lunedì 31 Marzo 2025
Murzillo Chic
Home Blog Pagina 36

Il Giardino Pensile di Palazzo Reale completamente restaurato

0

Il Giardino Pensile di Palazzo Reale fu realizzato come ‘Giardino del Belvedere’. Realizzato presumibilmente verso la metà del XVII sec., con l’ampliamento di un primo terrazzo che circondava il nuovo corpo di fabbrica, creato nel 1671 per ospitare le stanze della Viceregina Ana Fernandez de Cordoba.

Il Giardino Pensile di Palazzo Reale è relativo al progetto settecentesco che si inserisce nella fase d’ampliamento e abbellimento del Palazzo. Fu lo stesso Carlo di Borbone, giunto a Napoli nel 1734 a volere l’abbellimento del Palazzo. Il Giardino Pensile si sviluppava nel senso di un grande terrazzo. Una balaustra ritmata da busti e da grandi vasi per fiori, una pavimentazione semplice e aiuole rettangolari, al centro, un giardino ellittico con fontana.

L’aspetto del Giardino Pensile di Palazzo Reale voluto da Gaetano Genovese.

Nel primo decennio dell’Ottocento è testimoniato un allestimento più ricco delle aiuole e l’attuale assetto è quello voluto da Gaetano Genovese. Tra il 1836 e il 1842, Genovese modifica definitivamente l’aspetto del terrazzo. Si effettua la costruzione di un braccio nuovo e un ponticello in ghisa di collegamento con il Palazzo.

Il Giardino Pensile di Palazzo Reale si compone di singole aiuole rettangolari poste su due file separate da un viale coperto da un pergolato metallico. Il centro è definito da una spazialità ellittica. Un tondo delimitato da quattro panche curve in marmo di Carrara sostenute da terminazioni a piedi leonini di fattura neoclassica, disposte secondo quattro direzioni ortogonali.

Un pregevole tavolo neoclassico, in marmo bianco di Carrara, definisce il centro di questo spazio vuoto con un piano d’appoggio che ha anche funzione di fioriera per ospitare vasi. La pavimentazione centrale del Giardino Pensile è realizzata in marmo di Carrara e Bardiglio Imperiale ad elementi alterni. Il disegno della pavimentazione centrale richiama l’effetto classico del tavolo e funge da fulcro visivo non solo del giardino ma dell’intera facciata meridionale.

Il restauro del giardino Pensile di Palazzo Reale.

Dopo l’assetto voluto da Genovese, si rammentano lavori di sistemazione idraulica e di integrazione botanica con il regno dei Savoia. I lavori del 1877, che continuamente arricchirono e modificarono l’allestimento del giardino, con piante, panchine, fioriere. Numerose sono le immagini della regina Margherita ripresa in questo luogo spettacolare.

Durante la guerra oltre cento bombe e una nave carica di esplosivi hanno lacerato Palazzo Reale. Durante i lavori di restauro del dopoguerra si pose mano anche al rifacimento del terrazzo del Giardino Pensile, fu realizzato un robusto solettone in cemento armato e demolito il ponticello. Questo intervento e, in particolare, il solettone in cemento armato, rapidamente degradato per l’ umidità, negli ultimi anni ha rappresentato un grave vulnus per l’edificio.

Il Giardino Pensile di Palazzo Reale restaurato con tecniche tradizionali.

I lavori di restauro sono stati anche l’ occasione per un ripensamento sull’efficacia dell’intervento postbellico, che ha portato alla scelta di demolire la pesante e poco mantenibile struttura cementizia per ricostituire con tecniche tradizionali, cioè in muratura di tufo. E’ stato realizzato anche un sistema di camere d’ aria ispezionabili, a sostegno del piano del giardino.

