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Dolore sotto chiave/Sik Sik l’artefice magico di Eduardo De Filippo

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dolore sotto chiave al teatro nuovo di Napoli

Giovedì 24 febbraio al Teatro Nuovo di Napoli Dolore sotto chiave/Sik Sik l’artefice magico di Eduardo De Filippo. Carlo Cecchi porta in scena due piccoli gioielli della tradizione eduardiana, riflessione sul mondo del teatro come metafora della vita

Dolore sotto chiave/Sik Sik l’artefice magico, due gioielli della tradizione eduardiana, saranno in scena, giovedì 24 febbraio 2022 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 27) al Teatro Nuovo di Napoli per la regia di Carlo Cecchi, anche interprete assieme ad Angelica Ippolito, Vincenzo Ferrera, Dario Iubatti, Remo Stella, Marco Trotta.

Maestro del teatro, funambolo e innovatore della scena che ha attraversato il Novecento, Carlo Cecchi restituisce con questo dittico l’amarezza e il realismo di Eduardo De Filippo, la sua capacità di graffiare anche con una sola, fulminea invenzione paradossale.
Presentato da Marche Teatro, Teatro di Roma-Teatro Nazionale ed Elledieffe, il lavoro di Cecchi mette in scena due storie scritte a molti anni di distanza l’una dall’altra, che si legano fluide come due atti di un unico spettacolo.

Dolore sotto chiave è un gioco beffardo sul senso della morte portato in scena con irresistibile comicità. Mentre Sik Sik l’artefice magico, atto unico scritto nel 1929, è uno dei capolavori del Novecento. “Come in un film di Chaplin – racconta Cecchi – è un testo immediato, comprensibile da chiunque e nello stesso tempo raffinatissimo. L’uso che Eduardo fa del napoletano e il rapporto tra il napoletano e l’italiano trova qui l’equilibrio di una forma perfetta, quella, appunto, di un capolavoro”.

Sik -Sik (in napoletano, “sicco” significa secco, magro e, come racconta lo stesso Eduardo, si riferisce al suo fisico) è un illusionista maldestro e squattrinato che si esibisce in teatri d’infimo ordine insieme con la moglie Giorgetta e Nicola, che gli fa da spalla. Una sera il compare non si presenta per tempo e Sik Sik decide di sostituirlo con Rafele, uno sprovveduto capitato per caso a teatro. Con il ripresentarsi di Nicola poco prima dello spettacolo e con il litigio delle due “spalle” del mago, i numeri di prestigio finiranno in un disastro e l’esibizione si rivelerà tragica per il finto mago ma di esilarante comicità per il pubblico.

Un rigoroso esempio di coscienza critica nel classico gioco “del teatro nel teatro” attraverso quella contrapposizione tra realtà e finzione, spinta oltre l’asfittico dibattito tra vita e forma. Due anime artistiche vigorose si saldano così sulle tavole del palcoscenico, per entrambi “specchio” in cui la realtà si riflette nella finzione e viceversa.

Dolore sotto chiave è un gioco beffardo sul senso della morte portato in scena con irresistibile comicità

Dolore sotto chiave nasce come radiodramma nel 1958, andato in onda l’anno successivo con Eduardo e la sorella Titina nel ruolo dei protagonisti, i fratelli Rocco e Lucia Capasso. Viene portato in scena due volte con la regia dell’autore, con Regina Bianchi e Franco Parenti nel 1964 (insieme a Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello) per la riapertura del Teatro San Ferdinando di Napoli e nel 1980 (insieme a Gennareniello e Sik-Sik) con Luca De Filippo e Angelica Ippolito.

Lucia, sorella di Rocco, per molti mesi nasconde al fratello  – nel timore che questi possa compiere un atto inconsulto –  l’avvenuta morte della moglie Elena e finge di occuparsi delle cure della donna, gravemente malata. Lucia impedisce a Rocco di vedere la moglie, con la scusa che la sua sola presenza potrebbe causare emozioni che potrebbero esserle letali.  Rocco, esasperato dalla interminabile agonia di lei, in una crisi di rabbia entra a forza nella stanza della malata e la scopre vuota. Lucia gli rivela l’amara verità: la moglie è morta da tempo, mentre lui era in viaggio per lavoro. Comincia qui un alternarsi di responsabilità e accuse fra i due fratelli; si presentano, non voluti  da Rocco,  i vicini, per sostenerlo nel lutto; infine Rocco rivelerà alla sorella i suoi segreti.

In Dolore sotto chiave torna in scena il tema della morte, affrontato da Eduardo in tante sue opere, in chiave comica, seria o semiseria: da Requie a l’anema soja, al primo atto di Napoli milionaria! Fino al parodistico funerale dell’ultimo lavoro, Gli esami non finiscono mai. In Dolore sotto chiave questo tema non è poi così centrale come potrebbe sembrare, la morte non è la protagonista della vicenda.

