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Castel Sant’Elmo a Napoli, da castello a fortezza a carcere militare

Castel Sant’Elmo era chiamato castrum Sancti Erasmi per la presenza di una cappella dedicata a Sant’Erasmo

Dapprima cittadella delle truppe, poi carcere militare. Castel Sant’Elmo  è rimasto per secoli un corpo sostanzialmente estraneo allo sviluppo civile fino a che è diventato sede d’iniziative espositive e manifestazioni culturali che ne hanno modificato la vocazione e, di conseguenza, il ruolo urbanistico.

Le prime notizie relative a Castel Sant’Elmo risalgono al 1275. Nel 1329 Roberto d’Angiò affida l’incarico del suo ampliamento allo scultore e architetto senese Tino di Camaino che trasforma l’edificio in un vero e proprio palatium per il re e per la corte. A pianta quadrilatera, con due torri, Castel Sant’Elmo nel 1348 viene definito nei documenti come castrum Sancti Erasmi, per la presenza in quel luogo di una cappella dedicata a Sant’Erasmo.

Da castello a fortezza difensiva

Nel 1456 un terremoto ne provoca il crollo delle torri e di alcune cortine murarie con relativi interventi di restauro a cura degli Aragonesi. Durante il viceregno spagnolo viene trasformato in fortezza difensiva per volere di Don Pedro de Toledo, viceré dal 1532 al 1553. Il progetto viene affidato a Pedro Luis Escrivà, ingegnere militare di Valencia. La costruzione dell’edificio nell’attuale configurazione, a pianta stellare, inizia nel 1537 e nel 1538 viene posta sul portale di ingresso l’epigrafe, sormontata dallo stemma di Carlo V con l’aquila bicipite asburgica.

Il restauro ad opera di Domenico Fontana

Nel 1547 Pietro Prato costruisce la chiesa, distrutta nel 1587 da un fulmine con gli alloggi militari e la palazzina del castellano. Tra il 1599 ed il 1610 il castello è interessato da lavori di restauro, opera di Domenico Fontana, nel cui ambito viene riedificata la chiesa all’interno del piazzale, la dimora del castellano e il ponte levatoio.

Nel 1860 Castel Sant’Elmo si trasforma in carcere militare

Dal 1860, allontanatosi l’ultimo presidio borbonico, Castel Sant’Elmo è stato adibito a carcere militare fino al 1952. Successivamente la fortezza è passata al demanio militare fino al 1976, anno in cui ha avuto inizio un imponente intervento di restauro ad opera del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania. I lavori, durati sette anni, hanno reso possibile il recupero dell’originaria struttura, rendendo visibili gli antichi percorsi, i camminamenti di ronda e gli ambienti sotterranei.

Nel 1982 il complesso monumentale è stato dato in consegna alla Soprintendenza per Beni Artistici e Storici di Napoli, che ha proseguito importanti lavori di restauro, recuperando nuovi e moderni spazi espositivi.

Castel Sant'Elmo vista degli spalti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo

La fortezza di Sant’Elmo fu uno dei principali castelli del viceregno spagnolo. Castel Sant’Elmo aveva un tribunale, un Maestro d’arte e altri ministri. Ne fu primo castellano il cugino del viceré Pedro de Toledo, che portava lo stesso nome. La Piazza d’Armi, accoglieva alloggi per il castellano e per gli ufficiali, l’edificio del Comando, la chiesetta di Sant’Erasmo e il deposito di polveri e munizioni. Gran parte di questi edifici furono distrutti per l’esplosione del 12 dicembre 1587, causata da un fulmine che colpì in pieno il deposito. Nei piani inferiori vi erano enormi locali destinati a officine, depositi di munizioni e armi, magazzini di viveri, lavatoi, forni, cucine, due grandi cisterne d’acqua, vasti ricoveri per le truppe e prigioni.

