sabato 27 Aprile 2024
Murzillo Chic
HomeMonumenti e luoghi storico artisticiChieseChiesa di San Giovanni a Carbonara a Napoli

Chiesa di San Giovanni a Carbonara a Napoli

La chiesa di San Giovanni a Carbonara è una chiesa monumentale di Napoli sita nell’omonima strada del centro storico.

La costruzione della chiesa di San Giovanni a Carbonara con l’adiacente convento agostiniano ebbe inizio nel 1339 grazie alle donazioni del patrizio napoletano Gualtiero Galeota che donò all’ordine religioso alcuni suoi lotti di terra destinati in epoca medievale allo scarico dei rifiuti inceneriti che, tramite lo scorrimento dei fiumi, confluivano poi in mare.

L’ampliamento dell’inizio del Quattrocento voluto da re Ladislao, che qui desiderava essere sepolto, portò alla costruzione di un nuovo chiostro a fianco di quello preesistente e l’abbellimento della chiesa al suo interno con marmi pregiati. I lavori continuarono in seguito anche con la sorella del re, Giovanna II di Napoli, che proprio per il fratello fece erigere il grande monumento funebre dell’abside.

Durante il periodo rinascimentale il convento visse la sua massima espansione artistica e culturale divenendo anche luogo d’incontro tra uomini di cultura del panorama napoletano, come Giovanni Pontano, Chariteo e Jacopo Sannazaro. Già dal XV secolo si avvia un forte legame tra il complesso agostiniano e il casato dei Caracciolo che durerà poi per tutto il XVI secolo. Grazie alla famiglia napoletana nacquero le due cappelle absidali, una alle spalle dell’altare, voluta da Sergianni Caracciolo nel 1427, amante della regina Giovanna e che qui è sepolto, l’altra sul suo lato sinistro, voluta dal ramo dei Caracciolo di Vico. Agli inizi del Cinquecento risale inoltre la donazione di Ciancia Caracciolo grazie alla quale fu aggiunto un secondo chiostro monumentale, quello della Porteria. Alla metà dello stesso secolo si riconduce invece la nascita della cappella Somma alle spalle della controfacciata, che costrinse la chiesa a privarsi della facciata principale e di conseguenza a chiudere l’ingresso primario e ad organizzare un nuovo punto d’accesso dall’arco monumentale laterale alla navata, databile alla prima metà del XV secolo, che sarebbe poi avvenuto tramite una scalinata. Per volontà del cardinale Girolamo Seripando, invece, si ha intorno al 1570 la nascita del terzo e ultimo chiostro, quello Nuovo, e della biblioteca del convento, che durerà nella sua attività fino alla soppressione dell’ordine.

Nel 1688, dopo che un terremoto danneggiò l’intera struttura, i successivi lavori di restauro e rimaneggiamento a cui fu sottoposto il convento, che si rivelarono molto costosi, fecero sì che venissero completati alcuni degli ambienti previsti nel progetto originario, con la fondazione di un educandato e del noviziato. Il convento divenne in breve tempo una delle scuole più frequentate dalla nobiltà napoletana a cavallo dei secoli XVII-XVIII; inoltre, qui venne fondata anche una scuola per i servi dei nobili.

Nel Settecento Ferdinando Sanfelice ridisegnò lo scalone monumentale principale risolvendo quindi il problema dell’accesso alla chiesa di San Giovanni a Carbonara, alla cappella Seripando e alla cappella di Santa Monica, creando uno scalone monumentale che eliminasse il dislivello con la strada e che potesse permettere quindi di raggiungere dallo stesso punto d’ingresso tutti i luoghi preesistenti del complesso agostiniano.

Gli anni d’oro del convento agostiniano durarono fino alla soppressione dell’ordine avvenuta durante il periodo austriaco, intorno al 1729, quando gran parte degli ambienti che lo componevano furono poi destinati a uso militare: dapprima ospitò nel periodo borbonico la scuola militare, un collegio destinato ai figli dei militari distintisi per le loro azioni, poi accolse due reggimenti di fanteria e in seguito il Reggimento Real Marina. L’uso a mo’ di caserma durò anche dopo l’Unità d’Italia, acquisendo la denominazione di caserma Garibaldi.

Restaurata una prima volta nel 1856 da Federico Travaglino, la chiesa di San Giovanni a Carbonara assieme all’annesso convento fu severamente danneggiata durante i bombardamenti del 1943 a cui seguirono ulteriori lavori di restauro che di fatto eliminarono le aggiunte ottocentesche. Oggi la parte del convento occupata dall’ex caserma Garibaldi e dal chiostro Nuovo ospita gli uffici giudiziari.

Sei le cappelle presenti all’interno della chiesa di San Giovanni a Carbonara. Spicca, tra queste, la Cappella del Crocifisso voluta dal cardinale Geronimo Seripando caratterizzata dal monumento sepolcrale del fondatore che fu inoltre arcivescovo di Salerno.
La Cappella Recco che ospita, invece, il prezioso presepe del 1478 opera di Pietro e Giovanni Alamanno. Un’autentica opera d’arte costituita, un tempo, da quarantacinque figure pastorali successivamente trasferite al museo di San Martino. Addossato alla parete, proprio di fronte all’ingresso brilla un’altra magnificenza della chiesa: la Cappella Miroballo che tra le diverse opere che ospita custodisce anche il sepolcro di Antonio Miroballo opera del grande maestro Lorenzo Vaccaro. I più noti scultori marmorei del periodo lavorarono altresì all’allestimento della Cappella Caracciolo di Vico modellando per l’omonima famiglia i loro giacigli eterni. Risale al 1557, la Cappella che si trova sul lato contraltare, quella detta Somma, eseguita su disegno dei grandi maestri D’Auria e Caccavello, autori, rispettivamente, della parte inferiore dell’altare, dell’Assunta, e del Sepolcro di Scipione di Somma posto proprio di fronte all’ingresso.

Articolo precedente
Articolo successivo
Redazione IDN
Redazione IDNhttps://napoli.itineraridellacampania.it
EDITOR E WEB DESIGNER. NATO A VENEZIA NEL 1973, VIVO E LAVORO FRA MILANO E NAPOLI. Sono nato nel 1973 a Venezia. Nascere e vivere a Venezia significa avere la fortuna di crescere respirando il profumo dell'arte in tutte le sue espressioni, dall'architettura alla pittura fino al cinema, così sin da subito mi sono lasciato trasportare da queste sensazioni. Da prima la fotografia, poi il teatro e la televisione, fino a scoprire, verso gli anni novanta, il piacere della sintesi e dell'impatto visivo del segno grafico. E' emozionante vedere stringere nelle mani di persone che non conosci e che non mi conoscono il frutto del mio lavoro.
RELATED ARTICLES

Most Popular