Il progetto ha ripreso gli assetti strutturali propri del corpo di fabbrica sottostante, riproponendo quello originario e aggiornandolo. Un simile percorso di ritrovamento e riproposizione di forme grazie al recupero delle geometrie proprie dei luoghi aveva portato, nel 2009, al rifacimento dello spettacolare tondo centrale e del ponticello di collegamento tra giardino pensile e palazzo. Guida di questi interventi, tra loro legati anche dalla equipe progettuale, è stata la ricerca d’ archivio, in particolare lo studio dei disegni originari di Biagio De Lellis, e, per la parte botanica e le pavimentazioni, lo studio degli inventari e delle documentazioni fotografiche d’ epoca.

Al Giardino Pensile di Palazzo Reale si ritrova l’assetto botanico originale.

La restituzione dell’assetto botanico del giardino Pensile di Palazzo Reale è stata rilevante. Ha registrato la continua sperimentazione negli anni di essenze e disposizioni formali, cosa che ha suggerito la scelta di operare proponendo un disegno nuovo, omologo alla pavimentazione, continuando con la riproposizione del disegno ottocentesco ma realizzato con piante e sistemazioni botaniche già significativamente presenti nel giardino pensile. In particolare si cita il ritorno degli agrumi e delle rose.

Il restauro realizzato nell’ambito del progetto Napoli, Palazzo Reale Restauro. Adeguamento funzionale ed impiantistico e miglioramento degli standard di sicurezza e di fruizione, allestimento museale, potenziamento dei servizi di accoglienza e di orientamento alla visita della città e del territorio PON FERS 2014- 2020- Asse 1, stazione appaltante Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per la Campania, sviluppato con la Soprintendenza per i Beni Architettonici paesaggistici storici e artistici della provincia di Napoli -oggi Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli- e il Polo museale della Campania

Uemon Ikeda e il giardino incantato di Palazzo Reale a levante del sole

0

Il dialogo tra Arte, Natura e Architettura, un punto nodale nel progetto ottocentesco del Giardino, è riproposto da Uemon Ikeda.

Uemon Ikeda con il filo di lana e seta accompagna il visitatore in un percorso nel Palazzo, che unisce interno ed esterno. L’artista intesse con il monumento un intenso colloquio che fonde Oriente e Occidente, passato e presente con squisita sensibilità, arte e leggerezza orientali.
Il suo Filo rosso, una struttura aerea dalla trama sottile, come una lieve architettura effimera incontra e contrasta l’austera struttura monumentale e, pur nella sua fragilità, esprime un senso di forza e resistenza.

Uemon Ikeda con il filo di lana e seta che accompagna il visitatore in un percorso nel Palazzo Reale

Uemon Ikeda e la collaborazione con l’Accademia di Belle Arti

Dodici studenti dell’Accademia di belle arti di Napoli prendono parte alla grande installazione di Uemon Ikeda al Palazzo Reale di Napoli. Si parte dal cortile d’onore dove l’artista giapponese con il suo filo rosso di seta e di lana inizia a intrecciare una sorta di ragnatela che sin da subito rapisce lo sguardo dei visitatori, collaboratori e studenti.

I giovani artisti dell’accademia seguono le direttive di Ikeda. Si crea un percorso sospeso da terra e proiettato verso l’alto entrano a far parte, con azioni performative, della grande installazione che percorrerà anche l’interno del Palazzo fino al restaurato Giardino pensile.
I 12 allievi: Eleonora Alabiso, Federica Amuro, Elena Chirico, Daniela D’Amore, Armando Di Caprio, Evelyne Michel, Alberto Michelette, Lina Moccia, Elena Pellegrino, Pierpaolo Maria Perrone, Chatrin Ponticelli, Simone Talpa. Inoltre con la collaborazione dei cultori della materia Antonella Calabrese, Laura Curci, Francesca Iovane, Valentina Manzo, Mauro Maurizio Palumbo e Aurora Vivenzio.
Con le foto di Rosalba Avventura, Lin Baixue, Elena Iacono e il video di Alessandro Minervini e Antonio Petrillo.

Uemon Ikeda durante le fasi dell'installazione

Tatsuo Ikeda in arte Uemon Ikeda, allievo dello scultore Venanzio Crocetti.