Oggi il Carcere alto è sede di esposizioni temporanee e al primo piano ospita la Biblioteca di Storia

I due edifici, Carcere alto e Carcere basso, distrutti dall’esplosione del 1587, furono ricostruiti da Domenico Fontana tra il 1599 e il 1610. Oggi il Carcere alto è sede di esposizioni temporanee e al primo piano ospita la Biblioteca di Storia dell’arte “Bruno Molajoli”. Negli altri edifici e locali della Piazza sono ospitati gli Uffici della Soprintendenza Speciale per Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli, la fototeca, il catalogo e il Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale del nucleo di Napoli.

La Chiesa dedicata a Sant’Erasmo costruita dall’architetto spagnolo Pietro Prato nel 1547, fu completamente rifatta dall’architetto Domenico Fontana. Nella chiesa è conservato il monumento funebre del primo castellano Pedro de Toledo, sulla volta vi è un affresco rappresentante l’Assunzione di Maria in cielo (XVIII sec.), sull’altare una statua di stucco di Sant’Erasmo (XVIII sec.) e sul pavimento tre lapidi sepolcrali.

Le Garritte di Castel Sant’Elmo

Le Garitte, lungo i camminamenti di guardia, costituivano un importante posto di osservazione delle sentinelle. Oggi due di esse sono diventate parte integrante delle installazioni dell’artista Eugenio Giliberti: Garitta delle bandiere, Decorazione (LP zanzare), 2003 e Garitta del pilastro, Monocromo rosso 2003.

Gli Ambulacri di Castel Sant’Elmo

Dal 1604 la fortezza di Sant’Elmo venne utilizzata come carcere per rinchiudervi prigionieri illustri, tra cui Tommaso Campanella.

Alla fine del XVIII secolo vennero incarcerati i neogiacobini che si erano uniti in società segrete per instaurare una Repubblica Napoletana. Tra i tanti ricordiamo Gennaro Serra di Cassano, Giuliano Colonna di Stigliano, Ettore Carafa d’Andria, Mario Pagano, Ferdinando Pepe.

La presa del castello e la proclamazione della Repubblica Napoletana

Quando i repubblicani riuscirono ad impadronirsi del castello e fu proclamata la Repubblica Napoletana, sulla vetta della fortezza venne innalzata la bandiera tricolore: gialla, rossa e turchina. A questa celebrazione prese parte anche la scrittrice e giornalista Eleonora Pimentel Fonseca con un Inno alla Libertà, da lei composto; arrestata alla fine della repubblica fu giudicata e condannata a morte per impiccagione.

La riconquista borbonica di Castel Sant’Elmo

Con la riconquista borbonica Castel Sant’Elmo ritornò al ruolo di prigione e vi furono incarcerati i rivoluzionari, tra cui Luigia Sanfelice. La Sanfelice, era una giovane ed attraente nobildonna napoletana, che, durante la Repubblica del 1799 denunciò una congiura ai danni del governo rivoluzionario. I responsabili furono fucilati e lei venne considerata come salvatrice della Repubblica; ma dopo la sconfitta fu condotta e imprigionata nel carcere di Sant’Elmo. Condannata a morte, la pena fu rimandata per una sua presunta gravidanza e nel frattempo venne rinchiusa a Palermo, come è documentato dal dipinto di Gioacchino Torna. Fu decapitata a Napoli 1’11 settembre 1800.

Le carceri di Castel Sant’Elmo hanno visto rinchiuso Carlo Poerio, patriota napoletano.

AI tempo dei moti rivoluzionari del 1821 le prigioni del castello custodirono, tra gli altri, il generale Pietro Colletta. Dal 1844 al 1848 Ferdinando II vi faceva rinchiudere il patriota napoletano Carlo Poerio, distintosi nei moti rivoluzionari del 1848. Furono rinchusi inoltre Mariano d’Ayala, Felice Ferri, Cesare de Marinis.

Dopo l’entrata in Napoli di Garibaldi, l’esercito borbonico lasciò il castello. Il 9 settembre 1860 sul punto più alto della roccaforte sventolava il Tricolore italiano con lo stemma sabaudo.

Castel Sant'Elmo ambulacri

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