venerdì 29 Marzo 2024
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Museo di Capodimonte

Carlo di Borbone affida la costruzione di una nuova reggia sulla collina di Capodimonte ad Antonio Medrano. I lavori iniziano nel 1738. Circa vent’anni dopo, alcune sale del palazzo ospitano le collezioni d’arte donategli dalla madre Elisabetta Farnese. Vi lavorano anche Ferdinando Sanfelice, che si occupa della sistemazione del parco e Ferdinando Fuga, che cura, invece, i lavori dell’edificio, ancora incompiuto. Durante il decennio francese, il palazzo diventa la residenza preferita di Gioacchino Murat e proseguono i lavori. Con il ritorno dei Borbone sul trono vengono completati la decorazione dei saloni e completati gli ambienti prospicienti il cortile settentrionale. Completato l’edificio nel 1838, si progetta la sistemazione dell’Armeria Reale e delle collezioni di porcellane e di arazzi. Nel 1920, il palazzo, ceduto dalla corona al demanio, diventa residenza dei duchi d’Aosta fino al 1946.

I nuclei principali del Museo di Capodimonte sono costituiti dalle collezioni Farnese e Borbonica. La raccolta Farnese si deve ad Alessandro Farnese che, già prima di diventare papa con il nome di Paolo III, mostra il suo interesse per l’arte. Il patrimonio museale, nel corso dei secoli, si arricchisce di opere provenienti dalle chiese napoletane, dalle soppressioni monastiche, da lasciti e da acquisizioni. Il Museo accoglie opere di grandi artisti come Tiziano, Parmigianino, Carracci, Simone Martini, Caravaggio, Masaccio e Colantonio solo per citarne alcuni. Il Museo di Capodimonte si sviluppa su tre piani: il primo piano accoglie la collezione Farnese, l’Appartamento Reale, le manifatture borboniche, tra cui le porcellane; al secondo piano, si trova la galleria napoletana e, infine, al terzo piano è esposta la collezione di opere dell’Ottocento e di arte contemporanea.

Redazione IDN
Redazione IDNhttps://napoli.itineraridellacampania.it
EDITOR E WEB DESIGNER. NATO A VENEZIA NEL 1973, VIVO E LAVORO FRA MILANO E NAPOLI. Sono nato nel 1973 a Venezia. Nascere e vivere a Venezia significa avere la fortuna di crescere respirando il profumo dell'arte in tutte le sue espressioni, dall'architettura alla pittura fino al cinema, così sin da subito mi sono lasciato trasportare da queste sensazioni. Da prima la fotografia, poi il teatro e la televisione, fino a scoprire, verso gli anni novanta, il piacere della sintesi e dell'impatto visivo del segno grafico. E' emozionante vedere stringere nelle mani di persone che non conosci e che non mi conoscono il frutto del mio lavoro.
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