martedì 29 Aprile 2025
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Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli

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La chiesa di San Giacomo degli Spagnoli custodisce il Sepolcro del viceré Pedro de Toledo e di sua moglie Maria Ossorio Pimentel
La chiesa di San Giacomo degli Spagnoli custodisce il Sepolcro del viceré Pedro de Toledo e di sua moglie Maria Ossorio Pimentel

Inglobata nel Palazzo San Giacomo, sede municipale della città, la Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli fu edificata dall’architetto Manlio nel 1540 per volere di don Pedro di Toledo

La Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli è costruita per volere del viceré don Pedro de Toledo dall’architetto Ferdinando Manlio, il quale aveva già avuto incarichi di prestigio come la costruzione del palazzo vicereale, il piano di ampliamento della città e la ristrutturazione di Castel Capuano. La chiesa, ad eccezione della facciata, è l’unico edificio che resta come testimonianza dell’attività dell’architetto. Il viceré don Pedro de Toledo commissiona la chiesa e un ospedale destinati a curare gli indigenti spagnoli. La chiesa è suddivisa in tre navate, di cui la centrale è ricoperta da una volta a botte a lunette; mentre, quelle laterali, presentano una successione di cupolette. La chiesa di San Giacomo degli Spagnoli custodisce il Sepolcro del viceré don Pedro de Toledo e della sua prima moglie Maria Ossorio Pimentel, commissionato dallo stesso viceré a Giovanni da Nola. Il monumento funebre, datato 1570, è collocato su un basamento decorato ai cui angoli sono posti quattro Virtù e al centro un sarcofago su cui poggiano le due statue inginocchiate di Pedro de Toledo e di sua moglie. Sui lati del sarcofago, si vedono tre bassorilievi che raccontano tre momenti del governo spagnolo. Nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli sono conservati altri monumenti funebri oltre a dipinti di Marco Pino, Giovanni Bernardo Lama, Michele Curia, Pietro Bardellino e Domenico Antonio Vaccaro. E’ possibile ammirare l’imponente organo settecentesco, opera di Silverio Carello. Terminata la costruzione della chiesa è costruito l’ospedale, che occupa l’attuale superficie del Banco di Napoli. Le costruzioni sono riunite in un’unica istituzione con il nome di “Santa Casa e Chiesa di San Giacomo e Vittoria” e sono attive fino al 1809. Chiesa e ospedale sono soppressi da Gioacchino Murat. La Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli presenta l’impianto originario ad eccezione della facciata, che ha subito trasformazioni in seguito a lavori successivi.

Teatro Mercadante

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Teatro Mercadante
Teatro Mercadante

Il Teatro Mercadante, deve il nome al musicista Fancesco Saverio Mercadante di origini pugliesi ma di formazione napoletana a cui fu dedicato il teatro nel 1870.

Il Teatro Mercadante fu costruito tra il 1778 e il 1779 dopoché, espulsi i gesuiti dal Regno di Napoli, i loro beni furono confiscati e andarono a costruire il “Fondo di separazione dei lucri” che decise di dar vita al teatro che prese inizialmente il nome di Teatro del Fondo.
Il Teatro Mercadante affaccia sull’antico largo del Castello Nuovo dove già esisteva il celebre teatro San Carlino, andato distrutto nell’800 insieme a baracche ed altre fabbriche fatiscenti per dare spazio alla piazza.

La facciata del Teatro Mercadante ripropone una composizione tipica dell’arte eclettica

La facciata ripropone una composizione tipica dell’arte eclettica con la ripartizione orrizzontale in tre ordini sovrastati da una sorta di timpano trapeiziodale; anche verticalmente risulta suddivisa in tre fasce da larghi pilastri leggermente a rilievo rispetto al fondo. I primi due ordini sono caratterizzati dalla presenza del bugnato e come il terzo possiedono un medesimo spartito delle bucature, tre al centro ed una su ciascun lato. L’ingresso tripartito è diviso da due colonne ioniche, utilizzate anche nelle bucature del secondo piano, mentre il terzo ordine è contraddistinto da otto statue di cariatidi, realizzate da Francesco De Matteis reggenti uno spesso cornicione merlato.