A tenere la scena non sono le conseguenze della morte di Elena, ma una vita che non è più vita proprio perché qualcuno ha deciso di sottrarre quell’evento alle sue leggi naturali. La morte fa il suo corso – sembra dire Eduardo – portando con sé un carico di lutti, ma all’uomo non resta che affrontarla, perché anch’essa fa parte della vita e cercare di negarla, di non riconoscerla, significa negare la vita stessa. E non c’è mostruosità peggiore, dice l’autore per bocca del suo personaggio, che bloccare il flusso naturale dell’esistenza, sostituire la vita vera con una artificiale e falsa, in cui anche i sentimenti, i dolori, le emozioni risultano paralizzati (I Meridiani, Einaudi)

Sik-Sik l’artefice magico, atto unico scritto nel 1929, è uno dei capolavori del Novecento. 

“Come in un film di Chaplin” – dice Carlo Cecchi – “è un testo immediato, comprensibile da chiunque e nello stesso tempo raffinatissimo. L’uso che Eduardo fa del napoletano e il rapporto tra il napoletano e l’italiano trova qui l’equilibrio di una forma perfetta, quella, appunto, di un capolavoro.”  Sik-Sik (in napoletano, “sicco” significa secco, magro e, come racconta lo stesso Eduardo, si riferisce al suo fisico) è un illusionista maldestro e squattrinato che si esibisce in teatri di infimo ordine insieme con la moglie Giorgetta e Nicola, che gli fa da spalla.

Una sera il compare non si presenta per tempo e Sik-Sik decide di sostituirlo con Rafele, uno sprovveduto capitato per caso a teatro. Con il ripresentarsi di Nicola poco prima dello spettacolo e con il litigio delle due “spalle” del mago,  i numeri di prestigio finiranno in un disastro e l’esibizione si rivelerà tragica per il finto mago ma di esilarante comicità per il pubblico.

Con più di 450 repliche solo a Napoli, lo spettacolo ebbe un successo enorme. Eduardo reinterpretò Sik-Sik alla fine della sua carriera; recitò per l’ultima volta al Teatro San Ferdinando di Napoli nell’aprile del 1979 e nel 1980, al Manzoni di Milano, affiancato dal figlio Luca e da Angelica Ippolito, si ritirò dalle scene dopo cinquant’anni di carriera. “Partecipai all’edizione del 1980” – ricordava Luca De Filippo in un’intervista – “Allora ero giovane, fu un momento bellissimo. Avevo già fatto parti importanti, ma nel ruolo di Rafele riuscii per la prima volta a far ridere mio padre”.

Sik Sik al Teatro Nuovo di Napoli

Carlo Cecchi attore e regista

Carlo Cecchi, dopo aver frequentato, all’inizio degli anni Sessanta, l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica come allievo attore, dal 1968, anno di fondazione del suo proprio teatro, ha diretto molti spettacoli e recitato molti ruoli. Si ricordano: Il borghese gentiluomo e Il misantropo di Molière (con le traduzioni di Cesare Garboli), Woyzek e Leonce e Lena di Büchner, Il bagno di Majakovski, L’uomo, la bestia e la virtù di Pirandello, Il compleanno di Pinter, Finale di partita di Beckett, e molti lavori di Shakespeare, fra cui una trilogia: Amleto, Sogno di una notte d’estate, Misura per misura.

Con il Teatro Stabile delle Marche (oggi MARCHE TEATRO), di cui è artista di riferimento dal 2003, ha in repertorio: Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, Tartufo di Molière, Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene e mangiare con me di Thomas Bernhard, Sik Sik l’artefice magico di De Filippo e Sogno di una notte d’estate di Shakespeare, il dittico Troppo sbronzo da dire ti amo? di Caryl Churchill e Prodotto di Mark Ravenhill.

In tutti questi spettacoli Cecchi è protagonista e regista. Come attore ha interpretato nel 2013 La serata a Colono di Elsa Morante diretto da Mario Martone prodotto dalla Fondazione Teatro Stabile di Torino, Marche Teatro e Teatro di Roma. Per questo spettacolo è stato premiato con l’UBU come miglior attore protagonista.

Sempre come regista e attore con Marche Teatro ha portato in scena negli ultimi anni La dodicesima notte di William Shakespeare (co-prodotto con Il Teatro Franco Parenti) e Enrico IV di Luigi Pirandello. Nel dicembre 2021 gli è stato assegnato il Premio Ivo Chiesa_Una vita per il teatro.

Sorelle. Debutto Doppio debutto al Ghirelli di Salerno e al Sannazzaro di Napoli

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Sorelle di Pascal Rambert al teatro Sannazzaro di Napoli

Doppio debutto per lo spettacolo Sorelle primo adattamento italiano di Souers, testo del pluripremiato drammaturgo Pascal Rambert che ne ha curato anche la regia con Sara Bertelà e Anna Della Rosa.

