Un nuovo tesoro per il Museo Archeologico di Capri. Un reperto romano del II secolo d.C. entra nel percorso museale caprese
Il sarcofago cosiddetto di Crispina, uno dei reperti più identitari dell’isola, sarà presto esposto al pubblico presso il Museo Archeologico della Certosa di San Giacomo. L’accordo siglato tra i Musei e Parchi Archeologici di Capri e la famiglia Ruocco permetterà di valorizzare un manufatto romano di straordinario interesse storico e artistico, databile al II secolo d.C.
Il trasferimento del sarcofago rappresenta un passo significativo nella promozione del patrimonio culturale caprese, rendendo finalmente accessibile un’opera custodita per decenni in ambito privato.
Il Sarcofago di Crispina: tra storia, mito e leggenda
Il sarcofago è tradizionalmente associato a Crispina Brutia, moglie dell’imperatore Commodo e appartenente a una prestigiosa famiglia lucana della dinastia antonina. Sposata appena diciottenne, ricoprì il ruolo di imperatrice per quattordici anni, fino alle accuse di adulterio che portarono al suo esilio a Capri dal 182 d.C. fino alla morte.
Il manufatto, ritrovato nella chiesa di San Costanzo nel 1810, fu attribuito a Crispina poiché conteneva una donna deposta con abiti di pregio. Gli studi moderni hanno dimostrato che non appartiene all’imperatrice, ma il valore simbolico della tradizione ottocentesca ne ha consolidato il legame con la memoria dell’isola.
Dal ritrovamento alla nuova esposizione museale
Dopo la scoperta, il sarcofago fu a lungo conservato presso l’Hotel Grotte Bleue, oggi non più esistente. Per oltre un secolo la famiglia Ruocco ne ha garantito la tutela, preservandone integrità e storia.
Grazie alla recente collaborazione con l’Istituto, nei prossimi mesi il sarcofago verrà trasferito alla Certosa di San Giacomo, dove sarà esaminato da specialisti per una valutazione conservativa preliminare. Successivamente verrà inserito in un percorso espositivo dedicato alla storia romana di Capri, arricchendo l’offerta culturale del museo.
Un nuovo capitolo per il patrimonio culturale di Capri
L’intesa testimonia l’impegno dell’Istituto nel rendere accessibili al pubblico opere di eccezionale valore storico e artistico. L’esposizione del sarcofago cosiddetto di Crispina offrirà a visitatori, studiosi e cittadini un’occasione unica per approfondire la storia antica dell’isola e riscoprire uno dei suoi simboli più affascinanti.
Una messa profana tra miracoli, fragilità e rivelazioni: il teatro come ultimo spazio libero
Dal 13 al 23 novembre, il Ridotto del Mercadante inaugura la nuova stagione con “Vita di San Genesio”, testo e regia di Alessandro Paschitto, un progetto della compagnia CTRL+ALT+CANC, prodotto dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale.
Uno spettacolo che parte da un’idea forte, quasi provocatoria: in un presente affollato di incertezze e sovraccarico di stimoli, il teatro può ancora essere luogo di rivelazione, di imprevisto, di piccole epifanie. Un posto in cui, anche solo per un istante, credere nel miracolo.
Il santo protettore degli attori, tra leggenda e contemporaneo
San Genesio è il santo patrono degli attori, dei guitti e dei giullari. Il santo protettore del teatro. Fu attore e mimo nella Roma di Diocleziano intorno al 300 d.C. e, chiamato a recitare la parodia di un sacramento, lo fece così bene che durante lo spettacolo ebbe una visione e si convertì da solo al cristianesimo, compiendo sulla scena un miracolo imprevisto. Torturato e ucciso subito, oggi è martire.
.Partendo da questa figura sospesa tra storia e leggenda, Paschitto costruisce una riflessione sul nostro tempo, sulle fragilità che ci accompagnano e sulla costante sensazione di “aver perso il mondo”.
Il miracolo come ultimo spazio libero
Il regista parla apertamente della condizione contemporanea: la percezione di essere sempre in ritardo, sempre insufficienti, sempre schiacciati da ciò che ci supera.
Mentre psicoterapia, palestra e farmaci promettono sollievo ma richiedono tempo, mentre gli algoritmi ci osservano e le politiche appaiono opache, resta quell’istante segreto in cui – laicamente o meno – ognuno di noi sussurra: ti prego.
È da questo bisogno di risposta che nasce il desiderio di compiere un miracolo. Un piccolo gesto di onnipotenza, forse, ma anche l’ultimo spazio intatto, non ancora consumato.