Il Teatro Mercadante nasce come Teatro del Fondo, dal nome di una società militare

Il Teatro Mercadante nasce come Teatro del Fondo, dal nome di una società militare (Fondo di separazione dei lucri) che mise in opera la struttura nel 1777-’78, con i proventi confiscati al Disciolto Ordine dei Gesuiti, affidandone la progettazione al colonello siciliano Francesco Securo. Nel 1779 inaugura con l’opera “L’infedele fedele” di Giovambattista Lorenzi, musica di Cimarosa.

Nel 1870 diventò Teatro Mercadante in onore dell’omonimo musicista pugliese formatosi a Napoli.

Dedicato particolarmente al genere operistico (“Opera buffa” e “Opera seria”), fu attivamente partecipe dei cambiamenti politici e culturali instaurati dalla Repubblica Partenopea (1799). In questo periodo diventò “Teatro Patriottico”, ospitando drammi e “Inni patriottici”, tra cui quello di Cimarosa, che costò al compositore la possibilità di rimanere a Napoli quando si restaurò la monarchia.

Con la Restaurazione il Mercadante recuperò la sua funzione operistica ed ospitò musicisti come Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento ospitò la grande prosa italiana e internazionale: Adelaide Ristori, Fanny Sadowski, Ermete Zacconi, Eleonora Duse, Sarah Bernhardt e Coquelin furono gli acclamati protagonisti di quella fertile stagione, senza tralasciare i nomi di punta del teatro napoletano (Antonio Petito, Eduardo Scarpetta, Roberto Bracco), anch’essi molto seguiti dal pubblico. Teatro sempre rivolto alle novità, nel 1914 ospitò una discussa “Serata Futurista” organizzata da Marinetti. Successivamente suoi grandi protagonisti furono Marta Abba e Luigi Pirandello.

Tra il 1920 ed il 1938 ci furono lavori di restauro e nel 1936 il soffitto si arricchisce con un pregevole dipinto a tempera di Francesco Galante dal titolo “Napoli marinara”. Dopo ulteriori opere di restauro, dal 1959 al 1963 ottenne il riconoscimento di Teatro Stabile, sotto la direzione di Franco Enriquez. Nel 1963 si ebbe la chiusura per inagibilità, dovuta a ragioni statiche.

Il Teatro Mercadante sede dell’Associazione Teatro Stabile della città di Napoli

L’Associazione Teatro Stabile della città di Napoli nasce nel 2002 nel settecentesco edificio del Teatro Mercadante per iniziativa di Regione Campania, Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Comune di Pomigliano d’Arco, Istituzione Comunale per la Promozione della Cultura della Città di San Giorgio a Cremano. Soltanto tre anni dopo, il 23 giugno 2005, ottiene il riconoscimento ministeriale di “Teatro Stabile ad iniziativa pubblica”.

MACBETH La poltrona di Aniello Nigro

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MACBETH La poltrona di Aniello Nigro
MACBETH La poltrona di Aniello Nigro

Giovedì 31 marzo 2016, Teatro Elicantropo di Napoli MACBETH La poltrona di Aniello Nigro
La rilettura, contemporanea e tragicomica, del dramma shakespeariano mostra la realtà più cruenta dell’odierna sete di potere, al limite del legale