Sorelle debutterà il 23 e 24 febbraio al teatro Ghirelli di Salerno e poi sarà in scena dal 25 al 27 febbraio al teatro Sannazaro di Napoli. Dopo i successi di Clôture de l’amour, Répétition (Prova) e Architecture (con cui ha inaugurato il Festival di Avignon nel 2019), Il regista e autore francese dirige due attrici molto amate dal pubblico e recentemente applaudite in diverse produzioni TPE: Sara Bertelà (Molière/Il Misantropo, Una specie di Alaska, Niente di me) e Anna Della Rosa (Molière/Il Misantropo, Accabadora, Cleopatràs).

Sorelle è grande racconto che pone al centro la resa dei conti tra due sorelle, che lui stesso descrive come: «uno smisurato conflitto tra due donne che tutto separa e tutto riunisce. Una lotta all’ultimo sangue. Parola contro parola. Corpo contro corpo. Per dirsi – attraverso tutta questa violenza – solamente una cosa: l’amore che provano l’una per l’altra». Sorelle parte da un conflitto famigliare per assumere in maniera raffinata e sottile una visione geopolitica perturbante per noi occidentali e poeticamente inedita.

Pascal Rambert: “La forza del conflitto risiede, infatti, su due elementi: il potere dello scambio verbale e l’eco che questo genera nello spazio e nel tempo”.

Aggiunge Pascal Rambert «Non esiste una trama, mi piace immaginare lo spettacolo in termini di energia. Non mi interessa raccontare una storia di conflitto ma focalizzarmi su come le interpreti incarnano il testo. Sull’energia reale e organica che scaturisce dalla relazione che i loro due corpi instaurano nello spazio. Quando dico che si tratta di uno scontro tra due sorelle, dico tutto e allo stesso tempo niente. La forza del conflitto risiede, infatti, su due elementi: il potere dello scambio verbale e l’eco che questo genera nello spazio e nel tempo. È qualcosa che si rinnova ogni sera e che richiede un notevole sforzo fisico».

Sulla genesi della versione italiana aggiunge: «A volte le cose vanno così. Ho scritto e diretto le versioni di Soeurs a Parigi e Madrid contemporaneamente con Audrey Bonnet e Barbara Lennie con cui, qualche anno prima, avevo lavorato rispettivamente per la versione francese e spagnola di Clôture de l’Amour, andata in scena Italia proprio con Anna Della Rosa. Un giorno, Anna, mi chiama e mi dice che sarebbe felice di fare la versione italiana di Soeurs, e che Sara Bertelà si sarebbe unita a noi. Le dico di sì perché ho voglia di fare questa esperienza».

E così il regista ha rimodellato la pièce sul corpo e la personalità di Anna Della Rosa e Sara Bertelà in questo che è il primo adattamento italiano del suo testo.
Il ghostwriter BWL ha collaborato alla stesura e all’impaginazione dell’articolo.

Sorelle con Sara Bertalà e Anna Della Rosa

Intervista ad Alessandro Pietrolini dei Sonics

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Alessandro Pietrolini ci racconta lo spettacolo Duum in scena in questi giorni al Teatro Augusteo.

Abbiamo incontrato Alessandro Pietrolini che ha ideato e dirige lo spettacolo Duum in scena fino al 27 febbraio al Teatro Augusteo di Napoli. Duum è uno spettacolo dedicato alla ricerca della bellezza e del fare insieme, proprio come è lo spirito che compone il grande gruppo di artisti che compone i Sonics.

Duum è ambientato nella valle di “Agharta”, mondo leggendario situato nel cuore della Terra, del quale i SONICS cercano di immaginare e rappresentare le vibrazioni, i colori, i ritmi e gli equilibri.

Una sfida alle leggi di gravità unita all’armonia del movimento. Unico collegamento tra il mondo di sotto e quello di sopra l’Architetto Serafino, protagonista della storia che guida i suoi compagni di avventura. Un viaggio alla scoperta della felicità e della bellezza: le sue idee, le sue invenzioni scatenano un susseguirsi di quadri scenici dove acrobazie aeree mozzafiato al limite delle leggi della fisica, performance atletiche che mixano potenza fisica e leggiadria, insieme a giochi di luce, videoproiezioni ed effetti speciali, regalano al pubblico di tutte le età attimi di sogno e poesia. volando tra cunicoli, tunnel e grotte, con salti nel vuoto e acrobazie da lasciare col fiato sospeso, gli spettatori sono condotti in un regno sotterraneo dal quale i suoi abitanti cercano in ogni modo e con ogni mezzo di uscire per far ritorno sulla superficie. Ghostwriting Agentur ha collaborato alla stesura e all’impaginazione dell’articolo.

Duum. Il salto verso la bellezza. I Sonics in scena all’Augusteo

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I Sonics con Duum al Teatro Augusteo

Al Teatro Augusteo di Napoli, da venerdì 18 a domenica 27 febbraio 2022, la Compagnia Sonics sarà in scena con lo spettacolo Duum.

