Miseria E Nobiltà di Eduardo Scarpetta con protagonista Tonino Taiuti su regia di Arturo Cirillo in scena dal 21 dicembre all’8 gennaio
Nel segno della rilettura di testi emblematici della tradizione teatrale partenopea si colloca l’allestimento prodotto dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale di Miseria e Nobiltà di Eduardo Scarpetta con la regia di Arturo Cirillo. Lo spettacolo debutterà in prima nazionale al Teatro San Ferdinando di Napoli mercoledì 21 dicembre, dove replicherà fino a domenica 8 gennaio 2017.
La celebre commedia di Eduardo Scarpetta del 1887
La celebre commedia di Eduardo Scarpetta del 1887, che narra la vicenda dello scrivano pubblico Don Felice e del salassatore Don Pasquale che si fingono parenti del marchesino Eugenio perché questi possa ottenere la mano della figlia di un ex cuoco arricchito, vede protagonista, nel ruolo di Felice, Tonino Taiuti. Con lui recitano Giovanni Ludeno (Pasquale), Milvia Marigliano (Luisella), Sabrina Scuccimarra (Concetta), Arturo Cirillo (Gaetano), Rosario Giglio (Marchese Ottavio Favetti e Giacchino Castiello), Gino De Luca (Luigino e Vicienzo), Giorgia Coco (Bettina), Valentina Curatoli (Gemma), Viviana Cangiano (Pupella), Christian Giroso (Eugenio), Roberto Capasso (Biase), Emanuele D’Errico (Peppeniello). Le scene sono di Dario Gessati; i costumi di Gianluca Falaschi; il disegno luci è di Mario Loprevite; le musiche sono di Francesco De Melis.
Miseria e nobiltà è un bellissimo testo, brillante e violento
Arturo Cirillo, regista di riferimento dello Stabile di Napoli, nelle sue note di regia scrive: “Miseria e nobiltà è un bellissimo testo. Come tutti i bellissimi testi dentro ci si trova di tutto, o almeno parecchio. Anche cose che non si pensavano, che erano sfuggite all’esperienza della lettura. È un testo brillante e violento, sentimentale e crudele. Ci senti il rapporto con la tradizione: la fame di Pulcinella e il drammone sentimentale, la famiglia e la condizione sociale, le maschere e i travestimenti, le beffe e gli apparenti lieti fine. La lingua è quella già incontrata in “Mettiteve a fa’ l’amore cu me!” un po’ di anni fa. Una lingua sincopata, onomatopeica, con cui il corpo ha a volte una vera e propria collusione”.
Miseria e Nobiltà, per tradizione, è il terreno di debutto dei figli d’arte
«In questo caleidoscopico contenitore – continua ancora Cirillo – da cui sono usciti almeno un film celeberrimo e vari spettacoli su cui ammettiamo che non ci siamo documentati e ai quali non abbiamo chiesto ispirazione, dicevamo che in questo testo dei temi si sono affermati maggiormente. La fame, con tutto il suo generale apparato di pasti immaginari o reali, elencazioni di cibi, ex cuochi, accordi per pranzi e cene da ripetersi per anni. Altro tema che affiora prepotentemente, quasi da sè, è la paternità.
La storia ci ha raccontato di come due importanti famiglie teatrali si siano create e divise in relazione al non riconoscimento da parte di Eduardo Scarpetta dei suoi figli illegittimi. E forse vi è anche un significato ulteriore nel fatto che proprio questo testo sia stato, per tradizione, il terreno di debutto dei figli d’arte, con il padre capocomico che presentava al mondo del teatro il figlio, nei ruoli rispettivamente di Don Felice e Peppiniello.
Paternità che si rincorrono fino alla fine, dove il litigio tra padre e figlio del primo atto trova una sua pacificazione e accettazione nel terzo. Una vecchia famiglia si ricrea, dopo che ci si è ritrovati sotto travestite spoglie e divise di servitù. E poi c’è la vera miseria e la finta nobiltà, vera perché la fame non è effimera, non è eterea ma è concreta e materica. La nobiltà al contrario è apparenza, “albagia”, come un sogno. “Miseria e nobiltà” è un bellissimo testo e questa del San Ferdinando è una bellissima compagnia. Buon natale e buon anno».
Per informazioni e prenotazioni
Teatro San Ferdinando
Biglietteria: 081 551 33 96
biglietteria@teatrostabilenapoli.it