Uemon Ikeda, nome d’arte dell’artista giapponese Tatsuo Ikeda (Kōbe, 1952). Ikeda vive e lavora a Roma, sua città di adozione, dove negli anni Settanta ha frequentato l’Accademia di Belle Arti seguendo le lezioni dello scultore Venanzio Crocetti.
Nel 1991 ha partecipato alla mostra collettiva Simultaneità – Nuove Direzioni dell’Arte Contemporanea Giapponese a Palazzo Braschi, Roma; nel 1997 ha preso parte al terzo festival di arte e poesia a Bomarzo Incantesimi. Scene d’arte e poesia VICINANZE; ha esposto al Museo laboratorio di arte contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma Uemon Ikeda-Acrobazia nel 2000 e Uemon Ikeda – un ragazzo che voleva vivere nel rettangolo nel 2005; ha partecipato alla collettiva L’Artista come Rishi al MNAO, Museo d’Arte Orientale “G. Tucci” di Roma nel 2011.

Tra le altre iniziative, ha preso parte a LUDUS con l’installazione Filo di Arianna in piazza Trilussa a Roma; ha realizzato nei giardini della Sinagoga di Roma un’ installazione per la Giornata Europea della Cultura Ebraica; nel febbraio 2013 ha esposto alla collettiva Io Klimt al Palazzo dei Consoli di Gubbio; nel 2017 ha partecipato alla 102esima edizione della NIKA Exibition al National Art Centre di Tokyo, una delle tre esposizioni d’arte più importanti in Giappone.

Uemon Ikeda

La Sposa nel Vento di Sergio Casesi per la regia di Velotti al teatro TRAM

0
La Sposa nel Vento Sergio di Casesi ha vinto il Festival Vissidarte 2018

La Sposa nel Vento di Sergio Casesi sale sul palco del TRAM. Il progetto del milanese Sergio Casesi ha vinto il Festival Vissidarte 2018 dedicato ai più grandi esponenti della storia dell’arte e da oggi torna al teatro di Port’Alba con la regia di Andrea Vellotti

La sposa nel Vento, è la vera storia del pittore e drammaturgo austriaco Oskar Kokoschka a salire sul palcoscenico al Teatro Tram dal 23 al 25 novembre. La sua tormentata storia d’amore con Alma è protagonista dello spettacolo “La sposa del Vento”, vincitore del Premio di drammaturgia “Parole d’Arte” 2018.

Lo spettacolo nasce grazie a un progetto del TRAM e del Festival Vissidarte che, lo scorso aprile, hanno indetto il premio di drammaturgia “Parole d’arte”. Ad aggiudicarsi la vittoria è stato “La sposa del vento” dell’autore milanese Sergio Casesi. Il regista cui affidare la messinscena dell’opera è stato individuato dal TRAM tramite un workshop e la scelta è ricaduta su Andrea Vellotti, che ha così debuttato con lo spettacolo a settembre nell’ambito di Vissidarte e replicherà al teatro di via Port’Alba dal 23 al 25 novembre.

La regia dello spettacolo La Sposa nel Vento affidata al regista Andrea Vellotti.

Andrea Velotti, classe 1982, diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, fa parte del Collettivo Nest – Napoli est Teatro, compagnia indipendente che ha aperto un teatro omonimo a San Giovanni a Teduccio.
“Una conferma del valore e della crescita del Festival Vissidarte – spiega il direttore artistico del Tram Mirko Di Martino – che, giunto alla sua quarta edizione, propone ogni anno al pubblico napoletano spettacoli, eventi, laboratori, che raccontano i più grandi pittori della storia dell’arte”.

La sposa del vento parla d’amore, respira amore, si nutre d’amore.

La sposa del vento parla d’amore, respira amore, si nutre d’amore.

Un amore senza ostacoli ma con tanti vincoli, un amore totale ma singolare, un amore vero ma posticcio. La sposa del vento è amore, quello che cerchiamo tutti i giorni e che spesso ci sfugge; è quello che non vorremmo mai essere e invece perpetuiamo negli stessi errori. È l’Amore di Oskar, di un grande pittore, di un uomo che ama con tutto se stesso e che arriva a fare qualsiasi cosa per soddisfare il suo desiderio d’amare.

