Con Carmela Aria e Paolo Capozzo. Disegno luci Gianni Di Nardo. Musiche Pietro Turco. Realizzazione progetto scenografico Marina Parrilli. Foto di scena: Antonia Di Nardo. Regia Paolo Capozzo
SINOSSI: Romeo è un ex attore di teatro che, a causa di una malattia mentale degenerativa, vive recluso inun ospedale psichiatrico. Accudito amorevolmente da una Giulietta immaginaria, Romeo sembra ignorare lo squallore della realtà che lo circonda. Ma i ricordi della sua vita precedente ogni tanto riemergono, potenti e
incontrollabili, costringendolo ogni volta a rivivere quelli che sono stati i suoi ultimi momenti di consapevolezza, quando l’aggravarsi improvviso della malattia ha costretto la compagnia a interrompere lo spettacolo e la tournee. Perennemente in bilico tra realtà e allucinazione, Romeo e Giulietta tenteranno di portare a termine quell’ultima replica mai conclusa.
NOTE DI REGIA: Il carattere meta-teatrale di questo lavoro ha un peso specifico rilevante.Tutto avviene nella mente di Romeo, devastata dalla malattia, e la realtà, tragica e ineluttabile,affiora solo alla fine, seppur largamente preannunciata.Tra i personaggi shakespeariani, e i loro interpreti non esiste soluzione di continuità.
I “caratteri” si sovrappongono al punto che non è possibile distinguere i ricordi, i sensi di colpa, ipentimenti degli uni e degli altri. La malattia ha trascinato l’esistenza di Romeo dentro una malinconia intrisa di rimpianti, il più forte dei quali forse è di non essere riuscito a sottrarre la sua Giulietta al triste destino che gli è toccato. D’altro canto, la presenza di lei, è un unguento per la sua umanità a brandelli, l’unica luce dentro il buio pesto della sua pazzia.
Con Peppe Carosella | Lucia Maglitto. Regia Salvatore Majorino
Cosa ci fanno un criminale da strapazzo ed una prostituta su di un pianerottolo di un condominio qualunque? Divisi da una porta di un misterioso inquilino, intrattengono un dialogo surreale e divertente. Usb è uno spettacolo torbido ed esilarante, con un finale scioccamente inaspettato, dalle tinte rosso sangue e nero thriller.
Nella notte di Pasqua del 1686, nel castello del marchese Lorenzo Alberti, a Pentidattilo (Calabria) si perpetra uno degli eccidi più sanguinosi della storia, a opera del Barone di Montebello Ionico Bernardino Abenavoli. In quella sanguinosa notte persero la vita molti uomini, donne e bambini, tra cui appunto, il marchese Lorenzo
Alberti. Una delle poche superstiti di cui si ha notizia fu la sorella minore del marchese, Teodora, che, grazie ad un cunicolo che dal castello, posto sulla rocca, sbucava parecchie centinaia di metri più in giù, a mare, riuscì a sfuggire agli assalitori che nel cuore della notte fecero scempio della sua famiglia. Teodora degli spiriti racconta in prima persona, attraverso la voce della stessa protagonista la sua fuga, la permanenza ed infine la fuoriuscita dal cunicolo grazie a cui riesce a salvarsi.
All’interno dello stretto passaggio, Teodora ragiona, ripensa a come pochi istanti prima gli aggressori stessero compiendo la strage, ricorda la sua infanzia e comprende come e perché sia avvenuto quel massacro. Descrive ciò che i suoi occhi hanno visto fuggendo e ripercorre passo passo tutti gli accadimenti che hanno portato lei e la sua famiglia a questo culmine. La giovane uscirà da quell’angusto luogo di salvezza mutata nell’essenza, maturata, non più giovincella, ma donna, non più marchesina solo come titolo, ma unica e sola erede e nuova marchesa di Pentidattilo di Calabria.
Diretto e interpretato da Marco Fandelli. Aiuto regia Milena Pugliese. Voci registrate Marco Fandelli e Milena Pugliese.
SINOSSI: In una città semideserta in pieno agosto, un uomo, padre di famiglia, rientra dal lavoro e si pregustala partenza per il giorno successivo quando finalmente potrà godere delle ferie estive e raggiungere il resto della famiglia al mare. La sua routine sarà però interrotta a tratti dai litigi dei vicini, una coppia giovane, che squarcia con grida e rumori improvvisi la calma del condominio disabitato. Il protagonista segue, pur non volendo, la sequenza del violento alterco, optando per una giusta, aparer suo, discrezione e per una certa, infastidita, indifferenza.
