Un viaggio narrativo nell’arte, nella vita e nelle inquietudini di Salvator Rosa attraverso il romanzo di Daniela Marra.
Il libro Le spine del Rosa di Daniela Marra (Colonnese editore) accoglie il lettore come un luogo da esplorare. La prima cosa che colpisce è il titolo, potente e magnetico, esaltato da una copertina che non passa inosservata. Per chi, come me, si occupa di storia dell’arte, incontrare tra queste pagine figure come Jusepe de Ribera, Micco Spadaro, Aniello Falcone e Giovanni Lanfranco è un piacere raro, un incentivo a proseguire la lettura senza interruzioni. Anche chi non ha un interesse specifico per l’arte troverà però un ritratto convincente della Napoli e dell’Italia del Seicento, delineato con grande efficacia narrativa.
Salvator Rosa: un artista fuori dagli schemi
E il “Rosa” evocato dal titolo? Un artista difficile da incasellare, poeta e pittore dal temperamento irruento – carattere comune a molti creativi del periodo – che si fece conoscere per la sua pittura fuori dagli schemi: battaglie dove il vero protagonista non è l’eroe, ma l’atmosfera inquieta del paesaggio. Uno stile che gli valse l’attenzione di personalità influenti come il cardinale napoletano Francesco Maria Brancacci e il re Filippo IV di Spagna.
Passioni, scandali e ferite nella vita di Rosa
Anche la sua vita privata, che l’autrice restituisce con intensità e contrasti degni delle sue tele, diventa parte integrante del racconto. La storia d’amore con Lucrezia Paolini, già sposata, generò scandali e pettegolezzi nella Roma del tempo: dalle loro vicende scaturirono alcune delle opere più intime dell’artista. La morte del figlio Rosalvo, vittima della peste, rappresentò per lui un colpo devastante, un evento che cambiò profondamente il suo modo di sentire e di dipingere.
Il legame con Napoli e la ricerca sulla realtà
Il rapporto con Napoli, la città in cui crebbe, è un altro dei cardini del libro. Il temperamento esplosivo del giovane Rosa sembra riflettere quello della sua terra: l’immagine iniziale della corsa sfrenata con i fratelli è un’apertura simbolica e suggestiva. La Marra utilizza spesso un linguaggio ricco e musicale, e in momenti quasi lirici descrive la pittura come un movimento sensuale che rende la realtà più vera del reale. Salvatore se lo chiede: che cosa significa davvero realtà? Una domanda che attraversa tutta l’opera.
Una narrazione originale tra ricerca storica e introspezione
Si intuisce un lavoro meticoloso sulle fonti, accompagnato però da una libertà narrativa che non appesantisce, anzi dona originalità al romanzo. Non è una biografia, ma un’immersione nel mondo interiore di “colui che sfidò il mondo attraverso i suoi quadri”. La bellezza magari non salva il mondo, ma le opere di Rosa continuano a parlare a chi le osserva.
Un artista difficile da amare, un romanzo necessario
Come spesso succede, c’è voluto tempo perché il talento di quest’artista, capace di opporsi alle convenzioni del suo tempo, venisse riconosciuto. Anche uno studioso come Causa lo definì “uno degli artisti più difficili da amare”. L’autrice merita quindi un elogio per aver raccontato un secolo tormentato e contraddittorio e, allo stesso tempo, per averci accompagnati nel buio interiore di Rosa, un buio che appartiene un po’ a tutti.