Oskar Kokoschka perde la sua amata Alma: lei lo lascia, stanca delle gelosie e delle manie di possessione del giovane pittore. In Kokoschka si scatena un conflitto interiore che neanche la Grande Guerra riesce a reprimere o affievolire e così, di ritorno dal fronte, ferito esausto e solo, si dedica totalmente al suo amore che ai suoi occhi e nel suo cuore, non l’ha lasciato neanche per un attimo.

L’amore perfetto non esiste. L’amore è lotta, perenne. È una guerra, fatta di continue battaglie. A meno che la persona amata non diventi un oggetto, l’oggetto del desiderio, sempre pronto ad amare e a essere amato. L’arte è una strada da percorrere, è la necessità del gesto, è l’unico modo per sopravvivere e restare attaccati a una vita e a un mondo sempre più cattivo e confuso. L’arte è veicolo d’amore.

La Sposa Del Vento di Sergio Casesi, con Luna Romani e Stefano Tosoni. Scene Mauro Rea e Vincenzo Fiorillo, costumi Giovanna Napolitano. Foto di scena Carmine Luino. Con un brano originale di Alessio Vellotti. Regia Andrea Vellotti.

Testo vincitore del Premio di drammaturgia “Parole d’Arte” 2018
Spettacolo realizzato con il sostegno di Teatro TRAM e Vissidarte Festival

Domenica in Floridiana, gli appuntamenti per grandi e bambini

0

Domenica in Floridiana. Il Museo Duca di Martina propone un ciclo di eventi capace di coinvolgere tutta la famiglia, grandi e bambini

Domenica in Floridiana, il ciclo di eventi organizzati dal Museo Duca di Martina, diretto dalla dottoressa Luisa Ambrosio. La domenica del 25 Novembre si rivela ricca di appuntamenti capaci di coinvolgere grandi e bambini.

Domenica in Floridiana con Musaflò- Nintu e i quattro elementi.

Terzo appuntamento dedicato ai bambini dai 6 agli 11 anni. Curato dall’Associazione Campania per Bimbi, che accompagna i piccoli in una breve visita alla ricerca dei draghi e degli animali fantastici rappresentati nelle opere d’arte orientale. Successivamente i bambini usciranno nel Parco alla scoperta dei Quattro elementi della Natura quali l’aria, l’acqua, la terra e il fuoco. In caso di pioggia, si resterà all’interno.

L’appuntamento è alle 10:30 alla biglietteria del museo. Biglietti: per i bambini è gratuito; 2 euro per gli accompagnatori.

Domenica in Floridiana per gli appassionati dell’arte del tè l’appuntamento è con “Il tè si fa cibo: Sambusi”.

Un approfondimento sui piatti da coltello del Duca di Martina, realizzati da varie manifatture di porcellana, orientali e occidentali, introduce lo show-cooking dei Sambusi, sfoglie farcite di carne speziata allo zenzero e cumino tipiche della tradizione culinaria dell’Africa Orientale, accompagnati dal Tè invecchiato Pu-erh.

Il costo per partecipare all’incontro è di € 12,00 a persona a incontro, comprensivo del biglietto di ingresso ridotto al Museo.
Per informazioni e prenotazioni potete rivolgervi aProgetto Museo: info@progettomuseo.com – tel. 081440438 – cell. 333.9564880

Domenica in Floridiana in musica con le Armonie Barocche

Nuovo appuntamento della rassegna, curata da Simonetta Tancredi, con il concerto del tenore Nazareno Darzillo. In programma musiche di: Giovanni Battista Bononcini. Marc ‘Antonio Cesti , Alessandro Scarlatti, Wolfgang Amadeus Mozart, Antonio Caldara, Giovanni Battista Pergolesi . Tenore, Nazareno Darzillo; Clavicembalo, Simonetta Tancredi.
Partecipazione con il biglietto del Museo 4 euro,intero; 2 euro ridotto. | 25 novembre, ore 11.00