NOTE DI REGIA: Tutti abbiamo assistito alla violenza ma in pochi siamo intervenuti.al sicuro della propriaabitazione, un uomo ascolta un litigio coniugale dai toni sempre più accesi.Forse interverrà, oppure chiuderà le finestre e riprenderà la sua confortante routine. Io so bene cosafarei al suo posto, e non ne vado fiero. E voi cosa fareste?
SINOSSI: Ispirato da una storia drammaticamente vera, “Occidente” svela – nei raccapriccianti dettagli delle torture di Guantanamo – l’insensatezza di tutti gli estremismi religiosi. Un imam trentenne, nelle mani di un gruppo di canaglie in divisa, viene pian piano privato della dignità, dell’essenza, e persino del suo credo. In scena un incubo che prende forma con pochi oggetti, e poca luce. La luce della ragione, la grande assente nell’eterna notte dell’intolleranza. Che sia Oriente, che sia Occidente.
NOTE DI REGIA: Sorvegliare e punire per estorcere verità fasulle inventate, costruite dalla più opulenta delle democrazie occidentali: gli Stati Uniti D’America. Questo è, in buona sostanza, Occidente di Antonio Mocciola. Compito della regia sarà quello di non citare il dolore ma di mostrarlo ed incarnarlo in sinergia con l’autore e l’interprete. La discrezione non fa per noi. Il potere annulla il soggetto, lo annienta, irretisce, avvalendosi di metodi e strutture che la regia restituisce con coraggio, in un processo di osmosi con il pubblico chiamato, poco alla volta, a prendere coscienza dell’orrore. La strategia, bressoniana, di resistenza all’emozione per lanciarla di schianto, in modo imprevisto e folgorante, si avvale delle partiture di Bruckner e Mahler appena la parola tace o si placa nel gesto inesausto del protagonista. “L’uomo è soltanto un errore di Dio? O Dio è soltanto un errore dell’uomo?”, si chiede l’autore, Antonio Mocciola. Il Marchese de Sade sostiene che attraverso il crimine, l’uomo rigenera il mondo e la Natura (con una buona dose di fantasia l’idea è attribuita in Juliette a papa Pio VI). Di sicuro mediante il crimine, il potere perpetua se stesso, avvalendosi e godendo del male. È lo stato delle cose (anche in democrazia). E vogliamo restituirlo in poche scene.
Con Carlotta Carpentieri | Giada Laporta. Regia Francesco Gafforio
SINOSSI – Primo capitolo di unaTrilogia che costituisce un progetto nato dall’urgenza di raccontare l’infinità di storie nascoste tra le pagine polverose di archivi abbandonati. È esattamente quel sentimento di calda comprensione di una vita lontana nel tempo l’ispirazione e l’aspirazione di quest’opera. La parte uno è l’impellente racconto di Nunzia, pellegrina di manicomi, profeta di un amore ingenuo, narratrice delle dimenticate. La dimensione è il ricordo, da quello antico e profondo, che contrappone chi può sopravvivere alla Storia e chi non ne è meritevole, a quello prossimo, che arriva a sfiorarci, senza toccarci davvero.
NOTE DI REGIA: Costruire la semplicità –La prima volta che mi è capitato di leggere fino alla fine questo testo ricordo di aver trascorso alcuni minuti a riflettere, sorpreso dalla natura delle riflessioni che sorgevano spontanee. Di fronte all’apparente semplicità del contenuto sarei stato tentato di limitarmi a pensare agli aspetti tecnici della messinscena e affidare esclusivamente alla perizia delle interpreti la buona riuscita del progetto, ma in cuor mio sapevo che ciò non sarebbe bastato. Come si costruisce la semplicità? La risposta a questa apparente aporia in breve tempo mi apparve chiara: il training. Soltanto lunghe sessioni di gioco avrebbero permesso alle attrici di accedere al nucleo puro e limpido di sensazioni che i personaggi trasudano da ogni azione, verbale, non verbale o para-verbale che fosse.