Dopo diversi anni di assenza dai palcoscenici partenopei, l’attore Aldo De Martino torna in scena, da giovedì 31 marzo 2016 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 3 aprile) al Teatro Elicantropo, affiancato da Monica Maiorino e Francesca Pica, con lo spettacolo MACBETH La poltrona di Aniello Nigro, per la regia di Monica Maiorino.
Presentato da Prospet, l’allestimento “scomoda” Shakespeare per trattare un argomento antico ma attualissimo: l’attaccamento alla poltrona. Frase che, ai giorni nostri, è spesso accostata a personaggi che dimostrano grande fedeltà all’oggetto più che al suo significato.
Macbeth non è più il barone di Glammis, ma un politico o aspirante tale. Non vi sono tutti i personaggi come Banquo, Duncan e le streghe, ma restano solo nel pensiero e nel ricordo, su una poltrona che rappresenta il potere, la realizzazione, la sicurezza e l’agiatezza.
Ci troviamo sulla terrazza di una casa “popolare”, dove il protagonista, aiutato dalla moglie, sta tramando qualcosa di poco lecito.
Egli è appena un’ombra nelle mani della moglie, entrambi figure incastrate in una scena e in un mondo che rappresenta tutto e niente. Paradossalmente, l’uomo è l’unico che cerca di mantenere un contatto con i valori, benchè il suo destino lo spinga in tutt’altra direzione, l’unico a vivere un reale conflitto.
Ma è la moglie, donna avida, spietata, a toccare i tasti giusti che muovono il marito oltre il limite della legalità, pur di ricevere onori e poteri maggiori. E quando compare, solo agli occhi dell’uomo, la figura di una giornalista, con le sue statistiche, le sue previsioni, si convince che il destino lo vuole proprio lì, su quella “poltrona”. La stessa che diventa obiettivo di vita, ma, al tempo stesso, anche la sua fine.
Accade, però, l’imprevisto che può cambiare il corso degli eventi, il risveglio imprevedibile, improvviso, devastante, di quella coscienza “impermeabile”, che non si lava con nessun sapone. Quella parte di noi che speriamo esista e si faccia sentire all’improvviso, che si ribelli alle brutture che si compiono.
La messa in scena di Monica Maiorino pone meticolosamente l’attenzione proprio sul vuoto esistenziale dei coniugi, frutto dell’ignoranza del protagonista, troppo schiavo dei vizi che gli tolgono qualsiasi lucidità e troppo schiavo di una dipendenza psicologica nei confronti di sua moglie.
Sono due capri espiatori scelti dal sistema, quello stesso sistema che insabbierà la serie di efferatezze compiute dai due, in un’atmosfera tra il trash di feste mondane e il teatrino triste del compromesso, tra la commedia e la tragedia, tra l’onirico e la mera realtà.

MACBETH. LA POLTRONA - Monica Maiorino, Aldo De Martino

Sinossi: MACBETH La poltrona di Aniello Nigro con Aldo De Martino, Monica Maiorino, Francesca Pica

Italia, data odierna; in un luogo assurdo asserragliato dai moderni miti di potere, un uomo, si ritrova ad essere eletto senza alcun mandato popolare. Un prescelto. La poltrona che egli ha ereditato, presto però, lo porterà a diventare un ossessionato del potere e, spinto dalla sua donna e da i media, a guardarsi dai possibili pretendenti. La commedia diventa di colpo una tragedia. La rilettura contemporanea e tragicomica del Macbeth Shakespeariano (sempre attuale), da parte del Nigro, mostra la realtà più cruenta dell’odierna sete di potere al limite del legale

Toni Servillo legge Napoli

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Toni Servillo legge Napoli
Toni Servillo legge Napoli

Mercoledì 30 marzo 2016 al Teatro Nuovo di Napoli Toni Servillo legge Napoli.
Napoli, città dai mille volti e dalle mille contraddizioni nella quale, da sempre, convivono vitalità e disperazione, prende vita nella voce di Toni Servillo

