sabato 20 Aprile 2024
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Rosaria De Cicco in Regine, quattro monologhi di Regine in disgrazia

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rosaria de cicco in regine

Al teatro Bolivar di Napoli, Rosaria De Cicco in Regine.

Quattro monologhi di Regine in disgrazia. Figure femminili nuove e di scottante attualità, diretti da Giuseppe Bucci

Nati da una idea delle scrittrici Francesca Gerla e Chiara Tortorelli, e ispirati alla simbologia delle carte da gioco francesi, i monologhi di Regine sono le voci di eroine all’inverso, in disgrazia, rappresentative della società contemporanea.

Scritto da Arnolfo Petri, il monologo Mena rappresenta la regina di Quadr. Nuova prostituta, ora boss di camorra (figura femminile particolarmente attuale oggi). Mena ha ormai perso memoria della umanità e della e poetica di una mamma, come Filumena Marturano.

Da Chiara Tortorelli nasce il personaggio di È solo una favola

Da Chiara Tortorelli nasce il personaggio di È solo una favola, amore associato alla regina di Picche, nuova adolescente che il mondo dei social network o della emancipazione non mette al riparo da depressione, anoressia e isolamento causate da abusi in famiglia.

La donna immaginata da Francesca Gerla, in Io non so nuotare. Ha la fragilità e insieme la forza della regina di Fiori. Nuova mamma, eroina profuga che ha viaggiato incinta sui barconi e non capisce il rifiuto dell’Occidente a prestare aiuto a lei e al suo bambino.

L’amore omosessuale ispirato a La voce umana di Cocteau

L’amore omosessuale è il tema de La voce di Laura scritto dal regista Giuseppe Bucci e ispirato a La voce umana di Cocteau. La regina di Cuori, amante abbandonata al telefono, donna lesbica che, in una società ancora culturalmente molto omofoba, non può opporsi al desiderio di famiglia e figlio naturale della donna che ama.

Regine vede la partecipazione straordinaria dello scrittore Pino Imperatore, a cui è affidato un prologo e un poetico epilogo.

I costumi sono firmati Fabio Geda e selezionati dalla costumista Francesca Filardo.
Musiche di Luca Formicola. Scenografie di Pietro D’Anna. Fotografie di Sonia De Rosa.

[cml_media_alt id='3307']locandina di Regine al teatro Bolivar[/cml_media_alt]

Carnale di Vincenzo Pirozzi con Andrea Sannino al Teatro Bolivar

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Carnale lo spettacolo scritto e diretto da Vincenzo Pirozzi in scena al Teatro Bolivar.

Carnale rientra nel  secondo filone Terra Mia dedicato al teatro e alla musica di tradizione. Un filone in cui convergono tutti gli spettacoli della drammaturgia napoletana. La tradizione che si racconta, riappropriandosi del  passato e confrontandosi con il presente. Rappresentando  le trame stilistiche di artisti anche molto diversi tra  loro. Lo spettacolo Carnale andrà in scena Sabato 18 Febbraio alle ore 21 e Domenica 19 Febbraio alle ore 19.

Carnale è l’amore vero che va oltre le apparenze

Carnale non è altro che la visceralità nostrana, quella della Napoli dei vicoli. Carnale è anche l’amore che Carmine prova per Laura e viceversa, l’amore vero che va oltre le apparenze.
I protagonisti vivono il cambiamento che passa inosservato sotto i loro occhi. Si ritroveranno diversi, migliori guardando la vita sotto una prospettiva diversa, più bella e più matura.
L’amore impossibile  tra due persone appartenenti a ceti sociali diversi. Da un lato Carmine con la sua precarietà e i furti giornalieri, dall’altro Laura con la sua quasi  obesità e la sua vita piatta tipica di quei ricchi che spendono la propria vita solamente in contanti. Due lati opposti di una medaglia che magicamente riescono ad incontrarsi e divenire una cosa sola.