Il rito scenico diventa allora una messa rovesciata, un cerimoniale decaduto che osserva e restituisce le nostre abitudini, i nostri fallimenti, i nostri tentativi. Una parodia che diventa rivelazione.
Cast e squadra creativa
Testo e regia: Alessandro Paschitto Con: Mattia Lauro, Raimonda Maraviglia, Francesco Roccasecca Scene: Sara Palmieri Costumi: Rosario Martone Musiche: Renato Grieco Vocal coach: Valentina De Giovanni Disegno luci: Carmine Pierri Direttrice di scena: Flavia Francioso Datrice luci: Desideria Angeloni Fonico: Guido Marziale Macchinista: Marco Di Napoli Progetto: CTRL+ALT+CANC Produzione: Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Con il sostegno di: Teatro del Carro / Residenza MigraMenti, Carrozzerie n.o.t – residenza produttiva, Toscana Terra Accogliente 2024 – Residenze Kanterstrasse, Pilar Ternera, Officine Papage, Teatrino dei Fondi. In memoria di Manuel Severino Si ringrazia Michelangelo Maraviglia
Un appuntamento da non perdere
“Vita di San Genesio” è un viaggio nel bisogno umano di significato, un confronto diretto con le nostre debolezze, un rito che unisce sacro e profano. Un’apertura di stagione che promette intensità, riflessione e linguaggi contemporanei.
Una nuova produzione Scenario Biondo firmata da Ester Chica
“Caduta nella Rete” ha debuttato da giovedì 13 novembre e resterà inscena fino a domenica 23 novembre presso il Nuovo Teatro Sancarluccio, storica sala nel cuore di Chiaia, in via San Pasquale a Chiaia 49. Un luogo simbolo del teatro d’autore napoletano che accoglie una produzione intensa e profondamente attuale, capace di parlare – con ironia e verità – alla nostra quotidianità digitale.
“Caduta nella Rete”, scritto da Ester Chica, è una pièce dal linguaggio contemporaneo, capace di raccontare con lucidità – e un’ironia mai banale – le contraddizioni della nostra epoca iperconnessa. L’adattamento è firmato da Ester Chica, Gigliola de Feo ed Ersilia Saffiotti, mentre la regia è affidata a Gigliola de Feo ed Ersilia Saffiotti. Nel ruolo di aiuto regista troviamo Maria Teresa Iannone.
A guidare il pubblico attraverso questa storia è Gigliola de Feo, attrice protagonista, affiancata da Ester Chica, Pasquale Donnarumma e Diego Consiglio. La produzione è a cura di Scenario Biondo con Ester Chica.
Personaggi e struttura dello spettacolo
In scena prendono vita: – Agata – Gervasio – Rebecca Freud – Ercole – Lo schermo del cellulare di Agata
Fuori scena agiscono invece: – Aldo – La mamma di Agata – Belfagor – Il Sistema
La durata complessiva dello spettacolo è di un’ora e 15 minuti
Sinossi: la fragilità dietro lo schermo
La protagonista, Agata, interpretata da Gigliola De Feo, è una giovane donna che vive – come molti – immersa nelle nevrosi quotidiane. Il suo rapporto con la Rete e con i social network la trascina in un universo parallelo che, lentamente ma inesorabilmente, intacca le sue certezze e il suo equilibrio emotivo.
Nel mondo di “Caduta nella Rete”, Agata e gli altri personaggi finiscono per trasformarsi in maschere tragicomiche, vittime inconsapevoli di un meccanismo digitale che amplifica la solitudine e indebolisce il contatto umano. La mancanza di relazioni fisiche diventa così il filo rosso che unisce i protagonisti, rendendoli testimonianze viventi della fragilità generata dall’iperconnessione.
Un ritmo serrato tra ironia, colpi di scena e riflessione
Il testo utilizza un tono leggero, ironico, talvolta incalzante, per affrontare un tema mai così attuale: la distanza tra le persone che vivono costantemente “connesse” e, allo stesso tempo, scollegate dalla realtà.
Amore, amicizia e libero arbitrio sono i cardini su cui si muove la narrazione. Attraverso situazioni brillanti e momenti di tensione, lo spettacolo invita il pubblico a interrogarsi sulla capacità – e sul coraggio – di scegliere la propria umanità.
Il finale, salvifico solo per chi saprà compiere questa scelta, diventa un invito a riappropriarsi della vita reale, fuori dallo schermo, dove i rapporti tornano autentici e possibili.