Toni Servillo legge Napoli, in scena da mercoledì 30 marzo 2016 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 3 aprile) al Teatro Nuovo di Napoli, è un viaggio nelle parole di Napoli, da Salvatore Di Giacomo a Ferdinando Russo, da Raffaele Viviani a Eduardo De Filippo, fino alle voci contemporanee di Enzo Moscato, Mimmo Borrelli, Maurizio De Giovanni, Giuseppe Montesano e Michele Sovente.
Una serata in dedica alla cultura partenopea, che l’attore restituisce immergendosi nella sostanza verbale di poeti e scrittori che di Napoli hanno conosciuto bene la carne e il cuore. Un ritratto di una città dai mille volti e dalle mille contraddizioni, divisa fra l’estrema vitalità e lo smarrimento più profondo, una città di cui la lingua è il più antico segno, forgiato dal tempo e dalle contaminazioni.
«Ho scelto questi testi – sottolinea Toni Servillo – perché ne emerge una lingua viva nel tempo, materna ed esperienziale, che fa diventare le battute espressione, gesto, corpo». Poeti e scrittori, testimoni della città nel passato e nel presente, offrono attraverso emblematici scritti il quadro sintetico di una realtà impietosa ai limiti del paradosso. Tra pulsioni e pratiche, carne e sangue, lo spettacolo di Toni Servillo sostiene la necessità perentoria di non rinunciare a una identità sedimentata da quattro secoli di letteratura. Accanto a poemetti ormai considerati fra i grandi classici del Novecento come Lassamme fa’ a Dio di Salvatore di Giacomo e Vincenzo De Pretore di Eduardo de Filippo, ci sono due liriche di Ferdinando Russo, ‘A Madonna d’‘e mandarine e E’ sfogliatelle, e l’attualissima Fravecature di Raffaele Viviani.
Servillo da poi voce alla sanguigna e veemente invettiva de A sciaveca di Mimmo Borrelli e alla lingua contemporanea, colta e allusiva di Litoranea di Enzo Moscato, tagliente riflessione sulle contraddizioni e sul degrado di Napoli, che, nel 1991, costituiva il finale di Rasoi, spettacolo-manifesto di Teatri Uniti. Composte per la circostanza sono ‘O vecchio sott’o ponte di Maurizio De Giovanni, a raccontare l’inumano dolore per la perdita di un figlio, e Sogno napoletano di Giuseppe Montesano, in cui, dichiarata la dimensione onirica, l’apocalisse lascia il passo a un salvifico, auspicato, risveglio delle coscienze.
Entrambe s’infrangono nella successiva sequenza, aspra e feroce, di Napule, crudo ritratto della città scritto da Mimmo Borrelli.
«Oltre la lingua – aggiunge Toni Servillo – il filo rosso che attraversa e unisce la serata è il rapporto speciale, caratteristico di tantissima letteratura napoletana, con la morte e con l’aldilà, il commercio intenso e frequente con le anime dei defunti, i santi del paradiso e Dio stesso». Settanta intensi minuti che l’attore conclude con Primitivamente di Raffaele Viviani, Cose sta lengua sperduta di Michele Sovente, ‘A livella di Totò, ed infine ‘A casciaforte di Alfonso Mangione.

Toni Servillo legge Napoli
Napoli, Teatro Nuovo – da mercoledì 30 marzo a domenica 3 aprile 2016
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (feriali), ore 18.30 (domenica)Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it

Allo Zoo di Napoli arrivano il coccodrillo e l’ippopotamo

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Allo Zoo di Napoli arrivano il coccodrillo e l'ippopotamo
Allo Zoo di Napoli arrivano il coccodrillo e l'ippopotamo

Per Pasqua grandi novita’ al giardino zoologico e grandi festeggiamenti, infatti allo Zoo di Napoli arrivano il coccodrillo e l’ippopotamo.

Per Pasqua allo Zoo di Napoli arrivano il coccodrillo e l’ippopotamo, il primo e’ un coccodrillo del Nilo, un maschio nato in Spagna nel 2000, che misura circa 3 metri e pesa 200 kg, accolto nel rettilario, in particolare nella zona serra, dotata di un impianto di riscaldamento che mantiene una temperatura costante calda, pari a quella presente nel suo habitat. Natalino, questo il suo nome, proviene dal parco Punta Verde di Lignano, e’ un ippopotamo anfibio di 1 anno e mezzo, e pesa solo 500 kg! Accolto in un exhibit per ippopotami di 541 metri quadrati, di terreno naturale con specchio d’acqua di 120 metri quadrati e con profondità di 1 metro e mezzo. Sara’ possibile osservare gli animali dall’alto, dalla terrazza adiacente all’exhibit.