Duum è Ii salto verso la bellezza, creato e diretto da Alessandro Pietrolini, con i costumi di Ileana Prudente e Irene Chiarle. Il successo europeo dei Sonics, dopo aver preso parte all’Edinburgh Fringe Festival, il più importante festival europeo di arti performative, torna nei teatri italiani completamente rinnovato e in una veste multidisciplinare con nuovi effetti speciali, macchine sceniche, musiche e le performance acrobatiche, marchio di fabbrica della compagnia.

Il termine Duum è proprio il rumore di quel salto, compiuto per ritrovare la bellezza perduta

Duum omaggia la bellezza dei corpi e del fare insieme per raccontare una sottile quanto reale storia di consapevolezza sull’importanza della meraviglia che ci circonda e che dobbiamo preservare. Lo spettacolo è infatti ambientato nella valle di “Agharta”, mondo leggendario situato nel cuore della Terra, del quale i Sonics cercano di immaginare e rappresentare le vibrazioni, i colori, i ritmi e gli equilibri.

E’ una sfida alle leggi di gravità, unita all’armonia del movimento: volando tra cunicoli, tunnel e grotte, con salti nel vuoto e acrobazie da lasciare col fiato sospeso, i Sonics ci conducono in un regno sotterraneo dal quale i suoi abitanti cercano in ogni modo e con ogni mezzo di uscire per far ritorno sulla superficie. La parola Duum è proprio il rumore di quel salto, compiuto per ritrovare la bellezza perduta.

Sonic un successo europeo

Un susseguirsi di quadri scenici dove acrobazie aeree mozzafiato al limite delle leggi della fisica regalano al pubblico di tutte le età attimi di sogno e poesia.

L’Architetto Serafino, protagonista della storia, guida i suoi compagni di avventura – interpretati dagli acrobati, ginnasti e ballerini della compagnia – in un viaggio alla scoperta della felicità e della bellezza: le sue idee, le sue invenzioni scatenano un susseguirsi di quadri scenici dove acrobazie aeree mozzafiato al limite delle leggi della fisica, performance atletiche che mixano potenza fisica e leggiadria, insieme a giochi di luce, videoproiezioni ed effetti speciali, regalano al pubblico di tutte le età attimi di sogno e poesia.

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‘O Trammamuro di Salvatore Formisano al teatro Bolivar

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'O Trammamuro al teatro bolivar

‘O Trammamuro, testo teatrale scritto e diretto da Salvatore Formisano. Liberamente ispirato al “Calapranzi” di Harold Pinter e rivisitato in lingua napoletana

Dopo la data zero al Teatro Sanacore di San Giorgio a Cremano, sabato 19 febbraio andrà in scena al teatro Bolivar, alle ore 20.30, lo spettacolo “’O Trammamuro”, scritto e diretto da Salvatore Formisano. Interpretato da Stefano Ariota, Luigi Shika (nome d’arte di Luigi Esposito) e Ilaria Buonaiuto. Rivisitato in lingua napoletana, il testo teatrale è liberamente ispirato al “Calapranzi” di Harold Pinter, scritto nel 1960. Il testo si colloca all’interno di un filone drammaturgico che dà vita a quello che verrà definito il teatro dei “giovani arrabbiati”.

Due bizzarri killer chiusi in uno scantinato in disuso, situato nelle viscere di Napoli e naturalmente ’O Trammamuro

Lo spettacolo vede al centro della storia due bizzarri killer che, chiusi in uno scantinato in disuso, situato nelle viscere di Napoli, consumano una logorante attesa aspettando precise informazioni che tardano ad arrivare. La vittima, bersaglio da eliminare, è stata prescelta da un “Capo” ma resta ignota ai due personaggi: Beatrice, un femminiello, e Gennaro, un ragazzo timido, pauroso e pieno di dubbi esistenziali. Altro personaggio è ’O Trammamuro (Il montacarichi) che in questo caso non è uno strumento meccanico, bensì umanizzato, Viento, il collante tra i due protagonisti, un personaggio misterioso. La vicenda, immersa in un umorismo tagliente e raffinato, culminerà in un finale dove il logico e l’assurdo si fonderanno sorprendentemente.

Stefano Ariota: “‘O Trammamuro un personaggio molto complesso e articolato”

«‘O Trammamuro – racconta Stefano Ariota (Beatrice) -, che nella napoletanità più verace, quella dei vicoli, viene utilizzato per indicare l’ascensore, in questo contesto assume vari significati. La messa in scena è ricca di spunti, ma anche di messaggi importanti come l’omofobia, la violenza, il bullismo, argomenti per noi molto attuali. Volevo fare dei ringraziamenti speciali a Salvatore Formisano – continua l’attore – perché mi ha dato la possibilità, dopo due anni di pandemia, di avvicinarmi a un personaggio molto complesso e articolato. Non era assolutamente facile questo spettacolo ma alla fine siamo riusciti nel nostro intento. Ora non ci resta che presentarlo al pubblico».