Lo spettacolo di Lina Sastri conquista il Teatro Sannazaro con un racconto potente dedicato alle donne di Napoli
Al Teatro Sannazaro, nei giorni 7, 8 e 9 novembre, Napoli ha ritrovato una delle sue voci più autentiche. Con “Lina e le Altre”, Lina Sastri non ha semplicemente portato in scena uno spettacolo: ha aperto un varco nella memoria viva della città, lasciando affiorare le donne che hanno attraversato il suo destino, i suoi vicoli, le sue ferite e la sua grazia.
Una formazione tutta femminile per una Napoli che suona e racconta
Sul palco, insieme a lei, sei giovani musiciste guidate da Elisabetta Serio: Giustina Gambardella (percussioni), Elisabetta Saviano (batteria), Elisabetta Pasquale (basso), Katia Schiavone (chitarra), Francesca Masucci (violino).
Una formazione interamente femminile che dialoga con la tradizione musicale napoletana come se ne custodisse l’eredità, ma con lo sguardo rivolto avanti.
Le figure femminili che hanno segnato la storia di Napoli
Lina costruisce un percorso che appartiene profondamente a Napoli. Parte da una donna sola, costretta a fronteggiare la violenza degli uomini che la giudicano perché vedova di Masiello. Incontra la tenacia di Matilde Serao, che ha lottato per i diritti e per la dignità delle donne. Accoglie lo strazio universale di Medea. Riconosce la dolcezza operosa delle Dame di Carità, che leniscono il dolore degli uomini. E infine rende omaggio a sua madre, Ninetta, in un momento intimo e rivelatore.
Applausi continui e standing ovation per un racconto che appartiene alla città
La sala ha sostenuto lo spettacolo con applausi costanti, fino alla standing ovation finale. Quando Napoli si riconosce, applaude. E qui si è riconosciuta tutta, nelle fragilità e nei fuochi che abitano le sue donne. Elemento centrale dello spettacolo è il dialogo tra teatro e musica. Le canzoni della tradizione — L’addio, Canzone appassiunata, Tammurriata nera, Marruzzella, ’O sole mio — emergono con nuovi colori grazie agli arrangiamenti moderni. Non semplici interpretazioni: vere rigenerazioni sonore che riportano i classici nel presente.
Prodotto da A.G. Spettacoli di Alessandro Alfieri, “Lina e le Altre” è uno spettacolo profondamente radicato nel territorio, ma capace di parlare un linguaggio universale. Un racconto necessario, in cui le donne mostrano al pubblico forza e vulnerabilità con una sincerità che sa attraversare ogni confine.
Progettata dall’Atelier Mendini, la stazione Materdei Napoli è una delle gemme più luminose delle stazioni dell’arte di Napoli. Inaugurata nel 2003, ha ridisegnato l’aspetto di piazza Scipione Ammirato, trasformandola in un’accogliente isola pedonale ricca di spazi verdi, arredi urbani contemporanei e installazioni artistiche che dialogano con il quartiere, donandogli nuova vitalità e prestigio.
Opere e installazioni alla stazione Materdei
Tra le opere che accolgono i viaggiatori alla stazione Materdei metro linea 1 spicca Carpe Diem, la scultura in bronzo colorato di Luigi Serafini: ironica e visionaria, è un invito a cogliere l’attimo con leggerezza e curiosità.
A essa si affiancano i rilievi in ceramica di Lucio Del Pezzo, che rivestono l’ascensore esterno trasformandolo in una colonna decorativa dal gusto pop.
L’ingresso principale, ricoperto da un mosaico luminoso e sormontato da una grande stella verde e gialla, introduce a un mondo fiabesco e geometrico allo stesso tempo.
La guglia di luce e i mosaici di Sandro Chia
A dominare la scena è la guglia in acciaio e vetri colorati, elemento ricorrente nella poetica dell’Atelier Mendini, che illumina la piazza e diffonde bagliori di luce nell’atrio della stazione, dominato da sfumature verdi e azzurre.
All’interno, la base della guglia è rivestita da un monumentale mosaico di Sandro Chia, con figurazioni marine che sembrano evocare miti e creature del Mediterraneo.
Su una parete candida si stagliano invece i solidi geometrici di Ettore Spalletti, essenziali e levigati, in perfetto equilibrio tra rigore e poesia.
