E’ stato al Teatro Sannazaro che Eduardo Scarpetta esordì con la più che nota “Na Santarella” e che chiuse volontariamente la sua lunga carriera artistica presentandosi per l’ultima volta al pubblico nella commedia “ Omiedeco d’ ‘e pazze”
Edificato sull’area dell’antico chiostro dei Padri Mercenari spagnoli, attiguo alla Chiesa di S. Orsola in via Chiaia, su progetto di Fausto Nicolini per volere di Don Giulio Mastrilli duca di Marigliano, il Teatro Sannazaro fu inaugurato con una “Grand Soirée” il 26 dicembre del 1874. In scena “La petite Marquise” di Mehilac con la Compagnia Le Roy-Clarence.
Da subito, sia per la ricchezza degli ori e degli stucchi che per le decorazioni del Paliotti che ornavano la struttura, ma, anche per lo spettacolo offerto dealla nobiltà tutta, accorsa in una gara di eleganti toilettes, scintillanti gioielli ed equipaggi; il Sannazaro fu un “Jolie bouquet” con la vocazione dell’alta prosa.
E fu proprio al teatro Sannazzaro che Eduardo Scarpetta esordì con la più che nota “Na Santarella” e che chiuse volontariamente la sua lunga carriera artistica presentandosi per l’ultima volta al pubblico nella commedia “ Omiedeco d’ ‘e pazze”. Ma per il teatro di via Chiaia passarono anche Ermete Novelli, Emma Grammatica, Antonio Gandusio, Ruggero Ruggeri ed altri grandi della scena.
Dopo la gestione del Duca di Marigliano e quella, meno fortunata, del conte Luca Cortese, toccò ad Armando Ardovino risollevare le sorti della più elegante sala teatrale di Napoli portandovi i Fratelli De Filippo (Eduardo, Titina e Peppino) che diedero vita al loro “Teatro Umoristico”.
Dal 1934, per il teatro Sannazaro iniziò la lenta decadenza che lo portò a diventare un cinema di dubbia fama.
Nel 1969 Nino Veglia e Luisa Conte diedero il via ai lavori per la ristrutturazione del teatro: un sogno che, giorno dopo giorno, con enormi sacrifici, diventava realtà. Dopo poco più di due anni, il venerdì 12 novembre 1971 riapre il Teatro Sannazzaro, chiamato anche la “bomboniera di via Chiaia”, il salotto di Napoli. La Compagnia Stabile Napoletana di Nino Veglia mette in scena “Annella di Portacapuana”, commedia in tre atti di Gennaro D’Avino nella riduzione dello scrittore Michele Prisco. Una prima indimenticabile sul palcoscenico: Ugo D’Alessio, Pietro De Vico, Lucia Valeri, Enzo Turco, per la regia di Gennaro Magliuolo.
Alla morte di Nino Veglia la gestione del teatro Sannazaro resta a Luisa Conte, affiancata dalla figlia Brigida Veglia e dal genero Mario Sansone, fino alla sua scomparsa il 30 gennaio del 1994.
Da quel giorno, Brigida Veglia e Mario Sansone, con le figlie Lara ed Ingrid, portano avanti il discorso teatrale che, iniziato in quel lontano Santo Stefano del 1874, approda alle recenti stagioni improntate, come sempre, alla più pura tradizione culturale napoletana strizzando l’occhio alla bella realtà di qualche nuovo autore. Dalla stagione ‘94/95 la Compagnia Stabile Napoletana, nella quale hanno militato Ugo D’Alessio, Enzo Turco, Pietro De Vico, Vittorio Bottone, Nino e Carlo Taranto, Giacomo Rizzo, Enzo Cannavale e numerosi altri protagonisti della scena napoletana, cita nel nome la sua fondatrice alla quale dedica ogni lavoro, cambiandosi in “Compagnia Stabile Napoletana ‘Luisa Conte’” diretta dalla giovanissima nipote Lara Sansone.
Oggi, a venti anni dalla scomparsa della grande Luisa, sua nipote Lara Sansone con il suo compagno Salvatore Vanorio, gestiscono con successo ed attenzione la storica sala di Via Chiaia, portando in scena spettacoli della tradizione popolare partenopea e non solo. A loro va il merito di aver riportato in auge un genere ormai dimenticato, il glorioso “Cafè Chantant”, che proprio al Teatro Sannazaro dal 1996 riscuote successi lusinghieri tanto che per molti la storica sala di Via Chiaia è diventata anche la casa del “Cafè Chantant”, riconosciuto e recensito dai più illustri critici.