Il luogo della mente – Soltanto dopo i primi incontri è parso chiaro a tutti che in scena si era creato un confine spaziale fra il presente di Nunzia, con la sua apparente incapacità di raccontare il suo mondo, e il presente infinito e indefinito della sua mente, nella quale si muovono gli altri personaggi, tutti interpretati dalla stessa attrice, una testimonianza tangibile e vivida di ciò che le parole di Nunzia faticano a raccontare. Ecco che la scena è occupata quasi totalmente da questo mondo nascosto che solo il teatro è riuscito a rendere visibile. La claustrofobica realtà del manicomio, rappresentata da un’attrice quasi immobile al centro della scena, fa esplodere i suoi confini e li confonde con quelli del mondo taciuto, fatto di immagini profonde e simboliche, di azioni che si eternano e hanno il sapore della libertà e del dolore incancrenito.
Non ti scordar di me I confini labili e invisibili fra questi due mondi sono gli stessi che nel testo si palesanonella dialettica fra il detto e il taciuto, fra la superficialità e la leggerezza, fra la memoria el’oblio. E proprio quest’ultima dicotomia rappresenta per me e per le attrici che simettono in gioco il vero punto di tensione (non esattamente di conflitto) che anima lascena: Nunzia ha l’esigenza di ricordare eventi e realtà che le sorde mura degli istitutisoffocano ogni giorno, nascondendo al mondo la profonda umanità degli interpretiinvolontari che la civiltà ha deciso di dimenticare. Ma Nunzia è un essere umano e per quanto si sforzi di ricordare alla perfezione i dettagli, per strapparli all’oblio e renderegiustizia alle sue compagne di prigionia dimenticate dal mondo, la memoria perdegradualmente terreno a favore dell’oblio: un lungo braccio di ferro che ciascuno di noi èdestinato a perdere contro la Storia.
Il Rito Queste considerazioni hanno guidato la costruzione della pièce. Nunzia e le immaginidella sua mente fanno la Storia, che è fatta di uomini e donne che decidono diraccontare: lo fa attraverso il rito della narrazione, che è poi il rito del teatro. Portare inscena la sua volontà di eternare la sua esperienza e questi volti altrimenti dimenticatipermette allo spettatore di ricordare che lontano dall’orizzonte delle nostre esperienzec’è un mondo che ha necessità di raccontare e raccontarsi per non svanire.
Aiuto regia Maria Chiara Pellitteri. Supporto tecnico Valerio Puppo
Ci troviamo in una stanza della mente. In un tempo non tempo, in un luogo non luogo, a ricordare. Colei che ricorda è Itria: una donna siciliana. Il suo è un ‘repitu’, un lamento funebre. Dal lamento parte il racconto, dal dolore viscerale. Tutto si accavalla come in un vortice di ricordi e di emozioni, un continuo susseguirsi di flashback e di bruschi ritorni al presente che fanno di Itria l’unica voce capace di evocare tutti i protagonisti di questa misteriosa pagina della storia italiana. La scena è pervasa dal tulle da sposa bianco.
Itria ricorda. Ricorda la purezza dell’amore e le brutture di un mondo che la vuole ancora schiava nella sua stessa terra. Ricorda le risate in famiglia, le parole taglienti del potere, la pioggia d’estate sotto la quale danza spensierata e gioiosa, ricorda l’assalto delle camionette, gli spari.
Il due Dicembre 1968, uno sciopero pacifico e non violento si trasforma in un eccidio. I braccianti di Avola scioperavano per chiedere la parità. Volevano essere pagati 3.480 lire e lavorare 7 ore e mezza esattamente come i braccianti della zona limitrofa. Volevano che giungesse anche nelle campagne della Sicilia Sud Orientale il controllo sulle assunzioni, e che il mercato di piazza non fosse più il metodo col quale scegliere i lavoratori, come fossero bestiame.
Itria ha tre figli ed è la moglie di Giuseppe Scibilia, bracciante di 46 anni, anche lui partecipe della protesta. Nella mente di Itria ogni ricordo è chiaro. Ogni istante. Dopo giorni e giorni di richieste da parte dei sindacati, i braccianti non riescono ad ottenere risposte dai proprietari terrieri, non c’è dialogo, non c’è apertura. Si decide per il blocco stradale. La celere irrompe ad Avola, nella statale 115, sparando ad altezza d’uomo. Decine e decine di feriti e due morti. Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona perdono la vita.