Un viaggio sotterraneo tra mito e contemporaneità
Scendendo lungo la rampa di scale che conduce ai piani inferiori, il visitatore viene avvolto dal grande mosaico con rilievi in ceramica di Luigi Ontani, che trasforma la discesa in un tuffo simbolico nel mare di Napoli: una distesa azzurra popolata da creature fantastiche, scugnizzi e un Pulcinella con il volto dell’artista stesso.
Al piano binari, l’atmosfera si fa più intima e sofisticata. Qui si trovano i disegni su pannelli in legno di Domenico Bianchi, opere di grande eleganza formale, mentre lungo il corridoio centrale si dispiega una vera esplosione di colore con i Wall Drawings di Sol LeWitt, maestro della minimal art, autore anche della scultura in vetroresina che chiude la prospettiva del percorso.
Una galleria di grafica contemporanea
Infine, le banchine diventano una galleria di grafica contemporanea nella metro di Napoli grazie alle serigrafie colorate di Mathelda Balatresi, Anna Gili, Stefano Giovannoni, Robert Gligorov, Denis Santachiara, Innocente e George Sowden. Un caleidoscopio di forme e tonalità che accompagna l’attesa dei treni come una colonna sonora visiva.
Una delle stazioni più belle del mondo
La stazione Materdei Napoli è molto più di un nodo del trasporto pubblico: è un luogo in cui l’arte diventa parte della vita quotidiana, un museo sotterraneo che invita alla meraviglia. Ogni discesa lungo le scale mobili è un viaggio nella creatività contemporanea, tra riferimenti colti, ironia e poesia.
Un altro tassello del grande progetto che ha trasformato la metropolitana di Napoli in una delle più belle del mondo.
Dopo quasi novant’anni dal ritrovamento, lo straordinario mobile ligneo con il suo corredo di stoviglie è esposto nello spazio dedicato ai legni antichi del Parco Archeologico di Ercolano
Torna a risplendere, dopo un lungo e complesso percorso di tutela e restauro, la credenza proveniente dall’appartamento V,18 sul Decumano Massimo: per la prima volta da quasi novant’anni il reperto ligneo è stato trasferito dall’area archeologica all’Antiquarium del Parco Archeologico di Ercolano, dove entra a far parte del nuovo spazio espositivo dedicato ai legni antichi.
Si tratta di uno straordinario armadietto/credenza in legno carbonizzato, rinvenuto con tutto il suo contenuto durante gli scavi del 1937, accanto alla Casa del Bicentenario. All’interno, come riportato nei Diari di scavo, furono trovati coppe, bicchieri, brocche e pentole, testimonianza eccezionale della vita domestica ercolanese.
Subito dopo la scoperta, il mobile fu esposto in situ al piano terra della bottega sottostante l’appartamento, protetto da una teca di vetro, nell’ambito del progetto di città-museo promosso da Amedeo Maiuri, che intendeva restituire ai visitatori ambienti e oggetti della quotidianità sepolti dall’eruzione del 79 d.C.
In seguito, per ragioni di tutela e conservazione, la credenza rimase sigillata in una cassa lignea per decenni, fino alla sua riapertura nel 2022. Da quel momento ha preso avvio un articolato percorso di studio e restauro, realizzato grazie alla collaborazione tra il Parco Archeologico di Ercolano e il Drents Museum di Assen.
Credenza lignea di Ercolano: restauro e il nuovo allestimento
La credenza lignea prima del restauro
Nel 2023 si è concluso l’intervento di restauro, che ha permesso di rendere il manufatto idoneo al trasporto e all’esposizione. Il trasferimento, particolarmente delicato a causa della fragilità del reperto, ha richiesto una complessa operazione coordinata da restauratori, archeologi e tecnici specializzati, che per un’intera giornata hanno lavorato garantendo la massima sicurezza.
Oggi la credenza è collocata al piano ammezzato dell’Antiquarium, all’interno di un allestimento che ripropone fedelmente l’originaria disposizione voluta da Amedeo Maiuri. Grazie alla documentazione di scavo, è stato possibile ricostruire e riposizionare sul mobile le stoviglie ritrovate nel 1937, restituendo così un’immagine viva e autentica della vita domestica di duemila anni fa.
Il reperto è esposto accanto a una culla, in un insieme che racconta intimità e quotidianità, e al larario rinvenuto nello stesso vano dell’appartamento V,18, restaurato nel 2021 nell’ambito della XIX edizione di Restituzioni di Banca Intesa Sanpaolo.