Comicità, dramma e canzoni inedite

La messinscena, volutamente anonima e con proiezioni di vicoli, strade, case, a volte anche disegnate come un fumetto, rendono la pièce un sogno che si alterna alla realtà. Il teatro, il cinema si fondono con l’ istinto e la verità dei personaggi. Comicità, dramma, canzoni inedite portano lo spettatore ad immergersi in una storia comica che  via, via diventa tragica. Il ritmo frenetico con gli attori che ogni tanto si estraneano per raccontare il proprio “io” perché fino alla fine, in questo testo, ognuno è sempre alla ricerca di se stesso, per conoscersi realmente. Su telo bianco vengono proiettate immagini, il mondo ci arriva attraverso le proiezioni che invadono le pareti, facendo si che lo spettatore venga catapultato in un mondo fatto di realtà e finzione, ma che ogni cosa equivale al vero. Il ritmo della messinscena, i tempi, la recitazione si fondono con una direzione quasi cinematografica.

Carnale racconta di Sasà, di Carmine, di Laura è di una Napoli Viscerale

Carnale racconta di Sasà e Carmine vivono i loro vent’ anni spensierati tra furti e rapine, abitano al centro storico tra mal’ affare e dolce far niente. Sasà è estroverso rispetto a Carmine che  è invece e taciturno e timido. Carmine vive con la sorella, è orfano di entrambe i genitori e questa cosa lo ha segnato profondamente. Un giorno, invitato insieme all’ amico Sasà ad una festa di “fighettini” come loro chiamano i figli della Napoli per bene, Carmine conosce Laura.

La ragazza è figlia di un famoso notaio, elegante e raffinata, bella dentro, ma esteriormente grassa e bassa. Carmine e Laura si innamorano ed entrambi scopriranno due cose. Carmine, imparerà che non è solo esteriore e scoprirà soprattutto che per amore si cambia. Laura, invece, imparerà a conoscere la Napoli viscerale che nasconde non solo tanti difetti, ma anche tanti pregi. Ma non è sempre detto che tutte le storie d’amore per avere un lieto fine debbano terminare con sempre con “è vissero felici e contenti”.

Informazioni e biglietti

Il teatro Bolivar è in via Bartolomeo Caracciolo 30, Napoli. A pochi passi dalla metropolitana Linea 1 – fermata Materdei.
Prezzo biglietto 15 euro. Per info 081 544 26 16 – www.teatrobolivar.com

[cml_media_alt id='3301']carnale al teatro bolivar[/cml_media_alt]

Dialoghi tra archeologia e arte contemporanea “Hoc opus fecit…Pietro Lista”

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L’archeologia come fonte di ispirazione per l’arte contemporanea.

L’archeologia come fonte di ispirazione per l’arte contemporanea.

Venerdì 27 gennaio 2017,  in occasione della mostra “Hoc opus fecit…Pietro Lista”, ha inizio un ciclo di incontri. L’obiettivo è di avvicinare i visitatori del Museo alla conoscenza del contemporaneo. Stimolare la riflessione sull’interazione tra attualità dell’arte antica e impulso innovativo delle esperienze artistiche odierne.

Gli incontri costituiscono una sorta di appendice critica della mostra “Hoc opus fecit… Pietro Lista”, realizzata nell’ambito del Piano per l’arte contemporanea della Direzione Generale  Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e promossa dal Polo Museale della Campania e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno ed Avellino.

Archeologia, Arte e Spritz-Art

Nel corso dei ‘dialoghi’, curatori, giornalisti, direttori di museo, esperti in comunicazione, artisti e archeologi analizzeranno gli esiti di tale binomio, dall’utilizzo di fonti e modelli mutuati dall’antico all’impiego delle più avanzate tecnologie, dalla riduzione del distacco tra arte del passato e contemporaneità alla creazione di un nuovo lessico estetico che consenta di guardare l’antico con gli occhi del presente.
Dopo gli incontri sono previsti momenti conviviali: tea-art, chocolat-art, spritz-art.

Al Museo archeologico dell’antica Calatia a Maddaloni Conversazioni sull’Appia

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Conversazioni sull’Appia

Primi due appuntamenti di Conversazioni sull’Appia, eventi collaterali della mostra L’Appia ritrovata.