Orde di giornalisti accorrono a raccontare l’accaduto. “I fatti di Avola” diventano l’emblema della lotta sindacale. I politici del tempo assicurarono: “si andrà fino in fondo alla faccenda”. Dopo oltre 50 anni dal fatto, e un’inchiesta secretata, nessuno ha mai saputo la verità. Nessun colpevole, nessuna risposta. Solo l’amara consolazione di essere stati il motore che ha portato alla stesura dello Statuto dei Lavoratori da parte del Ministro Brodolini. “Ma cu ammazzau a Peppe? A me maritu.”
Con Rossella Castellano e Luigi Parlato. Direttore di scena Fabiana Maresca. Costumi e oggetti di scena Barattoli Cosmici. Regia Rossella Castellano
SINOSSI – Nell’anno 1666 una terribile carestia si abbatte sul piccolo borgo di Malvignano: i campi sono aridi, i pozzi secchi, gli animali muoiono. Ridotto in miseria e affamato, il popolo fa sentire la sua voce, rivoltandosi contro l’autorità di Don Francisco Ferrante Mandraga, alto prelato ma di umili origini, dalla condotta discutibile, morbosamente attaccato alla ricchezza e al potere.
Ai margini della Selva di Pizzo Monte vive Aloysia, che dopo essere scappata dal convento in cui era stata rinchiusa, ha scelto di diventare una Janara, una strega, una donna reietta e perseguita perché diversa, donna libera ed emancipata quindi pericolosa per la società del tempo. Sentendosi minacciato dal popolo, Mandraga si autoproclama Inquisitore e accusa pubblicamente Aloysia di essere colpevole di stregoneria e unica responsabile della carestia, evidente castigo divino. Aloysia, vittima di ingiustizie passate, invece di tentare la fuga o nascondersi, decide di affrontare il proprio destino.
NOTE DI REGIA – La scelta registica si è orientata verso la costruzione di una scenografia ruotante per permettere veloci e serrati cambi di scena, contornati da tagli di luce netti in contrasto con zone d’ombra, per caratterizzare l’atmosfera cupa del Seicento, un secolo caratterizzato da violenza, superstizione, discriminazione e paura, che prendono forma come demoni inquietanti dell’immaginario popolare, materializzandosi nella figura esoterica del Voie Marrangone e attraverso il significato allegorico di elementi quali la troccola, le forbici arrugginite e le antiche litanie per allontanare gli spiriti maligni.
L’ennesimo atto di violenza ai danni di una donna sta per essere consumato: lo si percepisce nella strategia accusatoria dell’Inquisitore, nei gesti cadenzati del Boia, nel suono lamentoso della troccola, che richiama Vox Populi, elemento emblematico che abbiamo immaginato di rappresentare non fisicamente ma attraverso voci che risuonano sulla scena, come una folla in rivolta dove non è più possibile distinguere il singolo, ma un branco, tutti si lasciano trascinare dal sentimento dominante e unificante, nessuno ha il coraggio di opporsi.
Per la scelta dei costumi ci siamo attenuti a quelli tipici dell’epoca, ma abbiamo voluto deformare in maniera grottesca alcuni elementi per enfatizzare l’ambivalenza e le contraddizioni morali dei personaggi, come ad esempio l’orlatura della mantella dell’abito domenicano dell’Inquisitore. La giustapposizione e il capovolgimento del bianco e del nero nei tessuti, accompagnano di pari passo quello degli effetti di luce, a sancire lo scontro tra Janara e Inquisitore, magia e religione, conoscenza e superstizione, entrambi hanno una visione opposta e complementare di ciò che è bene e ciò che è male, ognuno mette in atto la propria trappola nella quale potrebbe rimanere irrimediabilmente invischiato.
Chiusa la rassegna diretta da Gianmarco Cesario è giunta l’ora dei conteggi per determinare i vincitori di questa diciassettesima edizione della rassegna di corti teatrali
Successo di pubblico e di critica per la XVII edizione de I Corti della Formica. Si è conclusa ieri sera la diciassettesima edizione de I Corti della Formica, rassegna dedicata ai corti teatrali, andata in scena al Teatro TRAM di Port’Alba. Iniziata giovedì la rassegna ha registrato un grande interesse sia da parte del pubblico che ha sempre affollato il teatro che da parte della stampa che è sempre stata presente in sala e che ha dato grande visibilità alla rassegna.