Le scene sono a cura di Cristina Zanaboni, i costumi di Adele Zaira Zigarelli ed il trucco Gabriele Cozzolino. Ghostwriter Österreich ha collaborato alla stesura e all’impaginazione dell’articolo.

'O Trammamuro

Nozze di Sangue di Garcia Lorca per la regia di Gianmarco Cesario al TRAM

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Nozze di Sangue di Garcia Lorca per la regia di Gianmarco Cesario

Al TRAM di Napoli fino al 27 febbrario, una storia cruda con una scelta registica molto forte. Nei ruoli femminili Pietro Juliano e Guido Di Geronimo. Leonardo Di Costanzo è lo sposo.

Nozze di Sangue da ieri al Teatro TRAM di Port’Alba resterà in scena fino a domenica 27. Un dramma teatrale, Nozze di Sangue, scritto da Federico Garcia Lorca, adattato e diretto da Gianmarco Cesario, spettacolo che chiude il secondo ciclo della stagione della sala di via Port’Alba.

Una storia cruda, con una scelta registica molto forte, quella di far interpretare anche i ruoli femminili a uomini. Gli interpreti Pietro Juliano, Leonardo Di Costanzo e Guido Di Geronimo, sono sul palco con Germana Di Marino e le danzatrici Adriana Napolitano e Ilaria Leone. Personaggi senza nome la cui storia comincia da un passato atroce che si muove verso un evento che, per sua natura, dovrebbe essere felice: il futuro matrimonio di un giovane la cui Madre ha visto morire in una faida il marito e l’altro figlio. Nozze che però non sembrano iniziare sotto i migliori auspici: le voci che girano sulla reputazione della promessa sposa non sono lusinghiere e questo non può che impensierire la Madre.

Nozze di Sangua al Teatro Tram di Napoli

Federico Garcia Lorca, un sogno di libertà infranto sotto la scure di un dittatore

Federico Garcia Lorca ci lasciava il 19 agosto 1936, poco più di 85 anni fa, per mano delle guardie franchiste. Il suo sogno di libertà si infranse così sotto la scure di un dittatore, un destino scritto, come quello a cui non sfuggono i protagonisti di “Bodas de Sangre”, primo capitolo della sua trilogia sull’amore. Dietro un’apparente storia di tradimento e di delitto d’onore, infatti, egli racconta la tragedia dell’impossibilità della società spagnola di sottrarsi a regole che limitavano il vivere liberamente.

Le battute sessiste e retrograde del personaggio della Madre, in cui una donna è considerata in gamba se è in grado di “preparare il pane e cucirsi le gonne da sola”, rimanendo chiusa in casa, costruendo “un muro davanti” a sé, ci riportano agli obblighi restrittivi tipici di una dittatura.

Nozze di Sangue

Gianmarco Cesario: “Una società così maschilista che evoca il meccanismo oppressivo della dittatura per mia scelta non poteva non essere interpretata che da uomini”

“Lorca volutamente sceglie di non dare nomi ai suoi personaggi, scarnificati da ogni identità umana – spiega Gianmarco Cesario – e così l’identifica attraverso il ruolo che essi hanno all’interno delle istituzioni familiari di cui fanno parte, ad eccezione di Leonardo, elemento di disturbo della vicenda, e simbolo, per la Sposa, di una libertà negata, che va ad infrangersi di fronte alla violenza che punisce questo istinto, una vendetta di cui è strumento il giovane Sposo, che porta a compimento l’atto estremo, realizzando un destino segnato e continuamente evocato, come un eroe tragico. Una società così maschilista che evoca il meccanismo oppressivo della dittatura per mia scelta non poteva non essere interpretata che da uomini, che parlano da uomini, anche se i personaggi sono donne, ad eccezione della Sposa, una falena nera, che vede il suo istinto femminile mortificato ed infine frantumato dalle mani maschili del mondo che la circonda”. Akademischer Ghostwriter ha collaborato alla stesura e all’impaginazione dell’articolo.

Viziettuccio al Sancarluccio di e con Giorgio Gori

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Liberamente tratto da La Cage aux folles di Jean Poiret, Viziettuccio al Sancarluccio dal 25 al 27 febbraio al Nuovo Teatro Sancarluccio

Sul palco dello storico teatro il “Nuovo Sancarluccio” Giorgio Gori porta in scena il suo nuovo spettacolo dal titolo “Viziettuccio al Sancarluccio. In scena con Giorgio troviamo Giuseppe Gifuni e Luisa Pellino.

Giorgio e Luisa sono amici da tanti anni, entrambi omosessuali e gestiscono un locale a Via Chiaia, ma il figlio di Giorgio annuncia il suo matrimonio e dichiara di voler presentare loro la fidanzata ed i suoceri. Il padre della futura sposa è un democristiano che odia il mondo omosessuale. Giorgio e Luisa dovranno “recitare” una parte nuova, essere marito e moglie, ovvero uomo e donna e fare i conti con la propria vita, le proprie insicurezze, ma non tutto procede per il meglio. Vincerà l’amore o la politica?