Una nuova tappa nella valorizzazione del patrimonio di Ercolano
I visitatori potranno ammirare la credenza anche in occasione delle aperture serali del Parco, nell’ambito dell’iniziativa “Una Notte al Museo”, che con biglietto ridotto consente l’accesso al Padiglione della Barca, alla mostra dei legni (piano ammezzato) e a quella degli ori (piano terra), ogni martedì e giovedì dalle ore 20:30 alle 23:30 (ultimo ingresso ore 22:30).
Durante queste serate sarà inoltre possibile incontrare archeologi, restauratori e architetti del Parco, che condivideranno con il pubblico curiosità, approfondimenti e dettagli legati ai restauri e agli allestimenti. (Info: Una notte al museo – Parco Archeologico di Ercolano)
Il ritorno in esposizione della credenza rappresenta una tappa fondamentale nella valorizzazione del patrimonio di Ercolano, offrendo un’occasione unica per avvicinarsi, con emozione e meraviglia, alla quotidianità degli antichi ercolanesi.
Venerdì 7 novembre 2025 il capolavoro di Tabucchi torna sul palco in una lettura teatrale intensa e attuale con Paolo Cresta e le musiche dal vivo di Rocco Zaccagnino
Un uomo solo, una città che soffoca nel caldo e nella paura, una coscienza che si risveglia. È da qui che prende forma Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, il nuovo appuntamento de Il Pozzo e il Pendolo Teatro di Napoli, in programma venerdì 7 novembre 2025 alle ore 21.00.
Sul palco Paolo Cresta dà voce e corpo al protagonista del celebre romanzo di Tabucchi, restituendo tutta la complessità di un personaggio che incarna la fragilità e la dignità dell’essere umano di fronte alla Storia. Ad accompagnare la narrazione, le musiche dal vivo di Rocco Zaccagnino, che evocano l’anima malinconica di Lisbona, intrecciando parola e suono in un raffinato equilibrio tra emozione e introspezione.
Un racconto teatrale tra malinconia e speranza
Sostiene Pereira è un capolavoro di straordinaria attualità, una partitura che vibra tra malinconia e speranza, come la città che ne fa da sfondo. Ambientato nella Lisbona del 1938, il testo racconta la storia di Pereira, redattore culturale di un piccolo giornale, che trascorre le giornate traducendo necrologi e rifuggendo il presente. In un Portogallo oppresso dalla dittatura di Salazar, l’uomo cerca rifugio nella routine, finché un incontro inatteso e le ingiustizie del suo tempo lo costringeranno a prendere posizione.
Un uomo che non voleva scegliere si trova così di fronte alla decisione più importante della sua vita: restare in silenzio o dire la verità.
La forza civile e poetica del romanzo
Pubblicato nel 1994, Sostiene Pereira conserva oggi tutta la sua forza civile e morale. Il racconto teatrale attraversa la dimensione privata e quella collettiva, trasformando la vicenda del protagonista in una riflessione universale sulla coscienza e sulla responsabilità individuale.
Nelle ombre del potere e nella disillusione che attraversa il nostro tempo, la storia di Pereira torna a ricordarci che la verità, anche sussurrata, è un atto di coraggio. Perché la Storia non bussa due volte, e in ogni epoca c’è un Pereira chiamato a scegliere da che parte stare.
Una parabola sempre attuale
Sostiene Pereira non è solo una storia ambientata nel passato, ma una riflessione senza tempo sulla paura che immobilizza e sulla forza delle parole. La scrittura limpida, ironica e commossa di Antonio Tabucchi si fa ancora una volta specchio della nostra epoca, restituendo al pubblico un racconto teatrale di intensità e misura, dove poesia e impegno civile convivono in perfetto equilibrio.
Il Teatro Cilea di Napoli presenta la stagione teatrale 2025/26 con Peppe Barra, Lello Arena e i grandi nomi del teatro partenopeo e italiano.
Dal 6 novembre al via la nuova stagione del Teatro Cilea di Napoli, che anche quest’anno si conferma uno dei palcoscenici più vivaci e amati del panorama partenopeo. Sotto la direzione artistica di Lello Arena, la stagione 2025/26 unisce la grande tradizione del teatro napoletano con linguaggi contemporanei e nuove produzioni, celebrando il palcoscenico come luogo di incontro, crescita e scoperta.
Una stagione tra maestri e nuove generazioni
Dopo un anno di sold out e standing ovation, il Cilea alza ancora l’asticella con undici spettacoli che raccontano l’animo umano nelle sue molteplici sfumature, dall’ironia graffiante alla malinconia poetica. Il cartellone vede protagonisti assoluti della scena italiana e campana, accanto a giovani talenti formati all’interno della Cilea Academy, la scuola di formazione diretta dallo stesso Lello Arena.