Quattro serate, sedici corti e un continuo crescendo di emozioni. I temi e il modo in cui si sono affrontati hanno emozionato, regalando molti spunti di riflessione, e se i professionisti del teatro hanno ancora una volta dimostrato di essere all’altezza della sfida i giovani si sono particolarmente distinti per la loro freschezza ma ancor più per la loro preparazione lasciando ben intendere che il teatro è in buone mani.
I giovani, quelli della generazione “zeta” sono proprio quelli che più si sono distinti, se pensiamo anche alla giuria composta dagli allievi delle scuole di teatro presenti sul territorio, che hanno dimostrato competenza e preparazione nel giudicare le opere e nell’interagire con gli artisti. E parlando di giurati e giurie, proprio in queste ore si sta decidendo quali corti teatrali premiare.
I premi in palio sono “miglior corto”, “miglior autore”, “miglior regia”, “miglior attrice” e “miglior attore”. Ci sarà poi il premio della giuria popolare che sarà determinato dalle preferenze del pubblico in sala sommate da quelle del pubblico del web. Dalle prossime ore sarà possibile dare la propria preferenza al corto teatrale che più vi è piaciuto guardando le opere sul nostro sito o sui canali social di facebook e di youtube. Sarà possibile votare il corto preferito da oggi pomeriggio fino alla mezzanotte di Domenica 23 Ottobre. La premiazione sarà poi effettuata a Pozzuoli, nella sala conferenze di Palazzo Migliaresi nella splendida cornice del Rione Terra.
C’è una primadonna in quel ragazzo di Fabio Catalo.
Le classifiche provvisorie e le nomination
In attesa di conoscere i vincitori della XVII edizione de I Corti della Formica ecco le nomination ufficiali. Per il premio di MIGLIOR CORTO, sono stati nominati Il Pitone della Malesia, Itria, Jastemma, Madrioska e Vaporosa Nebbiolina. Stanno concorrendo al premio di MIGLIOR AUTORE Paolo Capozzo per Vaporosa Nebbiolina, Giovanni del Prete con Jastemma, Simone Miglietta con il Pitone della Malesia, Orlando Napolitano con Madrioska e Aurora Miriam Scala con Itria.
Per il premio MIGLIOR REGIA concorrono Mercello Manzella con Madrioska, Rossella Castellano con Aloysia, Marco Fandelli con La Notte prima delle Ferie, Simone Miglietta con Il Pitone della Malesia, e Aurora Miriam Scala con Itria. Concorrono per il premio MIGLIOR ATTRICE Rossella Castellano per Aloysia, Chiara Cianciola per Tempismo sbagliato, Destino Cambiato?, Valentina Elia per Madrioska, Federica Flibotto per Domenica e Aurora Miriam Scala per Itria. Per il premio di MIGLIOR ATTORE concorrono Palo Capozzo per Vaporosa Nebbiolina, Gregorio Del Prete per Occidente, Marco Fandelli per La notte prima delle Ferie, Simone Miglietta per Il Pitone della Malesia e Antonio Vitale con Jastemma.
La classifica provvisoria per il premio dato dalla Giuria Popolare invece è così composta
1) TEODORA DEGLI SPIRITI 2) LA NOTTE PRIMA DELLE FERIE 3) ITRIA 4) LA TENEREZZA 5) VAPOROSA NEBBIOLINA 6) C’È UNA PRIMA DONNA IN QUEL RAGAZZO 7) MADRIOSKA 8) OCCIDENTE 9) DOMENICA 10) USB 11) ALOYSIA 12) JASTEMMA 13) IL PITONE DELLA MALESIA 14) BENZOCAFFEINE 15) FONèS 16) TEMPISMO SBAGLIATO, DESTINO CAMBIATO?
17 edizioni per I Corti della Formica, la rassegna teatrale ideata e diretta da Gianmarco Cesario e quest’anno prodotta in collaborazione con IDN – Itinerari di Napoli
I Corti della Formica edizione numero 17 saranno al Teatro TRAM di Port’Alba dal 13 al 16 Ottobre portando in scena 16 corti teatrali, 4 per ogni sera. La storica rassegna teatrale ideata e diretta da Gianmarco Cesario nel corso degli anni ha dato voce e palcoscenico ad innumerevoli compagnie teatrali e giovani attori che sono poi diventati attori di professione e rinomati drammaturgi.