Allo Zoo di Napoli arrivano il coccodrillo e l'ippopotamo
I coccodrilli sono animali ovipari, depongono le uova in numero che varia da 25 a 100, una volta schiuse i piccoli escono dal nido e richiamano vocalmente la madre che li raccoglie nella bocca e li porta in acqua. Hanno vita lunga, infatti un coccodrillo del nilo può vivere anche 75/100 anni. E’ il secondo rettile più grande al mondo dopo il coccodrillo marino. In natura vive in Africa presso vari bacini d’acqua come fiumi laghi etc., il suo areale geografico comprende molti paesi dell’Africa come Uganda, Kenia, Tanzania, Ruwanda, Burundi, Zambia, Angola e in gran parte del Sud Africa, Le dimensioni massime si aggirano intorno ai 4 metri di lunghezza e il peso varia dai 200 ai 500 kg. Come molti altri rettili si espone al sole per alzare la sua temperatura corporea, mentre per abbassarla si immerge in acqua. Come tutti i coccodrilli si nutre di carne, e le sue prede in natura comprendono anche erbivori di grossa taglia come gnù e zebre, ma non disdegna nei periodi di magra, di nutrirsi da carcasse di altri animali.

L’ippopotamo, il cui nome scientifico e’ Hippopotanus amphibius, cavallo di fiume, è un grosso erbivoro africano, il cui individuo adulto arriva a pesare 1500 kg circa. Trascorre il suo tempo in acqua per la maggior parte della giornata, e al tramonto esce per pascolare. In natura è presente in molti paesi dell’Africa sub-sahariana. La sua popolazione è in declino a causa della caccia illegale, perdita dell’habitat e riduzione delle risorse idriche, per tale ragione rientra in un progetto di salvaguardia della specie, e riproduzione della stessa allo Zoo di Napoli, non appena sara’ costituita la coppia come gia’ accade per altri animali del rinato giardino zoologico.

ZOO DI NAPOLI ORARI PER IL WEEK END DI PASQUA:
DOMENICA 27 MARZO ore 9.30 – 14.00
LUNEDI 28 MARZO: ore 9.30 -19.00

Hai appena applaudito un criminale di Daniela Marazita

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Hai appena applaudito un criminale di Daniela Marazita
Hai appena applaudito un criminale di Daniela Marazita

Giovedì 24 marzo 2016, al Teatro Elicantropo di Napoli è in scena Hai appena applaudito un criminale di Daniela Marazita, il racconto e l’esperienza di una donna che sfida il pregiudizio estremo, scegliendo di fare teatro in carcere con uomini colpevoli di terribili crimini.

Hai appena applaudito un criminale di Daniela Marazita E’ tratto dall’omonimo libro di Daniela Marazita, divenuto un caso letterario sia pure di nicchia, lo spettacolo Hai appena applaudito un criminale, che la stessa autrice e attrice brindisina porta in scena, da giovedì 24 marzo 2016 alle ore 21.00 (in replica fino a domenica 27), al Teatro Elicantropo di Napoli, per la regia di Alessandro Minati.
Per la Compagnia Luca De Filippo, che lo produce, lo spettacolo rappresenta un’occasione per riprendere il filo del discorso con un mondo di esclusione, avviato, a suo tempo, da Eduardo De Filippo con i ragazzi del carcere minorile di Nisida.

Hai appena applaudito un criminale è un racconto autobiografico, che prende a pretesto l’esperienza di un laboratorio teatrale condotto con i detenuti del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, per sviscerare paure, idee, pregiudizi, pulsioni, sentimenti universali e atavici.
I detenuti appaiono ora presenti, ora liberi, ora incastrati nelle loro stesse colpe. A raccontarli è sempre e soltanto lei, la Marazita, che, con la sua voce, trascina il pubblico nell’esperienza di una donna che sfida il pregiudizio estremo, scegliendo di fare teatro in carcere con uomini colpevoli d’indicibili reati.

Rispetto al libro, la messa in scena condensa i passaggi salienti di un vissuto concreto, cercando un linguaggio, anche del corpo, espressivo, che punti chiaramente a mostrare come l’immaginazione, la poesia, la parola possano divenire strumenti di libertà e di cambiamento.
Un’esperienza, trasfigurata grazie all’azione teatrale, che penetra inconsapevolmente il sommerso che è in ognuno di noi. Un incontro impossibile tra le sbarre che diviene realtà da condividere tra “liberi” e “detenuti.
Nel luogo della privazione della libertà e di tante altre cose ancora, attraverso il teatro, si apre dunque una riflessione senza limiti anche sulle prigioni interiori, sul senso della “detenzione” come pena da infliggere, sul bene, sul male, sul valore della diversità di genere, e di ogni genere.