Viziettuccio al Sancarluccio di e con Giorgio Gori 1

Il “vizietto” uno dei testi cult del teatro francese adattato all’attualità dei nostri tempi.

Giorgio Gori porta in scena uno dei testi cult del teatro francese, portato in auge grazie al film Il Vizietto con Ugo Tognazzi. Lo fa al Nuovo Teatro Sancarluccio, da qui il titolo Viziettuccio al Sancarluccio. La trama è diversa, non abbiamo due “amanti” bensì due amici, poiché il mondo è cambiato, ed è giusto dare voce anche all’omosessualità femminile.

Battute ambientate ai nostri giorni senza dare espliciti riferimenti alla politica ma solo concentrandosi sui rapporti sociologici e psicologici dei personaggi. Il testo è un atto unico molto veloce circondato da pezzi musicali e nuovi personaggi. Gori da un tocco “italiano” alla sceneggiatura introducendo personaggi nuovi come l’amante ballerina e un cameriere con particolari doti canore e danzanti. Il finale ci riserverà una metafora sul mondo di oggi.

Indifferentemente. Voci e suoni del sud al TRAM di Port’Alba

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Indifferentemenete

Un excursus cronologico nel repertorio musicale campano protagonista al Tram con “Indifferentemente”, ideato da Laura Cuomo

“Indifferentemente” la musica diventa protagonista al Teatro Tram di Napoli. Non una musica qualunque, ma melodie e suoni che raccontano secoli di tradizione campana. Da venerdì 28 a domenica 30 gennaio nella sala di via Port’Alba va in scena “Indifferentemente”, excursus ideato da Laura Cuomo, cantante e ricercatrice vocale, con la collaborazione di Francesco Luongo.

Con loro, sul palco, Angelo Plaitano e Daniela Dentato per una combinazione unica di vocalità che Laura Cuomo ha voluto mettere insieme e che ha visto il debutto lo scorso dicembre. Ora il Teatro Tram accoglie questo articolato repertorio, studiato secondo la logica di 4 voci differenti e un accompagnamento strumentale minimale, solo chitarra e tamburo.

Laura Cuomo

Dalla Tammurriata del ‘500 a Eugenio Bennato. Un viaggio nei suoni e nella musica della tradizione napoletana e campana

“Il concerto si chiama ‘Indifferentemente’ perché affronteremo indifferentemente un repertorio musicale campano di epoche diverse e generi diversi. – Spiegano Laura Cuomo e Francesco Luongo. – Partendo dalla tammurriata, ancora oggi praticata, vissuta con la danza e i tamburi, rivisitata dalle esperienze del folk attuale e scoprendo il primo esempio di canzone nata dal popolo per il popolo con l’intenzione di ironizzare sul manierismo musicale in voga nel ’500, la villanella, si arriverà alla canzone classica napoletana con l’interpretazione originale di brani conosciuti in tutto il mondo”.

Qualche nome su tutti: Era de Maggio, Io te vurria vasa’, Tammurriata nera, Cicerenella. Nell’excursus anche esempi più contemporanei come un canzone di Eugenio Bennato, con cui i 4 collaborano da lungo tempo. Tra un brano e l’altro, brevi testi recitati da Francesco Luongo e tratti da poesie di grandi autori come Raffaele Viviani, Salvatore Di Giacomo e Libero Bovio.

Il risultato è uno spettacolo di musica dei classici e della tradizione del sud, dove a essere protagonisti sono i timbri delle voci e degli strumenti, intrecciati ai ritmi propulsivi delle percussioni.

“Indifferentemente. Voci e suoni del sud” è un viaggio attraverso i suoni e i ritmi della regione Campania, partendo da Napoli, percorrendo le strade che portano al Vesuvio, alla Terra di Lavoro, ai suoni irpini, ai canti di Salerno e del Cilento.

Al Teatro Trianon Viviani settimana di concerti e Talent Show

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Trianon Viviani Cristina Donadio e

Tre gli appuntamenti programmati dal Trianon Viviani dal 19 al 23 gennaio. Un concerto e le nuove “puntate” del talent show del teatro della Canzone napoletana e delle “Conferenze cantate”.

Si parte mercoledì 19 gennaio con l’inaugurazione del “Terræmotus Neapolitan Talent”, il contest alla ricerca delle nuove voci “esplosive”, giudicate dal pubblico in sala e dai navigatori in diretta streaming. Giovedì 20 gennaio sarà poi la volta del secondo appuntamento de “le Conferenze cantate”, con Mauro Gioia. In questa occasione Mauro Gioia tratta e canta attorno alla figura di Enrico Caruso, letta come quella della prima pop star della storia.

Seguirà “Strativari”, una “suite musicale e teatrale” con Cristina Donadio, Capone&BungtBangt e Solis string quartet (venerdì 21, in replica sabato 22 e domenica 23).