In cammino da Roma a Brindisi di Paolo Rumiz, ospitata fino a marzo al Museo archeologico dell’antica Capua a Santa Maria Capua Vetere.
L’Appia Ritrovata è il racconto del viaggio di Rumiz per scoprire quella che fu la più antica arteria d’Europa e la più importante strada verso l’Oriente.
L’esposizione è promossa e finanziata dalla Regione Campania nell’ambito del progetto “Itinerari culturali e religiosi” attraverso la Scabec società campana beni culturali, realizzata in collaborazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Polo museale della Campania ed è a cura della Società Geografica Italiana onlus e Festival della Letteratura di Viaggio.

Sabato 28 gennaio alle 10, al Museo archeologico dell’antica Calatia a Maddaloni, incontriamo Paolo Rumiz e Irene Zambon

Sabato 28 gennaio alle 10, al Museo archeologico dell’antica Calatia a Maddaloni, incontro di Paolo Rumiz e Irene Zambon con gli studenti dei licei della provincia di Caserta. Verrà raccontata l’esperienza fatta con i loro compagni di viaggio, conclusasi il 13 giugno 2015 dopo 611 chilometri, 29 giorni di cammino e circa un milione di passi. Un progetto nato con l’idea di tracciare finalmente il percorso integrale della madre di tutte le vie.

Nel pomeriggio alle ore 17 a parlare dell’Appia e della sua storia al Museo archeologico dell’Antica Capua.

A Santa Maria Capua Vetere, saranno il professor Lorenzo Quilici, ordinario di topografia dell’Italia antica all’Università di Bologna, i curatori della mostra  Paolo Rumiz e Irene Zambon e l’attore e lo crittore Giuseppe Cederna, l’autore de “Il Grande Viaggio” (edizioni Feltrinelli), in cui racconta il suo pellegrinaggio nel nord ovest dell’India ed è figlio di Antonio, archeologo, intellettuale e ambientalista, che fu tra i fondatori di Italia Nostra e grande sostenitore della difesa dei territori italiani dalle speculazioni edilizie.

La mostra “L’Appia ritrovata. In cammino da Roma a Brindisi”

Scoprire l’Appia antica attraverso il racconto di Rumiz e compagni. Le fotografie di Riccardo Carnovalini integrate da un reportage di Antonio Politano, realizzato per il National Geographic Italia e da istantanee estratte dai filmati “on the road” di Alessandro Scillitani. Inaugurata il 17 dicembre scorso è già stata visitata da oltre 3000 persone.

Ulteriori eventi di promozione dell’Appia e del suo percorso si terranno nei prossimi mesi a Benevento e a Mirabella Eclano (AV) in collaborazione con il Polo museale della Campania e le Soprintendenze territoriali.
Ogni sabato e domenica alle ore 12 sono in programma le visite guidate, gratuite, a cura de Le Nuvole. Prenotazione obbligatoria a info@lenuvole.com o telefonando al numero + 39 081 239 56 53

Eros Pagni superlativo protagonista dello spettacolo Minetti di Thomas Bernhard

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Minetti al centro Eros Pagni

Al Teatro Mercadante dal 31 gennaio al 5 febbraio Eros Pagni superlativo protagonista dello spettacolo Minetti di Thomas Bernhard con la regia di Marco Sciaccaluga

Dal 31 gennaio al 5 febbraio torna sul palcoscenico del Teatro Mercadante l’attore Eros Pagni protagonista dello spettacolo Minetti, testo di Thomas Bernhard, nella versione italiana di Umberto Gandini e la produzione del Teatro Stabile di Genova, con la regia di Marco Sciaccaluga.
Con un grande, impeccabile Eros Pagni, elogiato dalla critica, recitano Federica Granata, Marco Avogadro, Nicolò Giacalone e altri 10 giovani attori.
Le scene e i costumi sono di Catherine Rankl, le musiche di Andrea Nicolini, le luci di Sandro Sussi.

Quale ruolo ha l’arte, e in particolare il teatro, nella società odierna?

Minetti è stata rappresentata la prima volta nel 1976 ed è una commedia costruita intorno all’interrogativo: quale ruolo ha l’arte, e in particolare il teatro, nella società odierna? Come può il palcoscenico essere ancora oggi riflesso del mondo? Alla ricerca di una risposta, Thomas Bernhard (1931-1989) intreccia il comico e il tragico, la realtà con la sua trasfigurazione poetica; descrive, con rabbia e con passione, un mondo grottesco, assediato da una metaforica tempesta di neve.

