Per le uniche due date in Campania Erri De Luca sceglie il palcoscenico del Bolivar. Lo scrittore sarà in scena con Cosimo Damiano Damato e la Minuscola Orchestra Balcanica di Giovanni Seneca.
Le Rose di Sarajevo con Erri De Luca e Cosimo Damiano Damato al Teatro Bolivar, diretto da Nu’Tracks, per le uniche due date in Campania. Erri De Luca in scena, come voce narrante, con “Le Rose di Sarajevo” venerdì 3 e sabato 4 febbraio; accanto allo scrittore il suo amico e fratello di poesia, Cosimo Damiano Damato anche lui nel ruolo di voce narrante. Con i due fratelli di poesia l’ensemble Minuscola Orchestra Balcanica di Giovanni Seneca, alla chitarra classica, con Anissa Gouizi voce e percussioni e, Gabriele Pesaresi al contrabbasso.
Le Rose di Sarajevo rende omaggio al poeta Izet Sarajlić, il cantore di Sarajevo testimone della tragedia della Bosnia, che più di tutti i poeti del Novecento è riuscito a raccontare la grande ferita della guerra, a vent’anni dalla sua scomparsa.
Lo spettacolo ha debuttato con un sold out al teatro delle Muse di Ancona in apertura dell’Adriatico Mediterraneo Festival. De Luca e Damato, hanno già raccontato insieme altre storie, per il cinema “Tu non c’eri”, al teatro “Se i delfini venissero in aiuto” e in un libro “L’ora X, una storia di lotta continua”.
Due generazioni che stanno dalla stessa parte, con lo stesso sguardo civile e condividono la stessa poesia, le stesse battaglie. Salgono sul palco per amicizia, per raccontarsi ancora una volta una storia e lo fanno partendo dal pensiero del poeta Izet Sarajlić: “Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti”.
Le Rose di Sarajevo per ricordarci che chi è stato responsabile della felicità, lo è pure dell’infelicità.
«Nell’assedio più lungo del 1900 – scrive Erri De Luca – nella Sarajevo degli anni Novanta, i cittadini andavano alle serate di poesia nel buio di una città senza corrente elettrica. Sperimentavano che in una guerra solo i versi sono capaci di correggere a forza di sillabe miracolose il tempo sincopato dei singhiozzi, il ragtime delle granate, l’occhio di un mirino addosso.
Credo che un poeta debba diventare un membro di famiglia e non restare l’autore di versi pubblicati. Eppure, credo che un poeta paghi i suoi versi con la vita svolta. In un poeta cerco, esigo che la sua vita sia all’altezza della sua pagina. Perciò Izet Sarajlic doveva essere maestro di lealtà civile restando a Sarajevo fino all’ultimo giorno di malora. Con i suoi versi si erano dati voce gli innamorati di due generazioni. Chi è stato responsabile della felicità, lo è pure dell’infelicità».
A Damato è affidata la lettura di alcune poesie di Izet per poi duettare con Erri dando voce al carteggio “Lettere fraterne” che Erri e Izet si sono scambiati, un epistolario che ha la potenza poetica dei carteggi dei grandi poeti. Ad Erri, volontario sui convogli umanitari a Sarajevo, il racconto del Novecento, dei suoi poeti e dei versi di Izet. A Giovanni Seneca, Anisa Gouzi e Gabriele Pesaresi il compito di imbarcare le parole su una nave musicale dalle atmosfere balcanico-Mediterranee.