Museo Duca di Martina | via Cimarosa 77 | via A. Falcone 171 | 80127 Napoli
orario: lun. – dom. 8.30-17.00 (ultimo ingresso ore 16,15) | martedì chiuso
Biglietto € 4,00 (intero); 2 (ridotto)
tel. 081 2294700 – 081 5788418 – pm-cam.martina@beniculturali.it
www.polomusealecampania.beniculturali.it – facebook.com/museoducadimartina

TRULLO (la vera non storia di un anima da imbottigliare)

0
TRULLO (la vera non storia di un anima da imbottigliare) con Diego Sommaripa e Laura Pagliara dal 23 al 25 novembre al Teatro Di Sotto

TRULLO (la vera non storia di un anima da imbottigliare) con Diego Sommaripa e Laura Pagliara dal 23 al 25 novembre al Teatro Di Sotto

TRULLO vincitore della menzione speciale “Drammaturgia Originale“ del festival ut-35 le formiche edizione 2016. Spettacolo d’apertura dell’edizione 2017 del “Positano Teatro Festival“. Vincitore del premio “Li Curti“ edizione 2018, con Diego Sommaripa e Laura Pagliara sarà in scena dal 23 al 25 novembre sarà in scena al Teatro Di Sotto.

Partire per dimenticare, il viaggio di Trullo.

Con il suo bagaglio, d’errori, paure, incertezze, rimpianti, non riesce a perdonarsi e decide di partire per dimenticare, pulire, riparare, rifiorire e rivivere. La destinazione è nel suo amato e odiato mare. Alla guida del Veliero dei suoi giorni c’è una Dottoressa, una psicoanalista, che in una seduta guidata condurrà Trullo in viaggio.

In questo viaggio incontrerà vecchi e nuovi amici. Circumnavigando attraverso il gioco, la poesia, il canto, tentera’ la risaltita fino a poi ritrovarsi di fronte al suo nemico numero uno: il passato. Forse riuscirà a far ritorno a casa,  portando con se in valigia il souvenir per lui più importante: se stesso. Forse…!

Il Giardino pensile del Palazzo Reale riapre con l’installazione di Ikeda

0
al Giardino pensile del Palazzo Reale l' installazione del maestro giapponese Uemon Ikeda,

Il Giardino pensile del Palazzo Reale di Napoli riapre giovedì 22 novembre. L’ installazione del maestro giapponese Uemon Ikeda, con il suo filo rosso ci guida alla sua riscoperta.

Il Giardino pensile del Palazzo Reale di Napoli riapre giovedì 22 novembre, alle ore 11.30, a conclusione del lungo e complesso restauro. Il Giardino pensile del Palazzo Reale di Napoli e si riscopre attraversando un percorso ‘disegnato’ dall’ installazione site specific del maestro giapponese Uemon Ikeda.

La manifestazione è organizzata dal Polo museale della Campania, diretto da Anna Imponente, curatrice della mostra, con la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli diretta da Giuseppe Gaeta.  Con il Patrocinio della Fondazione Italia Giappone e dell’Istituto Giapponese di Cultura.

Il restauro del Giardino è stato realizzato dal Segretariato Regionale per la Campania del MIBAC diretto da Mariella Utili. Dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli diretta da Luciano Garella, RUP dell’intervento e dal Polo museale.
Con il sostegno di: Amici di Capodimonte, SIEN S.r.l., Giovanni Scaturchio, Consorzio stabile Glossa

Il Giardino pensile del Palazzo Reale un romantico spazio all’aperto con una splendida vista sul Golfo di Napoli

Un romantico spazio all’aperto, con una splendida vista sul Golfo di Napoli. Così il Giardino pensile riacquista l’originario incanto nell’attenta ricostruzione filologica e la selezione delle piante e delle essenze antiche, segue le indicazioni così come citate nelle carte e nei volumi su Palazzo Reale.