Minetti è un grande attore del passato, ma anche un grande personaggio moderno

Nella notte di San Silvestro (maschere, luci, petardi, musica, ecc.), il vecchio Minetti indugia nella hall di un albergo di Ostenda. Attende un direttore di teatro che vuole riportarlo sulla scena nel ruolo di Re Lear. Nell’attesa parla di sé e della propria arte. Evoca frammenti della sua vita (reale o immaginaria?), rivolgendosi al personale dell’hotel, a una signora e a una ragazza. Minetti è un grande attore del passato, ma anche un grande personaggio moderno, testimone vivente dell’attualità tematica e linguistica di un grande drammaturgo quale fu Thomas Bernhard, che ventisei anni dopo la sua morte continua a indicare al pubblico una possibile via verso il futuro (del teatro come della vita stessa).

Al centro di Minetti c’è il teatro e l’arte dell’attore

Il regista Marco Sciaccaluga annota: “Al centro di Minetti c’è il teatro e l’arte dell’attore, il suo senso, la sua necessità, la sua radicalità di fronte al mondo. Per ogni teatrante Minetti è un autoritratto ma anche una commedia che scommette su un’idea provocatoria: mostrare che l’Attore è l’Uomo e che il Teatro si fa autoritratto del Mondo, anche quando entrambi, come in questo caso, raccontano la loro fatale caduta.”

Teatro Mercadante | Napoli. Piazza Municipio

dal 31 gennaio al 5 febbraio 2017
Orario rappresentazioni
31 gen. e 3 feb. ore 21.00; 1 e 2 feb. ore 17.00; 4 feb. ore 19.00; 5 feb. ore 18.00
Info: www. teatrostabilenapoli.it
Biglietteria: tel. 081.5513396; biglietteria@ teatrostabilenapoli.it

Da martedì 17 a domenica 22 gennaio al Ridotto è di scena Calcedonio

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Da martedì 17 a domenica 22 gennaio al Ridotto del Mercadante andrà in scena Calcedonio

Da martedì 17 a domenica 22 gennaio al Ridotto del Mercadante andrà in scena Calcedonio.

Calcedonio, testo del 1989 del drammaturgo Manlio Santanelli; regista ed interprete di Orlando Cinque insieme a Federica Aiello e Angelo Laurino.
Le scene sono di Laura Simonet della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Napoli afferente al corso del prof. Luigi Ferrigno. I costumi di Alessandra Gaudioso, le luci di Cesare Accetta, le musiche di Luisa Boffa. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile di Napoli –Teatro Nazionale.

Calcedonio, enigmatico compagno di liceo dei tre di cui si son perse le tracce

“Una coppia non più giovane, marito e moglie, invita a cena un vecchio amico”, racconta Cinque in una sua nota. “Quando gli argomenti cominciano a scarseggiare, e si avvicina il momento dei saluti, il discorso finisce, in modo apparentemente casuale, su Calcedonio, enigmatico compagno di liceo dei tre di cui si son perse le tracce.

Il successivo tentativo di ricostruirne l’età e la biografia darà il via ad un rocambolesco e divertentissimo gioco di calcoli. Deduzioni e supposizioni che, saccheggiando la Storia ufficiale, tentando di restituire un senso alle storie private dei tre amici.

Calcedonio è un thriller esistenziale, immerso in una disperata ironia

Calcedonio è un thriller esistenziale, immerso in una disperata ironia, in cui però “l’assassino” è già noto, non viene mai nominato, quasi rimosso; ma ciò che si cerca di scoprire è invece chi sia la “vittima”. Cosa è andato perduto per sempre, quali sono le promesse non mantenute che rendono invivibile il presente? A cosa o chi si deve dire addio e cosa invece si può ancora salvare? Cosa possiamo perdonare? cosa dobbiamo riconoscere perché si possa prendere serenamente congedo dal passato ed aprire una pagina nuova nella propria vita e nel proprio tempo?”.

