Un percorso simbolico e mitologico nella stazione della Metropolitana Chiaia – Monte di Dio, tra luce, buio e architetture visionarie di Umberto Siola e Peter Greenaway, attraverso il racconto fotografico di Bruno Mottola.
La Metropolitana Chiaia Monte di Dio è uno dei luoghi simbolici più suggestivi della città, un’opera che trasforma il viaggio in un’esperienza artistica e mitologica. Un viaggio sotterraneo che si trasforma in un’esperienza visiva e simbolica, raccontando Napoli nella sua essenza più profonda: un invito a riscoprire la città sotto una nuova luce, fatta di ombre, colori, luci e riflessi.
La metropolitana di Chiaia – Monte di Dio è molto più di un semplice mezzo di trasporto; è una maestosa opera d’arte concettuale, parte del circuito delle stazioni dell’Arte, una tappa imperdibile.
Ogni punto della linea, progettata da Umberto Siola e impreziosita dagli interventi artistici di Peter Greenaway, diventa una tappa di questo viaggio simbolico, che rappresenta l’incontro tra due forze opposte ma complementari: la luce e il buio, l’ascesa e la catabasi (Nel mondo greco, la discesa dell’anima nell’oltretomba).
Un viaggio cromatico tra ascesa, catabasi e introspezione
La metropolitana di Chiaia – Monte di Dio è il luogo in cui il visitatore intraprende un viaggio cromatico che, a seconda del punto di ingresso, può essere interpretato come un’ascesa dal buio degli inferi verso la luce del paradiso (ingresso da Via Chiaia), ma anche come il suo contrario (ingresso da Piazza Santa Maria degli Angeli): una catabasi purificatrice che dal paradiso discende nelle profondità oscure e misteriose del sottosuolo.
È un viaggio nel ventre della città, ma anche una metafora di un percorso all’interno di sé, un cammino verso l’introspezione, con rimandi junghiani alla conoscenza delle proprie ombre.
Un’esperienza che cambia dunque a seconda del punto da cui si inizia e della direzione che si sceglie, simbolo perfetto della duplice natura della metropolitana come passaggio tra mondi, e ancor più di una città che è tutto e il contrario di tutto, con le sue mille anime e contraddizioni.
Napoli come metafora architettonica e spirituale
Napoli non si lascia mai leggere in un solo piano. È città di cunicoli e terrazze, di viscere e panorami.
La metropolitana di Chiaia ne è la metafora perfetta: un viaggio che è al tempo stesso discesa nella memoria e ascesa nella visione.
Architettura, miti e il percorso narrativo di Peter Greenaway
Dal punto di vista architettonico e ingegneristico, la metropolitana è stata progettata per unire due livelli diversi della città e portare la luce naturale da Piazza Santa Maria degli Angeli fino al piano del ferro.
Si è giocato con i volumi sovrapposti, dalla forma cilindrica alla volumetria cubica fino alla cupola semisferica.
Il percorso mitologico creato da Peter Greenaway è una discesa nei miti classici, un viaggio attraverso le divinità che governano i vari domini: l’oceano, la terra, gli inferi, il cosmo.
La stazione diventa così un “non-luogo” architettonico e mitologico, dove ogni passaggio è legato alla forza di una divinità che rappresenta un aspetto della vita umana: la morte, la rinascita, il tempo, la fertilità, il destino.
Il viaggiatore come protagonista del mito urbano
Come in un ciclo eterno, il viaggiatore si muove attraverso questi spazi, attraversando le stagioni della vita e della morte.
La narrazione si snoda come un viaggio all’interno di un labirinto mitologico che affonda nelle radici stesse della città, il mondo greco.
Ogni sezione dell’ambiente riflette un aspetto dell’eroico viaggio di discesa e rinascita, come nella tradizione mitologica classica.
Qui il protagonista è il viaggiatore e la metropolitana, non più una semplice infrastruttura, quasi un corpo vivo che si muove insieme a chi compie il viaggio: un’esperienza spirituale in movimento.
l percorso fotografico di Bruno Mottola
Bruno Mottola (autore delle fotografie della galleria) traduce questo linguaggio visivo in una mappa emotiva: scendere, osservare, lasciarsi attraversare dal colore e, infine, tornare alla luce, trasformati.
Seguendo lo stesso percorso illustrato nella galleria fotografica, iniziamo il nostro viaggio dalle banchine.
Quindi se si entra da via Chiaia, il percorso si configura come un’ascesa che, partendo dall’oscurità, sembra portare verso una resurrezione: una trasformazione simbolica che si concretizza nel passaggio dalle tenebre alla luce. Man mano che si sale, i colori mutano e diventano sempre più luminosi, accompagnando il viaggiatore verso il bianco puro, fino alla luce naturale.
I livelli simbolici: Ade, Proserpina, Cerere, Nettuno, Giove