Il dialogo tra Arte, Natura e Architettura, un punto nodale nel progetto ottocentesco del Giardino, è riproposto da Uemon Ikeda con il filo di lana e seta che accompagna il visitatore in un percorso nel Palazzo, che unisce interno ed esterno. L’artista intesse con il monumento un intenso colloquio che fonde Oriente e Occidente, passato e presente con squisita sensibilità, arte e leggerezza orientali.
Il suo Filo rosso è una struttura aerea dalla trama sottile. Una lieve architettura effimera che incontra e contrasta l’austera struttura monumentale e, pur nella sua fragilità, esprime un senso di forza e resistenza.

Ballerina da Patricia Highsmith al Teatro Elicantropo

0
Ballerina è tratto liberamente da “Tutti mi chiamano ballerina”, pubblicato da Feltrinelli nel 1975.

Ballerina da Patricia Highsmith. Lo spettacolo, attraverso parole, musica e canzoni, muove in una dimensione ironica, surreale, per una riflessione sulla diversità e la difficoltà di amare

Ballerina da Patricia Highsmith in scena da giovedì 22 novembre al Teatro Elicantropo di Napoli. E’ una dimensione ironica, surreale, dai risvolti decisamente noir. Liberamente tratto da un racconto di Patricia Highsmith, per la regia di Iolanda Salvato. Lo spettacolo debutterà giovedì 22 novembre 2018 alle ore 21.00 e in replica fino a domenica 25 al Teatro Elicantropo di Napoli.

La Ballerina è un’inusuale elefantessa

Presentato da Teatro Segreto, l’allestimento si avvale della presenza in scena degli interpreti Carlo di Maio, Sergio Cristofani, Davide Di Lecce, che daranno vita alla pièce nella scena a cura di Sebastiano Cimmino. I costumi sono di Florin Shawarz e il disegno luci di Renato Esposito.

La Ballerina in questione è un’inusuale elefantessa. Attraverso lei saremo condotti nell’affascinante, quanto talvolta triste, mondo psicologico di un animale strappato ai suoi affetti e al suo habitat naturale. La tragedia della separazione dalla madre si trasforma in un incontro fortunato con un uomo buono, il mitico Steve. Steve la accompagnerà per un buon tragitto della sua vita, per ritrovarsi, poi, in un tragico finale, dove i buoni trionfano e i cattivi smarriscono la ragione.

Ballerina è tratto liberamente da “Tutti mi chiamano ballerina”, pubblicato da Feltrinelli nel 1975.

La messa in scena, in contrasto con la storia, si proietta, attraverso il racconto verbale e la musica dal vivo, nel mondo circense, in bilico fra favola e realtà.  Ballerina è tratto liberamente da “Tutti mi chiamano ballerina”, pubblicato da Feltrinelli nel 1975 e compreso nella raccolta “Racconti bestiali” di Patricia Highsmith. Il tratto comune è l’essere animale, che si ribella alle angherie dell’animale uomo.

“Lo spettacolo – si legge in una nota – vuole essere un omaggio all’autrice e una riflessione sulla diversità e sulla difficoltà a tutti i livelli di amare e di essere amati. Riflessione che avviene attraverso il linguaggio particolare della famosa scrittrice americana. Ideatrice del personaggio di Thomas Ripley, e considerata, a tutti gli effetti, uno delle maggiori autrici del ‘900”.
Andato in scena per la prima volta al Teatro Casa Delle Culture di Roma nel 2014, lo spettacolo ha avuto un suo lungo e apprezzato percorso teatrale. Ora ritorna in scena, partendo dalla tappa partenopea.

La compagnia Idea/Azione è al terzo appuntamento scenico dalla sua formazione. Dopo essersi confrontata con un racconto di Luigi Pirandello e la fortunata messinscena “I sogni di Ray”, testo del poeta marchigiano Piergiorgio Viti sulla figura di Ray Charles, scritto esclusivamente per la compagnia. L’obiettivo della compagine teatrale è portare in scena un teatro “udibile”, in cui il linguaggio della musica e del teatro s’incontrano e dialogano in una riscrittura drammaturgica di forte intensità emotiva.

