domenica 22 Dicembre 2024
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Quando il mare lambiva la zona del Cerriglio

S’arrecorda ‘o mare ô Cerriglio cioè quando il mare lambiva la zona del Cerriglio

La zona del Cerriglio, prossima al porto, era ubicato il Sedile di Porto, uno dei tanti comprensori amministrativi in cui, in periodo viceregnale, era divisa la città di Napoli.
Nella medesima zona del Cerriglio esisteva, nel 1600 circa, una antica bettola o osteria frequentata da ogni tipo di avventori dai nobili che vi venivano a provare l’ebrezza dell’ incontro con il popolino, ai plebei che per pochi soldi vi si sfamavano, agli artisti in cerca di ispirazione alle prostitute in cerca di clienti.

La locanda del Cerriglio, ovvero la locanda dove fu aggredito Caravaggio

Michelangelo Merisi, maggiormente noto come il Caravaggio, aveva ancora una volta dipinto i propri ricordi e i propri tormenti, finendo per ritrarre – anche in questo caso – se stesso nel Cristo che aveva assunto l’atteggiamento di “un colpevole che scappa ai suoi guardiani”.
Una notte fonda, Caravaggio era in via Sedile del Porto nella taverna del Cerriglio, la locanda piu celebre della citta, nascosta nel reticolo tortuoso e maleodorante dei vicoli di quella zona del porto. La taverna era nota sia per la bonta della sua cucina e del suo vino – pari solo alla vivacita dei suoi avventori – sia per il gran numero di scrittori e artisti seduti ai suoi tavoli.

La locanda del Cerriglio veniva frequentata da nomi illustri come Benedetto Croce

E proprio le numerose e autorevoli testimonianze letterarie, che si moltiplicano nel corso dei secoli, fanno comprendere l’importanza del locale frequentato da nomi illustri come Giovan Battista Della Porta, Giambattista Basile, Giulio Cesare Cortese, Sgruttendio, Giovan Battista del Tufo, Carlo Celano, Emmanuele Bidera, Vincenzo D’Auria, Benedetto Croce.
Un luogo malfamato e pericoloso dunque? Molto probabilmente non piu del resto della citta e in particolare di quella zona, a pochi passi dal Porto. Di sicuro, pero, le taverne napoletane erano considerate – al pari di molte altre in Europa – ad alto rischio, in particolare per l’usanza di farne un rifugio per balordi e criminali. Quella notte, si bevve e si rise. Quattro uomini, si intrufolarono in silenzio nei locali. Caravaggio forse era ebbro di vino. Cerco di fuggire facendosi strada tra tavoli e lanterne a petrolio, fu aggredito, preso a pugni e a calci, sbattuto contro i muri umidi di muffa.

Ancora oggi non si conoscono gli agressori del Caravaggio

Le ipotesi formulate nel corso degli anni da numerosi autori appaiono senza fondamento, sia in termini di logica che di cronologia. Forse, l’episodio nella taverna del Cerriglio potrebbe essere banalmente legato a uno “sgarro” a qualche malavitoso che, platealmente, aveva punito il rissoso pittore.

Tutto ciò rimane un mistero, che influirà anche sulla conclusione di questa breve storia. Molti hanno notizia che il Caravaggio sia morto: “Si ha avviso da Napoli che fosse ammazzato Caravaggio, celebre dipintore, altri lo dicono sfregiato”. Dopo l’agguato Michelangelo, forse controllato dalla polizia spagnola, lavorava intensamente, terminando diversi capolavori trai quali “La negazione di San Pietro” (1610) il “San Giovanni Battista” (1610) e “David con la testa di Golia” (1609-10).

Il martirio di Sant’Orsola l’ultimo quadro dipinto a Napoli

L’ultimo quadro dipinto eseguito a Napoli, nella primavera del 1610, prima di partire, e “Il martirio di Sant’Orsola” (1610), eseguito per il principe Marcantonio Doria, concludendo quel conto in sospeso che l’artista aveva con il Doria per non avergli affrescato il casino di Sampierdarena come il principe desiderava.

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