NeaCo’- Neapolitan Contamination con una favola in forma di concerto al Teatro San Ferdinando sabato 24 e domenica 25 novembre appuntamento con la musica.
NeaCo’ – Neapolitan Contamination, il progetto musicale che reinterpreta le canzoni della tradizione classica napoletana contaminandole con ritmi del mondo. Racconta in musica la storia di un figlio di Napoli che riceve un diario del padre andato via dalla città. Attraverso quegli scritti, viaggia con la fantasia in tutti i paesi visitati dal padre, cercando la propria identità nelle canzoni napoletane. Canzoni che così bene si sposano con le sonorità provenienti da altri luoghi.
Il concept del progetto musicale NeaCo’ – Neapolitan Contamination
Avreste mai immaginato un Surdato ‘nnammurato che canta “Oje vita, oje vita mia” in blues? O che la fascinosa Brigida cui è dedicata la canzone A’ Tazza ‘e cafè possa non essere di Napoli, dove si beve il migliore caffè del mondo, ma della Giamaica, dove invece cresce la migliore pianta di caffè del mondo? O, ancora, che i “guagliune e’ malavita” di Guapparia assomiglino a quelli di Fred Buscaglione?
Avreste mai pensato che il Take Five di Paul Desmond & Dave Brubeck – con il suo modernissimo ritmo di cinque/quarti – avrebbe potuto un giorno vestire le parole della più antica canzone napoletana, Te voglio bene assaje? Tutto questo e molto altro ancora accade per effetto della Neapolitan Contamination.
NeaCo’ – Neapolitan Contamination. Perché la Contaminazione e Napoli?
La Contaminazione implica un contatto fecondo. E’ un motore di civiltà, perché si impara sempre di più da chi è “altro da sé” che dai propri simili. Napoli è un luogo-simbolo dove la Contaminazione ha potuto operare con particolare vivacità, avendo radici antiche nei secoli e matrici molteplici nei luoghi di provenienza. La Città assorbe queste contaminazioni come una spugna, le metabolizza, poi le diffonde, esportando ‘napoletanità’ in tutto il mondo. In qualche modo restituendo, arricchito, a ciascuno il messaggio di civiltà che ciascuno ha contribuito, in parte, a creare.
Il progetto NeaCo’ riproduce questa dinamica con la Canzone napoletana, proponendo i suoi brani più celebri in modo nuovo e particolarissimo.
Il Viaggio di NeaCo’ conduce l’ascoltatore tra il gospel, il blues fino alla rumba e il tango.
L’ascoltatore viene condotto in un viaggio tra i continenti e gli stili musicali. Dall’Europa al Medio Oriente, all’Africa centrale, fino al Nordamerica del gospel, del blues, del jazz e del funky. Al Centroamerica del calypso, del reggae, della rumba, all’afrocubania e giù giù fino al tango argentino.
Il pubblico viene stimolato – dall’esecuzione musicale e dal racconto che la accompagna – ad esplorare ‘dentro’ ciascuna canzone, per trovarvi un ‘seme di contaminazione’, un elemento di globalizzazione, di universalità, capace di trasporre il brano musicale in un contesto antropologico, geografico, culturale, ideale del tutto diverso. La canzone si evolve e si trasforma geneticamente, pur nel sostanziale rispetto del testo (e quindi del messaggio) originario.
I NeaCo’ onorano il passato guardando al futuro.
È un modo per onorare un glorioso passato in chiave evolutiva, guardando al suo futuro. Dal 2017 il progetto presenta una formazione inedita dopo la fruttuosa collaborazione e il cd con gli Arthèteca project nel 2013 e i ripetuti sold out, dall’Auditorium al Big Mama di Roma dal 2014 al 2016.
La direzione artistica e la sonorità travolgente del grande percussionista afrocubano-napoletano Giovanni Imparato si associano con un’opera di arrangiamento raffinata e del tutto nuova, per dar forma e suono alle contaminazioni ideate da Luigi Carbone, che è anche regista e voce narrante dello spettacolo.
Oltre ai due fondatori del nuovo progetto (rispettivamente alle percussioni e al pianoforte e all’Hammond), l’esecuzione è affidata a una formazione inedita, con un gruppo di musicisti intensi, che riunisce strumenti etnicamente contaminanti: dalla chitarra “svedese” di Mats Hedberg a quella partenopea di Antonio Carluccio, ai fiati di Davide Grottelli, al violino di Anna Rita di PAce, al basso del Maestro Aldo Perris, che cura anche le orchestrazioni dopo una ultraventennale esperienza in RAI.
Il tutto prende voce attraverso un bouquet di cantanti che interagiscono dinamicamente sul palco, rendendo l’effetto di sincretismo e di crossover sempre più coinvolgente: assieme alla voce evocativa di Giovanni Imparato, si alternano e si incrociano quelle di Antonio Carluccio, cantautore e cantante-attore dalla voce “classica” e appassionata e di Anna Rita Di Pace, straordinaria voce della nuova musica popolare e folk.