«Il teatro – spiega Arena – è un luogo dove si impara a condividere emozioni e pensieri. La nuova stagione nasce dal desiderio di far dialogare esperienze e generazioni, portando sul palco non solo grandi nomi ma anche nuove voci pronte a raccontare il presente.»
Tra le novità più significative, un spettacolo originale scritto per gli allievi e le allieve della Cilea Academy, che sancisce il legame tra formazione e professione, in un ponte concreto tra il palcoscenico e le nuove generazioni di artisti.
Il debutto con Peppe Barra: “Buonasera a tutti”
Ad inaugurare la stagione sarà Peppe Barra, autentico monumento del teatro e della musica napoletana. Dal 6 al 9 novembre 2025, l’artista sarà in scena con “Buonasera a tutti”, accompagnato al pianoforte dal M° Luca Urciuolo e diretto da Francesco Esposito.
Uno spettacolo che rappresenta una “passeggiata in oltre 60 anni di carriera, tra teatro e canzone”, dove l’attore e cantante intreccia ironia, poesia e memoria in un dialogo diretto con il pubblico.
Sinossi
Il teatro di Peppe Barra è da sempre una celebrazione dell’anima partenopea, capace di fondere tradizione e innovazione, colto e popolare.
In “Buonasera a tutti”, Barra accompagna gli spettatori in un viaggio intimo attraverso i ricordi d’infanzia a Procida e nella Napoli degli anni ’50, i primi passi in scena accanto a Zietta Liù, il successo con la Nuova Compagnia di Canto Popolare e la lunga collaborazione con l’indimenticata Concetta Barra, madre e compagna d’arte.
Tra musica barocca e canti popolari, omaggi a Basile, Petito e Viviani, fino ai cantautori contemporanei, Barra trasforma il palco in un racconto vivo e poetico, dove ogni parola diventa memoria condivisa.
Il cartellone completo della stagione 2025/26
Dopo l’apertura con Peppe Barra, la stagione del Teatro Cilea proseguirà con un programma ricco di varietà e talento:
13 novembre – Coco Show con I Ragazzi della Cilea Academy 20 novembre – Tutto scontato con Aurora Leone 27 novembre – Disperso con Ciro Ceruti 4 dicembre – Ho visto Maradona con Peppe Iodice (fuori abbonamento dal 10 dicembre) 18 dicembre e festività natalizie – Tante belle cose con Francesco Cicchella 22 gennaio – Recital con Lina Sastri 5 marzo – I promessi suoceri con Paolo Caiazzo 26 marzo – L’erba del vicino è sempre più verde con Carlo Buccirosso 30 aprile – Novella Bella con Nino Frassica, in debutto nazionale Maggio – Finché giudice non ci separi con Biagio Izzo
Una rassegna che attraversa generi, stili e sensibilità, confermando il Teatro Cilea come spazio di eccellenza artistica e laboratorio di idee nel cuore di Napoli.
Dal 5 al 9 novembre 2025 Napoli torna a essere capitale del cinema sociale con l’XI edizione del Premio Fausto Rossano – Festival del Cinema del Sociale e della Salute Mentale, quest’anno intitolata “UMANAmente”.
Mercoledì 5 novembre 2025 prende ufficialmente il via, dall’Università Federico II e dall’Ex Asilo Filangieri, l’XI edizione del Premio Fausto Rossano – Festival di Cinema del Sociale e della Salute Mentale, che quest’anno porta il titolo “UMANAmente”. La manifestazione, che si svolgerà fino a domenica 9 novembre, propone cinque giornate di incontri, proiezioni e dibattiti dedicati ai temi del Parkinson, dei disturbi della condotta alimentare e della tragedia in Palestina, con un ricco calendario di appuntamenti distribuiti in vari luoghi della città.
Il Premio, ideato e organizzato da Marco Rossano e diretto artisticamente da Sergio Sivori, è dedicato alla memoria dello psichiatra Fausto Rossano, figura di riferimento nel campo della salute mentale, scomparso prematuramente. Quest’anno, oltre 400 opere provenienti da tutto il mondo sono state inviate alla selezione, culminata in 30 film finalisti suddivisi in sei categorie: Corti, Studenti, Laboratori, Animazioni, Focus Campania e Documentari. Ogni serata sarà arricchita dalla proiezione di un corto palestinese realizzato in collaborazione con il Nazra Palestine Short Film Festival, a testimonianza dell’attenzione costante verso le questioni umanitarie e i diritti civili.