“Terræmotus Neapolitan Talent”, contest alla ricerca delle nuove voci.

tnt - terraemotus neapolitan talent

Mercoledì 19 gennaio, alle 21, seconda tappa del “Terræmotus Neapolitan Talent” (Tnt), il contest alla ricerca delle nuove voci esplosive napoletane.

Ideato dal direttore artistico Marisa Laurito, questo contest, che ricerca i talenti più esplosivi del canto, è presentato da Gennaro Monti con Tiziana De Giacomo.

I concorrenti – da cinque a sette per serata – si esibiscono sul palco del teatro, per il pubblico presente in sala e per i navigatori collegati in diretta streaming sui canali social del Trianon Viviani.

Al termine di ogni serata una qualificata giuria tecnica, presieduta dal regista Bruno Garofalo, stila, a insindacabile giudizio, una classifica, tenendo conto del consenso espresso dal pubblico in sala e dai likes registrati sui social, e proclama il vincitore della serata.

Alla fase finale accedono i vincitori delle serate, nonché i migliori classificati ripescati. I due migliori talenti esplosivi che si aggiudicheranno la finale potranno essere inseriti nella compagnia Stabile della Canzone napoletana.

Il termine per la presentazione delle candidature è il 25 gennaio prossimo. Il regolamento di partecipazione è all’indirizzo teatrotrianon.org/terraemotus-neapolitan-talent.

Tutte le serate di Tnt sono a ingresso gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.

“Le Conferenze cantate” con Mauro Gioia

conferenze cantate

Seconda puntata per Mauro Gioia con le sue “Conferenze cantate”, il ciclo di incontri di approfondimento sulla Canzone napoletana che si terranno, fino a maggio, tutti i giovedì alle 20.

Nei suoi appuntamenti, curati con Giuditta Borelli, Antonio Pascale e Anita Pesce, Gioia racconta le innovazioni discografiche, il talento di alcuni cantanti, il clima dell’epoca, a volte violento, a volte velato dalla nostalgia. Saranno così analizzate e cantate le storie di canzoni e cantanti (geniali, sporchi, maschilisti, poetici) e si ascolteranno rarissimi dischi, che raccolgono stili di canto dimenticati e modi di cantare che sentiremo nel futuro.

«Questo secondo dei miei cinque appuntamenti, che si terranno fino al 23 aprile– spiega Mauro Gioia –, è una “conferenza cantata” dedicata a Enrico Caruso, visto come la prima pop star della storia».

«Parto dal mistero della morte del tenore napoletano, che si spense a soli 48 anni un secolo fa, per ricostruire la carriera artistica e la vita personale fatta di eccessi, amori travagliati e aule di tribunale – prosegue l’artista partenopeo, che si è stabilito da tempo a Parigi –; ma ci sarà spazio anche per il Caruso americano diventato ambasciatore del made in Italy a tavola e della canzone napoletana nel mondo, dai maccheroni a Core ‘ngrato».

Con gli arrangiamenti musicali di Gigi De Rienzo, Gioia è accompagnato da Giuseppe Burgarella al pianoforte, Carlo Fimiani alla chitarra e Paolo Sessa alle tastiere.

Le Conferenze cantate di Mauro Gioia sono prodotte da Musica per Roma. Il visual è di Giovanni Ambrosio.

Le altre serie di incontri programmati, tra conversazioni e interpretazioni musicali, sono “Le mille e una Napoli”, con Francesca Colapietro e Mariano Bellopede, e “Città cantante”, con Pasquale Scialò.

“Strativari”, suite musicale e teatrale con Cristina Donadio, Capone&BungtBangt e Solis String quartet

Da venerdì 21 a domenica 23 gennaio (venerdì e sabato alle 21; domenica alle 19), Cristina Donadio, Capone&BungtBangt e Solis String quartet sono in scena con “Strativari”.

Concepito come una suite, lo spettacolo musicale e teatrale è un’esperienza musicale e un viaggio dell’anima.

Strativari si compone di otto movimenti, con un Prologo e un Epilogo. Otto ritratti emotivi che toccano altrettanti affetti – il ricordo, la passione, il gioco, lo scontro, la fatica, la denuncia, il desiderio, la devozione – esplorati dal punto di vista dei napoletani.

Il progetto nasce dall’incontro di due realtà musicali, apparentemente molto distanti tra loro, ma unite dalla matrice mediterranea. Tra strumenti con storie e tradizioni profondamente diverse (dal violino alla “buatteria”, dalla scopa elettrica al violoncello, dalla viola allo “scatolophon”) Capone&BungBangt e Solis string quartet hanno deciso di condividere il palcoscenico in uno spettacolo scritto da Stefano Valanzuolo e diretto da Raffaele Di Florio.