Ballerina da Patricia Highsmith

Ballerina da Patricia Highsmith

Napoli, Teatro Elicantropo – da giovedì 22 a domenica 25 novembre 2018
Inizio spettacoli ore 21.00 (venerdì e sabato), ore 18.00 (domenica)
Info e prenotazioni al 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio)

Il castello di Vogelod. Viaggio musicale nella pellicola di Murnau

0
Il castello di Vogelod regia Fabrizio Arcuri con Claudio Santamaria e i Marlene Kuntz

Il castello di Vogelod per la regia Fabrizio Arcuri. Claudio Santamaria e i Marlene Kuntz, tra parole musica e immagini, affrontano un viaggio musicale nella pellicola del regista tedesco.

Il castello di Vogelod, giovedì 22 novembre al Teatro Nuovo di Napoli. Sovrapposizione di registri e livelli, compenetrazione, fusione tra arti, un viaggio sonoro dentro un film. Questa, in sintesi, è l’esperienza de Il Castello di Vogelod. Sonorizzato dai Marlene Kuntz e interpretato da Claudio Santamaria, che debutterà a Napoli, giovedì 22 novembre 2018 alle ore 21.00 sul palcoscenico del Teatro Nuovo.

Il Castello di Vogelod un thriller iniziato nel 1921 tratto dal romanzo di Rudolf Stratz.

Protagonista dell’allestimento è l’intrigante thriller “Il Castello di Vogelod” diretto nel 1921 da Friedrich Wilhelm Murnau. Tratto dall’omonimo romanzo di Rudolf Stratz, una pellicola già “teatrale”, claustrofobica e coinvolgente, restaurata magnificamente nel 2013 e conservata nel Museo Nazionale del Cinema.

La vicenda si svolge quasi del interamente negli interni del castello di Vogelod. Personaggi dell’alta società collegati tra loro dai tipici elementi del giallo: un omicidio irrisolto, un sospettato, una vedova inquieta, strategie, inganni, segreti, rivelazioni. Il film coinvolge e appassiona anche un pubblico di quasi un secolo più avanti nel tempo.

Il castello di Vogelod Giovedì 22 novembre 2018, Teatro Nuovo di Napoli

Il castello di Vogelod da film a spettacolo teatrale diretto da Fabrizio Arcuri con la colonna sonora dei Marlene Kuntz.

A questo primo protagonista, il film, si sovrappone uno spettacolo teatrale, diretto da Fabrizio Arcuri e prodotto da Nuovo Teatro, che potenzia la tensione del film stesso. La colonna sonora accompagna le dinamiche dell’intreccio con i suoni graffianti, ruvidi e allo stesso tempo melodici tipici dei Marlene Kuntz.
Cristiano Godano (voce e chitarra), Riccardo Tesio (chitarra) e Luca Bergia (batteria, percussioni, cori) confermano, ancora una volta, non solo la loro cifra stilistica, ma anche come la musica possa essere traduzione visiva, interprete di immagini.

Il castello di Vogelod vede Claudio Santamaria impegnato tra doppiaggio, recitazione, interpretazione e rumorismo.

I personaggi del film, che è muto, hanno tutti la voce di Claudio Santamaria, impegnato in una performance attoriale che è sintesi tra doppiaggio, recitazione, interpretazione e rumorismo. Infatti, l’attore romano non solo padroneggia i cambi di registro vocale e il sincronismo con le immagini, ma interpreta anche i personaggi stessi, nelle azioni e nella psicologia. A lui sono anche affidati i live electronics, quindi i rumori di scena.

Il castello di Vogelod diventa, dunque, uno spettacolo immersivo, che, letteralmente, ridà vita al film del regista tedesco.
Un esperimento di commistione di arti che omaggia un capolavoro del cinema muto in grado di far riflettere, anche dopo quasi un secolo, sulle amare conseguenze della manipolazione della realtà, dettata esclusivamente dal pregiudizio.