“Il Premio Fausto Rossano rinnova ogni anno il suo impegno nel promuovere, attraverso il linguaggio cinematografico, una riflessione profonda sulla salute mentale” – spiega il direttore artistico Sergio Sivori – “L’obiettivo è favorire una cultura del rispetto, dell’ascolto e dell’inclusione nel solco dei valori che hanno ispirato la vita e il lavoro di Fausto Rossano”.
Dalla Federico II al Teatro Bolivar: un percorso tra cinema e umanità
La giornata inaugurale si aprirà alle 9.30 presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II di Napoli (San Giovanni a Teduccio) con l’“Incontro sui Disturbi della Condotta Alimentare”, accompagnato dalla proiezione fuori concorso del corto “Mangia!” di Anna Piscopo, presente in sala insieme a Stefano Bory e Gloria Glejieses. La serata proseguirà dalle 19.00 all’Ex Asilo Filangieri con le prime proiezioni del concorso cinematografico, che apriranno ufficialmente le cinque giornate del Festival.
Nei giorni successivi, tra The Spark Creative Hub, Casa Cinema Napoli, Istituto Casanova e Teatro Bolivar, si alterneranno proiezioni, incontri con registi, studenti e operatori del settore, approfondimenti scientifici e momenti di musica e teatro dedicati ai valori dell’inclusione, della solidarietà e della salute mentale.
Un festival che unisce arte, salute e impegno civile
Il Premio Fausto Rossano 2025 si conferma un punto di riferimento per il cinema sociale e indipendente, capace di intrecciare arte, salute mentale e diritti umani in un dialogo aperto tra istituzioni, studenti, associazioni e comunità artistiche. Un evento che fa di Napoli non solo una città di cinema, ma anche di umanità condivisa.
Il programma: dal 5 al 9 novembre tra cinema, incontri e testimonianze
Mercoledì 5 novembre – Apertura ufficiale
Alle 9.30, al Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II (San Giovanni a Teduccio), si terrà un incontro sui disturbi della condotta alimentare con la proiezione fuori concorso di “Mangia!” di Anna Piscopo, alla presenza della regista. Intervengono Stefano Bory, Gloria Glejieses e la stessa Piscopo.
Dalle 19.00, all’Ex Asilo Filangieri (via Giuseppe Maffei, 4), prenderanno il via le proiezioni del concorso cinematografico.
Anna Piscopo
Giovedì 6 novembre
Mattina: proiezioni all’Istituto A. Casanova (piazzetta Casanova) con film italiani e internazionali; incontro con Andrea Contaldo.
Pomeriggio: al The Spark Creative Hub (via degli Acquari), focus su “Oltre il limite: il Parkinson tra ricerca, riabilitazione e quotidianità” con Alessandro Tessitore e Anna Michela Vitulano, con il patrocinio della Fondazione LIMPE.
Sera: all’Ex Asilo Filangieri, proiezioni dei Documentari, Focus Campania e Animazioni, con diversi registi presenti in sala.
Venerdì 7 novembre
Mattina: nuove proiezioni al Casanova con la partecipazione dell’attore Mario Di Fonzo.
Sera: all’Ex Asilo Filangieri, proiezioni delle categorie Corti, Studenti e Focus Campania, con registi ospiti internazionali.
Prevista anche la proiezione fuori concorso “The Key” (Palestina, 2023).
Sabato 8 novembre
Alle 10.00, alla Casa Cinema Napoli, si svolgerà la cerimonia di premiazione alla presenza della giornalista Titta Fiore, presidente di giuria. Sarà proiettato “Another Point of You” (Palestina, 2019) e consegnato il Premio speciale Fausto Rossano ad Anna Motta e Pino Paciolla del comitato Giustizia per Mario Paciolla.
Dalle 18.00, al Teatro Bolivar, proiezione del film fuori concorso “Alan – Il racconto di un ignorante” di Luca Lanzano e omaggio musicale Artisti Napoletani per Alan.
Domenica 9 novembre – Chiusura
Mattina al Teatro Bolivar: incontro con le associazioni del terzo settore e proiezione della categoria Laboratori, con numerosi registi presenti.