Differenza, contraddizione, paura, giudizio, morale, sentimento, rigore, scoramento, riscatto, seduzione, violenza, impotenza dolore, desiderio, rieducazione, inadeguatezza: con queste parole si è dovuta scontrare, affrontandole.
In un mondo che accetta la contraddizione come strumento di sopravvivenza, la prigione non è solo un luogo, ma anche metafora di vita.
Grazie al lavoro laboratoriale condotto da Daniela Marazita e al loro impegno, quattro detenuti, autori di altrettanti monologhi, hanno ricevuto la menzione speciale della giuria al Premio nazionale di drammaturgia civile “Giuseppe Bertolucci” 2015.

Hai appena applaudito un criminale di Daniela Marazita
Napoli, Teatro Elicantropo – dal 24 al 27 marzo 2016
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (dal giovedì al sabato), ore 18.00 (domenica)
Info al 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio)
email promozionelicantropo@libero.it

Ale e Franz in Tanti Lati – Latitanti

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Ale e Franz in Tanti Lati - Latitanti
Ale e Franz in Tanti Lati - Latitanti

Da questa sera fino al 13 marzo Ale e Franz in Tanti Lati – Latitanti al Teatro Cilea

Le relazioni umane: ecco il fulcro del nuovo spettacolo teatrale di Alessandro Besentini e Francesco Villa in arte Ale e Franz. Scritto da Alessandro Besentini, Francesco Villa, Antonio De Santis e Alberto Ferrari, che ne cura anche la regia. Ale e Franz in Tanti Lati – Latitanti osservano in modo divertente e scanzonato l’intricata autostrada di emozioni e ragionamenti che siamo in grado di costruirci e costruire, mettendo a fuoco ciò che di comico e folle c’è nell’essere umano. La soluzione? Ridere insieme delle manie, ossessioni e ingenuità che inevitabilmente sono presenti in ognuno di noi.

Lati tanti – Tanti lati della vita e degli uomini.
A conoscerli tutti come sarebbe più semplice poi capirsi.
Ogni incontro nasce da una coppia.
Ogni dialogo nasce da un incontro.
Ad ogni azione verbale e non, corrisponde una risposta…quella dell’altro.
E’ così che si esplora il mondo delle relazioni a cui Ale e Franz, come coppia, da sempre si ispirano. L’inesauribile materiale umano è sempre il punto di partenza da cui tutto nasce.
Di tutto può parlare l’uomo.
Tutto può smontare e rimontare il ragionamento umano.
Poi…il sottolineare le cose in base alle diverse angolazioni in cui ogni persona le osserva, diventa il segreto per ridere di noi stessi.
Lati tanti e tanti uomini in scena.
Uomini scaltri, uomini dubbiosi, uomini saggi, uomini risolti, uomini strani. Tutti uomini, però!
Uomini che ci faranno ridere con la loro unicità e umanità.
Lati tanti – Tanti lati in cui riconoscersi e fingere di non vedere che siamo proprio noi questi uomini. Noi con i nostri modi di vivere, di pensare, i nostri tic e le nostre ingenuità e virtù, le nostre forze e la nostra inesauribile e unica follia.
Un vedersi allo specchio, un cercarsi e riconoscersi tra la folla e ridere (tanto) di gusto insieme.”
Lo spettacolo è prodotto dalla ITC2000.