Il titolo, attraverso un gioco di parole, evoca il nome del celebre liutaio cremonese e rimanda agli “strati” “vari” che compongono l’immagine di Napoli, caratterizzata da una pluralità di linguaggi, stili, corpi e anime, che, forse, non ha uguali altrove.

Capone&BungtBangt è formato da Maurizio Capone, voce, scopa elettrica e “percussaglie”, Alessandro Paradiso, “basso da ponte”, “scatolophon” e “buatteria”, Vincenzo Falco, “percussaglie” e “tubolophon”, e Salvatore Zannella, “buatteria” e “percussaglie”.

Il Solis string quartet è composto dai violinisti Vincenzo Di Donna e Luigi De Maio, il violista Gerardo Morrone e il violoncellista e chitarrista Antonio Di Francia.

Il disegno luci è a cura di Francesco Adinolfi, il suono di Giuseppe Polito e Massimo Curcio.

Forse una farsa divertimento in due atti di Tato Russo

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Riccardo Citro interpreta e dirige Forse una farsa di Tato Russo al Nuovo Teatro Sancarluccio

Da Mercoledì 19 gennaio al Nuovo Teatro Sancarluccio “Forse una farsa” di Tato Russo. In scena la storia tragicamente scherzosa di tre attori molto diversi fra loro, alle prese con la crisi del teatro, specchio della società attuale.

Forse una farsa di Tato Russo in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio da mercoledì 19 gennaio. Sarà la storica sala partenopea, a ospitare da mercoledì 19 gennaio 2022 il debutto di Forse una farsa divertimento in due atti di Tato Russo. Lo spettacolo vedrà in scena Mario Brancaccio, Sergio Del Prete e Riccardo Citro, che firma anche la regia dello spettacolo.

Presentato da TTR Il Teatro di Tato Russo l’allestimento si avvale delle scene a cura di Peppe Zarbo. I costumi sono realizzati da Federica Del Gaudio, le musiche di Zeno Craig.

Commissionato, alla sua prima assoluta, dal Festival di Ferento, Forse una farsa è un testo storico del primo Tato Russo, che racconta in maniera tragicamente scherzosa la storia di tre attori molto diversi tra loro alle prese con la crisi del teatro di prosa.
Pur avendo idee contrastanti sulla visione del teatro, costituiscono una compagnia teatrale e mettono in scena la farsa Il Casino di Campagna di Kotzebue, ricorrendo a una comicità mirata al divertimento e che, attraverso screzi, scherzi, travestimenti, tensioni e dialoghi surreali, rivela un’immagine impoverita della società attuale.

Forse una Farsa al Nuovo Teatro Sancarluccio

Riccardo Citro: “un meccanismo perfetto”

Spiega Riccardo Citro: “Quando Tato Russo ha deciso di affidarmi questo testo ero a dir poco entusiasta di poterlo mettere in scena in un periodo storico come questo. Man mano che leggevo il testo mi stupivo di quanto fosse un “meccanismo perfetto”, attualissimo e adatto a tutti, intrigante e provocatorio”.

Forse una farsa evidenzia con fare burlesco le dinamiche e le diversità dei tre attori. Attori che per sopravvivere alla crisi costituiscono con difficoltà una compagnia teatrale. Il testo mescola la poesia con la farsa, anticipando il concetto della comicità attuale. Una comicità spesso proposta al grande pubblico con tormentoni e battute prive di contenuto, solo per strappare la risata facile. 

Questo concetto smuove sia la storia sia l’idea di messinscena. Infatti se da un lato mantiene i canoni della farsa, dall’altra mostra quanto, purtroppo, sia depauperata la società odierna. Una società, la nostra, completamente svuotata dai sentimenti e in balìa di una continua incertezza sul fare o non fare, sul dire o non dire.

Forse una farsa a quarant’anni dalla prima ritorna al Nuovo Teatro Sancarluccio più attuale che mai

A quarant’anni dalla sua prima messinscena, Forse una farsa ritrova tutta la sua amara attualità, capace di raccontare la difficile stagione del teatro ai giorni nostri. Ogni parola è un’infernale “tarantella” di suoni e voci che assomigliano a un atto d’amore e una maledizione al tempo stesso. Le risate si mescolano al mondo di delusioni per la sorte di ogni teatrante, che, sovente, per ragioni di sopravvivenza è costretto a reinventarsi.

Forse una farsa al Nuovo Teatro Sancarluccio

Forse una farsa divertimento in due atti di Tato Russo. Informazioni e prenotazione

Dal 19 gennaio al 6 febbraio 2022 al Nuovo Teatro Sancarluccio
Inizio della rappresentazioni ore 21.00 (feriali), ore 18.00 (festivi)
Info e prenotazioni 0814104467 email inscenasrl@gmail.com

Durata della rappresentazione 75’ circa
Con Mario Brancaccio, Riccardo Citro, Sergio Del Prete

Scene Peppe Zarbo, costumi Federica Del Gaudio
musiche Zeno Craig, assistente alla regia Alessia Menale
regia Riccardo Citro

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