Quest’anno un’importante novità, al fianco di AIRES TEATRO EVENTI a produrre I Corti della Formica anche IDN – Itinerari di Napoli che offre anche la propria piattaforma per la votazione online dei corti in concorso.
Dalla “Corte della Formica” a “I Corti della Formica” storia di una rassegna iniziata diciassette anni fa
La storia inizia nel 2005 con l’idea di Gianmarco Cesario di creare un piccolo evento che per primo a Napoli portasse alla ribalta lo sconosciuto fenomeno dei corti teatrali. E’ così dunque che con il supporto dell’Associazione Teatro a Vapore e la direzione di Manuela Schiano Lomoriello nasce “La Corte Della Formica”. La prima edizione fu nella nella vecchia sede dello spazio teatrale “IL FORMICAIO”, in una zona periferica e poco considerata da eventi culturali come quella di Soccavo. Dodici mini spettacoli, provenienti, e questa era la cosa più inaspettata, un po’ da tutto lo stivale.
Grazie all’impulso dato dal grande successo di pubblico e di critica, il numero dei corti ammessi alla rassegna salì a quindici nella seconda edizione del 2006, offrendo un palcoscenico ad autori e compagnie provenienti, oltre naturalmente che dalla nostra Regione, da gran parte dell’Italia: Liguria, Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia sono state le regioni più presenti.
Dopo l’esperienza del FORMICAIO ed essere stata ospitata due volte all’ADRIAN CLUB, la rassegna approda al centro della città, a Chiaia, negli spazi della storica sala del Teatro Sancarluccio, che negli anni ’70 vide debuttare il grande Massimo Troisi e tutti i maggiori esponenti di quella generazione, dove ebbero luogo ben tre edizioni. Il successo continua a crescere e quattro edizioni, dalla settima alla decima furono ospitate dalla prestigiosa sala del Piccolo Bellini, e, in quegli anni, grazie alla presidenza della giuria che fu assunta dal regista Gerardo D’Andrea, nasce anche un gemellaggio col Positano Teatro Festival, di cui D’Andrea è stato ideatore e Direttore Artistico.
Nel corso, infatti, delle serate di rappresentazione, il presidente della giuria sceglieva, a sua personale discrezione, tre corti da riproporre l’estate successiva in occasione della kermesse positanese. Dopo un anno di pausa, l’undicesima edizione tornò completamente trasformata, senza più il sostegno del Teatro a Vapore, il nome fu cambiato in I CORTI DELLA FORMICA, mantenendo però intatta la formula competitiva e la direzione artistica di Cesario. Dopo il ritorno, per una stagione, al Teatro Sancarluccio, passato ad una nuova gestione, le sedi del piccolo festival teatrale sono state per tre edizioni al TRAM, piccola sala off sita in Port’Alba e, nelle ultime due, nonostante i limiti della pandemia, al Teatro Cortese, nella zona collinare della città.
I Corti della Formica XVII edizione
L’edizione n. 17 della manifestazione avrà luogo dal 13 al 16 ottobre 2022 di nuovo Teatro TRAM. Saranno in scena 16 corti, 4 per serata, selezionati attraverso un bando pubblico. Tutti i corti, così come succede da tre edizioni, saranno giudicati da una giuria formata da giovanissimi allievi provenienti dalla principali scuole di teatro della città e della città metropolitana. Questa edizione vede ancora una trasformazione ovvero l’intervento di IDN – Itinerari di Napoli, che seguendo sempre più l’idea di produrre progetti meritevoli come opere teatrali, cinematografiche o editoriali legate al territorio, affianca la storica produzione portando con se imprenditori illuminati che vogliono dare sempre più spazio all’arte ed alla cultura.
I sedici corti selezionati concorrono per i premi per il miglior corto, miglior regia, miglio testo, miglior attore e miglior attrice. Anche quest’anno la giuria tecnica della manifestazione è composta da allievi provenienti da 6 scuole di teatro attive nel territorio di Napoli e provincia: DE POCHE – ELICANTROPO – MIND THE GAP – B.MAGGIO – TALIA – TRAM.