Pomeriggio e sera: evento speciale “UMANAmente per la Palestina”, con interventi musicali e performativi di Omar Suleiman, Amarcoro, Andrea De Goyzueta, Fabrizio Elvetico, Sabrina Severino e la Fan Girls Company. Partecipano anche Emergency, Una Nessuna Centomila, Cooperativa Dedalus e Mediterranea Saving Humans.
Scopri l’evento teatrale che riporta in scena la tradizione del Varietà europeo a Napoli.
Napoli, 29 marzo 2025 – Il Teatro Trianon Viviani di Napoli accoglie uno spettacolo che promette di trasportare il pubblico indietro nel tempo, nell’epoca d’oro del Varietà europeo. Sabato 29 marzo alle ore 21.00 andrà in scena Vietato ai migliori, uno spettacolo scritto e diretto da Mario Brancaccio, che si presenta come un viaggio tra prose, canzoni, versi e numeri di varietà ispirati agli artisti del primo Novecento.
Presentato da Parthenope Production e TTR di Tato Russo, lo spettacolo vanta un cast d’eccezione: Patrizia Spinosi, Mario Brancaccio, Simona Esposito, Gustavo La Volpe, Fortuna Liguori, Monica di Tatisso e Francesco Viglietti. Le scenografie sono curate da Clelio Alfinito, i costumi da Annalisa Ciaramella, mentre le musiche di Raffaele Viviani e Karl Valentin saranno eseguite dal vivo al pianoforte da Eunice Petito.
Mario Brancaccio
Patrizia Spinosi
Simona Esposito
Introduzione al Varietà europeo del primo Novecento
Il Varietà, forma di intrattenimento popolare diffusa in Europa agli inizi del XX secolo, rappresentava un mosaico di performance artistiche che spaziavano dalla musica alla comicità. Artisti come Raffaele Viviani, Ettore Petrolini e Karl Valentin incarnavano questa tradizione, offrendo spettacoli che riflettevano la cultura e la società del tempo.
Un viaggio tra passato e presente: La trama di “Vietato ai migliori”
L’ambientazione ci porta negli anni ’30-’40, quando un gruppo di attori, cantanti e cabarettisti italiani e tedeschi viene confinato nel sottopalco di un teatro, privato della possibilità di esibirsi a causa della crescente censura imposta dal regime. Attraverso le prove clandestine e la speranza di poter tornare sul palcoscenico, gli artisti diventano testimoni di un cambiamento epocale: la fine del Varietà e la nascita di un Teatro di Stato, strumento di propaganda politica che segnerà l’inizio di una nuova era artistica.
Le vicende dei protagonisti si intrecciano con quelle dei grandi nomi del teatro e del cabaret europeo dell’epoca, tra cui Raffaele Viviani, Rosalia Maggio, Karl Valentin e Lisa Karlstadt. La narrazione restituisce un affresco vivace di un periodo in cui l’intrattenimento popolare venne progressivamente soppiantato da nuovi modelli culturali, influenzati dal cinema e dalla televisione.
L’eredità del Varietà
Lo spettacolo mette in evidenza come, fino agli anni ’40, il repertorio cabarettistico e teatrale europeo fosse caratterizzato da una forte identità comune. Petrolini a Roma, Viviani a Napoli e Valentin in Germania condividevano una medesima visione artistica, fondata sulla satira, sull’ironia e su una profonda comprensione dell’animo popolare. Tuttavia, il dopoguerra segnò la frammentazione di questa tradizione e la sua progressiva sostituzione con modelli internazionali.
Attraverso Vietato ai migliori, Mario Brancaccio vuole restituire al pubblico di oggi il sapore autentico di un’epoca che ha profondamente segnato la cultura teatrale europea. Lo spettacolo, della durata di 80 minuti, non è solo un omaggio al passato, ma una riflessione sulla libertà espressiva e sull’evoluzione del teatro nel tempo.
Un appuntamento da non perdere
Con una regia che coniuga ricerca storica e sensibilità artistica, Vietato ai migliori si propone come un evento imperdibile per gli amanti del teatro e della storia culturale. Il Teatro Trianon Viviani di Napoli si conferma ancora una volta un luogo di memoria e innovazione, capace di riportare alla luce pagine fondamentali dello spettacolo europeo.
Dettagli dell’evento e informazioni utili
Lo spettacolo si terrà sabato 29 marzo 2025 alle ore 21.00 presso il Teatro Trianon Viviani di Napoli. La durata prevista è di 80 minuti. Per ulteriori informazioni e prenotazioni, è possibile consultare il sito ufficiale del teatro o i canali di Parthenope Production e TTR di Tato Russo