Orario rappresentazioni:
17, 18 e 20 gennaio ore 21.00
19 e 22 gennaio ore 18.00
21 gennaio ore 19.00

Informazioni: www.teatrostabilenapoli.it
Biglietteria: tel. 081.5513396 | biglietteria@teatrostabilenapoli.it

Al Teatro Bolivar danza d’autore con “Voci, studi sul dialogo interiore”

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Al Teatro Bolivar di Materdei prosegue la stagione teatrale con lo spettacolo di danza d’autore “Voci-studi sul dialogo interiore”.

Lo spettacolo rientra nel terzo filone della nuova stagione “B.author” dedicato alla nuova danza d’autore.  B.author e ideato da Chiara Alborino e Fabrizio Varriale, madrina Laura Valente.  Un festival dedicato alla scena contemporanea nell’ambito della danza d’Autore e la Nuova Danza.

Uno sguardo sulle realtà emergenti e quelle già consolidate della scena nazionale della danza d’autore.

Il festival crea una condizione nella quale l’artista può essere e divenire autore/to be and to become author. E’ un contesto nel quale coesistono dinamicità e dialogo, spettacolo e confronto, sostegno e produzione attraverso l’organizzazione di spettacoli, masterclass e residenze coreografiche capaci di offrire al pubblico e ai danzatori della città di Napoli un panorama eterogeneo della danza di livello innovativo.
Una stagione teatrale intensa ideata dai due direttore artistici Ettore Nigro e David Jentgens per il teatro Bolivar che intende accontentare tutti proponendo teatro di innovazione, di tradizione e danza d’autore

[cml_media_alt id='3277']danza d'autore[/cml_media_alt]

Informazioni

Il teatro Bolivar è in via Bartolomeo Caracciolo 30, Napoli. A pochi passi dalla metropolitana Linea 1 – fermata Materdei. Prezzo biglietto 15 euro. Per info 081 544 26 16 – www.teatrobolivar.com

Mercoledì 11 Gennaio Flash mob sulle note de La donna è mobile

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La donna è mobile flash mob Mercoledì 11 Gennaio

Mercoledì 11 gennaio 2017, ore 17.30 Flash Mob sulle note de La donna è mobile

A Napoli, in Piazza Trieste e Trento l’aria più celebre che divenne un tormentone quando Rigoletto di Giuseppe Verdi andò in scena per la prima volta nel 1851 mercoledì 11 gennaio diventerà un Flasch Mob

La donna è mobile
qual piuma al vento,
muta d’accento ~ e di pensier.
Sempre un amabile
leggiadro viso,
in pianto o in riso, ~ è menzogner.
È sempre misero
chi a lei s’affida,
chi le confida ~ mal cauto il cor!
Pur mai non sentesi
felice appieno
chi su quel seno ~ non liba amor!
(Rigoletto, Atto III, scena seconda, aria del Duca di Mantova)

Un flash mob dedicato a chi ama l’opera

Un flash mob dedicato a chi ama l’opera o desidera avvicinarsi al mondo di Rigoletto di Giuseppe Verdi (in scena per 9 recite al teatro di San Carlo dal 18 gennaio al primo febbraio 2017) avrà luogo mercoledì 11 gennaio alle ore 17.30 in Piazza Trieste e Trento. Aperto a tutti i tipi di vocalità (contralto, basso, soprano e tenore).

Il foyer del Teatro di San Carlo si trasformerà in un palcoscenico aperto alla città

Il foyer del Teatro di San Carlo si trasformerà in un palcoscenico aperto alla città e a tutti gli aspiranti cantanti o a coloro che avranno voglia di prestare la loro voce. Sul sito del San Carlo sono disponibili i tutorial audio e le parti per i quattro registri vocali.

L’aria prescelta, il ‘tormentone’, banco di prova per tutti i partecipanti, sarà una delle pagine più note del repertorio operistico, quei versi scritti da Francesco Maria Piave che si dice Giuseppe Verdi tenne sotto embargo, per non rivelare l’effetto che avrebbe dovuto suscitare la sera della prima. Si narra infatti che il tenore Raffaele Mirate, che per primo la interpretò, dovette provarla in gran segreto.