Il castello di Vogelod regia Fabrizio Arcuri

Napoli, Teatro Nuovo – da giovedì 22 a domenica 25 novembre 2018
Inizio spettacoli ore 21.00 (giovedì), ore 18.30 (venerdì e domenica), ore 19.00 (sabato)
Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it
Da giovedì 22 a domenica 25 novembre 2018
Napoli, Teatro Nuovo

Mamma mà! Al Nuovo Teatro Sancarluccio con Daniela Ioia

1

Gennaro Silvestro reduce dal successo de “I Bastardi di Pizzofalcone” firma la regia di Mamma mà.

Scritto da Massimo Andrei, lo spettacolo sarà in scena da giovedì 22 a domenica 25 novembre presso il NuovoTeatro Sancarluccio. Con Daniela Ioia per la regia di Gennaro Silvestro, reduce dal successo della serie Rai I Bastardi di Pizzofalcone.

Mamma mà, il desiderio di maternità e l’ossessione del tempo che passa.

Uno sguardo sul mondo femminile e sul desiderio di maternità che alle volte diventa un’ossessione dettata dalla consapevolezza che il tempo passa e che, purtroppo si invecchia. Un racconto divertente, dinamico ma soprattutto vero di una donna contemporanea e del suo futuro da madre”(Massimo Andrei).

Mamma mà di Massimo Andrei per la regia di Gennaro Silvestro al Nuovo teatro Sancarluccio

 

INCIPIT dei KamAak mette in luce i paesaggi della Campania

0

In occasione dell’uscita del nuovo singolo e video “INCIPIT”, del duo napoletano electro-pop KamAak, si terrà una Lezione-Concerto presso l’Università Federico II di Napoli.

INCIPIT, in anteprima verrà presentato in anteprima mercoledì 21 presso del Dipartimento di Studi Umanistici “Discipline della Musica e dello Spettacolo” in Via Marina 33, alle ore 16,00. Il video INCIPT sarà mostrato alla presenza dei professori di Musicologia e Storia della musica Enrico Careri e Giorgio Ruberti.

Tanti gli ospiti che saranno presenti tra cui Giancarlo Alfano, presidente del Corso di Laurea magistrale in “Discipline della Musica e dello Spettacolo; Raffaele Savonardo, docente di comunicazione e culture giovanili; Anna Masecchia, docente di Storia e Teorie del Cinema; Lino Vairetti degli OSANNA; il produttore napoletano Claudio Poggi Dario de Simone e Nadja Rubano, artisti e autori del video clip.

INCIPIT ha ottenuto numerosi sostegni, tra cui quello della Filmcommission e del Mibact.

Il video ha ottenuto il sostegno della Filmcommission regione Campania, di Start Up Music Lab, progetto promosso dall’Osservatorio territoriale giovani del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli studi di Napoli Federico II, finanziata dalla SIAE e in collaborazione con il MIBACT, e del Professore di Sociologia Raffaele Savonardo.

Il video clip realizzato con il supporto di artisti napoletani come Dario de Simone, videomaker, e Nadia Rubiano per l’editing. INCIPIT vuole essere un messaggio positivo e propositivo di una difficile realtà, più volte messa alla prova, ma che riesce a rendere ancora tanta bellezza e che trova la sua forza comunicativa nei suoni, dai toni aspri del violino elettrico alle dimensioni profonde dell’elettronica.

INCIPIT mette in luce i paesaggi campani che hanno bisogno di maggiore attenzione.

Si susseguono, cosi; nel videoclip, immagini dei più disparati paesaggi campani: i boschi del Vesuvio, devastati da un incendio doloso lo scorso anno. Alcuni affluenti del fiume Tammaro, tra i fiumi più deturpati della Campania. Il litorale di Castel Volturno soggetto ad inquinamento balneare e ad abusivismo edilizio. Accostati ai i paesaggi incontaminati del lago Gallo a Caserta e dei Monti Lattari nella penisola Sorrentina.

INCIPIT del duo napoletano electro-pop KamAak