’Elmo

Con la riconquista borbonica Castel Sant’Elmo ritornò al ruolo di prigione e vi furono incarcerati i rivoluzionari, tra cui Luigia Sanfelice. La Sanfelice, era una giovane ed attraente nobildonna napoletana, che, durante la Repubblica del 1799 denunciò una congiura ai danni del governo rivoluzionario. I responsabili furono fucilati e lei venne considerata come salvatrice della Repubblica; ma dopo la sconfitta fu condotta e imprigionata nel carcere di Sant’Elmo. Condannata a morte, la pena fu rimandata per una sua presunta gravidanza e nel frattempo venne rinchiusa a Palermo, come è documentato dal dipinto di Gioacchino Torna. Fu decapitata a Napoli 1’11 settembre 1800.

Le carceri di Castel Sant’Elmo hanno visto rinchiuso Carlo Poerio, patriota napoletano.

AI tempo dei moti rivoluzionari del 1821 le prigioni del castello custodirono, tra gli altri, il generale Pietro Colletta. Dal 1844 al 1848 Ferdinando II vi faceva rinchiudere il patriota napoletano Carlo Poerio, distintosi nei moti rivoluzionari del 1848. Furono rinchusi inoltre Mariano d’Ayala, Felice Ferri, Cesare de Marinis.

Dopo l’entrata in Napoli di Garibaldi, l’esercito borbonico lasciò il castello. Il 9 settembre 1860 sul punto più alto della roccaforte sventolava il Tricolore italiano con lo stemma sabaudo.

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