La donna è mobile divenne un tormentone fischiettato dagli stessi gondolieri ed è ad oggi uno dei brani più eseguiti

Data l’estrema orecchiabilità e l’amabilità della musica, dopo la prima rappresentazione dell’opera, avvenuta alla Fenice di Venezia l’11 marzo 1851, La donna è mobile divenne un tormentone fischiettato dagli stessi gondolieri ed è ad oggi uno dei brani più eseguiti, memorabili furono le interpretazioni di Enrico Caruso, Giuseppe Di Stefano, Alfredo Kraus, Luciano Pavarotti, José Carreras, Plácido Domingo, per citarne solo alcune.

Al Teatro San Ferdinando il debutto nazionale di FERDINANDO

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Ferdinando in prima nazionale

Nadia Baldi firma la regia di FERDINANDO in prima nazionale dal 10 al 15 gennaio al Teatro San Ferdinando

Al Teatro San Ferdinando il debutto nazionale di FERDINANDO di Annibale Ruccello prodotto da Teatro Segreto per la regia di Nadia Baldi.
Lo spettacolo, in prima nazionale dal 10 al 15 gennaio è interpretato da Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio e il giovane allievo della Scuola di teatro dello Stabile Francesco Roccasecca nel ruolo di Ferdinando.

Nel ruolo di Donna Clotilde, il personaggio abilmente disegnato da Ruccello, al centro della vicenda, è Gea Martire, affiancata, nella non meno distillata figura della di lei cugina, Gesualda, da Chiara Baffi, e da Fulvio Cauteruccio nei panni del parroco Don Catellino con il giovane Francesco Roccasecca in quelli del personaggio del titolo, Ferdinando.

I costumi sono di Carlo Poggioli, la consulenza musicale di Marco Betta, il progetto luci della stessa Nadia Baldi.

Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché alla villa non arriva Ferdinando: giovane dalla bellezza “morbosa e strisciante”.

Donna Clotilde, baronessa borbonica, si è rifugiata in una villa della zona vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia. È con lei una cugina povera, Gesualda, che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera.

I giorni trascorrono uguali, tra pasticche, acque termali, farmaci vari e colloqui con il parroco del paese. Don Catellino, un prete coinvolto in intrallazzi politici. Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché alla villa non arriva Ferdinando, un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza “morbosa e strisciante”.

Sarà Ferdinando a gettare lo scompiglio nella casa. Metterà a nudo contraddizioni, disseppellendo scomode verità. Spingerà un intreccio apparentemente immutabile verso un inarrestabile degrado.

[cml_media_alt id='3266']Gea Martire in Ferdinando di Ruccello regia Nadia Baldi[/cml_media_alt]

Ferdinando si concentra su quello che è forse il più insondabile mistero: la mente umana.

«FERDINANDO – scrive nelle note Nadia Baldi – contiene notevoli elementi espressivi per una realizzazione teatrale delle emozioni umane specchiandosi nella tagliente forza di una storia che attraverso il teatro ruoti intorno al disvelamento di una serie di segreti.

Ferdinando si concentra su quello che è forse il più insondabile mistero: la mente umana. Nasce così in me l’esigenza di indagare il possibile e impossibile mondo creativo che le donne sanno attuare quando i freni inibitori e culturali non hanno più il loro potere censurante.

Tutti i personaggi in una prima fase si presenteranno nel loro quotidiano. Sveleranno solo poi geniali strategie e stupefacenti mondi interiori. Lo spettacolo si incentrerà su un’indagine minuziosa, sul cogliere le sottigliezze dei gesti, degli sguardi, dei corpi in agguato.

Esiste sempre una connessione tra noi e i luoghi, tra noi e gli oggetti, tra noi e la memoria

Racconterà la singolare dinamica attraverso la quale gli oggetti divengono padroni dei luoghi. Le fantasie interiori dei personaggi diventano padroni della loro esistenza fino a spingerla verso una dimensione surreale, comica, drammatica e imprevedibile. Esiste sempre una connessione tra noi e i luoghi, tra noi e gli oggetti, tra noi e la memoria.

Le follie e gli incroci amorosi contenuti nella trama emergeranno come elementi contemporanei e modernissimi che da sempre regolano la potenza dei sogni e degli affetti presenti nella storia dell’umanità. Ferdinando mette in luce le connessioni esistenziali fra dramma e malinconia, comicità e solitudine. Sottolineando tali contrasti attraverso un uso di una messinscena che mira a svelare gli opposti sentimentali disseminati in tutte le esistenze».

