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Persone naturali e strafottenti di Giuseppe Patroni Griffi, al Teatro Sannazaro il 12 e 13 Novembre

Marisa Laurito con Livio Beshir, Giancarlo Nicoletti e Giovanni Anzaldo portano in scena al teatro Sannazaro “Persone naturali e strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi per la regia di Giancarlo Nicoletti.

Sarà in scena al Teatro Sannazaro Sabato 12 e Domenica 13 Novembre la tragicommedia scritta da Giuseppe Patroni Griffi nel 1973, ma ancora attualissima. La regia è di Giancarlo Nicoletti che sarà in scena con Marisa Laurito, e Livio Beshir e Giovanni Anzaldo. Persone naturali e strafottenti racconta di quattro solitudini, un appartamento e una notte di Capodanno a Napoli.

Donna Violante, la padrona, ex serva in un bordello, discute e litiga con Mariacallàs, un travestito, in bilico fra rassegnazione, ironia, squallore e cattiveria. E ancora, Fred e Byron che sono alla ricerca dell’ebbrezza di una notte: l’uno, uno studente omosessuale alla ricerca di una vita libera dalle paure, l’altro, uno scrittore nero che vorrebbe distruggere il mondo per vendicare le umiliazioni subite.

Quattro persone naturali e strafottenti, che, per un gioco del destino, divideranno la loro solitudine con quella degli altri, mentre fuori la città saluta il nuovo anno, fra accese discussioni, recriminazioni, desideri repressi, liti e violenze sessuali.

Persone naturali e strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi, al Teatro Sannazaro il 12 e 13 Novembre

Un testo del 1973 ma ancora fortemente contemporaneo. La drammaturgia di Patroni Griffi è cruda e ironica, scandalosa e poetica, verbosa e visionaria.

C’è, in questo testo del 1973, un sottobosco di attualità così tangibile e una poetica di fondo così lucida e disincantata, da farne a tutti gli effetti un testo ancora fortemente contemporaneo, e perciò di teatro necessario. Emarginazione, violenza, distanze socio-culturali, violenza sessuale e psicologica, la ricerca continua di un altro che non esiste: la drammaturgia di Patroni Griffi è cruda e ironica, scandalosa e poetica, verbosa e visionaria.

Ne viene fuori una tragicommedia dal sapore post-eduardiano e pre-ruccelliano, col respiro di un periodare socio – poetico, che fra cinismi, grettezze e turpiloqui ci restituisce lo squarcio di un’altra Napoli – non più la cartolina buona per i turisti, ma tutta la sbordante umanità di un “vascio”, che diventa, immediatamente, un altro mondo, un’altra realtà, una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio. Un non luogo dove, fra la comicità e il grottesco, si discute – immensamente e inconsciamente – del mondo, degli esseri umani, del sesso e della razza.

Uno spettacolo concreto un’esperienza di teatro diretto, e non filtrato dalla convenzionalità rappresentativa

Tutto questo fra i fuochi della notte di Capodanno, mentre un uomo bianco ha un’emorragia di sangue del sedere, poiché penetrato con forza da un nero: una fotografia definitiva e profetica delle paure intime dell’Occidente nazionalista di oggi. Da questo sudore di corpi costretti coattivamente alla ricerca della propria felicità o del proprio illusorio, riscatto, entro le mura di uno spazio vitale/non vitale, l’intuizione di farne uno spettacolo concreto, dal gusto e sapore quasi cinematografico, che si serva della realtà per declinarla in astrazione, in un’esperienza di teatro diretto, e non filtrato dalla convenzionalità rappresentativa.

Con il fine ultimo di mettersi accanto all’autore, e non davanti, in un rapporto di dialettica e relazione: per tradurre, declinandola nel contemporaneo, una drammaturgia così sofisticata e imponente, e troppo spesso sottovalutata.

Persone naturali e strafottenti al teatro Sannazzaro
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