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Forse una farsa divertimento in due atti di Tato Russo

Da Mercoledì 19 gennaio al Nuovo Teatro Sancarluccio “Forse una farsa” di Tato Russo. In scena la storia tragicamente scherzosa di tre attori molto diversi fra loro, alle prese con la crisi del teatro, specchio della società attuale.

Forse una farsa di Tato Russo in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio da mercoledì 19 gennaio. Sarà la storica sala partenopea, a ospitare da mercoledì 19 gennaio 2022 il debutto di Forse una farsa divertimento in due atti di Tato Russo. Lo spettacolo vedrà in scena Mario Brancaccio, Sergio Del Prete e Riccardo Citro, che firma anche la regia dello spettacolo.

Presentato da TTR Il Teatro di Tato Russo l’allestimento si avvale delle scene a cura di Peppe Zarbo. I costumi sono realizzati da Federica Del Gaudio, le musiche di Zeno Craig.

Commissionato, alla sua prima assoluta, dal Festival di Ferento, Forse una farsa è un testo storico del primo Tato Russo, che racconta in maniera tragicamente scherzosa la storia di tre attori molto diversi tra loro alle prese con la crisi del teatro di prosa.
Pur avendo idee contrastanti sulla visione del teatro, costituiscono una compagnia teatrale e mettono in scena la farsa Il Casino di Campagna di Kotzebue, ricorrendo a una comicità mirata al divertimento e che, attraverso screzi, scherzi, travestimenti, tensioni e dialoghi surreali, rivela un’immagine impoverita della società attuale.

Forse una Farsa al Nuovo Teatro Sancarluccio

Riccardo Citro: “un meccanismo perfetto”

Spiega Riccardo Citro: “Quando Tato Russo ha deciso di affidarmi questo testo ero a dir poco entusiasta di poterlo mettere in scena in un periodo storico come questo. Man mano che leggevo il testo mi stupivo di quanto fosse un “meccanismo perfetto”, attualissimo e adatto a tutti, intrigante e provocatorio”.

Forse una farsa evidenzia con fare burlesco le dinamiche e le diversità dei tre attori. Attori che per sopravvivere alla crisi costituiscono con difficoltà una compagnia teatrale. Il testo mescola la poesia con la farsa, anticipando il concetto della comicità attuale. Una comicità spesso proposta al grande pubblico con tormentoni e battute prive di contenuto, solo per strappare la risata facile. 

Questo concetto smuove sia la storia sia l’idea di messinscena. Infatti se da un lato mantiene i canoni della farsa, dall’altra mostra quanto, purtroppo, sia depauperata la società odierna. Una società, la nostra, completamente svuotata dai sentimenti e in balìa di una continua incertezza sul fare o non fare, sul dire o non dire.

Forse una farsa a quarant’anni dalla prima ritorna al Nuovo Teatro Sancarluccio più attuale che mai

A quarant’anni dalla sua prima messinscena, Forse una farsa ritrova tutta la sua amara attualità, capace di raccontare la difficile stagione del teatro ai giorni nostri. Ogni parola è un’infernale “tarantella” di suoni e voci che assomigliano a un atto d’amore e una maledizione al tempo stesso. Le risate si mescolano al mondo di delusioni per la sorte di ogni teatrante, che, sovente, per ragioni di sopravvivenza è costretto a reinventarsi.

Forse una farsa al Nuovo Teatro Sancarluccio

Forse una farsa divertimento in due atti di Tato Russo. Informazioni e prenotazione

Dal 19 gennaio al 6 febbraio 2022 al Nuovo Teatro Sancarluccio
Inizio della rappresentazioni ore 21.00 (feriali), ore 18.00 (festivi)
Info e prenotazioni 0814104467 email inscenasrl@gmail.com

Durata della rappresentazione 75’ circa
Con Mario Brancaccio, Riccardo Citro, Sergio Del Prete

Scene Peppe Zarbo, costumi Federica Del Gaudio
musiche Zeno Craig, assistente alla regia Alessia Menale
regia Riccardo Citro

Redazione IDN
Redazione IDNhttps://napoli.itineraridellacampania.it
EDITOR E WEB DESIGNER. NATO A VENEZIA NEL 1973, VIVO E LAVORO FRA MILANO E NAPOLI. Sono nato nel 1973 a Venezia. Nascere e vivere a Venezia significa avere la fortuna di crescere respirando il profumo dell'arte in tutte le sue espressioni, dall'architettura alla pittura fino al cinema, così sin da subito mi sono lasciato trasportare da queste sensazioni. Da prima la fotografia, poi il teatro e la televisione, fino a scoprire, verso gli anni novanta, il piacere della sintesi e dell'impatto visivo del segno grafico. E' emozionante vedere stringere nelle mani di persone che non conosci e che non mi conoscono il frutto del mio lavoro.
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