Calendario rappresentazioni:

10, 11 e 13 gennaio ore 21.00;
12 gen. ore 17.00;
14 gen. ore 19.00;
15 gen. ore 18.00
Teatro San Ferdinando: www.teatrostabilenapoli.it | tel 081 292030 – 081 291878

La bonafficiata, il lotto, la tombola e la fantasia dei napoletani

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Bonafficiata a Napoli era il nome dato al gioco del lotto.

Non tutti sanno che bonafficiata era l’equivalente dialettale per “lotto”. Ne discendeva anche il modo di dire “Puozze piglià na bonafficiata!”, spesso usato in senso ampio per augurare una buona sorte. Taluni pensavano che nascesse dall’aggiunta dell’aggettivo buona al sostantivo afficiata, in cui riconoscevano l’equivalente di lotto o di vincita al lotto.

Bonafficiata deriva da beneficiata: vincitrice del lotto delle zitelle

Il termine Bonafficiata deriva da Beneficiata indicando le vincitrici di una speciale “lotteria” che si teneva a Napoli per sorteggiare periodicamente delle ragazze povere cui dare una dote in denaro (25 ducati) perchè potessero sposarsi.

Il Lotto delle Zitelle nacque verso il finire del ‘600 e prevedeva l’abbinamento di numeri a nomi di ragazze bisognose scelte dalla Regia Camera. Il numero delle fanciulle ammesse variava tra 80 e 90 e solo 5 di esse vincevano la dote. Questa lotteria fu soppressa nel 1865.

Nel cuore di Napoli si trova una strada dedicata alla Bonafficiata

A Napoli oggi si trova ancora una strada dedicata alla Bonafficiata: via Bonafficiata vecchia, una traversa di Salita Paradiso.
Il gioco del lotto però non è nato a Napoli, infatti si è diffuso nella città, solo nel 1682 mentre si sa che è nato a Genova nel 1539 con le scommesse illegali che il popolo faceva sui 90 nomi dei candidati per le elezioni al Senato che sarebbero usciti dalle urne
Il gioco del lotto è stato sempre ritenuto un gioco pericoloso e immorale e più volte è stato abolito ma con scarsi risultati tant’è che, per superare la crisi finanziaria del XIX secolo, si decise di legalizzarlo per trarne profitto a favore dello Stato.

Nel 1734 re Carlo III di Borbone ufficializza nel suo Regno il gioco del Lotto

Nel 1734 il re di Napoli Carlo III di Borbone era deciso ad ufficializzare il gioco del Lotto. In quanto il gioco del lotto se mantenuto in modo clandestino, avrebbe sottratto entrate alle casse dello Stato.

A ciò si opponeva il frate domenicano Gregorio Maria Rocco. Non era giusto introdurre un ‘così ingannevole ed amorale diletto‘ in un paese in cui si cercava sempre di rispettare gli insegnamenti cattolici.
Carlo III facendo presente che il lotto, se giocato di nascosto, sarebbe stato più pericoloso per le povere tasche dei sudditi, riuscì a spuntarla, ad un patto però, che il gioco del lotto, almeno nella settimana delle festività del Natale, sarebbe stato sospeso.

Durante le festività di Natale il gioco del lotto era vietato: nasce la tombola

In quei giorni il gioco, insomma, non poteva distrarre il popolo dalle preghiere.
Ma il popolo subito pensò di organizzarsi per proprio conto.
I novanta numeri del lotto furono messi in ‘panarielli’ di vimini e, per divertirsi in attesa della mezzanotte, ciascuno provvide a disegnare numeri sulle cartelle.
Così la fantasia popolare riuscì a trasformare un gioco pubblico in un gioco familiare, che prese il nome di tombola dalla forma cilindrica del numero impresso nel legno e dal capitombolo che fa lo stesso numero nel cadere sul tavolo dal panariello che, una volta, aveva la forma di tombolo.

Per ogni numero della tombola un simbolo

I simboli della tombola napoletana sono quasi tutti allusivi, alcuni anche piuttosto scurrili.
La parola ‘tombola’, secondo alcuni verrebbe da tombolare (roteare o far capitombolare i numeri nel paniere), secondo altri verrebbe da tumulo (forse per la forma piramidale del paniere).