Quelli che la Danza 2016 rassegna di danza contemporanea

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Quelli che la Danza 2016 rassegna di danza contemporanea
Quelli che la Danza 2016 rassegna di danza contemporanea

Al via la quarta edizione di, Quelli che la Danza 2016 rassegna di danza contemporanea, che invaderà i quattro palcoscenici campani con nuove e ricercate espressioni

Saranno le performance di Movimento Danza e della Compagnia Enzo Cosimi a dare il via  Quelli che la Danza 2016 rassegna di danza contemporanea. Linguaggi della danza contemporanea, programmata da giovedì 10 marzo a giovedì 7 maggio 2016, nelle storiche sale partenopee, Teatro Nuovo e Sala Assoli, e in quelle salernitane del Centro Sociale di Salerno e il Teatro Comunale di Mercato San Severino.
La rassegna, giunta alla sua IV edizione, conferma la propria vocazione di rilevante vetrina della danza contemporanea italiana. Ospiterà, infatti, quindici compagnie in tre comuni della Campania (Napoli, Salerno e Mercato San Severino), con venti rappresentazioni sceniche, che identificano, nel linguaggio coreografico, il fluido che attraversa, in modo quasi invisibile, i canoni espressivi della società contemporanea.
La sensibilità sempre più multidisciplinare, l’internazionalità delle esperienze culturali, dalla ricerca artistica alla comunicazione, trovano corpo e vita nella danza, e la rassegna Quelli che la Danza 2016 assimila le attività di danza promosse e distribuite nella Regione Campania.
Un successo che si conferma anno dopo anno, e che accende i riflettori sulla danza contemporanea in una sorta di maratona, concentrando, in un’unica rassegna, importanti esponenti della scena coreutica.
Il Teatro Pubblico Campano, diretto da Alfredo Balsamo, mira a incrementare, attraverso la rete territoriale dei Comuni Associati, la programmazione di spettacoli coreutici, recuperando quelle attività meritorie oggetto del lavoro del CDTM, che conserva il ruolo di consulenza.
L’inaugurazione di Quelli che la Danza 2016, programmata per giovedì 10 marzo, è affidata alla storica compagnia di Gabriella Stazio, Movimento Danza, che presenterà il giovane coreografo Alessandro Schiattarella nella performance Altrove, e al Teatro Nuovo il pluripremiato spettacolo Sopra di me il diluvio della Compagnia Enzo Cosimi. Le performance saranno in scena, rispettivamente, negli spazi della Sala Assoli e del Teatro Nuovo.
La rassegna proseguirà, al Teatro Nuovo fino al 13 marzo, con gli spettacoli proposti dalle compagnie Boredrline di Claudio Malangone, Zerogrammi e l’apprezzatissima Compagnia Atacama di Adriana Borriello, artista nota per la sua visione antropologica del movimento.
Negli stessi giorni, dall’11 al 13 marzo, la Sala Assoli ospiterà le serate EXPLO della Rete Anticorpi, rete nazionale che promuove le giovani compagnie italiane, con le performance dei giovani coreografi Carlo Massari, Chiara Taviani e Stellario di Blasi, e la compagnia ARB Dance Company che proporrà Le città Invisibili da Italo Calvino.
Il programma della rassegna a Salerno prenderà il via venerdì 11 marzo, al Centro Sociale e al Teatro Comunale di Mercato San Severino, dove andranno in scena, fra gli altri, gli spettacoli dei coreografi campani Francesco Colaleo della Compagnia MF, Re Garde, e Gennaro Cimmino della Compagnia Korper, Aesthetica – esercizio n°1.
Il segmento salernitano, fino al 7 maggio, proporrà, inoltre, le performance di Asmed/Balletto di Sardegna, Dream Boat, Compagnia MUXARTE/FC@PIN.D’OC, Io sono mia madre, Versilia Danza, Mit Affekt, Palermo in Danza, Ananke,
Excursus Danza, Pulsazioni,
Quelli che la Danza conferma, altresì, la formula della piattaforma incontro/confronto, occasione unica per giovani coreografi e giovani compagnie, e propone un costo contenuto per biglietti e abbonamenti, favorendo la più ampia partecipazione di pubblico, specialmente giovane.
Quelli che la Danza 2016 si inserisce in una più ampia programmazione del Teatro Pubblico Campano, dedicata alla danza nel periodo trienniale 2015/2017.

Al Teatro Cilea Gigi Proietti parla del Decamerino

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Al Teatro Cilea Gigi Proietti parla del Decamerino
Al Teatro Cilea Gigi Proietti parla del Decamerino

Un teatro da raccontare: al Teatro Cilea Gigi Proietti parla del Decamerino con due  penne del teatro italiano, Enrico Fiore e Giulio Baffi che lo intervisteranno.