Ognuna di queste scuole ha una sua specifica identità, così da offrire una pluralità di punti di vista, dai quali potrà risultare un giudizio quanto più obiettivo. Questa giuria designerà prima i finalisti poi i vincitori dei premi come Miglior Corto (che anche quest’anno sarà dedicato alla memoria del M°Gerardo D’Andrea) Miglior Regia, Miglior Attrice, Miglior Attore e Miglior Autore.
Una giuria di docenti e di operatori culturali designerà invece il vincitore del Premio Scuola che come ogni anno premierà il corto con il più importante messaggio didattico. Anche per questa edizione l’attrice Paola Maddalena, invece, sceglierà il vincitore della targa “Daniele Mattera – Parola e Gesto” in memoria dell’affezionato frequentatore del festival, artista e grande studioso del teatro che unisce movimento e parola in maniera sperimentale.
Quest’anno il premio della giuria popolare verrà dato da Itinerari di Napoli, in quanto gli spettatori potranno esprimere il loro giudizio attraverso la piattaforma di IDN. Tutti i corti teatrali saranno visibili dal giorno dopo sul sito itineraridinapoli.com e sulle pagine social di itinerari della campania, specificatamente su facebook.com/itineraridellacampania e su youtube/itineraridellacampania. I voti del web saranno sommati ai voti del pubblico in sala proclamando così il vincitore. La cerimonia di premiazione avverrà nella Sala Conferenze di Palazzo Miglioresi a Pozzuoli.
Dal 13 al 16 Ottobre al Teatro TRAM. Tutti i corti de I Corti della Formica
Quattro corti per quattro sere, da giovedì 13 a sabato 16 ottobre. Per prenotazioni e biglietti potete contattare direttamente la biglietteria del TRAM. Di seguito il programma sera per sera e per chi lo desidera seguendo il link può scaricare tutto il programma in pdf sul proprio telefono.
Giovedì 13 Ottobre
Barattoli cosmici ALOYSIA – Storia di una Janara di Luigi Parlato con Rossella Castellano e Luigi Parlato direttore di scena Fabiana Maresca costumi e oggetti di scena Barattoli Cosmici regia Rossella Castellano
BDPyoung ITRIA scritto diretto ed interpretato da Aurora Miriam Scala aiuto regia Maria Chiara Pellitteri supporto tecnico Valerio Puppo
Kalamos LA TENEREZZA di Carlotta Carpentieri con Carlotta Carpentieri | Giada Laporta regia Francesco Gafforio
Mentite Spoglie OCCIDENTE di Antonio Mocciola con Gregorio Del Prete Regia Giuseppe Cerrone
Venerdì 14 Ottobre
Under Nea Theatre LA NOTTE PRIMA DELLE FERIE di Valentina Varrella diretto e interpretato da Marco Fandelli aiuto regia Milena Pugliese voci registrate Marco Fandelli | Milena Pugliese
La chiave di Artemisia TEODORA DEGLI SPIRITI – Suite per un eccidio di Danilo Rovani con Denise Capuano Danzatore Cristian Luino Musiche Pasquale Ruocco Regia Danilo Rovani
S.M. USB di Salvatore Majorino con Peppe Carosella | Lucia Maglitto. regia Salvatore Majorino
Co.C.I.S. e Teatro 99Posti VAPOROSA NEBBIOLINA di Paolo Capozzo con Carmela Aria | Paolo Capozzo disegno luci Gianni Di Nardo musiche Pietro Turco realizzazione progetto scenografico Marina Parrilli foto di scena: Antonia Di Nardo regia Paolo Capozzo
Sabato 15 Ottobre
Formiche di Vetro Teatro FONèS scritto diretto ed interpretato da Francesca Muoio e Luca Trezza
TeatrArte Alla Ribalta JASTEMMA scritto diretto ed interpretato da Antonio Vitale
Gruppo Informale IL PITONE DELLA MALESIA di Simone Miglietta con Simone Miglietta | Valentina Martiniello scene e costumi Luca Cristiano audio/luci Luca Cristiano regia Simone Miglietta
Ortigia TEMPISMO SBAGLIATO, DESTINO CAMBIATO? di Davide Raffaello Lauro con Chiara Cianciola | Davide Raffaello Lauro aiuto regia Gennaro Madonna regia Chiara Cianciola | Davide Raffaello Lauro