Sulle banchine, i binari dipinti di un rosso intenso richiamano l’immagine dell’Ade, il dominio oscuro di Plutone. Qui, nel cuore della terra, prende forma il regno dove dimorano le anime.
Sopra la stazione si apre una grande cupola tempestata di occhi, come se il dio degli inferi osservasse silenziosamente chi entra e chi esce dai treni. Il suo sguardo sembra congelare ogni movimento, ricordando al viaggiatore il confine sottile tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Avanzando negli ambienti interni, il rosso lascia spazio a tonalità dell’arancio. È il passaggio simbolico dedicato al mito di Proserpina: il suo rapimento, la sua discesa e il suo ritorno ciclico sulla terra, che scandisce il ritmo delle stagioni. Qui il riferimento al fiume Stige, confine tra i due mondi, è palpabile.
Sulle pareti compaiono sei melograni, emblema del legame indissolubile tra Proserpina e l’oltretomba: il frutto che la vincolò al regno sotterraneo e al suo eterno alternarsi di morte e rinascita.
Proseguendo nel percorso si entra in un grande volume geometrico, dedicato a Cerere, dea della terra e della fertilità. Il verde domina lo spazio, evocando prati, campi e raccolti.








Al centro, un imponente cubo racchiude la Galleria d’Arte, dove sono esposte riproduzioni delle statue Farnese conservate al Museo Nazionale di Napoli. Questo ambiente, legato alla figura di Cerere, diventa metafora del ritorno della primavera: la natura che risorge dopo il buio e il gelo dell’inverno.
Più avanti, una rampa a spirale conduce verso un’atmosfera completamente diversa: toni bianchi e blu richiamano le profondità marine, dominio di Nettuno. L’impressione è quella di immergersi lentamente negli abissi, accompagnati da una citazione di Ovidio che celebra la serenità dell’acqua dolce: “Est in aqua dulci non invidiosa voluptas”.
La discesa acquista così un valore simbolico, un viaggio dentro se stessi, verso un luogo segreto e quieto, libero da rivalità e tensioni.
Il percorso si conclude in Piazza Santa Maria degli Angeli, dove svetta la monumentale figura di Giove. La scultura, realizzata in acciaio e dotata di ventiquattro braccia alate, rappresenta lo scorrere delle ore e il potere cosmico del dio che governa il cielo.
È qui che il cammino mitologico trova il suo compimento: la piazza, rinnovata e luminosa, diventa contemporaneamente approdo e punto di partenza, sotto lo sguardo vigile del sovrano degli dèi.






Il riconoscimento internazionale: il Prix Versailles 2024
Nel 2024, la stazione di Chiaia – Monte di Dio ha ricevuto il prestigioso Prix Versailles, classificandosi al secondo posto nella categoria “Stazioni Ferroviarie” come una delle più belle al mondo.
Un riconoscimento che sottolinea l’importanza di questa fermata, non solo come parte integrante della rete metropolitana di Napoli, ma anche come un capolavoro di architettura e arte da non perdere.

