domenica 22 Dicembre 2024
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Non sei nemmeno l’ultimo lampione di Fuorigrotta il significato e la storia

Nun si’ manco l’urdemo lampione ‘e Forerotta

Non sei nemmeno l’ultimo lampione di Fuorigrotta è uno dei modi di dire, ad oggi poco conosciuto, che si usava per parlare di una persona che non aveva voce in capitolo. Si faceva riferimento all’ultimo lampione che vi era a Fuorigrotta all’epoca della pubblica illuminazione a gas, denominato 6666, numero che per la Smorfia napoletana significa quattro volte scemo. Da qui l’espressione “l’urdemo lampione ‘e Fuorigrotta”,quello che non conta, ovvero l’ultimo scemo che può parlare, perché il suo parere non ha valore.

La storia dell’ultimo lampione di Fuorigrotta

Il primo gennaio del 1817 Ferdinando IV di Borbone concesse a Pietro Andriel di Montpellier, con decreto reale, la privativa per l’illuminazione a gas idrogeno di Napoli, ma fu solo nel 1837 che il cavaliere Giovanni De Frigiere ottenne da Ferdinando II di poter illuminare la città con il gas prodotto dall’olio d’oliva. La scelta cadde su questo prodotto per rispettare una delle principali produzioni del Regno.

In quello stesso anno ventinove lanterne illuminarono il porticato della basilica di San Francesco di Paola. Per far alimentare le falene fu costruito un opificio dietro i portici della basilica. L’esperimento ebbe un tale successo che il re decise di estendere l’illuminazione anche al Palazzo Reale e ad altre strade adiacenti.

Napoli fu la prima città italiana a realizzare un impianto di illuminazione a gas, preceduta in Europa solo da Parigi, Londra e Vienna.

Il 13 dicembre 1838 fu stipulato un contratto di appalto dell’illuminazione a gas tra il sindaco Don Giuseppe Caracciolo e De Frigiere. L’accordo prevedeva che nel giro di un anno fossero illuminate le principali vie cittadine, quali via Toledo, via Chiaia, riviera di Chiaia, Pignasecca, Chiatamone, largo Castello, Monteoliveto, via Tribunali, via Foria, Porta Nolana e altre. Nel 1840 fu illuminato anche il Teatro San Carlo. Per far fronte alle nuove necessità fu creato un nuovo opificio al Vico Cupa a Chiaia. In quell’anno ci fu l’inaugurazione ufficiale del gasometro. Bisognava aspettare il 1885 perchè la luce arrivasse anche nei quartieri allora più periferici come il Vomero, fino ad allora l’illuminazione si fermava all’ultimo lampione di Fuorigrotta.

La rubrica è curata dal Prof Ermete Ferraro e Aldo Pietrosanti

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