Un teatro da raccontare: al Teatro Cilea il grande Gigi Proietti incontrerà due  penne del teatro italiano, Enrico Fiore e Giulio Baffi che lo intervisteranno. Un’operazione a quattro mani, quelle dei due giornalisti partenopei, che in occasione dell’uscita del suo nuovo libro il “ Decamerino, novelle dietro le quinte” edito da Rizzoli,  lo incontrano sul palco del Teatro Cilea. L’incontro rientra tra gli appuntamenti/evento fuori cartellone che il direttore artistico Biagio Izzo ha fortemente voluto per il “suo” teatro. La venuta a Napoli dell’attore romano è inoltre un’ anteprima, in quanto sarà il palco del Cilea ad ospitare Proietti e questo suo nuovo lavoro editoriale che uscito appena a novembre scorso, non era stato ancora presentato al pubblico napoletano.

Gigi Proietti si sperimenta in un nuovo gioco autobiografico con il Decamerino. Prendendo deliberatamente in giro l’opera di Boccaccio, Gigi Proietti scherza su una vita tra i camerini, tra prove, trucchi, ansie da palcoscenico e tanti teatri da calcare e, soprattutto, già calcati. L’autore di A me gli occhi, please e di altri spettacolari one-man show vi conduce in una vita dove il dramma è sempre deriso e fonte di ironia, così come il mondo della televisione e dell’apparire. Sullo sfondo la sua Roma, bella e imperfetta, magica e così lasciata andare da far male al “core”. Innamorato e fragile, ironico e tragico proprio come la sua città, Gigi Proietti ricorda i suoi esordi dalla periferia al sogno americano e poi i night club e i percorsi con gli amici di sempre, alcuni lasciati indietro e altri diventati celebri come lui. Per chi ama il varietà italiano e per chi gli anni d’oro della televisione del Belpaese li ha vissuti, Decamerino è un libro imperdibile che svela retroscena e momenti dorati, senza lasciare davvero nulla al caso, alla sorte o alla malasorte. Proietti la sua carriera se l’è costruita passo dopo passo, anno dopo anno, trasmissione dopo trasmissione, ma è a teatro che la sua anima si riempie di gioia e di passione pura. Nulla scalfisce il sorriso canzonatorio sulla faccia dell’attore romano. Dietro a quella faccia pura, ironica e tagliente c’è tutto un mondo, il suo Decamerino.

Elena Starace racconta le Anime Pezzentelle

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le anime pezzentelle di elena starace
le anime pezzentelle di elena starace

Il giorno 10 Marzo ore 16:00 presso la Sala della Loggia del Maschio Angioino Elena Starace racconta le Anime Pezzentelle

Storie di tutti i giorni, attuali seppur ambientate in un’altra epoca. Questo è Anime Pezzentelle di Elena

Starace che racconta la storia di Stefano, protagonista di una famiglia italiana del secondo dopoguerra che

attraverso le emozioni dell’infanzia, dell’adolescenza e dell’età adulta, fa vivere al lettore tutte le sensazioni

del viaggio nelle sofferenze che portano poi ad apprezzare l’umiltà delle piccole gioie.

Elena Starace attrice italiana vista in Gomorra – La Serie, in Benvenuti a Tavola, in Per amore del mio popolo,

al suo esordio letterario presenta Anime Pezzentelle (edito da Giulio Perrone editore nella collana L’Erudita)

in una location d’eccezione come la Sala della Loggia del Maschio Angioino a Napoli.

Ospiti il Maestro Marco Mantovanelli che suonerà brani del suo primo album “La mia vita in bianco e nero”

e l’attore Salvatore Esposito (interprete di Genny Savastano in Gomorra – La Serie) che leggerà passi del

libro. A moderare il dibattito la giornalista e video reporter Daniela Volpecina, il direttore di CasertaFocus

Francesco Marino e Francesco Russo direttore de “La Gazzetta dello Spettacolo” e scrittore.

L’appuntamento è per il giorno 10 Marzo ore 16:00 presso la Sala della Loggia del Maschio Angioino, Piazza

Castello, Napoli.