sabato 21 Dicembre 2024
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Alla Biblioteca Nazionale la Divina Commedia per immagini.

Domenica 26 settembre, in occasione delle Giornate del Patrimonio alla Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” si inaugura una grande mostra che celebra l’immaginario dantesco alla Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”

Le più belle immagini della Divina Commedia in mostra a Napoli alla Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” da domenica 26 settembre. Una grande mostra che celebra l’immaginario dantesco, ricco di suggestioni e allegorie, di simboli e luoghi fantastici, che ha da sempre attirato l’interesse degli artisti.

“La Divina Commedia per immagini. Settecento anni di iconografia dantesca”, questo il titolo della mostra. Un racconto per immagini che documenta, in modo completo, ma sintetico, i momenti diversi della tradizione figurativa della Divina Commedia dal XIV ai giorni nostri. Un percorso ricco di seduzioni che accompagna il visitatore dalle ingenue miniature dei primi codici medievali, agli accurati disegni del Quattrocento. Dalle prime edizioni a stampa, alle illustrazioni più famose. Di sicuro interesse la pregiata edizione di Antonio Zatta (Venezia, 1757 -1758 Dedicata alla Sagra Imperial Maestà di Elisabetta Petrowna imperatrice di tutte le Russie). Come anche l’Atlante Dantesco di John Flaxman, le illustrazioni di Francesco Scaramuzza e quelle più celebri di Gustave Doré (Parigi, Hachette 1861).

La tradizione figurativa dantesca come vera e propria forma di espressione del messaggio poetico e metaforico di Dante

Lo stesso direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli, Salvatore Buonomo, ci spiega l’importanza di questa rassegna. “L’importante ed ampia presenza nelle raccolte della Biblioteca dell’opera dell’Alighieri ci permette di offrire una rassegna sistematica dell’iconografia della Divina Commedia e di seguirne l’evolversi. Gli splendidi manoscritti della seconda metà del Trecento e del Quattrocento testimoniano l’impegno e l’accuratezza che i disegnatori hanno dedicato fin dal primo momento ad illustrare la Commedia al pari dei testi sacri. La tradizione figurativa dantesca si sviluppa e inserisce in piena autonomia nell’ambito delle correnti artistiche. Del gusto del momento diventando una vera e propria forma di espressione del messaggio poetico e metaforico di Dante.“

Tra i manoscritti esposti troviamo splendidi miniati, il più antico di questi è quasi coevo della Divina Commedia. Il documento risale alla seconda metà del trecento e presenta settantasei disegni a penna, talvolta leggermente coloriti in rosso. I disegni sono riconducibili alla cultura figurativa del periodo in Umbria.

Riccamente miniato è un altro codice della fine 300 ed inizio 400 proviene dalla collezione del medico e bibliofilo Domenico Cotugno. Il codice contiene il poema dantesco con il commento di Francesco da Buti che incornicia il testo. Appartiene alla collezione farnesiana, invece, il manoscritto datato al 1411 con iniziali miniate. Significativa quella posta ad apertura del Purgatorio che raffigura Dante e Virgilio sovrastati dalle anime purganti.

In ogni epoca grandi artisti si sono cimentati nell’illustrazione del divina Commedia. Tra questi anche Sandro Botticelli e Salvator Dalì

“Illustrare la Divina Commedia è sempre stato un compito difficoltoso. In ogni epoca si sono cimentati artisti anche di chiara fama da Sandro Botticelli a Salvatore Dalì.” Aggiunge il direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli, Salvatore Buonomo. “Ma la mostra al magnetismo scenografico abbina l’emozione di offrire in visione autografi originali e esclusivi che documentano l’interesse per l’opera dell’Alighieri da parte di autori come Leopardi e De Sanctis.”

Di Giacomo Leopardi sono esposte alcune pagine autografe dello Zibaldone e la canzone Sopra il monumento di Dante con note di pugno del poeta.

Tra le rarità in mostra le tavole in rame di Giovan Giacomo Machiavell. Sono le tavole dei disegni originali realizzati da Machiavelli tra il 1806 e il 1807, che affiancano l’edizione della Commedia curata da Filippo Machiavelli. Edizione apparsa a Bologna per Gamberini e Parmeggiani tra il 1819 e il 1821 con le 101 tavole dell’incisore.

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